Palazzo Gagliardi – de Riso di Vibo oggetto di studio al Politecnico di Milano

Palazzo Gagliardi – de Riso di Vibo Valentia, splendido manufatto risalente alla prima metà dell’ ‘800, è stato oggetto dell’attenzione del Politecnico di Milano, nella persona dell’architetto Enrico Pata, specialista in restauro dei beni architettonici.

Dopo due anni di ricostruzione storica, con un’accezione particolare al progetto di restauro – resa possibile con il supporto della Soprintendenza di Reggio Calabria e Vibo Valentia – mercoledì 29 maggio, al Politecnico di Milano, saranno presentati i risultati, in cui sono compresi un plastico realizzato con stampa 3D in scala 1:75, disegnato in scala reale, e 700 pagine di nuovi studi su un’opera che, tutt’oggi, risulta ancora essere poco conosciuta, e di cui poco o nulla risulta dalle fonti d’archivio e biografie.

L’architettura di Palazzo Gagliardi – de Riso, costruzione singolare e magistralmente eseguita, è una splendida interpretazione delle moderne teorie estetiche e liberali che circolavano tra le più importanti città europee agli inizi del XIX secolo. Da oltre dieci anni il palazzo, di proprietà della Provincia, è chiuso al pubblico e agli addetti. Le sale più interessanti, quelle scampate al disastroso incendio del 1901, sono interdette l’elevato pericolo di caduta di materiale dall’alto.

«Questa pregevole architettura – si legge nel comunicato stampa – versa da anni in un precario stato di conservazione, com’è riscontrabile da degradi di varia forma e natura. Sappiamo che una caratteristica fondamentale della scienza della conservazione è lo studio delle opere architettoniche complesse con un approccio multidisciplinare. Per questo l’edificio è stato sottoposto ad alcune tra le più avanzate metodologie e tecniche propedeutiche al restauro. Tutto si traduce in: un rigoroso studio storico, 7811 fotografie, rilievi accuratissimi, uno studio di vulnerabilità sismica globale e locale, un accurato modello 3D dell’edificio, un raumbuch del piano nobile, analisi chimiche di laboratorio, monitoraggio microclimatico, soluzioni innovative per il consolidamento strutturale e schedatura degli 820 elementi in legno che formano la carpenteria del tetto».

«L’analisi di vulnerabilità sismica dell’edificio – prosegue il comunicato – ha dato risultati incoraggianti a riconferma delle eccezionali qualità murarie di questa imponente struttura che sembra aver superato incolume, dalla sua costruzione a oggi, ben 37 terremoti di lieve e grave intensità (1869, 1905 e 1908). Oggi abbiamo un rilievo eccellente della fabbrica (esterno ed interno), fedelissimo, con diverse restituzioni fotogrammetriche dello stato di fatto. L’utilizzo di tecniche ad alta definizione ha permesso l’acquisizione dei prospetti e di 13 soffitti dipinti, autentiche opere d’arte del 1903. Insomma, sono state predisposte tecniche e strategie che vengono generalmente impiegate per interventi sui più importanti beni storici».

«La ricerca – prosegue il comunicato – affrontata con questa metodologia, consente una conoscenza meticolosa delle fabbriche storiche, la consultazione remota del materiale e la sua divulgazione. Uno studio completo evita che eventi traumatici – come sconsiderati restauri, eventi naturali, inefficacia di tutela del bene – possano cancellare o manomettere in parte o interamente, le informazioni materiali e immateriali del patrimonio culturale. Inoltre, è di assoluta importanza rivisitare le modalità in cui si restaurano gli edifici storici del territorio, che hanno spesso come esito l’alterazione o la distruzione della preesistenza».

«Lo studio di questa architettura – conclude il comunicato – è destinato anche a quanti non hanno avuto la possibilità di accedervi. È rivolto alla generazione a cui appartengo e ai giovani cittadini che nei prossimi anni saranno chiamati ad essere custodi di questi beni e a doverli trasmettere premurosamente. Sfogliando i due volumi prodotti, possano i lettori viaggiare con la mente in una storia bellissima, accedendo a punti inaccessibili e guardando questo vecchio edificio dall’alto dei suoi segreti più profondi». (mp)