LA BELLA ECCEZIONE DEL GOM DI REGGIO
IN MEZZO AI TANTI GUASTI DELLA SANITÀ

di LORENZO FASCÌ – Siamo abituati ad una rappresentazione della Sanità della Provincia di Reggio Calabria molto negativa. Quasi tutte le reti televisive nazionali non perdono occasione di descrivere le negatività del nostro sistema sanitario. Tuttavia, non è vero in assoluto. Ovviamente, parliamo di sanità pubblica in quanto riteniamo che la sanità debba essere pubblica e quella privata solo sussidiaria al sistema pubblico.

In questo nostro viaggio proviamo a partire dal Gom – l’ospedale Hub della Provincia di Reggio Calabria. Il nostro Ospedale presenta punti di eccellenza molto importanti. Il Gom di Reggio Calabria può vantare un Centro di Cardiochirurgia tale da garantire una offerta sanitaria importante e di livello, ed anche in questo caso tale di consentire la migrazione sanitaria verso la nostra città interrompendo la emigrazione di concittadini verso altri ospedali del Nord ed a frenare la emorragia di risorse che solitamente vengono versati ai più famosi ospedali del Nord Italia.

Identica importanza riveste la Divisione Ematologica di Reggio Calabria (divisione comprendente il Ctmo e la Banca del Cordone) altro centro di eccellenza tale da arginare la migrazione sanitaria: il Ctmo è uno dei 5 centri ematologici nazionali che ha in atto la sperimentazione delle Car-T (procedura avanzata nella cura delle leucemie) raggiungendo, peraltro, i risultati più qualificati; al recente congresso Gtmo è emerso che il Ctmo – Laboratorio “Banca del Cordone” del Gom di Reggio Calabria ha eseguito più di 100 trapianti nel 2020 a fronte di traguardi medi di una decina di trapianti annui negli altri Ctmo italiani; e soprattutto la Divisione Ematologica (nelle sue articolazioni sopra ricordate), a dispetto di altri ragguardevoli Centri Ematologici, costituisce il fulcro di un nuovo orizzonte: l’Irccs (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico).

Un percorso iniziato tempo fa con la richiesta di accreditamento rivolta all’inizio alla struttura del Commissario alla sanità calabrese; il Commissario dell’epoca (Cotticelli) ha creduto nella proposta ed ha inviato il progetto al Ministero della Salute. Ebbene di recente, il Ministero della Salute (di concerto con il Mef) ha espresso parere favorevole chiedendo alla struttura Commissariale se la proposta è coerente con il Piano Regionale e Provinciale Sanitario. Da poco si avuto anche questo ulteriore parere di coerenza per cui lo sviluppo della Divisione in Ircss è oggi in fase avanzatissima.

L’avvio dell’Istituto in capo al Creo (Centro Regionale Emato-Oncologico) farà sì che Reggio diventerà un attrattore di esperienze sanitarie importanti e lancerà il nome della Città a livelli nazionali – finalmente – per qualità sanitaria portando il nostro Gom a competere con le migliori esperienze Nazionali ed Europee.

Tra l’altro, l’attuazione del progetto coinvolgerà altre Istituzioni tutte qualificate: il Cnr – epidemiologico reggino, l’Università Mediterranea. Insomma, si tratta di un percorso virtuoso che non avrà effetti positivi solo all’interno del Gom ma si riverbererà positivamente anche sull’intera comunità reggina ed addirittura potrà costituire il punto più alto per consentire alla sanità calabrese di superare il Commissariamento.

Non è un caso che vari Ministeri (Salute, Economia e Finanze; questi sì che meritano il plauso) hanno ritenuto di attribuire tale riconoscimento alla Divisione Ematologica di Reggio Calabria (divisione appunto comprendente il Ctmo e la Banca del Cordone): è merito di anni di alta qualificazione nelle malattie ematologiche che ha preso avvio tanti anni orsono con il compianto prof. Alberto Neri e poi proseguito nel tempo con la stessa serietà professionale fino ad oggi.

Va tutto bene, quindi? Tutt’altro. Una goccia non fa il mare diceva un vecchio detto popolare; ed è così. Le poche eccellenze ora descritte da sole rischiano di scomparire se il resto dell’organizzazione ospedaliera non funziona. E allora, occorre ripensare l’atto aziendale in modo da rendere più organica con la nuova realtà l’attività di altri reparti che svolgono funzioni oggettivamente interconnesse in modo da implementare ed arricchire reciprocamente le esperienze in campo e le altre che si avvieranno.

A fronte di queste eccellenze, abbiamo organici insufficienti. Vanno completate le procedure per le stabilizzazioni (a partire dai tanti infermieri, professionali e non) e garantire il turnover. Il covid-19 ha fatto emergere in tutta la sua evidenza la carenza dell’organico. Occorre ottimizzare un sistema sanitario che in molti casi non funziona. Più volte in passato è stato con forza posto l’accento sulla esigenza di aumentare il personale.

Manca personale infermieristico, personale tecnico, mancano biologi, chimici, e personale medico. A fronte di una simile carenza, purtroppo, la struttura Commissariale, lo scorso anno (Dca del 24.03.2020) ha previsto un incremento di organico pari a 0! Eppure, eravamo in piena pandemia e vi era la possibilità di implementare il personale con procedure straordinarie andando oltre le procedure ed i vincoli di stabilità. Nulla è successo anche dopo, per cui ad oggi non vi è la possibilità di aumentare gli organici. Chi vi deve provvedere?

Anche provvedendo a destinare risorse adeguate per rinnovare le tecnologie esistenti. Il tutto dentro una struttura ospedaliera non più adeguata ai bisogni della cittadinanza. Da tempo si sta attuando un piano di trasferimento dalla vecchia struttura ospedaliera al Morelli. In parte sono stati trasferiti dei Reparti ma ancora mancano interi padiglioni e non si prevede la conclusione della nuova struttura prima di un quinquennio.

Peraltro, il riposizionamento del polo sanitario sconta un ritardo gravissimo: l’Amministrazione comunale non ha ancora ridefinito un riassetto urbanistico che rimoduli la zona sud della città per adeguare trasporti, logistica, collegamenti ma anche infrastrutture di servizio a corredo e supporto del nuovo Polo sanitario, con il rischio che azioni di speculazione fondiaria ed edilizia deturpino ulteriormente la zona in mancanza di un criterio regolatore dal punto di vista urbanistico-ambientale che manca a tutt’oggi.

Peraltro, nella zona che coinvolge i quartieri popolari di Sbarre e Modena – una volta portato a regime il trasferimento – si determinerà una presenza molto rilevante di persone (personale, parenti degli ammalati) e nuove attività connesse che comporterà un ripensamento di tutto l’assetto urbano della zona. Quindi, occorre con urgenza che l’Amministrazione Comunale ripensi l’assetto della zona sud attuando politiche infrastrutturali mirate.

Ed arriviamo al tema più scottante: i Commissariamenti. La sanità Calabrese è commissariata da oltre 10 anni. Ed il commissariamento non ha prodotto una migliore qualità sanitaria; tutt’altro; ha rappresentato un tappo ad una migliore risposta sanitaria.

Oggi – anzi ormai da oltre un decennio – a gestire la sanità calabrese abbiamo: la struttura del Commissario di concerto con il Dipartimento della Salute della Regione Calabria. Nella sostanza, tale gestione duale ha provocato solo confusione e ritardi nelle decisioni.

La gestione bifasica non ha migliorato la sanità. Spesso determina maggiore lentezza nelle scelte. I  commissariamenti conducono geneticamente solo – o quanto meno in via principale – una attenzione alla spesa pubblica. Per anni abbiamo dovuto osservare l’attuazione del meccanismo squilibrato tra uscita ed entrata: ad ogni tre dipendenti posti in quiescenza, se ne poteva assumere uno; poi il gap si è ridotto: ogni due uscite, una assunzione. E così, via via nel corso del decennio passato si sono svuotati i reparti; tutti gravemente penalizzati vista la cronica assenza di personale.

Quindi, diciamo basta con i commissariamenti: diamo avvio ad un grande piano assunzionale; proviamo a riportare nella nostra regione – ed ancor meglio nella Provincia di Reggio Calabria – i tanti medici\biologi\chimici che sono stati costretti a trasferirsi al Nord o addirittura in altri Stati Europei. Traguardo oggi ancor più praticabile, visto che il cammino dell’Ircss appena avviato consentirà di arricchire il nostro Gom di esperienze internazionali; di portare nuova tecniche chirurgiche e terapeutiche e, soprattutto di frenare la migrazione dei cervelli.

Ecco, quindi, il commissario alla Sanità Regionale deve, da subito, rimodulare lo strumento di programmazione Sanitaria Regionale sapendo che l’Ircss a Reggio Calabria obbliga a ragionare sapendo che qui sta nascendo un Polo utile ad innescare un meccanismo di valorizzazione di tutta la sanità Calabrese. Per questo l’azione del Commissario deve supportare, seguire, dare impulso, coadiuvare la novità sanitaria in cammino.

Università e Cnr: non siamo ancora alla conclusione del percorso; semmai il viaggio che ha avviato l’autorizzazione all’Irccs è appena iniziato. Occorre, ora, costruire e costruire insieme; il che significa che, oggi, più che mai diventano importanti i centri di eccellenza scientifica: appunto l’Università Mediterranea ed il Cnr, mettendo a disposizione la capacità di ricerca scientifica insita nelle 2 istituzioni – che sappiamo essere di grande rilievo – a servizio dell’Istituto di Ricerca; sia nella prima fase di strutturazione concreta, sia nel prosieguo.

Diciamo al sig. Rettore (ma anche al Responsabile del Cnr) – non è più tempo di dedicarsi solo alla didattica ma bisogna porsi in una posizione di interconnessione, dove ognuno dà la propria esperienza a servizio del nuovo corso pronto a riceverne gli effetti positivi che, sicuramente, camminando insieme, verranno a beneficio di tutti ma soprattutto ed in primo luogo avranno una ricaduta sull’intera comunità reggina e calabrese.

Basti pensare che – forse – è (o meglio sarà) l’unico Istituto di Ricerca nel Centro Sud. (lf)

[Lorenzo Fascì fa parte della Segreteria regionale del Movimento per la Rinascita del P.C.I. e l’Unità dei Comunisti]

 

Lorenzo Fascì

Cgil, Cisl e Uil Calabria incontrano il ministro Speranza per i problemi del sistema sanitario

I segretari generali di CgilCislUil CalabriaAngelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, hanno incontrato il ministro della Salute, Roberto Speranza, per i problemi che gravano sul sistema sanitario calabrese.

Durante la riunione, sono stati posti all’attenzione del titolare del dicastero della Salute le criticità della sanità calabrese che, aggravate dall’emergenza pandemia, sono tuttora nodi irrisolti che compromettono la fruibilità dei livelli essenziali delle prestazioni per i cittadini: dalla necessità di riorganizzare la rete ospedaliera e la medicina territoriale, alla campagna delle vaccinazioni anti Covid, alla quantificazione del debito sanitario (con bilanci non approvati in alcune Asp) e al suo risanamento.

I sindacalisti hanno ringraziato il ministro per l’incontro, rilevando che è più facile incontrarsi con lui che con chi in Calabria lo rappresenta e che si registra una grave mancanza di dialogo e di confronto con il Commissario ad acta, Guido Longo.

Problema prioritario, hanno detto all’On. Speranza i Segretari Sposato, Russo e Biondo, è quello della carenza di personale: «dall’ultimo incontro avuto con lui nel settembre scorso, la situazione non è cambiata. La Calabria è l’unica regione che non è riuscita ad utilizzare le risorse destinate all’emergenza Covid sia per il potenziamento dei reparti dedicati, sia per il reclutamento di nuovo personale: nel dicembre scorso il Tavolo Adduce ha certificato che la nostra regione nel 2020 ha ridotto il costo del personale e il risultato è che non sono stati neanche coperti i posti vacanti in seguito ai pensionamenti. Le graduatorie sono ferme, i contratti non rinnovati, il precariato non stabilizzato, non si procede a concorsi. In Calabria, unica regione, al personale sanitario non è stata ancora corrisposta l’indennità Covid, pur essendo stato firmato un apposito accordo con la Regione il 6 luglio scorso».

Nella distribuzione del fondo nazionale per la sanità, poi, non deve essere più presa in considerazione la spesa storica, ma deve essere tenuta in considerazione la distribuzione dei fondi in proporzione al numero degli abitanti.

Non si comprende, poi, che fine abbiano fatto le risorse aggiuntive previste dal Governo nel Decreto Calabria, cioè circa 60 milioni/anno per il triennio 2021-2023, e circa 15 milioni destinati all’emergenza Covid. Il ministro chiederà al Commissario Longo la predisposizione di un cronoprogramma per la finalizzazione di queste risorse sugli investimenti per il settore. 

La cosa che preoccupa di più le Oo.Ss. è il fatto che tutti gli ospedali sono di fatto impegnati per la crisi pandemica e non c’è spazio per la cura di altre patologie anche importanti, dall’oncologia alle malattie cardiovascolari. Anche reparti importanti sono fermi perché il personale è stato impegnato per la pandemia. È stato, inoltre, chiesto al ministro di mettere in atto tutte le iniziative necessarie a chiarire il corto circuito venutosi a creare sul Sant’Anna Hospital di Catanzaro: una realtà occupazionale importante, le cui professionalità vanno salvaguardate. E in riferimento a questa vertenza, va posta la massima attenzione sul sistema degli accreditamenti e degli appalti di fornitura di beni e servizi.

«Una delle conquiste dell’ultimo Decreto Calabria – hanno osservato ancora i tre sindacalisti – è nella dotazione dell’Ufficio del Commissario ad acta di figure competenti per affrontare i problemi specifici della sanità calabrese. Preoccupa perciò il fatto che sia la struttura commissariale, sia il Dipartimento alla Salute della Regione, siano di fatto privi di personale che verifichi gli accreditamenti, effettui i controlli sulle strutture pubbliche riguardo alle attrezzature di cui sono dotate sul mancato impiego delle risorse in questo momento eccezionale».

Alla luce di tutto ciò, i sindacati confederali chiedono e sono disponibili per un contributo alla soluzione dei problemi e un confronto anche ai fini della redazione del Piano triennale del fabbisogno, un apporto che, pur tardivamente, il precedente Commissario aveva apprezzato.

Per quanto riguarda i vaccini, il dato che emerge dall’azione delle tre strutture militari hub vaccinali di Siderno, Corigliano e Catanzaro nel vax day di questo fine settimana, dimostra che quando c’è il personale le cose funzionano e possono migliorare, considerato che ora i vaccini sono disponibili. Resta intanto senza risposta la domanda sull’utilizzo di 150.000 dosi, tra quelle somministrate nella voce “altro” e quelle spostate altrove. Bisogna, dunque, far sì che gli hub vaccinali operino a pieno regime, intervenendo anche su alcune disfunzioni riscontrate dai cittadini nella piattaforma di prenotazione.

Il ministro Speranza, manifestando la propria consapevolezza delle difficoltà di un quadro le cui problematicità, provenienti da lontano, sono state aggravate dalla pandemia, ha apprezzato la volontà di dialogo delle Oo.Ss. e rinnovato la disponibilità alla massima attenzione verso le specificità della Calabria: dalla sfida dei vaccini per sconfiggere il virus alle problematicità dei bilanci, tenendo conto delle competenze del Mef; dalla velocizzazione della fase attuativa del Decreto Calabria al personale della struttura commissariale; dalla predisposizione del programma operativo del piano di rientro 2021-2023 per l’utilizzo dei 60 milioni ai processi di autorizzazione e accreditamento.

Ha, inoltre, assicurato il suo intervento perché ci siano momenti di dialogo tra il Commissario Longo e le parti sociali, il cui apporto è importante per la loro capacità di lettura della realtà territoriale. In particolare, il ministro Speranza interverrà per l’erogazione dell’indennità Covid e, per quanto riguarda il reclutamento del personale sanitario, ha condiviso l’urgenza di un confronto con il Commissario ad acta. Un confronto necessario, in relazione al piano del fabbisogno 2021-2023, ai fini della garanzia dei LEA e del recupero dei ritardi nei servizi per i cittadini, del funzionamento delle strutture ospedaliere e del sistema sanitario regionale in generale. Infine, il Ministro si è impegnato a chiedere l’intervento del Mef in relazione alle difficoltà riscontrate nella redazione dei bilanci, soprattutto nelle Asp di Cosenza e Reggio Calabria, per le quali va fatta un’operazione stralcio relativa ai bilanci degli anni passati. (rrm)

Cardiochirurgia a Catanzaro ai primissimi posti in Italia per il bypass aorto-coronarico

La Cardiochirurgia universitaria di Catanzaro è ai primissimi posti in Italia per il bypass aorto-coronarico. Un prezioso attestato che deriva dai dati diffusi dal Ministero della Salute relativi al Programma Nazionale Esiti. I dati resi pubblici dall’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) prendono in esame, nell’ambito della Cardiochirurgia, i volumi dei ricoveri e gli indici di mortalità per due procedure: il bypass aorto-coronarico isolato e il trattamento chirurgico delle valvulopatie isolate, cioè riparazione o sostituzione valvolare.

La Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, diretta dal professor Pasquale Mastroroberto, risulta ai primissimi posti in Italia per ciò che concerne gli esiti cioè i risultati in termini di mortalità a 30 giorni del bypass aorto-coronarico isolato ed in media nazionale per la chirurgia valvolare isolata.

«Sono dati in continuità con l’Edizione PNE 2019 presentata lo scorso anno – afferma Mastroroberto – ma con un eccezionale miglioramento degli indici di mortalità relativi al bypass aorto-coronarico che è dello 0.3% rispetto alla media nazionale, pari all’1.87%. Inoltre, abbiamo incrementato il numero dei ricoveri sempre di pazienti che necessitano di trattamento chirurgico per malattia coronarica, mantenendo stabile quello relativo alle patologie valvolari isolate. E’ giusto precisare che tali risultati sono solo una parte dell’attività del Centro Cardiochirurgico Universitario, visto che sono esclusi sia gli interventi combinati (ad esempio bypass aorto coronarico + chirurgia valvolare), sia quelli per il trattamento delle patologie a carico dell’aorta (vedi aneurismi e dissecazioni) nonché procedure correlate all’assistenza meccanica al circolo o al trattamento chirurgico della fibrillazione atriale che pure rappresentano una parte del lavoro quotidiano».

«Questa continuità di risultati è possibile – continua Mastroroberto – solo grazie ad un sistema organizzativo complesso avviato qualche anno fa e, soprattutto, ai sacrifici ed alle professionalità del gruppo cardiochirurgico composto da medici, tecnici della circolazione extracorporea, infermieri e o.s.s. di reparto e sala operatoria e dal team di anestesia e terapia intensiva. I dati del PNE sono migliorati costantemente e trovano riscontro anche a livello internazionale, come dimostrato dalle presenze di illustri cardiochirurghi al Congresso Internazionale biennale che si svolge all’Università “Magna Graecia” e che  anche quest’anno avrà contributi di notevole valore scientifico nell’edizione che si terrà in diretta streaming il prossimo 22 e 23 giugno. Bisogna continuare su questa strada – conclude Mastroroberto – per combattere in prima linea tutti i problemi legati alla mobilità passiva extraregionale, sottolineando che nel panorama sanitario calabrese esistono realtà positive che devono assolutamente essere valorizzate e potenziate per dare finalmente fiducia e speranza a tutta la popolazione». (rcz)

C’È SPERANZA PER I NOSTRI PARLAMENTARI
IL MINISTRO HA INCONTRATO I CALABRESI

di SANTO STRATI – È un segnale importante l’incontro che il ministro Roberto Speranza ha concesso ai parlamentari calabresi: deputati e senatori dell’area di governo ascoltati ieri sera via streaming per capire e cercare di individuare le soluzioni necessarie a riparare i guasti della sanità calabrese. Già, perché si tratta di guasti, molto dei quali, irreparabili se non si attua l’azzeramento del debito o quantomeno si rimodula il ripianamento attraverso una lunga, sopportabile rateizzazione.

Come abbiamo già altre volte scritto, l’azzeramento del debito sarebbe il minimo di ristoro da parte dello Stato per riparare ai torti subiti dalla Calabria con 11 anni di commissariamento: i commissari, inviati dallo Stato, hanno prodotto altri debiti, senza risanare la sanità. Gli ospedali chiusi, prima, in tutta fretta col solo obiettivo di risparmiare, senza badare alle conseguenze per la popolazione, l’impossibilità, oggi, di aggiornare attrezzature, dispositivi, macchinari perché le risorse bastano a malapena a pagare i debiti. La situazione della pandemia, del resto, ha messo in evidenza le drammatiche criticità del sistema sanitario calabrese.

La nomina travagliata del commissario (ricordate il balletto dei nomi, le rinunce e il ritiro dell’incarico?) non ha portato i risultati sperarti: il dott. Guido Longo, grande figura delle istituzioni, eccellente poliziotto e ottimo prefetto, ha mostrato l’inadeguatezza della mancata competenza in materia sanitaria. Avrebbe dovuto, il ministro Speranza, nominare un medico o uno scienziato, possibilmente con esperienze manageriali, oppure affiancare al prefetto una serie di personalità competenti, con ottima conoscenza del territorio e, soprattutto, dei problemi della sanità. Tutto questo non è avvenuto e il prefetto galantuomo si è trovato in piena solitudine, senza l’aiuto necessario e con consiglieri forse troppo interessati a faccende di bottega piuttosto che della salute dei calabresi. Ci sono fior di professionisti in Calabria in grado di offrire un aiuto concreto e “illuminato” al prefetto Longo: a quanto risulta, molti non sono stati nemmeno ricevuti dal Commissario ad acta, probabilmente su interessato suggerimento dei suoi più stretti collaboratori. Gelosia e invidia sono pane quotidiano di questa terra e non sono venute meno neanche di fronte a una pandemia che sta decimando gli italiani. La Calabria, ricordiamolo, a ottobre aveva il record (positivo rispetto alle altre regioni, anche se triste) di poco più di 100 morti: a marzo la cifra si è moltiplicata per otto. Un numero spaventoso di decessi di cui qualcuno dovrà fare, prima o poi, ammenda.

Non c’è ancora oggi un piano vaccinale in grado di affrontare i problemi che si sono accavallati in un perverso gioco delle parti: una volta mancano i vaccini, un’altra non ci sono i medici o il personale sanitario in grado di vaccinare. Con soluzioni che, spesso mutuando l’incapacità del governo centrale, non hanno dato risposta alle esigenze che da ogni parte arrivano dal territorio. Ed è proprio sui presidi territoriali che si deve ripartire per fronteggiare la pandemia e guardare con fiducia a una stagione turistica su cui nessuno è disposto a scommettere un centesimo. Troppa incertezza, troppa improvvisazione, quando invece servirebbe polso fermo e capacità operative concrete non solo sulla carta.

Quando sta costando ai calabresi questa situazione? Siamo allo stremo, nonostante l’eroico e impareggiabile impegno profuso dai medici e dal personale sanitario. Le parole, com’è evidente, non bastano più, servono i fatti. Se il ministro Speranza, dopo l’incontro con i parlamentari calabresi, lo ha capito, siamo davanti a una vera ripartenza. Lo capiremo già nei prossimi giorni. (s)

L’OPINIONE / Ettore Jorio: Sanità Calabria, occorre puntare sui presidi territoriali

di ETTORE JORIO – Passata è la tempesta! Per contrappormi al più frequente pessimismo, ivi compreso il mio, ho ritenuto di rubare al grande Leopardi l’incipit di una delle sue più note poesie. Ciò per credere e augurare a tutti il migliore futuro prossimo, a cominciare dai miei tre nipoti: Margherita, Virginia e Paolo.
Ebbene sì, urge cominciare a ragionare come se già fossimo nel dopo Covid. Ma soprattutto cosa dovere fare nel mentre, atteso che a tutt’oggi non si sa quando inizierà il dopo.

La cartina delle paure
Troppi i guai che saremo costretti a sopportare, riparare, fronteggiare e risolvere. Sarebbe terribile non pensarci da subito. Basta solo pensare all’incremento vertiginoso che si sta registrando dei disturbi mentali causati dall’inumano stress cui è sottoposta la collettività nazionale da oltre un anno, ossessionata dal contagio e dai fallimenti che si moltiplicano nel frattempo. Insomma, una comunità offesa e minacciata come mai. Specie, la più fragile.

Sarà un costo duro da pagare, sia dalle persone affette da disturbi psichici e psichiatrici e da quelle destinate alle peggiori sorti per trascuratezza diagnostica e terapeutica sia per il sistema della salute.

Sarà davvero dura farcela, mettere da parte le immagini dei camion militari pieni di bare transitate nel 2020 per Bergamo e i tanti morti registrati sino ad ora, equivalenti alla popolazione residente in una qualsivoglia importante città italiana.

Ma occorre riuscire! Necessita mettersi alle spalle l’incubo, pur sapendo che il disagio continuerà chissà per quando e la consapevolezza che i con i temibili virus bisognerà, oramai, fare i conti per sempre.

Occorre occhio lungo e cambi delle guardie
A nulla vale, pertanto, ragionare come ieri. Come ai tempi nei quali non si sapeva neppure cosa fosse il Sars-Cov-2. Un dramma che ci ha colpito di sorpresa. Una sensazione giusta per gli ignari, non certo per gli irresponsabili di «alto profilo» che hanno contravvenuto ai loro doveri. Ciò come se nel Paese non fossero già passati altri virus che hanno lasciato il segno e generato morti innocenti, del tipo quelle che si sarebbero potute evitare con comportamenti istituzionali più puntuali, più consoni ai ruoli rivestiti, sia politici che tecnici.

Il freno a mano
Dunque, togliamo il freno a mano e iniziamo a correre per programmare, al meglio, il domani, quello che ci auguriamo ci reinsegnerà a sorridere.
Basta con le Regioni ferme a leccarsi le ferite e attente a fare classifica nelle vaccinazioni. Basta con le Regioni sordomute nell’esercitare i loro poteri, anche legislativi, di adattamento in melius dei loro sistemi della salute, funzionali a soddisfare le esigenze di vita delle loro collettività assediate dal coronavirus.

Nel frattempo, urgono degli step ineludibili. Uno dei più immediati punti fondamentali – al di là della celere riprogrammazione dei servizi sanitari regionali nel senso di renderli finalmente generosamente propensi a ricostruire l’assistenza territoriale – è quello di rivedere da subito gli atti aziendali delle aziende della salute, inconcepibilmente lasciati lì a dormire. Ciò nel senso di registrare, anche qui da subito, un attivo e concreto ruolo pianificatorio delle Regioni a fornire le indicazioni alle aziende costituenti i loro servizi sociosanitari per adattare i loro sistemi alle sopravenute necessità. Dovranno farlo ovviamente tenendo nel dovuto conto gli intervenuti programmi antiCovid e i conseguenti piani vaccinali che stanno facendo flop quasi ovunque.

Il presidio territoriale
Il tutto rivedendo, per le aziende territoriali, i criteri identificati e distintivi sui quali fondare le novellate attività dei distretti sociosanitari, ove la parte dell’assistenza sociale dovrà essere segnatamente rinforzata. Così come dovranno essere fortemente (e prioritariamente) potenziati i Dipartimenti di prevenzione, vero punto debole della guerra alle epidemie, senza i quali (e lo si è visto abbondantemente) non si andrà da alcuna parte. Nonché dovranno riscrivere e adattare al bisogno di salute emergenziale le loro unità operative autonome e le attività dei loro presidi ospedalieri.

A proposito di assistenza territoriale, nella elaborazione della nuova programmazione, dovrà tenersi conto della concreta riproposizione della case di nuova specie, più esattamente quelle delle comunità anticipate dal ministro Speranza, collaborate dalla previsione degli ospedali anche essi di comunità (meglio, di prossimità) ai quali dovrà essere affidato il compito di una materiale assistenza intermedia, tanto utile a sgravare la pressione sui pronto soccorso, ben oltre lo spasimo.

In relazione ad una siffatta mission, di rigenerare (ma davvero) l’assistenza territoriale, sarà importante tenere conto della riorganizzazione che dovrà affrontarsi della medicina convenzionata ove, con l’istituzione della case di comunità, occorrerà ben comprendere l’attualità delle previste Aft e UCCP, invero una rarità a riscontrate ovunque attive.

Il presidio di spedalità

Diversamente accadrà per gli atti aziendali che riguarderanno le aziende ospedaliere ove il ruolo principale dovrà essere quello di riequilibrare l’offerta tenuto conto degli errori di valutazione (tantissimi) registratisi nella pandemia ancora in corso e che dovremmo abituarci a sentirla sempre dietro la porta.

Una preoccupazione della quale dovrà farsi carico tutto il Servizio sanitario nazionale, che dovrà dedicare alla soluzione un grande impegno nel senso di rimettere in discussione il criterio dell’aziendalismo che lo determina. In esso, è da rintracciare la vera causa della caduta qualitativa del sistema, ritenuto dignitoso in questa triste esperienza solo per l’apporto dei 51 IRCCS che rappresentano l’offerta di qualità reale che il sistema della salute esprime. (ej)

[Courtesy quotidianosanita.it]

(Ettore Jorio è docente all’Università della Calabria)

Spirlì in Consiglio difende il suo operato contro il Covid. L’opposizione: un comizio

Prima di presentare il piano della Regione per il Recovery Fund (potevano svegliarsi prima, no?), messo peraltro all’ultimo minuto nell’ordine del giorno, il presidente ff della Regione Nino Spirlì ha difeso con veemenza il suo operato, attaccando la minoranza, accusata di cercare pretesti per fare campagna elettorale.

«Siamo qui – ha detto Spirlì – anche per prenderci gli sputi in faccia da chi pensa di far partire una campagna elettorale orrenda, oggi è il tempo sbagliato per cominciare a fare incetta di voti, oggi ci si deve sporcare le mani di lavoro. Noi non siamo chiusi nel Palazzo. Oggi è il tempo in cui Paola ha 4 terapie intensive in più, è il tempo dei 100 posti letto di Villa Bianca a Catanzaro dopo decenni di abbandono e di inerzia. Nei decenni passati – ha proseguito il presidente rivolgendosi all’opposizione – sono stati chiusi ospedali e oggi voi sapienti venite a chiedere a me perché sono chiusi: non è a noi che dovete chiederlo. In cinque mesi non si possono aprire ospedali chiusi da decenni. Dov’eravate quando con il vostro silenzio è stato bloccato il turn over e perché ora lo chiedete a noi? Non fate finta di fare quelli che cadono dal pero, perché il pero siete voi. Non date lezioni a chi sta lavorando. Se pensavate che questo presidente di passaggio non fosse capace perché veniva dallo spettacolo vi siete sbagliati, perché nel mondo dell’arte e della cultura la capacità è pane quotidiano. Mai una Giunta regionale ha dato 175 milioni alla sanità come abbiamo fatto noi: sono fondi europei che erano destinati ad altri progetti ma tutti gli assessori si sono adoperati per raccoglierli per la sanità senza punire le altre attività. Nel quinquennio precedente – ha quindi concluso Spirlì – quanti 175 milioni di euro avete dato alla sanità?».

In apertura del discorso, Spirlì ha fatto una difesa d’ufficio di tutta la Giunta: «Mai e poi mai io e la Giunta abbiamo mai pensato di dover abbandonare i calabresi a un solo secondo di dubbio istituzionale. Ogni volta che il governo ha nominato un commissario – ha detto – abbiamo ritenuto necessario che, a prescindere dalla giustezza di quella nomina, la Calabria si stringesse attorno a quella figura, pur rifiutata, perché il bene primario è l’interesse dei calabresi, e quello che stiamo facendo. per questo ci siamo messi a fianco, senza ingoiare nessuna carica istituzionale, a lavorare come servitori dello Stato magari prendendo ancora schiaffi che continuiamo a non meritare e che meriterebbe chi, i corsari e i pirati, hanno affossato la nostra sanità calabrese ingrassandosi. Abbiamo detto al commissario: siamo al tuo fianco. E abbiamo ottenuto risultati».

Spirlì non ha evitato spunti polemici: «Nessuno di noi taglia nastri ma ottiene risultati, con una forte interlocuzione con i ministeri che ci ascoltano. E non ci siamo vergognati di chiamare l’Esercito che ci ha dato massima attenzione con un ospedale militare a Cosenza. Dopo due settimane con un solo ricoverato – ha spiegato – le istituzioni preposte hanno proposto di trasformarlo in centro vaccinale e qui sono stati vaccinati migliaia di calabresi: lì è e lì resta. Al generale Figliuolo abbiamo chiesto e ottenuto vaccinatori, e poi abbiamo aperto un nuovo centro, a Taurianova, perché il fabbricato ha due piano terra con doppia possibilità di vaccinazione e sostegno ai disabili. Abbiamo chiesto al generale Figliuolo di venirci incontro su un’altra debolezza, la vaccinazione dei soggetti fragili nelle aree interne, e abbiamo ottenuto un’unità mobile».

Poi si è passati a parlare (vedi altro articolo) di Recovery Fund, non prima di raccogliere la critica di Mimmo Bevacqua, capogruppo PD: ««Ci aspettavamo un’informativa e non un comizio, è vergognoso questo atteggiamento. E quando si sono chiusi gli ospedali c’era il centrodestra al governo». (rp)

Il consigliere Molinaro: venga Draghi in Calabria a rendersi conto di persona

Il consigliere regionale Pietro Molinaro (Lega) chiede che sia il presidente del Consiglio Draghi a venire in Calabria per rendersi conto della gravissima situazione sanitaria economica e sociale in cui è precipitata la regione. «Una sanità commissariata – ha detto Molinaro – ed incapace di dare risposte con deficit manageriali – amministrativi ma specializzata nella realizzazione di disavanzi gestionali da capogiro con una catena di comando (Commissari ed Alti burocrati) che non lavorano per la salute dei calabresi. Longo, la rete commissariale, Brancati e la Palumbo vanno mandati via ed accompagnati fuori dalla Sanità Calabrese. Il Presidente del Consiglio Draghi, si rechi in Calabria di persona, senza fidarsi delle favole che racconta il ministro Speranza, per focalizzare le emergenze organizzative e gestionali e per dare risposte immediate ai Cittadini calabresi.

«L’emergenza Covid continua a mietere vittime, non diminuiscono i contagi e restiamo ultima regione nel numero dei vaccinati con pochi posti letto in terapia intensiva. Fuori controllo la rete ospedaliera ormai assorbita dai reparti Covid. Quasi inesistente la possibilità di ricevere cure e prestazioni sanitarie in sicurezza di tipo diagnostico e terapeutico a rischio implosione il servizio di emergenza-urgenza 118 e pronto soccorso, rinviate di fatto le prestazioni complesse ed a lungo termine ( in particolare quelle oncologiche e cardiovascolari). Nessuno incremento di personale medico, infermieristico e Operatori Servizio Sanitario per il blocco del piano di rientro e l’inefficienza amministrativa. Continua a persistere il collo di bottiglia che impedisce di smaltire le tantissime richieste di Autorizzazione  ed Accreditamenti, ferme al Dipartimento Salute della Regione».  (rrc)

DRAMMATICA LA SITUAZIONE IN CALABRIA
UN APPELLO AL GOVERNO DI CGIL CISL E UIL

La situazione in Calabria sta diventando ogni giorno più drammatica, ma il Governo non se ne accorge. Lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza, pur sollecitato da ogni parte a venire in Calabria per rendersi conto delle troppe criticità, non sembra prestare orecchio a quanti lo invitano a verificare di persona lo stato davvero irrecuperabile della sanità.

Ogni giorno i giornali locali devono registrare situazioni al limite in ogni parte della regione: è evidente che il piano vaccinale non va, i centri di assistenza non funzionano (nonostante l’abnegazione e lo spirito di sacrificio che non viene mai meno tra medici e operatori sanitari pur allo stremo delle forze, e la situazione economica e sociale è pronta ad esplodere.

C’è solo l’incauto e non condivisibile ottimismo del presidente facente funzioni Nino Spirlì che continua a pontificare e a occuparsi di cose futili anziché cercare soluzioni, quando non è impegnato a litigare con qualche giornalista (vedi il caso di Lino Polimeni estromesso, a quanto pare, dal Palazzo di Germaneto, che ha dovuto fare l’intervista al commissario Guido Longo fuori della Cittadella). Il presidente ff si giustifica dicendo che non ha potere (e questo è vero) e che le ordinanze non fanno altro che seguire pedissequamente quelle del Ministro della Salute, quindi il suo ruolo, a conti fatti, è di “passacarte” (che non è un’offesa, ma certamente non equivale a sinonimo di brillante carriera).

Gli unici che si rendono conto della gravissima situazione che sta per esplodere in Calabria sono i sindaci (regolarmente ignorati dall’Amministrazione centrale) e i sindacati. Cgil Cisl e Uil, per tramite dei rispettivi segretari generali regionali Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno incontrato via streaming la sottosegretaria per il Sud e la Coesione Territoriale, la calabrese Dalila Nesci alla quale hanno chiesto di intercedere con il Governo, affinché sul piano nazionale si apra un focus sulla condizione drammatica della Calabria.

La sanità – riferisce una nota –, con la grave emergenza contagi che non si attenua e la lenta campagna di vaccinazione regionale, insieme alla questione economica, sono stati i temi prioritari al centro del dibattito. E poi ancora infrastrutture, investimenti pubblici, Zes e Gioia Tauro, spesa pubblica nazionale e europea.

A conclusione delle due ore di confronto, la Sottosegretaria Nesci accogliendo la richiesta dei Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, si è impegnata a organizzare presso i Ministeri competenti, una serie di tavoli tematici sulle questioni che attengono le criticità e la programmazione di interventi nella nostra regione.

Dalila Nesci, di Tropea, è l’unica calabrese al Governo e, forse, rappresenta la sola speranza di ottenere un’interlocuzione con il Governo, ovvero con Mario Draghi. Il Presidente del Consiglio conosce bene le gravi difficoltà che sono sempre stata una caratteristica della Calabria, ma probabilmente non ha avuto modo di accertarsi personalmente di come ora la situazione rischi di precipitare in maniera irreversibile.

Crescono i contagi, non diminuisce il numero dei morti, le vaccinazioni vanno a rilento con una disorganizzazione per la somministrazione che rasenta l’assurdo. Sono state segnalate persone anziane inviate a centinaia km di distanza per ricevere la prima dose del vaccino. Senza assistenza pubblica per l’accompagnamento, se non quella di parenti che hanno provveduto ad portare, quando possibile, i familiari a luogo della vaccinazione, destinazione stabilita non si sa in base a quale criterio, vista le incongruenze e i disagi inflitti a persone fragili e di età avanzata.

L’altro fronte, quello economico. sociale, non è meno esplosivo. Molti imprenditori sono ormai alla canna del gas e i ristori promessi , quando arrivati, si sono rivelati assolutamente insufficienti per consentire di superare il momento di blocco delle attività commerciali. Il rischio maggiore è che la ‘ndrangheta si sostituisca allo Sttao fornendo “assistenza” e prestiti a strozzo ad artigiani, commercianti e imprenditori in difficoltà, con l’evidente obiettivo di impossessarsi di attività pulite, da utilizzare successivamente come insospettabili “lavanderie” di denaro riciclato. È un allarme che aveva lanciato già lo scorso anno il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, alle prime avvisaglie della pandemia: nessuno gli ha dato ascolto e gli esercenti, gli imprenditori, gli artigiani sono stati praticamente abbandonati, facile prede della delinquenza mafiosa. È anche questa un’emergenza da non sottovalutare, ma dallo Stato centrale non arrivano che deboli segnali di attenzione. Sarà accolto l’appello dei tre segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil?

Gli stessi segretari che, nei giorni scorsi, avevano lanciato un appello a tutte le forze politiche per uno sforzo comune, data l’emergenza, superando conflittualità e contrasti di partito, in settimana presenteranno un programma di discussione e confronto per avviare una interlocuzione con tutte le forze sociali, politiche e produttive della regione. (rrm)

Saccomanno (Lega): Nella sanità calabrese regna il caos

Il commissario regionale della LegaGiacomo Saccomanno, ha ribadito che nella sanità calabrese regna il caos.

«Abbiamo denunciato, ripetutamente – ha detto Saccomanno – il disastro che regna nella sanità calabrese e l’inutilità dei commissariamenti che hanno portato all’attuale situazione veramente intollerabile, oltre all’aumento del deficit. È stato chiesto al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, e al ministro della Salute, Roberto Speranza, un pronto intervento per ovviare a quanto causato in danno della Calabria, ma non pare che ci sia la voglia di porre fine alla catastrofe. Nulla è stato fatto in oltre un anno per migliorare la situazione, e per approntare quanto stabilito nel progetto di riorganizzazione della rete ospedaliera, anche al fine di combattere il devastante virus».

«Pur in presenza di centinaia di milioni di euro – ha spiegato – pronti per alleviare le sofferenze dei calabresi, nulla si è fatto. Ed ora, la rete ospedaliera sta scoppiando e le persone muoiono nelle ambulanze o devono girare la Calabria per trovare un posto letto. Senza poi parlare del fallimento del sistema di prenotazione per i vaccini. La piattaforma non funziona, e le persone non riescono a capire come devono fare. Per non parlare poi dell’abbandono dei soggetti disabili e dei vantaggi, invece, ottenuti dalla categoria “altri”, che ha una percentuale doppia rispetto al resto d’Italia».

«Grandi sacrifici  – ha proseguito il commissario regionale – degli operatori sanitari e dei medici che, con alta professionalità e turni massacranti, hanno cercato di tamponare l’emergenza e dare un minimo di supporto ai tantissimi malati. Ma, spesso non si riesce nemmeno a ricoverare i pazienti! Ed in tutta questa gravissima situazione non solo non ci sono stati gli interventi urgenti per rafforzare il sistema sanitario, pur essendoci le risorse, ma non sono state nemmeno pagate le somme dovute -indennità Covid ed altro- ai medici ed agli infermieri per l’attività svolta e per gli straordinari prestati».

«Una pessima gestione amministrativa – ha concluso – che ha bloccato ogni cosa e che ha messo in ginocchio la sanità ed i poveri calabresi. E cosa succede ancora: in quasi tutte le nomine eseguite non esiste un viso nuovo! Sempre gli stessi a rotazione: cioè quelli che hanno collaborato per ridurre in queste condizioni la sanità calabrese». (rrm)

ASSISTENZA ASSENTE, LE ISTITUZIONI PURE
VERGOGNA INFINITA PER LE VACCINAZIONI

di SANTO STRATI – Cos’altro si deve attendere per capire che la situazione della sanità in Calabria è ormai precipitata e non si riesce più a recuperare? Dove sta il Governo, dove sta il ministro Speranza, dove sono le istituzioni? Basta vedere la drammatica fila delle ambulanze – dove pure, ahimè, si muore – davanti al Pronto Soccorso di Cosenza per sentire una fitta al cuore: povera Calabria, poveri noi calabresi, in balia del nulla mentre la pandemia continua a mietere vittime.

Ci si era illusi, verso settembre di averla scampata, i numeri erano più che tranquillizzanti. Basta, ora, un dato a fornire il quadro più eloquente della situazione: a ottobre i decessi di questa terribile contabilità erano 105, oggi siamo a 905, ovvero 805 morti in più, che qualcuno dovrà sentirsi sulla coscienza. Ma non basta avere rimorsi, qui si sta giocando con la pelle dei calabresi, stremati da una ormai lampante incapacità organizzativa che perpetua il vecchio gioco dello scaricabarile e del “non mi compete”. Ma non è più tollerabile. Ha detto la deputata dem Enza Bruno Bossio: «Speravamo che con la nomina del commissario Longo, e i poteri straordinari e temporanei del decreto Calabria, le cose sarebbero cambiate. Invece la situazione non fa che peggiorare, in provincia di Cosenza 47 morti in dieci giorni, reparti ospedalieri saturi, file interminabili di autombulanze, con pazienti a bordo. Nel Pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza, uno degli Hub più importanti della regione, a coprire i turni lavorativi sono solo sette medici a fronte di un organico che ne prevede 22. Il commissario regionale ha il potere di deroga per le assunzioni, perché non assume? La campagna di vaccinazione è confusa e a rilento, complicata dai paradossi prodotti dalla piattaforma’ di prenotazione che sbatte gli anziani a 200 km dalla propria residenza». La deputata cosentina ha chiesto in un accorato intervento in aula al ministro Speranza «di inviare gli ispettori ministeriali per verificare con urgenza lo stato drammatico in cui versa la sanità in Calabria. Il ministro assuma subito iniziative straordinarie per ripristinare i livelli minimi di operatività dei servizi ed evitare che nelle prossime ore la situazione possa divenire drammaticamente irreversibile». La ascolterà il ministro?

Non abbiamo da undici anni un assessore alla Sanità perché lo Stato ha deciso di commissariare la Calabria: ebbene il nostro assessore alla Sanità si chiama Roberto Speranza ed è anche il titolare del dicastero della Salute, una parola pressoché sconosciuta alle nostre latitudini, nonostante la capacità dei nostri medici e del personale sanitario. È lui il sostituto dell’assessore che non c’è e il commissario ad acta, l’ottimo prefetto Guido Longo (per questioni non di sanità, sia chiaro) sarebbe una sorta di Direttore generale. Ebbene, questa accoppiata non solo non è vincente ma sta dimostrando l’assoluta impreparazione per fronteggiare una situazione ormai completamente fuori controllo. L’ultima notizia (ma solo in ordine di tempo) è che sono stati occupati ieri sera l’ASP e l’azienda ospedaliera di Cosenza: le persone sono stanche di vedere morire i propri cari. Gente che chiede di riaprire gli ospedali (non si muore solo di covid, ma chi si sta occupando della sanità calabrese non l’ha ancora capito) e chiede certezze sulla gestione della pandemia, fino ad oggi disastrosa.

Il caso di Soverato, finito anche sulla tv nazionale, la dice lunga sull’inesistenza di una qualsiasi forma organizzata di assistenza. Non esiste tracciamento, non esiste un piano vaccinale. Anzi no, un piano c’è ed è praticamente fatto secondo una formula rateale: piccoli step, continuamente aggiornati, mentre le vaccinazioni si fermano in una incredibile girandola di responsabilità non bene identificate.

Cominciamo dalla parte più facile: la piattaforma digitale messa a disposizione dalle Poste per gestire le prenotazioni, mentre altrove è entrata subito in funzione alla fine di gennaio, praticamente quando è stata attivata, in Calabria ha cominciato a funzionare solo il 17 marzo. In poche parole si è perso un mese e mezzo dove ci sono stati anche i furbetti del vaccino classificati con la voce “altri” mentre pazienti fragili, ultraottantenni o con gravi patologie ancora aspettano (al 15 aprile!) di essere convocati per la somministrazione del vaccino. E se gli va bene lo fanno vicino, quando non vengono dirottati anche a molti km di distanza, senza aiuto e assistenza per raggiungere la destinazione indicata dalla convocazione. Questa come la chiamate? Capacità organizzativa?

Se parliamo di tracciamento (fondamentale per seguire il contagio e possibilmente di contenerlo, individuando i potenziali “untori”) siamo messi peggio: siamo al 14° mese dal primo caso di covid e ancora funziona malissimo. Come la trasmissione dei dati, troppo spesso parziale o incompleta: che senso ha dire che i contaggi sono dimezzati se poi in realtà si è fatta la metà dei tamponi del giorno prima? Perché nessuno applica una semplicissima equazione matematica che individui la percentuale di contagio in rapporto ai tamponi effettuati? Il valore in percentuale darebbe un quadro realistico e meno terrorizzante dei contagi (salvo ad accertare dati in crescita piuttosto che in diminuzione).

C’è stato l’intervento (boicottato in maniera poco urbana dal presidente ff Spirlì, di Gino Strada col suo ospedale da campo a Crotone. Il team del fondatore di Emergency ha lavorato sodo e con buoni risultati, fino a quando si è rotto qualcosa: sentirsi “tollerati” quando si stanno facendo iniziative benefiche fa girare le scatole anche al più pio dei missionari…

L’esercito aveva montato le tende come ospedali \da campo: potrebbero essere utilizzate come centri vaccinali, ma non si sa chi deve prendere una decisione in tal senso. E come lo volete chiamare questo disastroso profilo della sanità calabrese? Non si vince nulla, il concorso è libero: chi vuole dia libero sfogo alla fantasia e all’immaginazione, mentre i calabresi continuano ad aspettare, a morire, ed aspettare. Forse è davvero il momento di dire basta. (s)