OCCUPATI L’ASP E L’OSPEDALE A COSENZA, UNA SITUAZIONE DRAMMATICA TRA L’INDIFFERENZA DEL GOVERNO;
L'Ospedale di Cosenza occupato

ASSISTENZA ASSENTE, LE ISTITUZIONI PURE
VERGOGNA INFINITA PER LE VACCINAZIONI

di SANTO STRATI – Cos’altro si deve attendere per capire che la situazione della sanità in Calabria è ormai precipitata e non si riesce più a recuperare? Dove sta il Governo, dove sta il ministro Speranza, dove sono le istituzioni? Basta vedere la drammatica fila delle ambulanze – dove pure, ahimè, si muore – davanti al Pronto Soccorso di Cosenza per sentire una fitta al cuore: povera Calabria, poveri noi calabresi, in balia del nulla mentre la pandemia continua a mietere vittime.

Ci si era illusi, verso settembre di averla scampata, i numeri erano più che tranquillizzanti. Basta, ora, un dato a fornire il quadro più eloquente della situazione: a ottobre i decessi di questa terribile contabilità erano 105, oggi siamo a 905, ovvero 805 morti in più, che qualcuno dovrà sentirsi sulla coscienza. Ma non basta avere rimorsi, qui si sta giocando con la pelle dei calabresi, stremati da una ormai lampante incapacità organizzativa che perpetua il vecchio gioco dello scaricabarile e del “non mi compete”. Ma non è più tollerabile. Ha detto la deputata dem Enza Bruno Bossio: «Speravamo che con la nomina del commissario Longo, e i poteri straordinari e temporanei del decreto Calabria, le cose sarebbero cambiate. Invece la situazione non fa che peggiorare, in provincia di Cosenza 47 morti in dieci giorni, reparti ospedalieri saturi, file interminabili di autombulanze, con pazienti a bordo. Nel Pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza, uno degli Hub più importanti della regione, a coprire i turni lavorativi sono solo sette medici a fronte di un organico che ne prevede 22. Il commissario regionale ha il potere di deroga per le assunzioni, perché non assume? La campagna di vaccinazione è confusa e a rilento, complicata dai paradossi prodotti dalla piattaforma’ di prenotazione che sbatte gli anziani a 200 km dalla propria residenza». La deputata cosentina ha chiesto in un accorato intervento in aula al ministro Speranza «di inviare gli ispettori ministeriali per verificare con urgenza lo stato drammatico in cui versa la sanità in Calabria. Il ministro assuma subito iniziative straordinarie per ripristinare i livelli minimi di operatività dei servizi ed evitare che nelle prossime ore la situazione possa divenire drammaticamente irreversibile». La ascolterà il ministro?

Non abbiamo da undici anni un assessore alla Sanità perché lo Stato ha deciso di commissariare la Calabria: ebbene il nostro assessore alla Sanità si chiama Roberto Speranza ed è anche il titolare del dicastero della Salute, una parola pressoché sconosciuta alle nostre latitudini, nonostante la capacità dei nostri medici e del personale sanitario. È lui il sostituto dell’assessore che non c’è e il commissario ad acta, l’ottimo prefetto Guido Longo (per questioni non di sanità, sia chiaro) sarebbe una sorta di Direttore generale. Ebbene, questa accoppiata non solo non è vincente ma sta dimostrando l’assoluta impreparazione per fronteggiare una situazione ormai completamente fuori controllo. L’ultima notizia (ma solo in ordine di tempo) è che sono stati occupati ieri sera l’ASP e l’azienda ospedaliera di Cosenza: le persone sono stanche di vedere morire i propri cari. Gente che chiede di riaprire gli ospedali (non si muore solo di covid, ma chi si sta occupando della sanità calabrese non l’ha ancora capito) e chiede certezze sulla gestione della pandemia, fino ad oggi disastrosa.

Il caso di Soverato, finito anche sulla tv nazionale, la dice lunga sull’inesistenza di una qualsiasi forma organizzata di assistenza. Non esiste tracciamento, non esiste un piano vaccinale. Anzi no, un piano c’è ed è praticamente fatto secondo una formula rateale: piccoli step, continuamente aggiornati, mentre le vaccinazioni si fermano in una incredibile girandola di responsabilità non bene identificate.

Cominciamo dalla parte più facile: la piattaforma digitale messa a disposizione dalle Poste per gestire le prenotazioni, mentre altrove è entrata subito in funzione alla fine di gennaio, praticamente quando è stata attivata, in Calabria ha cominciato a funzionare solo il 17 marzo. In poche parole si è perso un mese e mezzo dove ci sono stati anche i furbetti del vaccino classificati con la voce “altri” mentre pazienti fragili, ultraottantenni o con gravi patologie ancora aspettano (al 15 aprile!) di essere convocati per la somministrazione del vaccino. E se gli va bene lo fanno vicino, quando non vengono dirottati anche a molti km di distanza, senza aiuto e assistenza per raggiungere la destinazione indicata dalla convocazione. Questa come la chiamate? Capacità organizzativa?

Se parliamo di tracciamento (fondamentale per seguire il contagio e possibilmente di contenerlo, individuando i potenziali “untori”) siamo messi peggio: siamo al 14° mese dal primo caso di covid e ancora funziona malissimo. Come la trasmissione dei dati, troppo spesso parziale o incompleta: che senso ha dire che i contaggi sono dimezzati se poi in realtà si è fatta la metà dei tamponi del giorno prima? Perché nessuno applica una semplicissima equazione matematica che individui la percentuale di contagio in rapporto ai tamponi effettuati? Il valore in percentuale darebbe un quadro realistico e meno terrorizzante dei contagi (salvo ad accertare dati in crescita piuttosto che in diminuzione).

C’è stato l’intervento (boicottato in maniera poco urbana dal presidente ff Spirlì, di Gino Strada col suo ospedale da campo a Crotone. Il team del fondatore di Emergency ha lavorato sodo e con buoni risultati, fino a quando si è rotto qualcosa: sentirsi “tollerati” quando si stanno facendo iniziative benefiche fa girare le scatole anche al più pio dei missionari…

L’esercito aveva montato le tende come ospedali \da campo: potrebbero essere utilizzate come centri vaccinali, ma non si sa chi deve prendere una decisione in tal senso. E come lo volete chiamare questo disastroso profilo della sanità calabrese? Non si vince nulla, il concorso è libero: chi vuole dia libero sfogo alla fantasia e all’immaginazione, mentre i calabresi continuano ad aspettare, a morire, ed aspettare. Forse è davvero il momento di dire basta. (s)