L’Ispra dice no alla proroga fino al 10 febbraio: Si è chiusa la stagione venatoria in Calabria

Con il no alla proroga fino al 10 febbraio da parte dell’Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, si è chiusa la stagione venatoria in Calabria.

Lo ha comunicato il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria, spiegando in una nota che  «in data 28 gennaio 2021, l’Ispra ha fatto pervenire il proprio parere in riferimento alla richiesta avanzata dal dipartimento, in data 5 gennaio 2021, in merito alla possibilità, in considerazione dell’emergenza Covid, di prolungare l’attività venatoria per le specie (colombaccio, gazza, cornacchia grigia, ghiandaia) fino alla data di chiusura generale della caccia fissata il 10 febbraio 2021. Secondo il citato parere, non può considerarsi ammissibile il posticipo al 10 febbraio, in quanto si verrebbe altrimenti a protrarsi l’arco temporale massimo di caccia delle specie in questione, oltre i termini consentiti dall’art. 18, comma 2, della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge n. 96/2010».

«Pertanto, in considerazione del richiamato parere negativo espresso dall’Ispra – continua la nota – si è ritenuto necessario annullare la deliberazione di Giunta regionale n. 9 del 28 gennaio 2021, avente ad oggetto “Calendario Venatorio annualità 2020/2021 – Modifiche e integrazioni, con la quale si era inteso prolungare il periodo di caccia per le specie di colombaccio, gazza, cornacchia grigia, ghiandaia, dal 1° al 10 febbraio 2021».

«In considerazione di ciò, tenuto conto del parere sfavorevole dell’Ispra al posticipo della chiusura della caccia al 10 febbraio 2021» per le specie citate, «l’attività venatoria per l’annualità 2020/2021 – spiega infine il dipartimento – si è conclusa il 31 gennaio 2021.

La presente al fine di evitare possano essere indotti in erronee valutazioni tanto i cacciatori quanto gli organi di vigilanza».  (rcz)

Federcaccia e Coordinamento Associazioni Venatorie calabresi bocciano la ‘Vinca’ sul calendario venatorio

Federcaccia e Coordinamento elle Associazioni Venatorie Calabresi hanno bocciato la Vinca, la valutazione d’incidenza ambientale messa a punto dalla Regione Calabria per le aree ricadenti nella rete Natura 2000 dopo l’ordinanza del Tar dello scorso settembre che ha portato alla sospensione dell’attività venatoria su una ampia parte del territorio regionale.

Una valutazione che è stata definita da LegambienteLipuWwwf calabresi «inappropriata, carente e viziata da errori grossolani», e con cui Federcaccia e Coordinamento si trovano concordi, aggiungendo che sia «inaccettabilmente  penalizzante per i cacciatori calabresi, che dopo un mese di mancata attività con grave danno anche economico, si trovano invece di una soluzione al problema una serie di vincoli immotivati che una volta introdotti resterebbero sulle loro spalle in maniera definitiva».

«Una “soluzione” che sa di presa in giro – si legge in una nota – e fa sorgere il legittimo sospetto che a guidarla ci sia la volontà di sfruttare l’occasione per sottrarre altro territorio cacciabile in una regione che già vede superata abbondantemente la percentuale di aree protette fissate dalle normativa nazionale e regionale. Pur dando atto all’assessore regionale Gianluca Gallo e al Dipartimento Agricoltura Ufficio Caccia – con i quali in questo mese abbiamo collaborato, come avvenuto anche in passato, come Coordinamento Regionale delle Associazioni Venatorie soprattutto con l’ausilio dei tecnici dell’Ufficio studi e ricerche nazionale di Federcaccia – di aver profuso il proprio impegno alla ricerca di una soluzione, quanto decretato e in attesa di essere votato in Giunta, non è accettabile». 

«Riteniamo, infatti – prosegue la nota – ingiustificato il divieto di utilizzo delle cartucce contenenti pallini di piombo nelle Zsc Fiumara Saracena, Fiumara Avena, Fiumara Trionto, Casoni di Sibari, Fiumara Melito, Monte Fuscaldo, Murge di Strongoli, Madama Lucrezia, Valle Moio, Monte Scrisi perché oltre a non essere dimostrato alcun effetto negativo del piombo su uccelli diversi dagli acquatici, il suo divieto è previsto solo nelle zone umide, anche per le Zps. Assurdo il divieto dell’impiego dei cani da caccia nelle stesse ZSC dal momento che non sono presenti specie che possano risentirne negativamente. Questo provvedimento rende inoltre di fatto abolita la caccia al cinghiale esercitata nella forma tradizionale della braccata, facendo aumentare a dismisura i danni arrecati sul territorio da questo selvatico».

«Vale la pena ricordare – si legge ancora – che solo pochi giorni fa la stessa Ispra per bocca del dott. Piero Genovesi ha ammesso essere al momento il prelievo del cinghiale l’unica modalità valida a limitarne in modo concreto numero e danni. Un problema non certo risolvibile pensando di affidarsi al prelievo selettivo, forma di caccia in cui peraltro l’impiego del cane da sangue avviene sovente per ritrovare i capi non rimasti sul posto dopo lo sparo. E altro ancora ci sarebbe da elencare…».

«Chiediamo, dunque – conclude la nota – con forza alle Istituzioni responsabili una serie di correzioni al testo proposto prima del suo voto in Giunta, ritenendo l’attuale – lo ripetiamo ancora una volta – inaccettabile, privo di motivazioni tecnico scientifiche che lo sostengano e pesantemente punitivo per una significativa parte della popolazione calabrese». (rrm)