Dalla Regione 6 milioni di euro a 78 comuni per lo sviluppo delle aree rurali

78 Comuni calabresi sono beneficiari della somma di 6 milioni di euro per garantire la tutela e lo sviluppo delle aree rurali regionali e il miglioramento della qualità della vita dei residenti.

«Questo – riferisce una nota del dipartimento Agricoltura – è l’obiettivo alla base del bando del Psr Calabria 2014/2020 relativo all’intervento 7.4.1, “Investimenti per l’introduzione, il miglioramento o l’espansione di servizi di base a livello locale”, valido per l’annualità 2018, di cui è stato approvato l’elenco definitivo: la graduatoria provvisoria era stata pubblicata nel luglio 2020. Successivamente, erano state presentate 64 istanze di riesame».

«Dall’esito dell’istruttoria della commissione valutatrice – è specificato – 8 di queste sono risultate ammissibili (tre totalmente e cinque parzialmente), per un importo complessivo concesso pari a 360.484,34 euro. In tutto, dunque, saranno 78 i Comuni calabresi che riceveranno complessivamente 5.918.170,51 euro, destinati a potenziare i servizi di base nelle aree rurali».

«In particolare, attraverso le risorse stanziate, i Comuni beneficiari – è scritto ancora nella nota – potranno portare a compimento investimenti per l’allestimento e la fornitura di nuovi servizi per rispondere a fabbisogni emergenti, nuove modalità di erogazione, nuove modalità di gestione e co-gestione pubblico/privato. Tra i costi ammissibili figurano, nello specifico, l’adeguamento funzionale di beni immobili di proprietà pubblica; l’acquisto di attrezzature e strumentazioni, nonché di hardware e di programmi informatici, connessi ai contenuti dell’investimento; mezzi per la mobilità; analisi e studi in materia di compatibilità ambientale ed economica».

La graduatoria unica regionale è stata pubblicata ed è disponibile sul portale istituzionale dell’Autorità di Gestione, all’indirizzo www.calabriapsr.it.

«La Regione – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo – risponde alle esigenze dei Comuni attraverso questo intervento del Psr che ha lo scopo di promuovere sviluppo e inclusione sociale nelle aree più periferiche ed evitarne lo spopolamento. Un altro passo in direzione del sostegno in particolare alle aree interne, fondamentali per la crescita dell’intero territorio calabrese». (rcz)

Sei Regioni contrari alla ripartizione dei fondi europei per lo sviluppo rurale

Gli assessori regionali all’Agricoltura di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria hanno ribadito la loro contrarietà all’ipotesi di una revisione dei criteri di ripartizione dei fondi europei per le politiche di sviluppo rurale.

Nello specifico, attraverso una nota depositata agli atti dei lavori della Cpa, il sestetto ha bollato come incomprensibile la proposta di ripartizione dei fondi formulata dal capo di Gabinetto del ministro.

«Essa – si obietta – parte da un presupposto definito incontestabile, cioè che vi siano dei parametri per la ripartizione dei fondi Feasr che sia possibile definire oggettivi, quasi fossero elementi di verità scientifica in grado di rendere giustizia a tutte le Regioni. L’ipotesi logica da cui muove questa osservazione è che si tratti di un criterio in grado di allocare le risorse in maniera equa, essendo già stato utilizzato in altre occasioni, e cioè per l’applicazione delle risorse assegnate per il de minimis».

Tuttavia, si evidenzia, «l’aiuto de minimis è utilizzato in agricoltura, di norma, per soddisfare esigenze emergenziali, dovute spesso a calamità naturali o a epizoozie e quindi volte al risarcimento del danno. Le risorse del Feasr, al contrario, sono esclusivamente destinate a colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali, come del resto sostiene lo stesso Commissario europeo all’agricoltura Janusz Wojciechowski».

Da qui la necessità di ricercare criteri «non solo oggettivi, ma soprattutto idonei a rispondere agli obiettivi generali dello sviluppo rurale», nel rispetto della logica del criterio storico seguita dalla Ue per ripartire il Fondo nel periodo 2021-2027.Impegno tuttavia vanificato dalle decisioni del ministero, «che non lasciano emergere alcun elemento di analisi globale della totalità dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, non tenendo conto che il Regolamento Ue 2020/2220 ha prorogato per il 2021 e il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilatro della Pac».

Critiche di merito alle quali si aggiunge la censura di ordine formale: «Sarebbe opportuno capire fin da ora come il ministero dell’Economia, in caso di adozione di differente criterio di riparto, intenda cofinanziare il Feasr per la quota nazionale, dal momento che esso deve necessariamente approvare, prima di qualsiasi accordo che approdi in Conferenza Stato-Regioni, una differente copertura finanziaria da parte dello Stato che si determinerebbe a causa dello spostamento di risorse tra Psr delle Regioni ex convergenza verso Psr delle Regioni ex competitività. Rilievi ignorati e superati con un voto a maggioranza, che va ad incrinare l’unità tra Regioni».

In coda ai lavori, a verbale è finita anche la protesta dei 6 assessori regionali: «Siamo pronti a ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023, ma non accettiamo colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022, che si tradurrebbe in una forte penalizzazione per regioni svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate».

Nel mirino, metodo e sostanze delle decisioni ministeriali: «Da un ministro presentatosi come pronto all’ascolto ed al dialogo ci saremmo aspettati ben altri atteggiamenti che far passare a colpi di maggioranza, e senza il preventivo coinvolgimento del Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale, un’iniziativa che fa a pugni con la logica, la ragionevolezza e la politica».

Inevitabile la protesta, istituzionale e politica: nelle prossime ore una richiesta di incontro urgente sarà inviata al ministro all’Agricoltura, Stefano Patuanelli, mentre un’informativa sarà notificata alla Commissione europea.Contestualmente, sarà convocata una conferenza stampa congiunta per far conoscere all’opinione pubblica le ragioni di una presa di posizione ispirata unicamente dall’esigenza, si precisa, «di garantire il raggiungimento di un accordo realmente unanime ed equo, scevro da penalizzazioni per territori che non sopporterebbero il peso di nuove discriminazioni». (rcz)

Il Movimento 5 Stelle: Ripartizione del Fondo Europeo Agricolo deve rimanere invariata

«Basta scippi al Sud, la ripartizione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) deve rimanere invariata» hanno dichiarato in una nota gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle eletti nella circoscrizione Sud, Laura Ferrara, Isabella Adinolfi, Mario Furore e Chiara Gemma e nella circoscrizione Isole, Dino Giarrusso.

«Il criterio, proposto a Bruxelles dalla Regione Emilia Romagna, della Produzione Lorda Vendibile (Plv) non va inserito –  hanno spiegato i cinquestelle – tra i parametri da prendere in considerazione per il calcolo dell’indice di riparto delle risorse Feasr tra i Psr regionali nei due anni di transizione 2021 e 2022. Sarebbe infatti discriminatorio in quanto questo criterio penalizzerebbe ancora di più chi opera in Regioni in condizioni di svantaggi strutturali ed economici come quelle del Sud Italia».

«In una interrogazione – hanno aggiunto – presentata alla Commissione europea – prima firmataria l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara – abbiamo evidenziato che con questa nuova modalità di calcolo ci sarebbero regioni che subirebbero un taglio di oltre cento milioni dia euro in due anni, Nello specifico, quasi 153 milioni in meno la Campania, poco meno di 124 milioni la Sicilia, 32,8 milioni la Puglia, 31,3 la Basilicata, 30,6 l’Umbria e 29,8 milioni la Calabria. Questo sarebbe inaccettabile».

«L’obiettivo cardine dei fondi europei – hanno proseguito i 5 Stelle – è quello di sostenere e aiutare i territori economicamente più svantaggiati e non sottrarre risorse a vantaggio di Regioni che, storicamente, hanno standard soddisfacenti di produzione e commercializzazione».

«Alla luce di ciò – hanno concluso – riteniamo necessario mantenere, nel biennio di transizione, i parametri vigenti già utilizzati nella corrente programmazione 2014/2020 e chiediamo alla Commissione se ritiene questa proposta coerente agli Obiettivi e alle Priorità dei Regolamenti Ue, in particolare con quelli che regolano la transizione della Pac». (rrm)

La Calabria contro revisione dei parametri di ripartizione dei fondi per lo sviluppo rurale

La Calabria ha espresso la ferma contrarietà all’ipotesi di una revisione dei criteri di ripartizione dei fondi europei per lo sviluppo rurale, disancorandoli dal parametro della storicità della spesa, come proposto dalle Regioni del Centro e Nord Italia.

Una posizione, quella del no allo stravolgimento dei parametri attualmente in vigore, già formalizzata in sede di Conferenza Stato-Regioni, al tavolo della Commissione Politiche agricole, e condivisa con le altre Regioni meridionali (Puglia, Campania, Sicilia, Basilicata), alle quali si è aggiunta l’Umbria.

«Il piano di sviluppo rurale – ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo – ha in sé l’intrinseca funzione di favorire, sul piano nazionale, la riduzione di squilibri che interessano storicamente alcune aree. Nella ripartizione delle risorse, nel confronto con la Commissione, si è sempre privilegiato questo principio. I risultati parlano chiaro e confermano la bontà di un meccanismo che, attraverso pratiche di buon governo, ha permesso al Sud di trasformare in opportunità i finanziamenti europei».

La Calabria, ad esempio, ha ricordato Gallo, «nel 2020 ha fatto segnare il 62% della spesa del Psr, per un impegno complessivo del 98% delle risorse. La Commissione europea ha attestato il raggiungimento del livello di certificazione N+3, che equivale addirittura al target previsto per il 2021. Dati eccellenti, che meritano di essere consolidati, non di essere messi in discussione».Dito puntato contro l’eventualità di dover accantonare il criterio della ripartizione storica della spesa, con conseguente taglio delle risorse spettanti a sei Regioni che, da sole, rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr.

«Non siamo contrari per partito preso alla ridefinizione degli attuali assetti – ha precisato l’assessore regionale – ma occorre ragionevolezza: non si può pretendere di cambiare in corsa le regole del gioco. Siamo pronti a ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023, ma non accettiamo colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022, che si tradurrebbe in una forte penalizzazione per regioni svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate».

Nei prossimi giorni, si svolgerà un’altra, decisiva, seduta della Commissione Politiche agricole.

«Confidiamo – ha concluso Gallo – di poter addivenire a un accordo unanime ed equo, ma ci attendiamo altrettanta disponibilità. Diversamente, non esiteremo a difendere le ragioni della Calabria e del Meridione da scelte illogiche che, se applicate, costerebbero all’Italia più di 430 milioni di fondi europei, a dimostrazione della loro irragionevolezza». (rcz)