LA CALABRIA SOGNA DI DIVENTARE GIALLA
A REGGIO SCOPPIA IL CASO DEI TEST RAPIDI

Se le indicazioni preliminari saranno confermate, da domenica la Calabria potrebbe passare da arancione a gialla, ovvero in una zona con più permessi e aperture consentite, pur con alcune limitazioni. L’indice settimanale è in discesa, rapportato ai valori della seconda settimana di gennaio, e il valore Rt (che indica il livello di contagio possibile) dovrebbe rientrare al di sotto dell’1, con valori tra lo 0,85 e lo 0,90. Puntano a ritornare “gialle” anche le regioni Emilia Romagna e Veneto, mentre c’è un serio rischio di rimanere in arancione per Lazio, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Lombardia.

Se diventa gialla, la Calabria avrà diverse “opportunità” aggiuntive con una riduzione di alcuni limiti: bar e ristoranti aperti fino alle 18, poi è consentito solo l’asporto e consegna a domicilio fino alle 22. Gli spostamenti per fare visita ad amici una volta al giorno. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che convivono con loro.

Il servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura (di cui all’articolo 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio) è assicurato, dal lunedì al venerdì, con esclusione dei giorni festivi, con modalità di fruizione contingentata e nel rispetto delle misure anti-Covid. Alle stesse condizioni sono aperte al pubblico anche le mostre.

È consentito recarsi presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, dell’area gialla, per svolgere esclusivamente all’aperto l’attività sportiva di base, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall’Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana (FMSI), con la prescrizione che è interdetto l’uso di spogliatoi interni a detti circoli.

È consentito svolgere all’aperto e a livello individuale i relativi allenamenti e le attività individuate con il suddetto decreto del ministro dello sport del 13 ottobre 2020, nonché gli allenamenti per sport di squadra, che potranno svolgersi in forma individuale, all’aperto e nel rispetto del distanziamento.

A proposito di giallo, è avvolto da mistero il caso dei test rapidi richiesti dal sindaco Falcomatà quando aveva lanciato, poco prima di fine novembre, una campagna di screening di massa. Il commissario Domenico Arcuri aveva accolto la richiesta del sindaco di Reggio e fatto inviare 70mila tamponi per i test antigenici (quelli rapidi, sierologici): un buon inizio per una città da 180mila abitanti, peccato che la campagna di screening veloce per individuare i casi positivi non sia mai partita. È successo – a quanto sembra – che i tamponi forniti (di provenienza sud coreana) non abbiano superato, a loro volta, i test di adeguatezza e di affidabilità. Quindi, nel dubbio, sono stati bloccati, dopo alcune prove con volontari, i test rapidi che avrebbero lanciato la città di Reggio tra le più virtuose nella campagna di prevenzione. Sono risultati utilizzabili per drive-in ma inadatti per uno screening a tappeto, visto che l’attendibilità dei test non supererebbe l’80%.

Le analisi richieste all’Università di Catanzaro non hanno dato ancora esito, quindi la campagna di massa (che avrebbe avuto senso se avviata a dicembre) è stata di fatto annullata. Sarebbe stata la task force che il Comune ha messo in piedi contro la pandemia ad aver segnalato problemi sui risultati provenienti dai tamponi sud-coreani. Quindi, nel dubbio, si è deciso di fermare tutto. Poi sono aumentati i numeri del contagio in Italia che hanno messo in allarme le varie amministrazioni comunali alle prese con le misure di controllo e di prevenzione.

Quasi certamente, la fornitura andrà restituita ad Arcuri che dovrà farsi rimborsare dai fornitori. Ma come si fa ad essere così superficiali nella scelta dei dispositivi di screening? Il Comune di Reggio, stavolta, non ha responsabilità, anzi aveva avviato un’ammirevole iniziativa, peccato che la fornitura dei test si sia rivelata taroccata. (rrm)