Bussone (Uncem): Regione investa di più sulla montagna

La Regione «deve essere meno timida e deve accelerare i percorsi di riorganizzazione dei Comuni montani, con la creazione di Unioni montane di Comuni, nonché con una solida legge per lo sviluppo dei territori». È quanto ha dichiarato il presidente nazionale Uncem, Marco Bussone, nel corso del convegno Comuni insieme svoltosi a Platì.

All’incontro, svoltosi nella Sala Consiliare del Comune, hanno partecipato anche il presidente della Delegazione Calabria Vincenzo Mazzei il sindaco di Plati Rosario Sergi, il Presidente del Consiglio Paolo Ferrara e tanti Amministratori e Sindaci della Locride.

«La Regione – hanno aggiunto Bussone – ha ricevuto dal fondo nazionale per la montagna 15 milioni di euro nel 2023. Ha un solo modo per investirli, coinvolgendo le comunità in un percorso di transizione ecologica ed energetica, puntando su un neopopolamento. Questa soluzione sono le Green Communities. Che sono soluzioni integrate di sviluppo, sociale ed economico, per un territorio, per più Comuni. Ci sono due aree finanziate dal Pnrr e altre possono aggiungersi se la Regione vorrà ascoltarci, promuovendo un’azione vera di crescita e inclusione».

Gli incontri con i sindaci, prosegue la nota, «hanno permesso di lavorare su un tema decisivo anche in Calabria: come i Comuni lavorano e stanno insieme. Non fusioni, non servono. Ma collaborazione, unità, impegno congiunto dei sindaci e delle Amministrazioni. Gli esempi in Italia non mancano. Dalla Lombardia che ha mantenuto le Comunità montane, all’Emilia Romagna che ha solide Unioni montane di Comuni».

«Anche la Calabria deve essere più capace di leggere i segni dei tempi – ha evidenziato Mazzei –. Non solo qui sono state erroneamente distrutte le Comunità montane, ritenute inutili. Mai sbaglio è stato più grande. E lo dimostra la fragilità dei Comuni divisi, del municipalismo e del campanilismo. Abbiamo bisogno di sinergie, di democrazia e livelli istituzionali più solidi. I Comuni possono, devono lavorare insieme riorganizzando i servizi pubblici, garantendo crescita e sviluppo. Introdurre in legge le Unioni montane è importantissimo. C’è un disegno di legge depositato in Consiglio che deve andare veloce verso l’approvazione. Chi ha dubbi venga con noi a visitare l’Unione montana dell’Appennino Reggiano o la Comunità montana Valle Trompia. Capirà cosa significa avere istituzioni sovracomunali solide».

I sindaci hanno anche posto il tema delle infrastrutture, degli investimenti sulle strade.

«Hanno ragione –ha chiarito Bussone – perché Anas negli ultimi anni ha fatto troppo poco. E fanno bene a essere arrabbiati. Abbiamo chiesto al ministro Calderoli di alzare l’asticella con Ansa. Chiedendo che nei contratti di servizio nazionali e regionali i territori rurali e montani hanno maggiore spazio. Non possiamo avere situazioni a rischio, con danni per le comunità locali. Serve un cambio di passo. Così come sulla legge e sull’ordinamento dei Comuni».

«Alla Cittadella vincano la timidezza. Si impegno di più nell’accompagnare percorsi di lavoro insieme tra Comuni – ha ribadito –. Investano sulla montagna perché non è sostenibile che una Regione come la Calabria metta niente per un fondo regionale destinato alla montagna e zero puro sul fondo associazionismo. Non è sostenibile e politicamente accettabile. Occorre fare di più e subito. Uncem è a disposizione. Ma non si tradisca l’Appennino, i Comuni insieme, la forza dell’unità tra Enti che fa bene a tutti. La Calabria può affermare un ruolo nazionale se crede nell’Appennino e nei Comuni che agiscono insieme».

Per Carmelo Versace, vicesindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, ha evidenziato l’importanza dei contributi che sono stati portati nel corso del convegno, «sottolineando un po’ quelle sono da sempre le problematiche che hanno i Comuni in generale in termini di servizi, ma soprattutto nel non poter essere sempre attori principali delle richieste che i nostri concittadini ci sottopongono nel quotidiano».

«Ho sempre ritenuto – ha continuato – che la Città Metropolitana deve essere un po’, come recita tra le altre cose il proprio statuto, quell’Ente sovraordinato, per l’appunto di area vasta che deve rispondere alle esigenze dei tanti comuni, dei Sindaci, degli amministratori tutti, sulla base di funzioni purtroppo mai attribuite ad oggi dalla Regione, senza farne una questione partitica ma restando nel merito delle questioni».

«Credo che la proposta portata avanti da Uncem e dal suo Presidente non possa che trovare ampia convergenza da parte di tutti noi – ha proseguito – nella misura in cui il principio di sussidiarietà tra Comuni che mettono insieme i servizi a disposizione l’uno dell’altro non può che essere un primo importante passo per guardare con speranza al futuro».

«È stata questa – ha concluso – un’occasione altrettanto utile per parlare di viabilità, infrastrutture e di comunità energetica, proprio per non lasciare nulla al caso e pensare anche a quegli interventi che favorirebbero lo sviluppo dei nostri territori, bloccando lo spopolamento dei nostri importanti e sempre belli Borghi». (rrc)

Uncem sostiene la vertenza dei forestali calabresi

L’Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti Montani Calabria sostiene la vertenza dei lavoratori idraulico-forestali calabresi. 

«Le Aree interne e montane – viene sottolineato in una nota – hanno bisogno della loro opera. Regione e Governo nazionale, devono fare fino in fondo la loro parte. Il Governo garantendo le necessarie risorse finanziarie ed il superamento del blocco delle assunzioni. La Regione non solo assicurando una gestione più accurata ed efficiente del settore, ma anche riconoscendo ai lavoratori i loro sacrosanti diritti».

«L’ultimo Contratto Integrativo Regionale sottoscritto dai Sindacati e dall’Uncem – continua la nota – risale al 2011. Da quella data sono trascorsi 12 anni, nel corso dei quali sono stati stipulati due Contratti Nazionali ma in Calabria mancano ancora i relativi Integrativi regionali. Basta perciò con i rinvii, la Regione convochi subito un tavolo di lavoro. L’Uncem è pronta a fare la propria parte». (rcz)

 

Uncem e i sindaci dei Comuni interni e montani calabresi parlano delle opportunità del Pnrr

Problematiche dei piccoli Comuni, delle opportunità offerte dal Pnrr e la costituzione delle Unioni di Comuni Montani sono i temi su cui discuterranno l’Uncem e i sindaci dei Comuni interni e montani calabresi, nel corso delle due giornate di iniziative, in programma il 22 e il 23 luglio, promosse dall’Uncem, e che vedono la partecipazione del presidente nazionale, Marco Bussone.

All’incontro del 22 luglio, che avrà luogo a Civita (CS), alle ore 17.00, nella Sala Consiliare del Comune, hanno assicurato la loro partecipazione gli assessori regionali Gianluca Gallo e Fausto Orsomarso, consiglieri regionali ed il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra.

Mentre all’iniziativa del 23 luglio, che si terrà a Catanzaro, alle ore 10.30, nella Sala Verde di Palazzo Santelli, sede della Giunta regionale, saranno presenti il presidente f.f. della Giunta regionale, Nino Spirlì, ed altri consiglieri regionali. (rrm)

Lettera aperta del presidente nazionale Uncem Marco Bussone ai sindaci

di MARCO BUSSONE – Cara Sindaca, caro Sindaco,

nelle ultime settimane si è acceso, sui media e non solo, un intenso dibattito sul ruolo degli Enti locali nell’attuazione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che la Commissione Europea dovrebbe approvare nei prossimi giorni. Come sai, Uncem ha lavorato molto, da marzo a maggio 2021 (e anche da agosto 2020), sulle proposte per il Pnrr e sul dossier che racconta quanto vi è all’interno del Piano trasmesso a Bruxelles. Stiamo redigendo un ulteriore documento, che inquadri tempi e schede di ciascuna componente, provando a dire come i territori – i Comuni insieme, le Comunità montane, le Unioni montane di Comuni – possono essere protagoniste.

Il vero nodo oggi del Pnrr, ancora da sciogliere, è quello della governance. Del chi fa che cosa, del come vengono spese (e poi monitorate) le risorse che sono in gran parte prestiti che l’Italia – come gli altri Paesi Ue – dovrà restituire. Dal “Piano dei Borghi” alle misure per l’efficientamento energetico, dalle Green Communities all’autoconsumo e alle Comunità energetiche rinnovabili, le opportunità per i territori ci sono. Ma dobbiamo avere, da oggi al 2026, una linea chiara, precisi riferimenti, e poter lavorare per investire le risorse in modo da ridurre le sperequazioni territoriali, sempre più forti. I divari tra nord e sud, tra generazioni, tra donne e uomini non sono gli unici nel Paese: il “patto” tra aree urbane e montane deve consentire di accorciare sperequazioni e disuguaglianze. Ne siamo certi. Come siamo convinti che la “cabina di regia” prevista dal Presidente Draghi, con Ministero dell’Economia e delle Finanze e Palazzo Chigi, debba vedere anche i Comuni impegnati nel definire cosa si fa e come per attuare il PNRR. Non solo i rappresentanti dei grandi Comuni, ma anche chi rappresenta i piccoli Comuni e i territori deve essere nella “cabina di regia”. Lo abbiamo detto al Presidente del Consiglio e lo ribadiremo nelle prossime ore.

Su questo punto centrale per il Paese e per noi, crediamo che possiamo lavorare come Uncem con Mef e Chigi per la piena attuazione del Pnrr sui territori. Promuoveremo – come detto ieri nella Giunta nazionale Uncem – nuove occasioni di incontro e formazione sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

Va evidenziato che con le ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna i rapporti proseguono intensamente. In tre direzioni principali: 

È importante la ministra Gelmini abbia avviato un “Tavolo tecnico montagna”, con 50 Accademici e Rappresentanti delle Professioni. Ma l’obiettivo non deve essere solo una nuova legge Montagna. Vi sono molte cose da fare, come emerso da due anni e mezzo di lavoro negli Stati generali della Montagna, attraverso due Governi. Ad esempio sbloccare i 160milioni di euro del fondo della legge 158/2017 sui piccoli Comuni, oppure dare una accelerazione alla Strategia aree interne, per le 72 prime aree pilota, e sbloccando 300milioni di euro previsti dalla legge di bilancio 2020, sempre per la Snai. Anas, Rfi, Enel, Eni, grandi imprese dello Stato, devono investire sui nostri territori.

Il Governo guidi il processo. Si attuino la legge sui piccoli Comuni, la legge sulla green economy (con green communities, oil free zones, valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali, a partire da una percentuale sulle tariffe delle acque potabili degli ambiti che deve tornare a tutti i territori montani italiani, da parte dei gestori del ciclo idrico, per interventi volti alla protezione delle fonti e prevenzione del dissesto idrogeologico), il testo unico forestale. Sono tutte bloccate senza decreti attuativi. Governo e Parlamento sveglino il Piano banda ultralarga, oggi assopito. Il digital divide va vinto in fretta, senza se e senza ma. I borghi devono essere luoghi da vivere e abitare, dove fare impresa, non solo destinazione turistica: i piccoli Comuni sono prima di tutto comunità. È una questione politico-culturale, di approccio. Ancora: il Fondo nazionale montagna venga unito al Fondo nazionale integrativo Comuni montani.

Si può fare subito. Ma non con una dotazione solo di 10 milioni di euro annui. Si aggiunga almeno uno zero, portandolo a 100 milioni di euro l’anno dal 2022. Il modello francese con il Piano “Avenir Montagne” e il modello spagnolo con il “Plan de Recuperacion” impongono anche all’Italia di avere una efficace strategia. Che unisca Montagna, Aree interne, Green Communities. Non tre diverse strategie, come si rischia oggi, bensì una sola Stategia, dotata di visione e risorse. Per essere in sintonia con i grandi Paesi Eu e guidare il processo

Il nodo fiscale. È il fronte decisivo. Nel Decreto fiscale che sta scrivendo il Mef, il Governo e il Parlamento lavorino per dare nuova capacità impositiva ai Comuni. E per creare perequazioni fiscali sugli ambiti territoriali. Oggi tutto viene portato a Roma, e va rivista la capacità impositiva fiscale locale. Se vogliamo salvare l’economia di valle, si costruiscano sistemi fiscali differenziati per la montagna. Senza retorica, anche qui. Serve concretezza. I negozi e i bar delle valli appenniniche e alpie muoiono perché manca una volontà politica forte di ridurre loro le imposte e trovare sistemi nazionali di riequilibrio. Parallelamente vanno rivisti e attuati i “Livelli essenziali delle prestazioni”, i Lep sanciti dalla Costituzione. A oggi dimenticati.

Uncem sta insistendo molto. Su scuole, trasporti, sanità, non possiamo avere gli stessi parametri di Torino. Un lavoro difficile, non ben voluto da molti Ministeri e Dipartimenti, ma necessario. La fiscalità locale ha bisogno di un profondo ripensamento. Come occorre dare immediata attuazione al Fondo perequativo di 4,6 miliardi di euro in 10 anni, previsto dal comma 815 della legge di bilancio 2021. Per la montagna è decisivo e non possiamo esserne esclusi.

 Terza questione, quella organizzativa, istituzionale. I recenti bandi per le assunzioni al sud escludono, gravemente, i Comuni con meno di tremila abitanti. È voluto? Chi lo ha deciso? Uncem è piuttosto perplessa di fronte a questa volontà che non vorremmo sia preludio per altre “dimenticanze”. Se si crede nei Comuni piccoli, a livello nazionale, occorre permettere loro di fare un percorso, anche aiutandoli a lavorare insieme. Le assunzioni devono essere permesse sia ai piccoli Comuni sia alle Unioni montane di Comuni che alle Comunità montane. Siamo senza personale e per attuare politiche di sviluppo del territorio, qualunque esse siano, per garantire servizi e risposte ai bisogni, anche quelli emersi dalla crisi sanitaria, vi è bisogno di persone.

Formate e pronte a mettersi in gioco per la Pa, per crescere nella Pa, per far crescere la Pa. E anche di Segretari comunali. Sembriamo un disco rotto su questo tema… Le sedi vacanti in Italia sono 1800. L’ultimo concorso bandito nel 2018, per 300 nuovi Segretari, è fermo. Governo e Parlamento trovino una efficace soluzione. Seria e duratura. I Prefetti collaborino senza lasciare il cerino in mano ai Sindaci: glielo abbiamo scritto, molto chiaramente. Se non ci sono i Segretari, si permetta ai Sindaci che non hanno un Segretario o lo trovano “a gettone” o lo hanno per tre ore al mese, di trovare altre soluzioni. Senza impallare i Comuni perché mancano i Segretari.

La macchina amministrativa locale del Paese va rivista, ma non basta una generale riforma della Pubblica amministrazione. Serve una revisione dei livelli istitituzionali che guardi efficacemente a come è fatta l’Italia: siamo un Paese di piccoli Comuni – in dialogo tra loro certo, in relazione con il fondovalle, con le città medie, con le zone di pianura (non pensi la montagna di restare, sia sul piano amministrativo sia progettuale, come una ‘riserva indiana’ tagliando i legami con grandi aree urbane, anzi!) – ma questi piccoli Comuni devono avere dignità organizzativa e operativa. È una sfida importantissima. Altrimenti non faremo un bel niente nel PNRR, come sulla nuova programmazione comunitaria. Inutile spendere dal Ministero della Pa 40milioni di euro (!) dal centro per fare “implementazione e assistenza, rafforzamento della capacità amministrativa” partendo con le valigette di esperti senior e junior che approdano sui territori.

Servono a poco. Si facciano cose migliori e più efficaci. Uncem lo ha detto chiaramente in più di un’occasione e la “capacità amministrativa” la diamo ai Comuni sostenendo processi di coesione, di innovazione, di assunzioni efficaci che servano per generare progetti e opportunità. Sindaci e Amministratori non hanno bisogno di confessori.

Su questi e sul altri fronti, prosegue un lavoro intenso di Uncem. Di proposta e di mobilitazione. Potremo a brevissimo confrontarci, definire percorsi, raffinare posizioni e renderle note. Vale anche per le responsabilità dei Sindaci, sullo status degli Amministratori, sul ruolo stesso dei Sindaci – anche a seguito di ultimi episodi gravi che hanno coinvolto (in)direttamente Sindaci del Paese – temi sui quali stiamo lavorando con una serie di proposte operative, legislative, per Governo e Parlamento, andando oltre retorica e luoghi comuni. Se sull’abuso d’ufficio, ad esempio, servono dei correttivi alla vigente norma, queste modifiche devono essere efficaci e attuabili, serie, prodotte da chi conosce bisogni e urgenze, necessità e interventi da mettere in campo.

Pure sul dibattito avviato da molti quotidiani, negli ultimi giorni, sulla formazione dei Sindaci, sul loro ingaggio, sulla loro individuazione a servizio delle collettività, vogliamo lavorare con un confronto continuo con Governo, Parlamento, Dipartimenti ministeriali, Regioni e tra tutti noi Amministratori. Le Organizzazioni degli Enti locali sono “sindacato”, e sono anche corpi intermedi propulsivi, associazioni che alimentano dibattito e formano capacità politica e istituzionale. Le Associazioni come Uncem devono continuare a mettere a terra e “rilanciare” idee, proposte, innovazione e costruzione di visioni, con quella “cucitura” che il Paese oggi chiede per ripartire. Senza lasciare nessuno indietro.

Grazie di cuore a ciascuno per il lavoro che sta facendo, da parte della Giunta Uncem e del sottoscritto Presidente pro tempore.
A prestissimo per proseguire insieme il lavoro. (mb)