ELEZIONI REGIONALI / ANCHE IMPENSABILI ALLEANZE CONTRO LA TENTATA COLONIZZAZIONE DEGLI “EX PADANI";
Nicola Zingaretti e Mario Oliverio

Oliverio si ritira e Nucera va col centro-destra, Bossi fa perdere la faccia a Salvini in Calabria

di SANTO STRATI – Mario Oliverio rinuncia alla ricandidatura e sosterrà Callipo, Giuseppe Nucera si ritira convinto dalla Santelli a portare il suo movimento La Calabria che vogliamo nella coalizione di centro-destra e Mario Occhiuto finisce di raccogliere le firme, anche se qualche pazza idea trasversale lo sfiora. In questo scenario, però, a rompere le uova nel paniere a Matteo Salvini e company, in queste singolari quanto pazze elezioni regionali calabresi, ci ha pensato il leader storico della Lega, Umberto Bossi, con una delle sue sparate razziste che stavolta ha superato il limite di sopportazione: «Aiutiamo il Sud, se non li aiutiamo a casa loro poi straripano e vengono tutti qui come gli africani». Il vecchio (in tutti i sensi) capo dei padani ha servito un autogol come pochi, nel momento in cui il povero (si fa per dire) Salvini col suo congresso cercava di presentare la faccia nuova della Lega: via la parola Nord e invece il suo nome in primo piano. Ma i calabresi (“africani” come sosterrebbe l’incauto Bossi) stanno già studiano impensabili alleanze trasversali per dare una risposta adeguata ai neocolonizzatori ex-padani e castigarli col voto. Circolano ipotesi di accordi finalizzati a contrastare il disegno di conquista di Salvini che ha detto l’ultima parola sul candidato della coalizione di centro-destra non mancando di sottolineare che la persona o il nome non contano nulla: «vinceremo lo stesso», con scarsa attenzione alle persone che si spendono sul territorio e hanno diritto a un indiscutibile rispetto. Niente di più pericoloso, in campagna elettorale, vendere la pelle dell’orso prima ancora di aver almeno preso la mira.

Tant’è che al disgustoso sproloquio di Bossi (da ascoltare in rete, nessuno si è inventato niente) ha risposto per primo Pippo Callipo, a capo della colazione del PD: «Siamo dinanzi – ha detto l’imprenditore calabrese – alle rozzezze antimeridionali di sempre. Sugli insulti ai meridionali la Lega ha fatto le sue fortune elettorali e poi abbiamo visto in quali scandali è finita. Altro che trasparenza, buona amministrazione e legalità! Mi vengono in mente le parole del grande Pino Daniele, che anni fa cantava “Questa Lega è una vergogna”. La sparata di Bossi merita tuttavia una riflessione, perché è rivelatrice del pensiero antimeridionale che persiste nella Lega nazionale di Salvini e soci. Potrei dire a Bossi che il Mezzogiorno ha dato al Nord talenti e grandi personalità e che la ricchezza del Nord è frutto anche del lavoro dei calabresi, dei pugliesi, dei siciliani, e magari aggiungere che per l’Italia democratica e per i valori cristiani che sono parte della nostra civiltà lo straniero merita non sbruffonate, ma rispetto e solidarietà. I calabresi aprano gli occhi e non si lascino abbindolare dagli slogan di chi non ha mai lavorato e si propone come salvatore della patria rivendicando pieni poteri. Solo per fini di bottega (inclusi i 49 milioni da restituire ai cittadini) hanno archiviato  la Lega della “Padania indipendente”, ma anche con la Lega di Salvini, che ha governato per decenni con Berlusconi e da ministro inconcludente fino ad agosto di quest’anno, permangono le offese e i pregiudizi antropologici verso i meridionali insieme alla volontà di lasciare il Sud con le pezze al sedere attraverso un regionalismo differenziato e sostanzialmente secessionista che ingrasserebbe solo il Nord. La Lega nazionale è anche portatrice di istanze disgregatrici e pericolose per gli stessi valori costituzionali. I calabresi facciano dunque attenzione: scegliere di affidare alla Lega il governo della Regione il 26 gennaio sarebbe oltre che un controsenso logico, culturale e politico, un clamoroso autogol. Salvini e il suo commissario bergamasco hanno imposto il candidato alla Presidenza del centrodestra, umiliando ciò che restava delle forze liberali e moderate di Forza Italia, che ha dovuto subire diktat e veti. Il disegno della Lega è sotto gli occhi di tutti: fare della Calabria una colonia del Nord attraverso politici calabresi compiacenti. La Calabria non può accettare di passare dalla padella della vecchia politica alla brace della Lega che la vorrebbe far diventare un’appendice territoriale da tenere nel sottosviluppo e da utilizzare esclusivamente per fini elettoralistici. Svegliamoci! E adoperiamoci con le nostre forze, unendo il meglio della Calabria col meglio del Paese, nel solco dell’Italia unita e del progetto europeista, per innescare la rivoluzione di cui abbiamo bisogno».

Un messaggio che non ha bisogno di commenti ed esprime, obiettivamente, i sentimenti di rabbia e di giusta indignazione dei calabresi per bene. Ci sarà un inedito fronte antisovranista coaugulato intorno a Callipo? Voci non controllate indicando una disponibilità di Mario Occhiuto che affiancato all’altro Mario (Oliverio) offrirebbe un’incredibile quanto potente alleanza foriera di molti pensieri a tutto il centrodestra. Una coalizione che, obiettivamente, ha giocato molto male la carta di questa campagna elettorale mostrando la debolezza di Forza Italia (ovvero Berlusconi) e l’incapacità di dialogo tra le parti in gioco.

La Santelli è un’ottima candidata presidente e probabilmente lo diventerà: ha capacità, competenza ed esperienza, ma il modo in cui è stata decisa la sua designazione ha mortificato il territorio e soprattutto gli elettori azzurri, che – ricordiamolo – in Calabria hanno (avevano?) una consistenza significativa. Non si dimentichi l’apporto del voto calabrese che ha contribuito a contenere il brusco crollo registrato alle ultime elezioni europee. Non si può trascurare il territorio, né si possono trattare da sudditi senza diritti gli elettori: la partita, a questo punto, è decisamente molto aperta, ma la “salvinata” colonizzatrice presentata a Reggio abbiamo la sensazione che abbia creato troppi mal di pancia, sparigliando gli equilibri a favore di personaggi che di sicuro non hanno la Calabria nel cuore.

Oliverio (per il quale è stato chiesto oggi il rinvio a giudizio dalla Procura di Catanzaro per il caso Spoleto) ha accettato di rinunciare alla ricandidatura offrendo, come richiesto dal segretario Nicola Zingaretti, pieno appoggio all’unità della sinistra. Il comunicato diffuso in serata, per la verità, non cita mai il nome di Callipo, ma dice solo che «la coalizione di centrosinistra ha condiviso ed accolto l’appello del segretario nazionale. La coalizione (che sosteneva Oliverio) ha espresso «ha apprezzato lo sforzo unitario espresso da Zingaretti ed ha condiviso la successiva disponibilità ed apertura espressa dal presidente Oliverio nella dichiarazione di ieri. In particolare è stata fatta propria la preoccupazione del segretario nazionale del Pd in relazione alla necessità di non disperdere il lavoro positivo svolto dal Governo Regionale in questi anni e la necessità di proiettarlo nel futuro attraverso un progetto innovativo sostenuto da un ampio schieramento del centrosinistra e del civismo democratico». L’obiettivo degli oliveriani è «la realizzazione di una coalizione ampia, forte e autorevole nell’interesse della Calabria e dei calabresi».

Un fronte trasversale, senza spaccature a sinistra, mette decisamente in allarme la coalizione di centrodestra a trazione leghista, che ha lanciato stamattina la campagna elettorale con la prima uscita ufficiale della Santelli. La deputata cosentina all’Hotel T di Feroleto Antico (Lamezia), affiancata da Wanda Ferro (Fratelli d’Italia) Franco Talarico (UDC) e il commissario della Lega Cristian Invernizzi si è presentata alle 11 ai giornalisti: «siamo una squadra, questo è il collante della campagna elettorale, ci sono politici che parlano in prima persona, io preferisco dire noi». La Santelli, dopo aver spiegato che fa politica da «quando era bambina», ha detto che la presidenza della Regione «per molti è un arrivo, per altri è un’aspettativa»: «Io non ho fatto nulla per averla». La candidata presidente ha detto che vuole «guardare in faccia il nipote di nove anni e dirgli che lui potrà scegliere se rimanere in Calabria o meno, se vuole andare a fare tutti i giri che vuole e le esperienze che vuole ma deve avere la possibilità di sapere se ha un futuro in Calabria». «Noi dobbiamo lavorare soprattutto – ha detto – per fare in modo che questa regione riacquisisca la normalità. I diritti di ciascuno di noi come cittadino costituiscono la base».

Non ha voluto parlare specificamente di programmi («stiamo lavorando e ci stiamo confrontando con le altre forze politiche della coalizione», però la Santelli ha tenuto a dire che non vuole più «sentire parlare di speranza che sa tanto di disperazione in questa terra, come «non mi sentirete mai utilizzare il termine legalità: la legalità è un presupposto dell’azione politica e togliamoci davanti il termine emergenza perché la politica ha il dovere di risolvere i problemi ma deve far sì che i problemi non diventino emergenze». Ci sono – secondo la Santelli – parole chiave, per la Calabria è identità: la Calabria può avere un futuro in quanto noi riusciamo a valorizzare realmente e a dare un progetto di sviluppo alle varie identità calabresi».

Non ci sono ancora le liste, ma è ormai certo che l’ex presidente degli industriali reggini Giuseppe Nucera, a capo del movimento La Calabria che vogliamo ha accettato l’apertura e l’invito della Santelli di entrare nella coalizione di centrodestra, ritirando così di fatto la sua candidatura a governatore. «Abbiamo fatto la scelta giusta. – ha commentato Nucera – La Santelli ha riconosciuto ufficialmente e pubblicamente le idee del movimento La Calabria che vogliamo, quindi l’adesione al suo appello è un atto dovuto. È la prima tappa, la prima pietra del nostro progetto, del nostro programma, andremo avanti per svuotare la Cittadella dal malaffare». Quanti saranno, dunque, i contendenti? Da sette-otto diventano quattro-cinque: lo scopriremo nelle prossime ore. Sabato 28, entro mezzogiorno, vanno depositate le liste e finiscono i colpi di scena. La parola passerà quindi agli elettori, sperando che, nuovamente, il primo partito non ritorni quello di chi si astiene. (s)