di FRANCO BARTUCCI –Per i lavoratori delle Terme Luigiane, come per quelle figure che vi gravitano a seguito di servizi di indotto, è stata anche per quest’anno una Pasqua triste e di forte preoccupazione; mentre lo è di inquietudine per tutti quei curanti che annualmente confidano nelle cure termali “guardiole”, per come il detto storicamente viene pure tramandato nei secoli risalendo all’esistenza in quei territori di un unico comune, appunto Guardia Piemontese per effetto della sua storia particolare ed il patrimonio culturale unico di minoranza nella nostra regione. Quelle Terme oggi dette Luigiane rientrano nei due comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese che si trovano uniti nella vicenda ben nota della ricerca di un nuovo sub concessionario a cui affidare la gestione delle acque termali per un periodo massimo di quindici anni o giù di meno.
La Settimana Santa dell’anno in corso, con l’omelia del giovedì santo, ha trovato nel parroco della chiesa di Santa Teresa, in contrada Intavolata, del comune di Acquappesa, don Massimo Aloia, un fervente difensore del diritto al lavoro per tutti quei lavoratori legati al futuro delle Terme Luigiane: «Sulla questione delle Terme Luigiane è necessaria la ricerca della verità, della verità assoluta e non quella ovviamente relativa che appartiene a ciascuno di noi e che non può portare a nessuna soluzione. E’ il tempo che ciascuno si assuma la propria responsabilità, senza pensare al proprio tornaconto personale e politico, ma perseguire il bene della comunità senza cadere negli egoismi, nella prepotenza senza rispettare la dignità della persona che può essere realizzata solo attraverso la difesa del lavoro».
«Chi ha un posto di responsabilità politica – ha proseguito don Massimo Aloia – non può ingannare, con una presenza continua sui social, le aspettative dei lavoratori facendo ricorso alle menzogne. La Chiesa e il parroco stanno sempre vicino a chi soffre e a chi ha bisogno. Perdere il proprio posto di lavoro, anche se stagionale, produce nell’animo di ciascuno tristezza, sofferenza, incertezza per il futuro. Non ci può essere una divisione nella comunità che porta allo scontro dell’uno contro l’altro. Ci si può dividere per le idee ma non ci si può dividere tra le persone come spesso ricordava San Giovanni XXIII».
«Gli obiettivi – ha detto infine don Massimo Aloia nella sua omelia del giovedì santo nella chiesa di Intavolata – dovranno essere condivisi altrimenti non si potranno raggiungere i risultati sperati ed utili al bene comune. Se non ci sarà condivisione la cultura dello scontro prevarrà e porterà all’odio e all’incomunicabilità».
Fin qui le parole del parroco che aprono al senso di responsabilità e di servizio reale ai lavoratori, alla cittadinanza dei due Comuni ed alla enorme folla di curanti abitudinari delle Terme Luigiane, le cui acque hanno delle proprietà particolari per come ci ha illustrato un chimico che le ha studiate e che dovrebbero essere alla base delle decisioni che dovranno essere prese nella gestione del bando per la ricerca del nuovo o più sub concessionari.
«Le acque termali Terme Luigiane – ci ha detto il ricercatore chimico – hanno composizione chimico-fisico e biologica di particolare efficacia in medicina termale. Infatti, sono classificate come acque ipertermali (43-47°C) solfuree salso bromo iodiche e, in riferimento all’elemento zolfo, come acque solfuree forti, cioè aventi un grado solfidrometrico di 168-175 mg/L, che la caratterizzano come quelle a più alta concentrazione di zolfo in Italia.
Nelle acque sono presenti sostanze organiche di natura planctonica, denominate “bioglee”. Queste sono utilizzate, insieme alla microflora che si accresce sui piani di scorrimento delle acque, nella preparazione dei fanghi termali, mediante tecniche di maturazione messe a punto dal centro di ricerca delle Terme Luigiane che le rendono uniche nel panorama termale italiano.
La presenza di “bioglee” potrebbe rappresentare, nel caso in cui le si vorrebbe portare fuori dall’area – un problema per la sicurezza degli utilizzatori delle terapie con acqua termale poiché un loro accumulo, insieme ad altre sostanze organiche, nelle condutture che portano le acque termali fino ai punti di erogazione delle prestazioni sanitarie, potrebbe provocare un inquinamento microbiologico. La SA.TE.CA S.p.A. per poter utilizzare le acque nel nuovo stabilimento ha messo a punto un protocollo operativo, in grado di eliminare tale rischio attraverso la realizzazione d’impianti a elevato contenuto tecnologico, corredato da un manuale operativo redatto da esperti del settore».
Ecco, si può dire che questa valutazione del chimico esperto va nella direzione di testimoniare una verità sulla vicenda e che va nella giusta direzione di trovare al più presto un accordo tra i due Comuni, la SA.TE.C.A. e la Regione Calabria, per dare il via ad una nuova stagione termale, dal momento che ci si trova già in aprile e di solito nella prima decade del mese di maggio le Terme Luigiane erano già attive nell’ erogazione dei servizi.
Voci di corridoio dicono che la Sateca ha presentato la sua nuova proposta di apertura delle Terme, Covid-19 permettendo, sottoponendola al Sindacato Cisl, che con il suo segretario Gerardo Calabria dovrebbe trovare con l’assessore regionale Fausto Orsomarso il modo come riconvocare le parti e trovare insieme una nuova giusta soluzione alla vicenda. (fba)