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cibo calabrese

Adoc Calabria e Uil Po: aiutiamo la nostra economia consumando calabrese

Il settore in Calabria è in caduta libera «così come lo è la fiducia dei dei consumatori che, davanti ad un nemico imperscrutabile, si stanno rifugiando, stanno riducendo i propri acquisti o li stanno facendo sfruttando le occasioni dei canali telematici». È questo l’allarme lanciato da Marilina Pizzonia e Anna Comi, rispettivamente presidente dell’Adoc Calabria – Associazione Difesa Orientamento Consumatori e coordinatrice regionale Pari Opportunità della Uil Calabria.

«Questa terribile crisi, dovuta al Covid-19 – hanno proseguito Marilina Pizzonia e Anna Comi promuovendo gli acquisti made in Calabria – non deve essere sprecata, può e deve essere trasformata in una opportunità di rinascita. Oggi più che mai, però, è necessario sostenere l’economia, soprattutto quella locale».

«Non vogliamo dire ai nostri concittadini – hanno aggiunto –di trasformarsi in cicale, ne vogliamo fare loro i conti in tasca. Ciò che ci preme, però, in questo delicato momento storico è suggerire loro, nella loro spesa quotidiana o negli acquisti extra, di favorire, ove  possibile il consumo a chilometro zero. Consumiamo calabrese ed aiutiamo l’economia della nostra regione. Acquistando in loco, non solo favoriremo l’economia dei nostri territori ma, contribuiremo a salvaguardare posti di lavoro che, visto i settori colpiti, sono occupati prettamente da donne».

Per la presidente dell’Adoc Calabria e la Coordinatrice regionale Pari opportunità della Uil Calabria: «il Coronavirus ha messo a nudo  anche lo stato comatoso della sanità calabrese. Il Servizio sanitario della Calabria, che catalizza su di se quasi i due terzi del bilancio regionale, è stato depredato, piegato ai voleri cinici e balordi di lobby senza pietà, è diventato una prateria dentro la quale la ‘ndrangheta ha potuto depredarla pascendosi indisturbata».

«Il prolungato commissariamento, durato oltre dieci anni – hanno aggiunto Pizzonia e Comi – non ha fatto altro che tagliare linearmente le dotazioni strutturali e professionali del settore e, oggi, quando la seconda ondata del Covid-19 ha colpito duramente la nostra regione i nodi sono venuti al pettine. Si parla di ospedali da campo quando in Calabria ci sono diciotto nosocomi chiusi che potrebbero essere rimessi in sesto in poco tempo e destinati ai pazienti paucisintomatici. Ma non solo, ci si dimentica che per far funzionare la macchina sanitaria è necessario avere, quanto meno, medici, infermieri e Oss a sufficienza per garantire la corretta assistenza ai pazienti ricoverati».

«Il balletto inaspettato e incredibile sulla nomina del nuovo commissario ad acta, dopo le dimissioni shock del generale Cotticelli – hanno continuato Pizzonia e Comi – ha messo alla berlina il ceto politico e dirigente calabrese e coloro che la Calabria rappresentano stando al Governo o fra gli scranni del Parlamento. Una farsa, una telenovela che ha scalfito l’immagine di una regione troppo spesso trasformata in terra di conquista elettorale».

«E cosa dire infine – hanno concluso – del surreale silenzio che la deputazione calabrese e la politica regionale si è imposta sull’esposto-denuncia presentato unitariamente dalle segreterie confederali di Uil, Cgil e Cisl nelle mani del procuratore Nicola Gratteri per chiedere allo stesso e ai suoi più stretti collaboratori di fare luce sulle zone d’ombra del comparto sanitario calabrese, dentro le quali sono cresciute carriere politiche e burocratiche, dentro le quali hanno agito criminali senza scrupoli». (rrm)