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Nicola Carè

Carè (IV): Col sì al referendum Italia agli ultimi posti in Europa per rappresentanza

Secondo l’on. Nicola Carè (Italia Viva) «Il referendum del 20 e 21 settembre sulla riduzione del numero dei parlamentari impone di sottoporre all’opinione pubblica alcune riflessioni che portano ragionevolmente a sostenere le ragioni del ‘no. Innanzitutto – spiega – non reputo corretto far credere ai cittadini, in maniera riduttiva e semplicistica, che con la vittoria del ‘si’ l’Italia si allineerebbe ai Paesi dell’UE e scenderebbe al quinto posto per numero di parlamentari. Quest’analisi è monca, superficiale e alquanto approssimativa in quanto, se è vero che l’Italia scenderebbe al quinto posto per numero di eletti nelle due Camere, è altrettanto vero che scivolerebbe molto giù per quanto riguarda la rappresentanza. Un vulnus inaccettabile. È quest’ultimo il dato che fa seriamente riflettere. Il nostro Paese è, infatti, attualmente al 24esimo posto nella graduatoria delle Camere Basse con un deputato ogni 100mila abitanti. Oggi ogni deputato viene scelto esattamente da 96.006 cittadini, ogni senatore da 189.424. Con la riduzione dei parlamentari ogni deputato rappresenterebbe 150mila italiani, un senatore 300mila; proporzione ben più alta rispetto alla media europea. Senza tralasciare che il taglio dei parlamentari lascerebbe immutate le problematiche relative al bicameralismo perfetto».

«In caso di vittoria del ‘si’, quindi, risulterebbe pregiudicata – aggiunge l’on. Carè – non solo la rappresentanza democratica per i cittadini che vivono nei confini nazionali, ma anche e soprattutto quella dei tantissimi italiani che vivono all’estero (oltre sei milioni). Questi ultimi, infatti, sarebbero pressoché privati di una loro rappresentanza, non potrebbero far sentire la loro voce e l’Italia rinuncerebbe all’apporto imprescindibile di suoi connazionali di seconda, terza e quarta generazione e di numerose istituzioni e centri di cultura che hanno dato un prezioso contributo in questi anni alla crescita del Paese. Votare ‘no’ significa invece impedire – precisa l’On. Carè – l’impoverimento delle istituzioni repubblicane e delle nostre libertà fondamentali e aprire la strada all’attuazione delle riforme, quelle vere, che sono necessarie alla crescita del Paese. Basta demagogia e populismo, occorrono scelte concrete – conclude l’On. Carè – che possono aiutare le famiglie italiane e le imprese e rilanciare l’Italia nel panorama internazionale». (rp)