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Chiuso l'iter del riconoscimento del Distretto del Cibo "Tirreno Cosentino"

Chiuso l’iter del riconoscimento del Distretto del Cibo “Tirreno Cosentino”

Il Distretto del Cibo “Tirreno Cosentino” ha chiesto l’iter del riconoscimento, con l’ultimo incontro nella Sala Polifunzionale di Scalea, dove si sono approfondite le linee guida e gli obiettivi.

Un partenariato tra soggetti pubblici e privati che mira allo sviluppo territoriale e ad una sempre più efficace programmazione e progettazione congiunta per favorire e contribuire ad una governance sempre più intelligente dei territori. Buone prassi messe a sistema, progetti che si concretizzino in azioni che interessino lo sviluppo, la crescita ma anche la conoscenza dei grandi patrimoni e il racconto dei luoghi attraverso quell’elemento distintivo che è il cibo.

Al meeting, moderato dalla giornalista Fabrizia Arcuri, hanno preso parte alcuni dei sindaci del comprensorio, 22 i comuni che hanno sottoscritto l’accordo di partenariato che va da Aieta a Paola, conosciuta come Riviera dei Cedri, che trova proprio nell’agrume uno degli prodotti autoctoni e identitari per un’area omogenea ma quanto mai diversificata per colture e culture che diventano attrattori del mercato turistico e aprono la strada all’export.

Oltre ai primi cittadini, erano presenti i rappresentanti del mondo dell’associazionismo, del Gal e Flag locale, dei consorzi di tutela prodotti e della parte ricettiva, delle organizzazioni di categoria e dell’attività private del comprensorio, dell’Unpli e dell’Università della Calabria. Diverse infatti le adesioni che esprimono la volontà di partecipazione alla realizzazione del distretto come strumento e occasione di sviluppo e sostenibilità.

Nel suo intervento, Giuseppe Perri, responsabile del progetto, ha parlato di sinergia tra pubblico e privato «per far parlare il territorio rispetto a idee e progetti da elaborare insieme. Il tutto, al fine di elaborare un progetto di sviluppo, finalizzato a valorizzare tutte le risorse dell’area, cercando di soddisfare le aspettative di tutti gli stakeholder, bloccare il processo di spopolamento, destagionalizzare i flussi turistici, aumentare l’occupazione».

Dello stesso avviso il consigliere del Gal e presidente dell’Unpli provinciale, Antonello Grosso La Valle, secondo il quale bisogna “investire nella cultura turistica e dell’accoglienza.

«È l’input necessario – ha affermato – per far sui che la costa decolli definitivamente».

L’Unical, rappresentata da Maria Carmela Passarelli, da parte sua sta elaborando un progetto che riguarda il benessere e la promozione della dieta mediterranea ma altresì la stessa ha espresso la necessità di puntare sulla formazione nei settori specifici che vanno dal turismo all’impresa. Altro elemento che entra di diritto nella metodologia adottata dal modello di sviluppo espresso dai Distretti.   

Mentre, i sindaci intervenuti, hanno ribadito la necessità di unire gli intenti «senza distinzioni per far decollare il territorio, fiore all’occhiello del nord Calabria e, troppe volte, bistrattato sotto il profilo economico, culturale, turistico. Solo uniti – hanno detto a gran voce – possiamo fare grandi cose. Se si mettono in campo le energie positive, si otterranno ottimi risultati».

La strategia distrettuale, parte dal tema principale posto alla base dello sviluppo sostenibile, previsto nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che «delinea – si legge nella manifestazione di interesse al Distretto –la valorizzazione delle produzioni agroalimentari secondo i principi di inclusione territoriale, sociale e ambientale sulla base della Green e Blue Economy, l’incremento delle risorse turistiche collegate ai territori di produzione, la tracciabilità e salubrità alimentare, il supporto alla commercializzazione, attraverso strategie di filiera corta e internazionalizzazione».

Va da sé che questo strumento si inserisce anche nel PNRR, come messo in evidenza da alcuni dei relatori, che mira al raggiungimento di una programmazione regionale che ha come valore aggiunto il sistema locale e la capacità i “resilienza” delle proprie comunità. (rcs)