;
#ilgovernodilei

Da Lamezia è partita la convenzione delle donne italiane #Ilgovernodilei

È da Lamezia Terne che è partita la convenzione delle donne italiane #Ilgovernodilei, la cui prima tappa è stata dedicata a Becky Moses e Giovanna Veneziano, il 25 e 26 settembre.

L’obiettivo, è la «costruzione di un soggetto politico femminile femminista» si legge in una nota, in cui è stata espressa la volontà di partire dal Sud che «essendo considerato terra di sottosviluppo è, invece, proprio per la sua marginalità, un potenziale crogiolo».

«Da qui – continua la nota – le donne vogliono disvelare l’inganno dello sviluppo, al sud come al Nord, e riproporre nuove alchimie economiche e politiche. Non guardiamolo come un sogno o un’utopia solo perché l’impianto millenario socio-cultura non ci ha previste al potere. Ma non è più tempo, nel rinnovato vigore dell’associazionismo femminista, di fare proposte inascoltate, organizzare incontri, lunghi ragionamenti, documenti e richieste di udienze ai partiti, abbiamo riportato in vita le manifestazioni di piazza che a nulla ci portano se non a una catarsi a fronte delle troppe, tante delusioni, promesse mancate, violenze e discriminazioni».

La Convenzione, organizzata da numerosi gruppi e associazioni femministe, che rifacendosi ai sei laboratori del documento Il paese che vogliamo, ha segnato un ulteriore passo in avanti, costituendo una tappa decisiva, storica, verso la condivisione tra donne di un più vasto progetto che vuole vederle protagoniste sulla scena politica italiana.

Delle donne ricordate, “Becky Moses veniva dalla Nigeria”, è scritto nel libro Il Fuorilegge, di Mimmo Lucano, «Aveva lasciato il suo villaggio perché si rifiutava di sposare l’uomo che la famiglia aveva scelto per lei. Per raggiungere l’Italia Becky si era messa nelle grinfie di un gruppo di trafficanti, aveva attraversato l’Africa, era arrivata in Libia e da lì si era ritrovata in mare aperto su un gommone, con una cifra enorme da rimborsare… Il 28 dicembre 2015 ha visto la costa della Calabria e poco tempo dopo è arrivata a Riace. Qui aveva cominciato ad imparare un mestiere, a prendere confidenza con l’italiano, ad aprirsi ad un mondo completamente diverso da quello conosciuto fino ad allora… Il 22 dicembre 2017 Becky Moses venne in comune per chiedermi una carta d’identità. Forse avrei dovuto dirle di andare dai carabinieri a sporgere denuncia per lo smarrimento. Ma gliel’ho fatta subito».

«Becky era terrorizzata dal clima d’odio crescente – si legge ancora –. Temeva il rimpatrio dopo che il decreto Minniti-Orlando aveva ridotto da tre a due le possibilità di poter fare ricorso al diniego. Fu per questo che decise di andare a San Ferdinando. Il 26 gennaio Becky morì bruciata viva nella baraccopoli di San Ferdinando. Tra i resti del rogo è stata trovata la sua carta d’identità con la sua foto, gli occhi grandi, gli zigomi alti, i capelli mossi e lunghi a incoronare il viso. Le avevo consegnato quel documento solo un mese prima guardandola sorridere per un’identità riconquistata. Rimane per sempre il suo ricordo. È sepolta nel cimitero di Riace tra i loculi della fila più in alto e per vedere la sua immagine triste bisogna alzare lo sguardo verso il cielo».

E poi Giovanna Veneziano, una fragile e forte donna di Montepaone, attivista dei Verdi della Calabria, che insieme a Maria Francesca Lucanto, concepì l’idea di quella che sarebbe stata la Convenzione delle donne del Sud “Fata Morgana” negli anni 90, che ebbe come madrina di eccellenza Laura Cima allora deputata nei Verdi.

Ma perché una convenzione?

«La forma convenzione – si è affermato – permette alle donne di con/venire da più luoghi e di convergere in un centro, mantenendo intatti i propri luoghi di origine e di significazione e le proprie differenze di percorso politico, per stabilire una convenienza, un patto. La convenzione permette di concentrare le energie in un luogo fisico, comune a tutte, un luogo che sarà spostabile di volta in volta, ma stabile come spazio simbolico e di elaborazione culturale e politica».

«Non ci basta più l’urlo nelle piazze – è stato detto –. Vogliamo che il fiume carsico delle donne non sia più tale e che l’energia delle donne non si disperda in mille rivoli. Perché questo è ciò che il potere politico patriarcale ci spinge a fare, facendo ritornare sempre indietro i nostri passi e trattenendoci con una forza inaudita nell’andare avanti nelle nostre conquiste che non possiamo mai ritenere definitivamente acquisite».

Di fatto il progetto di #ilgovernodilei, è quello di statuire, una volta per tutte, l’ineludibile necessità di una partecipazione delle donne alla vita politica e al governo del paese in modo autonomo e autorevole.

E il primo passo è proprio la Convenzione itinerante.

La convenzione ha avuto tre sessioni. La prima sessione, dopo l’intervento Introduttivo di Maria Francesca Lucanto, di Casali del Manco (Cosenza), della Associazione Fata Morgana e Responsabile della Biblioteca delle Donne Bruzie, ha avuto il tema generale di dibattito Donne e istituzioni. Perché una forma autonoma di organizzazione delle donne.

Gli interventi introduttivi sono stati quelli di Laura Cima, di Trento, coordinatrice del Laboratorio Ecofemmismo e Sostenibilità, Pina Mandolfo, di Siracusa, Presidente dell’Associazione “Il femminile è politico: potere alle donne”, Monica Lanfranco, di Altradimora Caranzano, fondatrice della Rivista Marea, Eliana Rasera, di Catania, del gruppo “Iniziativa Femminista”, Graziella Proto, di Palermo, redattrice della rivista Le Siciliane; Loredana Rosa, di Caltanissetta, dell’Associazione “Il femminile è politico: potere alle donne”, Rita Barbera, prossima candidata a sindaca del Comune di Palermo, Laura Corradi, ricercatrice all’Università della Calabria nel campo della Costruzione Sociale delle Differenze di Genere .

Per questa, come per le altre sessioni, il dibattito da remoto è stato coordinato da Antonia Romano, Castrovillari (Cosenza), del Laboratorio Ecofem e sostenibilità e dell’Associazione per un’Europa dei Popoli.

Da remoto sono intervenute, tra le altre Nadia Gambilongo, Nadia Boaretto, Tiziana Giangrande, Donatella Guerriero, Liliana Frascati, Elisabetta Granieri Galilei, Monica Farnetti, Onorina Antonia Agnello, Vincenza Venezia.

La seconda sessione ha riguardato Il governo delle donne: i luoghi, le modalità, i percorsi. Gli Interventi si sono articolati su sette temi: Ecologia: la casa delle donne; Cultura e saperi delle donne; Economia e lavoro: Intrapresa di donna; Il bene comune della salute: prospettive di donne; Scuola maestra; Diritti e libertà delle donne; Dietro i veli i volti (dedicato alle donne migranti e immigrate).

Numerosi gli interventi, tra i quali quelli di Marina Toschi, ginecologa, dell’ UDI di Perugia, Elisabetta Treccozzi, dell’Associazione “Un’altra Calabria è possibile”, Stefania Fratto, dell’Associazione Donne e Diritti di san Giovanni in Fiore (Cosenza), Simona De Lorenzo, di Cosenza, della lista “Cosenza in Comune”, Rosangela Pesenti, dell’ Udi Velia Sacchi di Bergamo, Roberta Ravello, di Cesenatico, dell’odv Horse Angels, Alessandra Contino, di Palermo, dell’associazione Il femminile è politico: potere alle donne, Roberta Ferruti, di Roma, giornalista e attivista nel campo delle migrazioni, Isa Maggi, di Pavia, degli Stati Generali delle Donne, Lara Nocito, di Cosenza, della lista “Cosenza in Comune”.

La terza sessione, quella più ricca di pathos è stata dedicata alle donne afghane e a tutte le donne combattenti, con numerosi interventi, che hanno analizzato le cause della tragica condizione delle donne afghane e narrato la loro forza anche attraverso la poesia.

Di tutta l’appassionata narrazione di queste giornate lametine delle donne, a breve, saranno resi noti gli atti, procedendo sempre più a passi sicuri verso il partito delle donne. (rcz)