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Mario DRaghi e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi

EDITORIALE / di Santo Strati – Draghi, la questione meridionale e le “sterili rivendicazioni”

di SANTO STRATI – È un brutto scivolone quello del premier Mario Draghi a Napoli: parla (ammettendola) di questione meridionale ma (e sottolineo ma) chiede di evitare che si riduca a sterili rivendicazioni. Quasi che la giusta pretesa delle popolazioni del Sud di avere pari diritti dei cittadini del Nord ricco, opulento e industriale, si debba ridurre a una “rivendicazione”. E il divario continua a crescere, nonostante il trionfale ottimismo esibito a Napoli e nonostante siano passati decenni e decenni da quello “sfasciume pendulo sul mare” descritto da Giustino Fortunato.

La verità è che il Sud per molti, per troppi, continua ad essere una fastidiosa incombenza, non l’opportunità di crescita per tutto il Paese. Inutile ricordare che se l’Italia ha preso la quota più consistente del PNRR rispetto agli altri Paesi d’Europa è soltanto perché l’obiettivo del Next Generation Ue era quello di ridurre (se non eliminare) lo stato precario del Mezzogiorno d’Italia. Diciamo era perché da certi atteggiamenti, da certe dichiarazioni, è evidente che la considerazione di vassallaggio da sempre riservato al Meridione sembra non dover morire mai. Eppure ci sono tanti elementi che dovrebbero indurre a modificare atteggiamento. L’ex premier Conte ha ripetuto più volte se «se non parte il Sud non riparte l’Italia», ma la bella dichiarazione rischia di rimanere tale se non si mette – seriamente – mano a un programma di riforme e di interventi che investano la salute, i trasporti, la scuola, l’Università, il lavoro, l’ambiente.

Semmai occorrerebbe aggiornare il termine: non più questione meridionale, bensì mediterranea. È il Mediterraneo il vero fulcro dello sviluppo prossimo venturo, con la Calabria in una posizione straordinariamente favorevole per gestire la crescita sostenibile di un’economia da Sistema Paese. Bastano solo Gioia Tauro e la straordinaria risorsa del suo porto, destinato a fallire secondo false e interessate Cassandre dagli appetiti internazionali e invece oggi lanciato a insidiare i primati di eccellenza a Rotterdam e Tangeri. La sua posizione, strategia ed essenziale, nel Mediterraneo è la vera soluzione per capovolgere il destino delle popolazione meridionali e attrarre con la Zona Economica Speciale della sua area investimenti per creare vera occupazione. Altro che rivendicazioni sterili: la Calabria, tutto il Sud, non rivendica, pretende e ha tutto il diritto di avere l’attenzione e l’impegno di una classe politica che, fino ad oggi, ha mostrato tutta la sua incapacità e la sua inefficienza. Qualcosa sta cambiando, gli scenari mutano, restano però i pregiudizi. È contro di essi che occorre contrapporre la lotta più dura.

Una parola, una frase infelice – vogliamo essere generosi – possono scappare senza che ne sia stato valutare il reale peso, allora il premier Draghi – di cui continuiamo a mantenere immutata una grande stima – può rimediare con un viaggio che non si fermi a Napoli (che peraltro è anche vicino a Eboli, quella del Cristo di Carlo Levi). Venga in Calabria, Presidente. Faccia sentire la vicinanza e l’attenzione che il Paese vuole prestare a questo Sud dimenticato, e soprattutto al Sud del Sud (la Calabria), che è il vero motore dello sviluppo del post pandemia. I calabresi l’accoglieranno a braccia aperte, dimenticando facilmente la poco felice dichiarazione fatta a Napoli. (s)