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Il convegno Ance di Reggio: dal Sud far partire la guerra alla burocrazia

28 settembre – Il convegno di ieri organizzato dall’Associazione nazionale costruttori (ANCE) al Teatro Cilea di Reggio lancia una serie di segnali al governo. Uno su tutti: il teatro gremito di imprenditori, costruttori, professionisti, testimonia la grande voglia della popolazione meridionale, e in particolare di quella calabrese, di essere partecipi e protagonisti del possibile cambiamento del Paese.
Il Rapporto Sud, presentato con grande utilizzo di schemi e slide che bastano da soli a documentare lo “sfascio” di un’Italia che arretra persino davanti alla Grecia, ha il merito di dichiarare ancora una volta che il re è nudo: l’Italia è incapace di gestire le proprie risorse e i suoi governanti continuano nell’insana strategia del “facciamoci del male” da soli. Non si spiegherebbe altrimenti perché il mostro burocrazia anziché venire debellato (o quanto meno ridimensionato) continui ad essere alimentato da ulteriori lacci e lacciuoli che impediscono a Paese e ai suoi imprenditori di fare impresa.
Basterebbe l’impietosa quanto accurata esposizione dei dati sul turismo nel Mezzogiorno che Lorenzo Bellicini, presidente del Cresme, ha efficacemente illustrato. Il Trentino (!) fa 30 milioni di presenze, la Sicilia e la Calabria solo qualche milione. Eppure solo in Calabria ci sono risorse archeologiche, artistiche, paesaggistiche, naturali, che da sole dovrebbero e potrebbero produrre na ricchezza infinita. Bellicini cita il caso delle Baleari: è così gigantesco il numero delle presenze turistiche che i dati complessivi dell’Italia del turismo sembrano quelle di un’isoletta sperduta con poche attrazioni. Nel Mezzogiorno, poi, la situazione è ancora più drammatica: ma non è un problema di posti letto – ha sottolineato Bellicini – è un problema di cultura del turismo e di assenza di una anche pur minima programmazione. Bellicini ha citato il Museo archeologico, dov’è stato in visita nella mattina: un museo bellissimo, straordinario, ma desolatamente vuoto.
E allora se il problema è la programmazione (a livello nazionale), per colmare il divario sempre più grande tra Nord e Sud, serve un modo nuovo di pensare e di agire. L’indicazione che viene dal convegno dei costruttori è chiara: qual è la politica di crescita del Paese e quali interventi sono oggettivamente destinati a far crescere il Mezzogiorno e, almeno, attutire il gap che l’Europa non ci perdona (e che finisce col favorire l’esportazione di risorse umane e competenze),
I numeri che il convegno – egregiamente condotto dal giornalista Mario Meliadò – ha presentato sono terribili, fotografano una situazione drammatica e, sicuramente, insostenibile. Bastano le cifre dello Svimez (esposti dal presidente Adriano Giannola), quelli sul turismo di cui si diceva prima, e le percentuali presentati dal direttore del Centro Studi dell’Ance Flavio Monosilio. Il Sud, che potrebbe e vorrebbe essere protagonista della crescita del Paese è quello che soffre di più per le mancate risorse che gli vengono negate, per il crollo verticale degli investimenti nelle infrastrutture, per l’assenza di politiche sul trasporto e la mobilità.
Cosa può fare questo Sud che è sempre più abbandonato? Intanto non smettere di lanciare segnali di allarme, come questi ulteriori che provengono da Reggio, ma anche avviare una vera e propria guerra alla burocrazia. Il presidente nazionale ANCE Gabriele Buia ha espresso le grandi perplessità del suo segmento produttivo a proposito del codice degli appalti. Altro mostruoso esempio di burocrazia tentacolare che anziché favorire gli investimenti li deprime. Dal Sud deve partire la richiesta decisa e forte di uno snellimento procedurale che sblocchi gli investimenti.
Tornare a costruire significa opportunità di crescita, ma soprattutto occasione per creare nuovi posti di lavoro e utilizzare risorse messe forzatamente a riposo. Ma la cecità è anche degli amministratori locali, non solo del Governo: quante risorse finanziarie europee non vengono utilizzate per mancanza di decreti attuativi e per le tante incongruenze burocratiche che sfiniscono qualsiasi imprenditore orientato a investire?
La risposta poteva venire dal ministro del Sud Barba Lezzi che non si è vista a causa di un improvviso impegno di governo. Al suo posto un imbarazzato sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, il pentastellato Vincenzo Santangelo, che ha letto brevi appunti inviati dal ministro Lezzi e che ha toccato con mano l’inadeguatezza dei trasporti nel Mezzogiorno: «Mi aspettano a Palermo, devo andare a Lamezia prendere il volo per Roma e riprendere un altro volo per Palermo». (rrc)