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Pasquale Cavallaro, presidente della Repubblica di Caulonia 1945

La Repubblica di Caulonia: stasera Paolo Bolano su Made in Calabria Tv

Un anno prima che venisse proclamata la Repubblica Italiana, ci fu in Calabria per iniziativa di un insegnante comunista, già sindaco di Caulonia, una rivolta che portò alla costituzione della Repubblica rossa di Caulonia. Un evento storico cui non è mai stato dato il giusto risalto. La leggenda racconta che Stalin durante una trasmissione di Radio Praga avrebbe detto che «ci voleva un Cavallaro per ogni città».

Della Repubblica rossa di Caulonia, una delle pagine più intensa della lotta che vedeva contrapposti umili contadini e prepotenti proprietari terrieri, in Calabria, parlerà stasera il giornalista Paolo Bolano su GS Channel (canale 83 in Calabria), in un incontro-dibattito vedibile a Roma sul canale 79 che vedrà, tra gli altri, la partecipazione di tre ex sindaci di Caulonia: il prof. Nicola Frammartino, Ilario Ammendolia e Caterina Belcastro.

Secondo quanto riporta Wikipedia, «Nel gennaio del 1944 il prefetto di Reggio Calabria nomina Pasquale Cavallaro sindaco di Caulonia, paese in cui si faceva sempre più aspro lo scontro tra braccianti e agrari, a causa delle misere condizioni economiche nelle quali versavano all’epoca i contadini. Per le strade del paese, alcuni gruppi di “partigiani” del Sud capeggiati dal figlio del sindaco, Ercole Cavallaro, iniziano a infliggere violenze: viene assaltata la cascina dell’ex console fascista Nestore Prota; nella stessa occasione viene ferito Pasqualino Roda, un ragazzo che si trovava lì per caso; l’agricoltore Antonio Ocello, accusato di aver messo su un gruppo di reduci fascisti al Nord, viene sottoposto alla roulette russa; il parroco don Giuseppe Rotella, che aveva preso posizione contro le violenze, viene picchiato a sangue con mazze ferrate.

Il 5 marzo 1945, in seguito a queste angherie, Ercole Cavallaro viene denunciato e arrestato. Le pressioni del padre per liberare il figlio danno il via alla rivolta del paese: il giorno seguente lo stesso Cavallaro occupa la sede del telegrafo, l’ufficio postale e la caserma dei Carabinieri Reali con un gruppo di fedelissimi.

Nel momento in cui sul campanile della chiesa viene issata la bandiera rossa con falce e martello viene proclamata la “Repubblica Rossa di Caulonia” e immediatamente il PCI viene messo al corrente con un telegramma.

In tutto il paese, intanto, si susseguono eventi raccapriccianti ad opera dei cosiddetti “caulonisti”: viene torturato e frustato il notaio, costretto a portare scalzo carichi di sassi pesanti; stessa sorte per l’ingegnere Ilario Franco, le cui ferite vengono tamponate con aceto e sale; alcune donne, tra cui Anna Curtale, Rosa Petrone, Maria Murdocco e Maria Mazza, vengono violentate e stuprate; anche l’operaio Vincenzo Niutta, il calzolaio Raffaele Lucano e il giornalaio Gabriele Lavorata subiscono violenze da parte dei rivoltosi con la coccarda rossa sul petto.

Prima dell’arrivo delle forze di polizia da Reggio Calabria alcuni “caulonisti”, dopo essere entrati nella casa del parroco don Gennaro Amato (vecchia conoscenza del sindaco Cavallaro ai tempi del seminario) lo uccidono con una scarica di mitra.

La rivolta si estese in poco tempo anche ai comuni limitrofi, anche se durò appena cinque giorni, poiché il 9 marzo venne sedata.

In quel breve lasso di tempo i contadini, protagonisti della rivolta, proclamarono più volte la repubblica e istituirono un esercito popolare e un tribunale del popolo. Anche Corrado Alvaro nel suo libro Mastrangelina descrisse così gli avvenimenti: “Sfilavano in massa cantando inni, sventolando cartelli, mulinando bastoni. […] Tutti insieme si sentivano giovani, padroni della strada, in una raffigurazione storica, in una scena imitata dai libri che avevano letto”». (rrm)