OLTRE 25MILA A PIAZZA DUOMO PER LA MANIFESTAZIONE DEI SINDACATI CGIL-CISL-UIL PER IL RILANCIO DEL PAESE;
Carmelo Barbagallo e Maurizio Landini

La sfida della crescita parte dal Mezzogiorno. Da Reggio il grido dell’Italia che non ci sta più

di SANTO STRATI – La minaccia dello sciopero generale, probabilmente, non turberà il sonno al governo lega-stellato che si è dimenticato del Mezzogiorno e pensa piuttosto a regalare il regionalismo differenziato alla ricche regioni del Nord, ma la manifestazione di oggi a Reggio rappresenta un punto di non ritorno. Occorre pensare a una svolta per cambiare il Paese ed aiutare il Meridione: le promesse (parole al vento, subito rimangiate il giorno dopo) stanno a zero, la Calabria, il Mezzogiorno, ma – diciamo la verità – tutto il Paese non ci sta più: l’Italia deve ripartire, cominciando proprio dal Sud. Lo abbiamo detto e ripetuto alla noia, se non riparte il Mezzogiorno non riparte il Paese: una teoria ribadita trasversalmente da gran parte della classe politica e dai sindacati (con esclusione di rappresentanti governativi). Lo ha detto anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella sua ultima uscita a Napoli, ma il governo lo capirà? Matteo Salvini, come si legge più avanti, ha già anticipato i suoi colleghi di Palazzo Chigi, invitando subito a un tavolo di confronto.

Le donne alla manifestazione di Reggio

Per questa ragione la piazza di Reggio, davanti al maestoso Duomo, ricolma di lavoratori, professionisti, giovani, disoccupati, tantissime donne, tra le bandiere rosse della Cgil e quelle a strisce verdi della Cisl e all’azzurro cislino, è uno spettacolo che ispira all’ottimismo o quantomeno alla fiducia. Anche gli industriali reggini, guidati dal presidente Giuseppe Nucera, hanno aderito. È arrivato Nicola Zingaretti, il segretario pd, in massa hanno aderito Presidente di Regione Mario Oliverio e del Consiglio regionale Nicola Irto, gli assessori regionali, i sindaci, i deputati, rappresentanti delle categorie professionali, al di là della colorazione politica dell’evento. Era tanto che CGIL-CISL e UIL, quella che una volta, antipaticamente si diceva la triplice – non trovava un consenso così ampio. Sono arrivati in 25mila (pochi per una manifestazione nazionale), tanti se si considera che Reggio e la Calabria sono penalizzati da trasporti insufficienti e mal assortiti È il senso della manifestazione, però, quello che – riteniamo – debba far riflettere.

Sono passati 47 anni dall’altro grande evento di Reggio dei sindacati: era il 1972 e la città era sotto assedio per la questione del capoluogo. I tempi sono cambiati, il pericolo per la democrazia non viene dai tentativi di infiltrazioni fasciste (e non solo) in una rivolta autenticamente di popolo, ma c’è un pericolo ancora maggiore: il sottosviluppo, la mancata crescita, sono il carburante per alimentare situazioni esplosive, dove malaffare e criminalità organizzata trovano terreno fertile per intrecciare nuovi viluppi con la politica “malata”.

Il tema della giornata “Ripartire dal Sud” è stato ampiamente sviluppato, anzi diremmo coralmente, da Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Non si indicano solo i colpevoli, si cercano soluzioni. E un primo risultato si trova subito. Il primo a reagire è il ministro dell’Interno Salvini che, facendo riferimento alla manifestazione di Reggio, si è rivolto direttamente a Cgil, Cisl e Uil e più propriamente a Maurizio Landini, segretario generale della Cgil dichiarando: «Entro luglio inviterò i sindacati al Viminale, con altri rappresentanti del lavoro, del commercio, dell’impresa e dell’agricoltura per confrontarci e ragionare insieme sulla prossima manovra economica. Manderò a Landini, che evidentemente non la conosce, una copia della proposta sull’autonomia che finalmente porterà merito e responsabilità anche ai politici del Sud. Sono sicuro che in un anno questo governo abbia fatto di più rispetto ai governi di sinistra che ci hanno preceduto per lavoratori e precari. Con la flat tax per famiglie, lavoratori e imprese faremo ancora di più».

Maurizio Landini
Maurizio Landini

Landini dal palco aveva detto che la manifestazione di oggi parla a tutto il Paese, chiedendo il cambiamento delle politiche del Governo. «La domanda è unire il Paese, non dividerlo. La domanda è nuovi  investimenti, nuovo lavoro, diritti, vera lotta all’evasione fiscale e alla criminalità. Non ci fermeremo fin quando non avremo ottenuto delle risposte. O il governo capisce o glielo faremo capire».

Secondo Landini «Serve usare l’intelligenza collettiva, affrontando i problemi area per area. Si mettano in testa che non si cambia il Paese senza il mondo del lavoro o contro il mondo del lavoro. Non permetteremo di portarci fuori dall’Europa, di farci tornare indietro e aumentare lo sfruttamento delle persone. L’esecutivo non ci porta da nessuna parte se non a sbattere ancora una volta. Quando le cose sono complicate come lo sono adesso serve l’umiltà di non rimanere da soli».

Su Salvini, il segretario CGIL era stato esplicito: «Il ministro degli Interni deve combattere la malavita organizzata e garantire che non ci sia capolarato e sfruttamento. Invece lo sblocca cantieri ci dice un’altra cosa. È una logica pericolosa. Basta con la logica dei condoni fiscali. Nel nostro paese bisogna combattere l’evasione fiscale. Per questo la flat tax non ci piace. Non bisogna dire che le tasse sono troppo alte, perché sono alte solo per chi le paga. Oltre ad abbassare le tasse dobbiamo combattere l’evasione fiscale». Senza trascurare l’autonomia differenziata: «È una bugia. – ha detto Landini – Non serve dividerci, perché già  lo siamo fin troppo. Già oggi la sanità o l’università sono differenti da Nord a Sud. Salvini chiude i porti ma intanto sono i giovani del Sud che se ne vanno dall’Italia».

Il lavoratore morto ieri al Porto di Gioia Tauro ha funestato la giornata, tra il dolore e l’amarezza di chi si reca al lavoro e non sa se la sera farà ritorno a casa. Lo ha ricordato Annamaria Furlan che ha parlato delle morti sul lavoro – ha sottolineato la Furlan – «il governo fa cassa con il decreto crescita, diminuendo i contributi Inail che servono per la sicurezza, la prevenzione e il risarcimento degli infortuni, mentre ogni giorno gli incidenti sul lavoro sembrano un bollettino di guerra».  Da questa «giornata bellissima» di Reggio – ha detto la segretaria Cisl – lanciamo al Governo un messaggio unitario: «l’Italia è una e una sola e pretendiamo di essere ascoltati». E ha incalzato: «Non ci fermeremo fino a quando non saremo ascoltati, lo avevamo promesso. Dopo le manifestazioni di febbraio, di Bologna e di maggio a Roma siamo qui perché il Sud fatica, ma ha voglia di riscatto. Non si può rinviare il  cambio di rotta sulle politiche del Mezzogiorno. Il Sud è completamente dimenticato anche nel dl crescita dopo Manovra e Def».

Annamaria Furlan
Annamaria Furlan

La Furlan indica il percorso: «Il Sud è il grande assente, è il fantasma nelle politiche di governo. La situazione è grave, il ritardo del Mezzogiorno è aumentato, basta vedere le ferite del Sud per capire i problemi di bassa crescita, povertà  crescente, di mancanza di legalità. Serve un’Europa unita, federale e solidale per la sfida degli anni a venire, non possiamo accettare l’Italia divisa a metà. L’Italia crescerà davvero se crescerà il Sud. Dalla Calabria ogni anno vanno via 300 milioni di euro per i cittadini che si curano in altre regioni. Basterebbe un po’ di lungimiranza per il Mezzogiorno. Occuparsi del Sud non è solo un dovere ma una necessità. È interesse di tutto il Paese. Come si fa a non capire che siamo tutti sulla stessa barca?»

«Serve una strategia vera per il Paese, – ha concluso – non si può creare debito per gonfiare la spesa corrente e ingaggiare inutili battaglie con l’Europa. L’Europa va cambiata, ma non è l’Europa il problema. L’obiettivo è lavoro, lavoro e lavoro. La prima cosa è riconoscere di avere sbagliato e correggere la rotta che nega crescita e lavoro. Se qualcuno ha pensato di risolvere tutto con il reddito di cittadinanza ha sbagliato, basta vedere il concorso di navigator. Il salario minimo non serve a far ripartire il lavoro. Con la contrattazione copriamo l’85% dei lavoratori. Estendiamola e abbassiamo le tasse su lavoro. I politici sono troppo impegnati a fare selfie e non una politica per il Paese. E il Mezzogiorno ha bisogno di un progetto serio, non di interventi spot. Siamo qui per ribadire che non si può più rinviare un radicale cambio di rotta delle politiche sul Mezzogiorno dove la gente attende da troppo tempo, ma è oggi il nostro tempo e il Sud invece di essere al centro dell’agenda politica ed essere priorità assoluta, continua ad essere dimenticato».

Carmelo Barbagallo
Carmelo Barbagallo

Ha chiamato in causa il Governo anche Carmelo Barbagallo della UIL: «Se il governo non ci convoca, sarà lui a farci andare avanti nella lotta. Andremo avanti con gli scioperi, non ci fermeranno. Cgil, Cisl e Uil devono stare assieme, unitari, non devono dividersi. Noi dobbiamo andare avanti, dobbiamo dire al Paese che queste sono le forze sane. Alla nostra richiesta di rinnovo dei contratti ci propongono il salario minimo per legge per fare abbassare ancora di più le paghe nel nostro Paese. Al posto di darci una mano a far rispettare i contratti in un Paese in cui il 30% è lavoro nero, fanno un’altra leggina».

Dove reperire le risorse? Barbagallo non ha dubbi: «Dicono che non ci sono soldi, ma all’Italia mancano 111 miliardi di evasione, 27 miliardi per usura e pizzo. Nel nostro Paese vanno avanti per slogan, ma bisogna ripartire da qui, dal Sud» e calca la mano sull’autonomia differenziata: « è l’immondizia che vogliono proporre al Paese. Noi non ci stiamo perché vogliamo riunire il Paese. Il Paese si sta sbriciolando. Tutte le opere degli anni ’70 sono scadute. L’unico ponte che non cadrà è quello sullo Stretto di Messina, perché non l’hanno fatto. Il salario minimo per legge farà abbassare le retribuzioni perché non è comprensivo delle voci che le compongono. Invece di aiutarci nella lotta contro il lavoro nero, vanno a fare una nuova leggina che dovranno modificare ogni 3 anni.  Dobbiamo ripartire così, come facevamo prima con le società di mutuo soccorso: essere più vicini ai più deboli. In questo Paese i più deboli sono aumentati e allora noi dobbiamo sentire la responsabilità di lottare per loro. Qualcuno quando l’abbiamo proposto pensava è difficile arrivarci, ma è proprio perché è difficile arrivarci che dobbiamo esserci».

Infine, Barbagallo parla della situazione dei trasporti: «Cristo si è fermato a Eboli, l’alta velocità a Salerno e in Calabria, dove si produce materiale ferroviario di qualità, l’Alta velocità non c’è. Che Paese è questo? Il Nord da solo, con la palla al piede del Sud sottosviluppato non ce la farà. Il Sud è essenziale per la ripresa economica del Paese. Al Nord sono +0,2% in termini di Pil, al Sud -0,2%. Sempre il prefisso di Milano. La constatazione è amara: «Il Sud è rimasto abbandonato per molto tempo. Il debito pubblico è uguale per tutti ma il sud ha il 50% del reddito rispetto al nord. Il Mezzogiorno deve aiutare il rilancio economico del Paese. Ripartiamo dal sud, bisogna fare investimenti per rilanciare l’economia e le infrastrutture. Noi siamo con i lavoratori, i pensionati e i giovani che sono costretti a cercare un futuro all’estero. Dobbiamo riuscire a ridare la speranza. In Italia c’è anche un problema demografico».

Nicola Zingaretti e Mario Oliverio
Nicola Zingaretti e Mario Oliverio

Oliverio, sempre accanto al segretario Zingaretti e a Landini, ha voluto dire «grazie alle  organizzazioni sindacali  per aver scelto la Calabria, Reggio Calabria, per questa grandissima manifestazione. Il Mezzogiorno è stato cancellato dall’agenda di Governo. Abbiamo bisogno di riaccendere i riflettori sul Mezzogiorno. – ha proseguito Oliverio – Il Governo deve assumerlo come risorsa per far ripartire il Paese. Senza il Sud il Paese non va da nessuna parte. Abbiamo bisogno di politiche del lavoro, al Sud ed in modo particolare in Calabria. Abbiamo bisogno di un grande progetto di ammodernamento infrastrutturale, abbiamo bisogno di sostegno alle imprese. Abbiamo bisogno di proiettare l’Italia nel Mediterraneo e il Sud è il ponte verso il Mediterraneo. Perché il Mediterraneo è la prospettiva del futuro dell’Italia e dell’Europa. Ecco perché è importante la manifestazione di oggi che considero il punto di ripartenza di un’attenzione sul Mezzogiorno come condizione per il futuro del Paese».

«La manifestazione di oggi – ha sottolineato il Governatore – dice che l’Italia ha bisogno di politiche di coesione e non di disarticolazione, che l’Italia ha bisogno, per pesare di più in Europa, di essere unita, di utilizzare le più grandi potenzialità ed il Sud, che tra queste è la più grande potenzialità, per aprire una prospettiva nuova. L’Italia una, non l’Italia spezzettata, per costruire una prospettiva di crescita».

Zingaretti con Stefano Graziano e Nicola Irto
Zingaretti con Stefano Graziano e Nicola Irto

Zingaretti aveva commentato positivamente il comizio dei sindacalisti: «Noi ora costruiremo il nostro Piano per l’Italia: da Palermo a Milano, lavoreremo per rimettere assieme tutte quelle forze che hanno capito che così non si può più andare avanti. La Lega ha ottenuto il consenso degli italiano parlando dei problemi, ma non è stata capace di risolvere i problemi degli italiani e li ha, anzi, traditi con profonde disuguaglianze sociali. Così è stato con quota 100 che sarà finanziata caricando debiti sui giovani. Lo stesso è accaduto con i 17 miliardi di euro pagati per interessi, ovvero soldi tolti alle politiche sociali e con la flat tax, anch’essa finanziata a debito e che, da quello che si capisce, andrà a sostegno dei più ricchi». Poi con un post su FB ha aggiunto: «Da Reggio Calabria grazie a CGIL, CISL e UIL per questo nuovo grande segnale di unità e mobilitazione. Daremo rappresentanza all’Italia che soffre e all’Italia che cresce. Di fronte alla confusione del governo ora a noi il dovere di offrire un’altra agenda per l’Italia: che rimetta al centro il lavoro, lo sviluppo sostenibile, la scuola e la formazione, incentivi e innovazione per imprese. Noi ci siamo e stiamo lottando per questo».

Si smonta il palco, domani si ricomincia a dialogare? Salvini, che sul Mezzogiorno sta facendo una forte campagna di consenso, dovrà pensarci due volte prima di sbilanciarsi con nuovi, avventurosi e irrealizzabili impegni di Governo. A lui preme, naturalmente, il regionalismo differenziato, che i Cinque Stelle non gli permetteranno mai di fare, salvo a regalargli una paccata aggiuntiva di voti al Nord. Come potrà conciliare le richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna con le aspettative del Sud?

La Calabria ha dato il seggio di senatore a Salvini (ancora per poco, dovrà optare per quello del Lazio a causa di errati conteggi che assegnano il posto a Fulvia Michela Caligiuri di Forza Italia) e il Senato glielo toglierà. Era un legame ideale col Sud: deve farlo diventare reale, anche dopo che diventerà senatore laziale, se vuole conquistare il “basso impero”. Auguri, non a lui, alla nostra povera Calabria. (s)