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L'OPINIONE / Giusy Staropoli Calafati: Liceo "Valentini-Majorana", una storia bastarda e irregolare

L’OPINIONE / Giusy Staropoli Calafati: Liceo “Valentini-Majorana”, una storia bastarda e irregolare

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – La storia del liceo Valentini-Majorana di Castrolibero, è una storia molto triste che accende i riflettori su una società “adulta” dichiaratamente fallita. Probabilmente disturbata.

Sono i giovani, con il loro fresco e dotato coraggio, che danno grandi lezioni di valori e di vita. Indicano la strada da seguire, confermano il loro essere soggetti attivi del presente, demolendo ogni genere di tesi riguardo le teorie futuriste, in cui, l’incapacità collettiva, per propria difesa, contro ogni responsabilità, vorrebbe ingabbiarli. 

Una vicenda che viene alla luce ponendo un preciso punto di domanda sulle evoluzioni o involuzioni probabili, di una società che pur di accrescere la sua centralità si scopre disposta a tutto. Anche a molestare sé stessa, all’interno della sua costituente. Molestare è menomare o sopprimere il potere di godimento a chi è titolare di un diritto. Che non è godimento come piacere fisico, così inteso dal professore che a Castrolibero è causa di questa baldoria sociale, e che in cambio di una fottutissima sufficienza chiede seni al vento e avanza palpeggi di culi, ma riguarda l’essere titolare a di sé stessi. Nelle volontà e nelle azioni. Senza compromessi o atti di forza.

Le denunce per molestie, all’interno del Valentini- Majorana, obbligano la scuola del centro cosentino a un risveglio immediato dal sonno comatoso dentro cui probabilmente si trascina da tempo; invitano la comunità studentesca a insorgere contro la società passiva, e richiamano il paese a un’analisi urgente sui generi della moralità e del disagio all’interno della scuola italiana. 

Castrolibero abbatte il muore del silenzio per aprirsi a verità grandi, geograficamente diffuse. 

Cosa è accaduto davvero? Perché è accaduto? Chi ha permesso che accadesse?

Attorno ai ragazzi, in occupazione scolastica, ormai da oltre otto giorno, in attesa delle perizie ministeriali, una solidarietà diffusa. Una regione intera e non solo, contro un sistema che invece di proteggere, distrugge, che al posto di sostenere, combatte. 

La scuola si trasforma improvvisamente in un tribunale disgiunto, dove chi giudica e chi condanna. Come se non esistesse una difesa. O anche solo un’aula in cui avere a disposizione un pubblico ministero.

La ragazza che ha denunciato le molestie per prima, e tutte le altre che hanno aggiunto la loro voce alla sua, avrebbero meritato un banco d’ascolto subito, non uno di prova. E se c’era un malessere andava intercettato. Ma spesso, la miopia è peggio della cecità.

La scuola di Castrolibero ha al suo vertice una preside. Una donna. Ma poco conta quando a prendere posizione ci vuole coraggio. E non è questione di Calabria, o di qualunque altro buco di culo di mondo possibile, ma si tratta di richiamo istintivo al senso umano e della responsabilità. 

Chi fa la scuola, deve prima aver fatto sé stesso. È una prerogativa. La scuola è una luce nel buio, è una porta aperta alla fine di un tunnel. È riscatto, è rinascita, ripresa e resilienza. È protezione la scuola, verità, denuncia, lotta, resistenza. È la più bella rivoluzione possibile che la società ha l’occasione di mettere in atto coinvolgendo intere generazioni. Non è omertosa, la scuola, non nasconde, non tiene per sé. Si offre invece, per il bene comune, per i propri studenti nel loro modo di essere giovani e non sulla base dei gusti, gli usi e i costumi, il potere degli adulti. 

La vicenda del Valentini-Maiorana ha cominciato il suo corso perché, seguendo l’esempio della buona scuola, giovani studentesse hanno parlato. Non hanno resisto. Hanno agito. Hanno sputato sulla faccia del mondo il proprio dramma raccontando di fatti subiti, bastardi e irregolari. E non si tratta di puttanelle lungo i viali notturni, ma di giovani donne che non intendono offrire sé stesse allo scranno dei meschini, ma pretendono che la scuola offra insegnamento di vita a loro e alla società di cui fanno parte. 

Sia fatta chiarezza. La protesta degli studenti di Castrolibero, è la rivoluzione di tutti. E chi pagherà il danno, e chi il silenzio.(gsc)