di SALVATORE BERLINGÒ – Non essendo più ormai da tempo Rettore dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” ed essendo informato delle sue vicende solo da quanto pubblicato sugli organi si stampa, ho ritenuto, alla fine, di uscire dal riserbo finora impostomi per esprimere la mia opinione al riguardo.
Le spoglie dei migranti che ormai ininterrottamente da qualche settimana affiorano tra le onde che lambiscono le coste calabresi rendono evidente la realtà di una situazione che si perpetua da oltre un decennio e che ha sepolto in quella tomba, il Mediterraneo – che gli arabi chiamano Mar Bianco di Mezzo – decine di migliaia di persone.
Sono vittime che, pur sempre, rappresentano una parte minoritaria rispetto a chi ha perso la vita o la speranza di una vita dignitosa nel deserto, fra l’Africa sub-sahariana e i Paesi che si affacciano su quel mare, nelle carceri della Libia, nei campi di concentramento in Tunisia, in Grecia, in Marocco e in Turchia o nelle impervie rotte terrestri della via dei Balcani.
I dati, aggiornati al 1° gennaio 2022, parlano di circa 6 milioni di stranieri presenti in Italia, 88.000 in più rispetto al 2021. La globalizzazione, la pandemia e i conflitti tuttora aperti (non solo in Ucraina) hanno prodotto oltre 100 milioni di profughi nel mondo, senza contare la drammatica situazione di Afghanistan e Siria. Solo in Africa subsahariana i conflitti in corso hanno causato 11,6 milioni di nuovi sfollati, la cifra più alta mai registrata in quelle regioni. In particolare, quanto all’Italia, si registra che il nostro Paese è stato meta di 105.000 sbarchi nel 2022 – senza contare gli oltre 171.000 ucraini che hanno ricevuto «protezione temporanea» di cui 61.000 minori –, cifre in netta ascesa rispetto al biennio precedente.
Si continuerà a versare in questa situazione fino a quando ci si illuderà di poter gestire tale imponente ed inarrestabile fenomeno migratorio con il semplice controllo delle frontiere esterne, con i meri respingimenti e le riammissioni nei Paesi di origine, con la creazione di impossibili o inutili ed inefficaci infrastrutture di protezione.
Occorre, per contro, por mano e mettere in pratica iniziative che, nel rispetto dei principi della accoglienza e della ospitalità, sanciti dalle convenzioni internazionali, dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla CEDU, per un verso, siano capaci di coinvolgere gli stessi migranti e richiedenti asilo e, per altro verso, siano idonee a formare le opinioni pubbliche, in particolare quelle delle giovani generazioni, perché non cedano alle strumentalizzazioni e alle infondate paure circa le dinamiche di mobilità transnazionali e transcontinentali dei popoli di ogni Paese, da sempre verificatesi ciclicamente nel corso della storia.
Si tratta, dunque, di operare, anzi tutto, a livello culturale, ossia al livello che pertiene, in primo luogo, alle istituzioni di alta cultura. Per altro, proprio nella Città di Reggio Calabria, la cui area metropolitana risulta baricentrica nel contesto del bacino mediterraneo, hanno sede due istituti universitari (l’Unida e l’Università ‘Mediterranea’) i cui rispettivi identikit formativi si presentano mutuamente complementari per il perseguimento delle suddette finalità.
Sulla base di quanto premesso si suggerisce, in primo luogo, di procedere alla deliberazione di una proposta nei termini ed ai sensi dell’art. 3.3 della legge Gelmini, di federazione tra l’Unida e l’Università ‘Mediterranea’ avente ad oggetto un progetto di federazione con gli obiettivi di
- implementare i corsi di laurea con l’istituzione di (ulteriori) insegnamenti in lingua inglese e in lingua araba;
- implementare l’insegnamento di lingua italiana agli studenti stranieri per rendere possibile il loro accesso agli insegnamenti (ancora) impartiti in lingua italiana;
- incrementare in modo esponenziale le borse di studio per gli studenti stranieri;
Redigere rapporti dettagliati sui paesi di origine di chi emigra e di chi chiede asilo, sui trend dello sviluppo demografico nei paesi in via di sviluppo ed in particolare nell’Africa sub-sahariana, sulla crescita o meglio sulla decrescita demografica nel nostro Paese, sui trend di invecchiamento delle nostre popolazioni, nonché sulle percentuali di cittadini di Paesi terzi suddivisi per regioni e anche fra aree urbane e aree agricole;
Predisporre un programma di educazione delle giovani generazioni anche con la attivazione di nuovi Corsi di laurea e post-laurea, che integri e rafforzi le politiche di accoglienza e di ospitalità;
Promuovere una gestione ragionata dei flussi regolari in riferimento al mondo del lavoro, ricordando che l’incidenza degli stranieri è pari all’11,2% sul totale degli occupati, al 16% sul totale delle persone in cerca di lavoro e al 9,3% sugli inattivi.
Una volta redatto tale progetto in modo condiviso, occorrerà procedere, sempre in sede dei rispettivi organi di governo, alla deliberazione di approvazione del progetto da sottoporre, ai fini dell’approvazione e della determinazione delle correlate misure finanziarie, all’esame del Ministero, che si esprimerà entro tre mesi, previa valutazione dell’Anvur e dei rispettivi comitati regionali di coordinamento, anche ai fini ai fini della richiesta della statizzazione dell’Ateneo per stranieri “Dante Alighieri”. (sb)
[Salvatore Berlingò è già Rettore dell’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria, Emerito dell’Università degli Studi di Messina]