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Osvaldo Napoli

Osvaldo Napoli (Azione): Occhiuto si riprenda i soldi del PNRR sottratti dal Governo alla Calabria

di PINO NANO – Intervista senza-rete ad uno dei protagonisti della vita politica italiana. Berlusconi lo ammirava ma lui un giorno si ribella e lo lascia solo. Nei giorni più caldi dell’anno Osvaldo Napoli accetta di guardare al Paese e di dire le cose che pensa con una chiarezza che non sempre la politica preferisce.

Quella di Osvaldo Napoli è la storia personale di un leader politico che sembra aver trovato l’elisir della giovinezza. Tutto di lui puoi immaginare tranne che si prepari a festeggiare i suoi primi 80 anni, eppure l’uomo ha una carica, un carisma, e una intelligenza di un giovane peone rampante, con un futuro ancora tutto da vivere. Sognatore, filosofo, giocoliere, effervescente, determinato, elegantissimo, a differenza di suo fratello che pareva vivesse sui trampoli, Osvaldo Napoli ha il carisma dei protagonisti della storia della Repubblica, navigato, consapevole delle diversità in cui si muove il Paese, ma soprattutto rispettosissimo dei ruoli e della politica intesa con la A maiuscola.

Una vita e una tradizione politica fuori dal comune. Suo fratello, Vito Napoli, lo ricordo era stato prima di lui sottosegretario di Stato alle attività produttive, uomo chiave del gruppo di Forze Nuove che in seno alla DC faceva riferimento a Carlo Donatt Cattin. Lui, invece, classe 1944, nato a Torino, sindaco di Giaveno per quattro mandati, tra il 1985 e il 2004, nel 1994 aderisce a Forza Italia.Nel 2001 è deputato alla Camera nelle liste di Forza Italia nel collegio di Giaveno e riconfermato poi nel 2006. Viene rieletto alla Camera dei deputati nelle file del Popolo della Libertà durante la XVI Legislatura. Nel dicembre 2010 è Vicecapogruppo del PdL alla Camera. Nel febbraio 2013 si ricandida alla Camera dei deputati al sesto posto della lista PdL nella Circoscrizione Piemonte 1, ma il PDL ottiene soltanto tre seggi e lui rimane fuori dal Parlamento. Nel 2013, dopo lo scioglimento del PdL, aderisce alla nuova Forza Italia contestualmente rifondata da Silvio Berlusconi. Eletto sindaco di Valgioie nel 2009, nel 2011 diventa presidente facente funzioni dell’ANCI al posto di Sergio Chiamparino appena eletto sindaco di Torino. Nel maggio 2014 viene rieletto Sindaco di Valgioie, incarico dal quale si dimette nel maggio 2016 per candidarsi sindaco a Torino.Il 5 giugno 2016, alle elezioni comunali di Torino raccoglie il 5,31% che gli valgono l’elezione in Consiglio Comunale.Dal 17 marzo 2022,dopo aver lasciato il gruppo parlamentare di Coraggio Italia, aderisce alla componente parlamentare del gruppo misto di Azione di Carlo Calenda.

Oggi lui viene considerato uno dei nemici dichiarati più esposti della linea politica di Forza Italia. Siamo venuti a cercarlo per capire meglio cosa pensa prima di tutto del futuro della Calabria, che è la terra di origine della sua famiglia, loro originari di Sqillace.

– On Napoli, un miliardo di lire tolto alla Calabria regione governata da Forza italia è uno schiaffo a Forza Italia e al suo staff, non crede?

«Il governo taglia alla Calabria quasi un miliardo di euro perdendo il 46 percento delle risorse. Prendiamo atto che Giorgia Meloni e il ministro Misumeci e Fitto riempiono a parole il territorio meridionale salvo poi nella prima occasione penalizzare il territorio calabrese. Sono sicuro che il presidente Roberto Occhiuto, profondo difensore del proprio territorio, dimostrerà differenziazione politica da questo atto. Ci aspettiamo un pronto ripensamento da parte del governo e non vi sono dubbi che i nostri rappresentanti regionali e comunali di azione sapranno nelle sedi opportune denunciare questa iniqua penalizzazione«.

– Che risposta immagina verrà dal Governo?

«Conosciamo già la replica del governo: nessun progetto sarà definanziato, i fondi tagliati dal Pnrr saranno compensati con le risorse del Fondo di coesione sociale. Questa è la promessa, la realtà dice tutt’altro per la Calabria: la regione guidata dal presidente forzista Roberto Occhiuto si è vista punita con il taglio di 1 miliardo dei fondi del Pnrr. Questo significa che se il Mezzogiorno è la Cenerentola del Pnrr, la Calabria ha subito un trattamento ben peggiore, visto che 1 miliardo rappresenta ben il 46% delle risorse».

– Come reagirà la Calabria?

«Sono convinto che il presidente Roberto Occhiuto farà sentire la sua voce e difenderà il territorio che amministra senza farsi condizionare dalle ragioni dell’alleanza di destra. Gli interessi della Calabria sono certamente superiori alla coesione dell’alleanza di destra. Gli amministratori locali di Azione non resteranno a guardare questo autentico scippo di risorse contro la loro regione, più di altre con i titoli giusto per avere i fondi del Pnrr».

– Lei conosce molto bene i problemi della Calabria, del resto è la regione dove suo fratello l’ex Sottosegretario Vito Napoli mieteva consensi elettorali bulgari…In una battuta, come lo vede il futuro di questa terra?

«La Calabria ha bisogno di uno scatto di orgoglio. Taglio di un miliardo dei fondi pnrr, 30 comuni commissariati per non aver vigilato sull’abusivismo. Se così è è non ho nulla nel pensare diversamente la domanda, e cioè “Quale classe politica e amministrativa ha la Calabria?” Il silenzio in politica non paga e la gente richiede risposte alle proprie esigenze.Questa è la verità. Sarà triste, ma così è».

– On. Napoli, morto Berlusconi, cosa cambierà in Forza Italia?

«Cambierà tutto e non cambierà niente. Voglio dire che finita la lunga stagione della monarchia, la sopravvivenza di Forza Italia dovrebbe essere affidata, in assenza di un nuovo monarca, alla Repubblica. Cioè Forza Italia dovrebbe farsi partito, con organismi e dirigenti eletti e non più cooptati. Un lavoro di vera e propria rifondazione. Con due ostacoli su questo cammino: il tempo e l’assenza di procedure per la riscrittura di uno statuto con l’impronta della democrazia. Se, invece, dovesse emergere un Berlusconi II, come nelle dinastie monarchiche, ogni problema sarebbe risolto. Almeno sulla carta».

– Che autunno si deve aspettare il Paese?

«Complicato, come è da sempre la stagione della legge di bilancio. Le risorse scarseggiano e il buon Giorgetti sarà costretto a camminare sui carboni ardenti per far quadrare i conti. Le promesse fatte sono state tante, ma la lista di quelle realizzabili si accorcia ogni giorno. Perché, le faccio io una domanda, Meloni e Salvini hanno bussato alla porta del sistema bancario inventando di sana pianta una tassa sugli extraprofitti?»

– Lei crede che la Meloni continuerà a reggere alla recessione?

«Penso che Giorgia Meloni abbia mostrato fin qui notevoli qualità politiche nel gestire la sua maggioranza. Certo, si tratta di vedere quanto “morderà” sui conti pubblici il previsto calo della produzione. Leggo ogni giorno i peana dei parlamentari meloniani sulla Nazione che risorge “più bella che pria”, per dirla con Ettore Petrolini. Forse si sono distratti e non hanno letto il tracollo delle entrate fiscali delle partite IVA. Poi, tutto dipenderà da come la Commissione europea e la Bce decideranno di affrontare il tornante autunnale, l’ultimo prima delle elezioni europee. Insomma si rischia quel fenomeno in astrofisica noto come “allineamento degli astri».

– Crosetto denuncia la pratica dei dossier sui politici: ma c’è da credergli?

«Conosco Guido Crosetto, ne ho sempre apprezzato la serietà e l’onestà intellettuale. I dossier, sui politici ma non solo, risalgono probabilmente ai tempi della Repubblica di Atene, parliamo del V secolo A.C. Non sono una bella pratica in democrazia. Però, osservo una cosa. Quando i politici sono all’opposizione quasi mai si accorgono dell’esistenza del dossieraggio. Quando sono maggioranza denunciano questo fenomeno come la più seria minaccia alla democrazia. I dossier sono il sintomo, non la sostanza, dell’ affanno in cui versa il Paese e la sua classe dirigente».

– Il caso Santanchè fa ancora rumore, lei al suo posto si sarebbe dimesso?

«Mi sarei dimesso, senz’ombra di dubbio. Prima di tutto per non danneggiare il mio partito, anche se oggi è una parola vuota: i partiti sono conventicole, comitati al cui vertice c’è una persona, il leader carismatico, che decide per tutti. Parla il leader, poi arriva il coro di approvazione a qualunque cosa abbia detto».

– Come immagina la riforma Nordio?

«Come la immagino? Lei mi chiede di immaginare qualcosa che lo stesso ministro Nordio, persona di grande preparazione, fatica a immaginare… ».

– Lei è stato per tanti anni sindaco, è giusto eliminare il reato di abuso d’ufficio?

«L’abolizione del reato di abuso d’ufficio, una fattispecie che viene fatta rivivere in altre norme del codice penale e civile perché è inimmaginabile l’abolizione tout court, poteva essere un assaggio. Ma vedo difficoltà, nella stessa maggioranza, per arrivare al cuore del problema, la separazione delle carriere».

– Alla fine cosa farà Renzi? Resterà con Calenda o lascerà per tornare magari a destra?

«Che cosa farà Renzi? Renzi costruisce il gioco all’impronta, si muove d’istinto. Fiuta l’aria come sanno fare i grandi carnivori, poi sceglie la preda. Metafora a parte, mi lasci esprimere la mia amarezza per il declino di un progetto politico in cui milioni di italiani avevano creduto. Poi, come si sa, la politica, come la fisica, non ammette vuoti. C’è nel Paese, diffusa un po’ ovunque, nelle grandi aree urbane forse più che nei piccoli centri, nel Nord esportatore forse più che nel Mezzogiorno, una domanda di riformismo in cui si combina il desiderio di cambiamento radicale dei più giovani con la necessità di semplificazione delle regole della vita civile, quotidiana, che riguarda l’impresa, soprattutto quella medio-grande».

-Condivide la posizione attenta del Capo dello Stato nei confronti del Governo?

Il presidente della Repubblica è sempre da condividere. Non solo o non tanto perché è la più alta magistratura del Paese, il che non è poco, ma perché da Ciampi in poi l’elezione del presidente della Repubblica ha sempre coinciso con una scelta felice del parlamento. Da Ciampi a Napolitano a Mattarella. Segnalo che gli ultimi due presidenti, Napolitano e Mattarella, sono i primi, e non saranno gli ultimi casi, di presidenze doppie. Questo significa due cose: le difficoltà della politica a costruire intese credibili in nome della coesione istituzionale; la difficoltà a trovare personalità di indiscusso prestigio e autorevolezza, di specchiata moralità e profonda adesione allo spirito della Costituzione.

– Lei crede che i sindacati stiano facendo bene il loro lavoro? O li vorrebbe più aggressivi?

«I sindacati hanno conosciuto, in parallelo alla politica, una caduta di credibilità e di rappresentanza che devono preoccupare ogni sincero democratico. È cambiato il lavoro, sono cambiate, in profondità, le regole, i luoghi del lavoro. Il sindacato ha faticato molto, negli ultimi anni, ad acquisire una maggiore flessibilità nella tutela degli interessi dei lavoratori. Sono tanti e dispersi sul territorio e nella società i nuovi lavori in attesa di tutele e garanzie. Apprezzo molto, per esempio, il lavoro che sta facendo l’amico Luigi Sbarra, convinto, e io con lui, che il sindacato debba passare da un ruolo di pura contestazione a uno di proposizione: non limitarsi a discutere le proposte del governo, ma essere il sindacato stesso propositivo». (pn)