CROTONE NON È FIGLIA DI UN DIO MINORE
SIA RESTITUITA LA MERITATA CENTRALITÀ

di MIMMO CRITELLI – La sortita della Lega Catanzarese, in ordine all’ipotesi che il capoluogo di Regione possa ampliare le proprie prerogative istituzionali e legislative, diventando Città Metropolitana, offre lo spunto per una riflessione più articolata e meno oltranzista, anche se a confrontarsi sono, allo stato, le due “curve ultras” (Lega) di Catanzaro e di Crotone.

Ne immagino già l’epilogo. Proverei, invece, a setacciare la proposta separando gli spunti e gli obiettivi di interesse generale, la Calabria, da quelli che tentano di restaurare lo status quo ante (1993) e un centralismo che ha prodotto i suoi effetti negativi rispetto alla coesione territoriale. È da tempo, immemore, che insieme a qualche amico provo a sollecitare una riflessione intorno al riassetto Istituzionale ed Amministrativo della Calabria. Lo abbiamo fatto anche in occasione della tornata elettorale Regionale, interloquendo con Roberto Occhiuto, all’epoca candidato alla Presidenza della Giunta Regionale.

In pratica, la costituzione di un un tavolo Istituzionale Regionale che coinvolgesse non solo l’Upi e l’Anci Calabresi ma anche il sindacato ed il variegato mondo dell’Associazionismo. Un “Forum Interistituzionale e civico” che si facesse carico di compiere una ricognizione degli ultimi 50 anni di Regionalismo (1970-2021) e un consuntivo sullo stato e la condizione dei territori e, in essi, delle grandi aree urbane (Gioia Tauro, Vibo Valentia, Lamezia Terme, Crotone, Corigliano-Rossano, Castrovillari, etc.).

Sarebbe stato opportuno che il sistema politico, i partiti, fra le inesistenti attività di proposta e confronto programmatico non rinunciassero a pensare come ridisegnare la Calabria, atteso il consuntivo negativo di tutte le esperienze pregresse, sempre alternate fra di esse, e rendicontate dai diversi indicatori che generano il Pil Regionale in confronto con la crescita Nazionale e Continentale.

Un’architettura politica e istituzionale tutta da affinare che prova a recuperare quel protagonismo che Catanzaro ha perso oltre 25 anni fa’ con la nascita delle Province di Crotone e Vibo. In tal caso proverò a spiegare, non in maniera reazionaria come hanno fatto i leghisti Krotoniati, le ragioni per cui le riforme hanno il compito di esaltare le autonomie locali, tutte, ma offrendo un respiro e un orizzonte di coesione e di crescita ai territori, in egual misura, garantendo gli stessi standard di qualità della vita. Soprattutto perché ci apprestiamo, come cittadini del Sud Europa, a veder riequilibrare i livelli essenziali di servizi e prestazioni con i nostri omologhi del Nord d’Italia e D’Europa.

L’unico aspetto positivo che si può cogliere, quindi, nella proposta della Lega Catanzaro, è di aver dato la stura ad un confronto che non può circoscriversi al suo interno ma deve, necessariamente, coinvolgere i diversi livelli di responsabilità politica e di rappresentanza Istituzionale.

Anche se fuori tempo massimo per immaginare un approdo comune fra le due Istituzioni (Catanzaro e Crotone) si coglie l’elemento prodromico ad un tavolo regionale per avviare un confronto generale.

Proprio perché la Lega è forza di Governo, nazionale e regionale, sarebbe più che opportuno vigilare e affiancare il Presidente Occhiuto rispetto all’autonomia differenziata attestandosi su una impellente rivisitazione dell’impianto Statuale, soprattutto perché l’autonomia differenziata non aggravi il divario esistente fra nord e sud del Paese.

Non si perda, cioè, l’occasione di aggiornare la Costituzione sulla quale andrebbe ad incidere l’autonomia stessa, l’articolazione dello Stato e i meccanismi elettivi del Premier e dei Parlamentari. Ecco la sfida alla quale è chiamata la Lega Calabrese e meridionale in primis. Fallito il tentativo di Salvini di accreditare una Lega Nazionale (uno specchietto per allodole) ed una volta vistasi occupare lo spazio sovranista e conservatore da FdI, alla Lega non resta che trasformarsi in una Lega del Sud anche per difendersi da sé stessa. Il Federalismo Istituzionale fu una battaglia abbandonata dalla Lega quasi subito, dai suoi albori, non perché non vi credessero (prof. Miglio docet), ma perché era più conveniente puntare al Federalismo fiscale(2008), (gli sghej) che sono riusciti ad affermare guarda caso con Calderoli.

Quello che è avvenuto dopo, anche grazie alla riforma del Titolo V (Amato 2001) è stato solo aumento del debito pubblico e divario sempre più marcato fra Centro- Nord e Sud dell’Italia.

Ed allora si prospetti ai Ministri e Parlamentari Leghisti di “mettere a terra” le risorse del Pnrr partendo dal Sud ed alzando, inevitabilmente, la quota del 40% che l’ottimo Ministro Carfagna era riuscita a spuntare nonostante al Sud risieda poco meno di 1/3 della popolazione. È una proposta, nemmeno tanto scandalosa, giacché il principio che ha ispirato il Next Generation Ue era rivolto alle nuove generazioni ed alle aree svantaggiate.

In Calabria, per tornare a bomba, serve mandare in soffitta il vecchio armamentario ideologico e centralista. Bisogna rompere lo strabismo degli ultimi 50 anni che ha tenuto la Città di Crotone ai margini e periferica rispetto al resto della Calabria. Se siamo gli ultimi vi è una grande responsabilità dei Governi Regionali precedenti, tutti, che non hanno saputo farsi carico delle nostre fragilità.

Rappresentiamo un’area strategica nel Mediterraneo perché siamo baricentrici rispetto alle rotte per l’Europa del nord ed orientale.

Eppure, la coincidente presenza di un porto e un aeroporto ha sempre rappresentato un orpello utile alla bisogna, che si trattasse di Sacal o dell’autorità di bacino di Gioia Tauro.

Tutto quanto non avviene per un destino avverso o immodificabile, qualcosa non ha sicuramente funzionato nelle scelte Regionali, ma un concorso di colpa riguarda anche la pletora di Parlamentari e affini, Sindaci e Presidenti di Provincia che si sono alternati, quasi a completare il lavoro che gli altri avevano lasciato incompiuto.

In qualunque parte d’Italia un’area soggetta a dismissione industriale diventa oggetto di concorso internazionale di idee o coinvolge Urbanisti di altrettanta fama. Un esempio: Tirana.

Qualche anno fa, il Governo Albanese ha recuperato oltre 100 ettari di area degradata e industriale a nord della Capitale affidandosi all’Arch. Boeri. Un Italiano. A Crotone, invece, si è pensato al futuro affidandosi a chi aveva già immaginato una Città ripiegata su se stessa.  Con il risultato che chi arriva dopo, per reazione, fa ancora peggio.

La nostra è una realtà rassegnata all’irrilevanza perché non ci sono idee, non c’è una visione e manca la percezione dell’orizzonte. Crotone deve uscire dalla sua condizione di minorità con la stessa unità con la quale, senza distinzioni o primazie, riuscì ad affermare la propria autonomia Istituzionale: La Provincia. Oggi, la discussione intorno al tipo di elezione, è fuorviante e, al solito, un ibrido legislativo.

Si cambierà la Del Rio o la si riconfermerà? Ma, ancora prima di svelare l’arcano, cosa impedisce alla Calabria di autoriformarsi?

A legislazione vigente, le aree vaste (350 mila ab.) Potrebbero essere 5, vista la popolazione Calabrese (1.8 mln) ed essere rimodulate territorialmente. Potrebbero tenere conto dell’articolazione dei collegi elettorali alla Camera, trattandosi di organizzazione Statuale, alla quale coniugare contiguità territoriale (infrastrutture) e di sviluppo economico oltre che di retaggio sociale e culturale. Leggasi Area Vasta della Magna Graecia, magari con doppio Capoluogo (Crotone e Corigliano-Rossano) che amplii la rete dei servizi ed implementi le funzioni oltre il semplice coordinamento ed attuando un diffuso trasferimento delle deleghe da parte della Regione.

In questo caso l’elezione diretta, e non ponderata, avrebbe un senso pur riproponendo un antico interrogativo riguardo all’efficacia dei quattro livelli Istituzionali (Stato, Regione, Provincia Comune). Personalmente li ho sempre ritenuti troppi e, in alcuni casi, sovrapponibili.

Ma questo è un altro discorso che necessiterebbe di una consapevolezza nazionale ed un impegno unitario a ridisegnare l’architettura Statuale e i meccanismi di selezione della classe dirigente che negli ultimi anni (Porcellum (CD) Rosatellum (tutti) hanno generato una moltitudine di “dilettanti allo sbaraglio”. Tuttavia, auspicando che si avvii un confronto virtuoso a livello Regionale, qui a Crotone possiamo cominciare a darci una strategia che rallenti il declino demografico ed economico e rilanci il peso geopolitico della Città dei tre millenni.

Pensare ad unire le municipalità contermini (Crotone, Isola Capo Rizzuto, Cutro Scandale, Rocca di Neto, Strongoli) per creare un’area urbana di oltre 100 mila abitanti ed il secondo territorio (oltre 600kmq) d’Italia per estensione, dopo l’area metropolitana di Roma. Per non accennare alle provvidenze finanziarie ai diversi livelli di competenza. Una classe dirigente ambiziosa ed attrezzata non tarderebbe ad attivarsi nella direzione di una crescita collettiva.

Ciascuno dei protagonisti politici in campo avrebbe da trarre solo vantaggi a cimentarsi su obiettivi che vadano oltre i confini angusti dell’autoreferenzialità. (mc)

 

Cgil, Cisl e Uil Calabria: La politica resta scollegata dai reali bisogni dei calabresi

«Alla politica diciamo di fermarsi e di non fare campagna elettorale, ma di sedersi con noi per trovare le migliori o soluzioni a questi problemi, perché in gioco c’è il futuro dei nostri giovani» ha dichiarato Tonino Russo, segretario generale della Cisl Calabria, nel corso della manifestazione, nella Piazza antistante la Prefettura di Catanzaro, per riportare all’attenzione delle istituzioni l’Area Centrale della Calabria.

La manifestazione, infatti, è il primo passo verso una più ampia condivisione con i territori dell’Area centrale della Calabria che infatti saranno coinvolti chiamando in causa anche il mondo imprenditoriale, le associazioni, i sindaci, la società civile. L’intento di Cgil, Cisl e Uil dell’Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo è quello di dare vita ad una nuova fase che guardi alle possibili condivisioni per un’azione sinergica, protagonista di una propositiva stagione di confronto sociale.

In tanti, nel rispetto delle normative anti-covid, hanno voluto essere presenti a Catanzaro per testimoniare l’impegno della battaglia condivisa, alla presenza dei tre segretari generali – Angelo Sposato (Segretario generale Cgil Calabria), Tonino Russo (Segretario generale Cisl Calabria), Santo Biondo (Segretario generale Uil Calabria – e dei segretari generali dell’Area Vasta Enzo Scalese (Cgil), Fabio Tomaino (Uil Crotone) e i tanti segretari di categoria e componenti delle segreterie generali dell’Area Vasta, oltre che dirigenti e militanti dei vari comparti provenienti da tutta l’Area Centrale della Calabria.

Nella tarda mattinata, una delegazione di dirigenti dei tre sindacati, e di lavoratori e lavoratrici impegnati nelle vertenze più calde (come quelle legate alla Casa di Cura Sant’Anna Hospital e al call center Abramo Customer, ma anche della legge 15 e degli ex lpu ed lsu) hanno incontrato il capo di gabinetto del prefetto Cucinotta, il dottor Vito Turco.

Al rappresentante dell’Ufficio territoriale del Governo hanno sottoposto la piattaforma programmatica elaborata unitariamente, affrontando i temi legati alle riforme (prima tra tutte quelle del settore Sanitario e della Pubblica amministrazione), con particolare attenzione alla questione dell’integrazione tra le aziende ospedaliera e ospedaliero universitaria “Pugliese-Ciaccio” e “Mater Domini”. La delegazione si è soffermata a riflettere, anche, sui temi delle transizioni energetiche ed ecologiche con la riconversione delle aree industriali di Lamezia, Catanzaro, Vibo, Crotone nell’ottica della piena entrata in funzione della Zes. Al centro del confronto, ancora, il tema delle infrastrutture e delle bonifiche ambientali e l’impegno del prefetto di preparare una nota da indirizzare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri  e alla Regione Calabria per le rispettive  competenze al fine di mettere in campo dei tavoli di concertazione  e di sinergie istituzionali.

Tra i temi della piattaforma programmatica, quindi, spicca quello della sanità che, proprio ieri – come ha sottolineato Angelo Sposato (Cgil) è stato al centro del dibattito del Consiglio regionale.

«Dalla politica e dal commissario ci saremmo aspettati risposte e soluzioni che non sono arrivate – ha detto Sposato –. Abbiamo 150 milioni di fondi Covid non spesi, i fondi del Decreto Calabria non spesi, c’è la possibilità di fare le assunzioni ma non sono state fatte. Al ministro della Salute, Roberto Speranza, il 3 maggio chiederemo alcune misure operative: una deroga ai commissari per i bilanci e gli atti aziendali, la sterilizzazione e l’azzeramento del debito, e personale qualificato da inviare nelle Asp per mettere a posto bilanci e atti aziendali e sbloccare le assunzioni».

E sulle questioni economiche aggiunge: «Parliamo del Recovery Plan, ma senza un crono programma: vorremmo capire quali investimenti pubblici il governo intende mettere in campo, al momento non c’è nulla. Stiamo pensando a fare azioni unitarie per sensibilizzare su questi tempi e il Primo maggio presenteremo un Piano di ripartenza per la Calabria da offrire alla politica nazionale e regionale».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario generale della Cgil Area Vasta, Enzo Scalese: «Quello di oggi è solo il primo di una serie di appuntamenti incentrati sulle nostre proposte programmatiche da mettere in campo, una piattaforma che si poggia su 8 punti, su cui vogliamo coinvolgere l’intero territorio dell’Area centrale».

«Vogliamo avviare – ha spiegato Scalese – una discussione sul rilancio di questa parte della Calabria ma non solo su temi contingenti, a partire dalla sanità: vogliamo parlare di prospettive. E per sviluppare questo contesto dobbiamo concentrarci sulle infrastrutture, non intese però solo come opere pubbliche. La rete digitale, quindi la digitalizzazione è il futuro e nello stesso lo strumento di contrasto allo spopolamento delle aree interne. A questo si aggiungono le tematiche green l’energia pulita, i porti come via del mare per i trasporti.»

«Insomma – ha concluso Scalese – su questi temi dobbiamo fare fronte comune per affrontare le criticità ataviche non proclami ma con azioni che possono dare un futuro a questa realtà”.

Per il segretario generale della Cisl, Russo, il territorio dell’Area centrale della Calabria «vive un momento di assoluto abbandono sul piano degli interventi per la sanità, per le infrastrutture. Non vediamo segnali positivi nel Recovery Plan sia per quanto riguarda la linea ferroviaria che per quanto riguarda la Statale 106, non funziona l’area portuale, si continua a parlare dell’Alta velocità per collegare Salerno e Reggio, ma per noi la vera Alta velocità è collegare Reggio con Roma in sole 3 ore, e da quello che leggiamo non ci avviciniamo nemmeno minimamente a questi parametri».

«E allora – ha aggiunto Russo – siamo preoccupati. C’è anche il grande tema dell’occupazione, con un precariato che ormai è fuori controllo: bisogna dare dignità al lavoro. Alla politica diciamo di fermarsi e di non fare campagna elettorale, ma di sedersi con noi per trovare le migliori o soluzioni a questi problemi, perché in gioco c’è il futuro dei nostri giovani».

“Abbiamo una piattaforma unitaria che renderemo pubblica il Primo maggio – ha anticipato Biondo – un programma di lavoro che non ha la presunzione di essere la verità assoluta ma vuole aprire una fase di confronto con tutti coloro che ci stanno a dialogare con Noi. Abbiamo una base programmatica inclusiva e aperta ai contributi che arriveranno dal mondo delle associazioni, dai partiti di maggioranza e opposizione, dalle forze sociali e produttive. Proseguiamo la mobilitazione perché siamo convinti che la Calabria sta affrontando questa fase di emergenza malamente e all’emergenza sanitaria si aggiunge quella economica, che già prima della pandemia contava 18 punti di Pil in meno rispetto al resto del Mezzogiorno e al Paese. Non siano soddisfatti del Piano nazionale di ripresa e resilienza: c’è un’attenzione che riguarda il resto del Mezzogiorno ma non la Calabria». (rcz)

Cgil, Cisl, Uil Calabria e Cgil Area Vasta siglano accordo unitario per rilancio dell’area vasta calabrese

È stato siglato, da Cgil CalabriaCisl CalabriaUil Calabria, un documento unitario per il rilancio produttivo, economico e sociale dell’area vasta calabrese che sarà la base del confronto in vista della mobilitazione che si terrà il 27 aprile davanti alla Prefettura di Catanzaro. 

La sigla del documento è avvenuto nel corso dell’incontro, da remoto, degli attivi unitari territoriali dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo. I lavori sono stati introdotti dal Segretario generale della Cisl Calabria, Tonino Russo, presieduti da Enzo Scalese, Segretario generale della Cgil area vasta e, dopo l’intervento di Fabio Tomaino, Segretario generale della Uil Crotone, conclusi da Santo Biondo, Segretario generale della Uil Calabria.

Sanità, vertenza Sant’Anna, vertenza Abramo, precariato, scuola, divide digitale, mobilità, infrastrutture, reti energetiche e servizio idrico, ambiente e territorio, ciclo dei rifiuti sono queste le “missioni” del documento unitario che i sindacati porteranno all’attenzione delle istituzioni competenti.

Per Cgil, Cisl e Uil dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo, infatti, vi è la convinzione che occorra agire con una visione d’insieme che possa generare e mettere in campo proposte concrete ed efficaci, in un contesto di riferimento generale che parta dall’attuazione realistica e fattibile di una progettualità socioeconomica basata su risorse certe, velocità e qualità nell’azione della spesa pubblica, facilità e semplificazione amministrativa, che  salvaguardi fermamente  i principi della regolarità e della legalità. 

Tutto questo, avendo ben presente che con il mondo accademico, del volontariato e del terzo settore vanno costruite le condizioni affinché possa emergere un contributo che è assolutamente importante, in un rapporto tra causa ed effetti generati dalla profonda crisi che stiamo vivendo nella nostra regione. Mancano, infatti, politiche e strategie concrete nel campo della ricerca, della formazione e della specializzazione dei processi produttivi, che rendono asfittica e debole la nostra economia fino a determinarne pesanti ricadute sociali in un diffuso disagio di tutele, assistenza e servizi. Mancano politiche nazionali per il mezzogiorno, ed investimenti pubblici che mirino a favorire  occasioni di sviluppo industriale e del manifatturiero sostenibile.

Il protrarsi dell’emergenza sanitaria per Covid-19, per Cgil, Cisl e Uil dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo, sta determinando conseguenze economiche e sociali che necessitano, nell’immediato,  di azioni e proposte che vadano nella direzione della ripartenza, ma  soprattutto per favorire le condizioni per un nuovo sviluppo dell’area centrale della Calabria, in un confronto con il Governo regionale che sia certamente  incardinato sulle linee politiche e programmatiche di indirizzo regionale ma che deve altresì assolvere tempestivamente alle articolate responsabilità istituzionali, in funzione dei ritardi e della gravità delle condizioni della Calabria, preesistenti rispetto alla pandemia. 

Per Cgil, Cisl e Uil Cgil, Cisl e Uil dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo, quindi, serve una nuova fase che guardi alle possibili condivisioni per un’azione sinergica, protagonista di una propositiva stagione di confronto sociale, con il contributo di tutti i soggetti dei diversi comparti produttivi e sociali, congiuntamente ad una responsabile offerta ed erogazione di servizi innovativi da parte  della pubblica amministrazione calabrese, opportunamente riformata, migliorata ed in grado di rispondere in maniera nella pienezza dei diritti di cittadinanza. 

Per Cgil, Cisl e Uil dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo, infine, davanti ai ritardi, alle disattenzioni e ai problemi della Calabria pare non sia forzato dire che è diventato un problema essere calabresi. (rrm)