Aloisio (Confesercenti RC): I costi della crisi sono stati ribaltati sulle imprese

«Si sta, purtroppo, avverando ciò che avevo paventato ad inizio pandemia: i costi di questa crisi spaventosa alla fine sono stati, di fatto, ribaltati sulle imprese, soprattutto quelle piccole e piccolissime che si sono dimostrate l’anello debole della catena». È quanto ha dichiarato Claudio Aloisio, presidente di Confesercenti Reggio Calabria, commentando i dati «devastanti dello tsunami economico indotto dal Covid»: «123 miliardi di spesa in meno nel 2020 e, dato che quest’anno non è certo andato molto meglio, presumibilmente altri 70/80 miliardi nel 2021. Numeri che portano la perdita totale di consumi ad oltre 200 miliardi» ha spiegato Aloisio, spiegando che «l’economia reale sta perdendo 12 miliardi al mese».

Per il presidente, tuttavia, si tratta di «una perdita che non è omogenea, però. Alcuni settori, infatti, hanno addirittura aumentato il giro d’affari in questo ultimo anno e mezzo. L’alimentare, ad esempio, e l’online, hanno avuto crescite a due cifre. Ciò significa che il peso di tale decremento grava sulle spalle di una gran parte di aziende che operano soprattutto nell’ambito della somministrazione, degli eventi e della vendita al dettaglio, le quali hanno patito cali di fatturato nell’ordine del 50/60% e anche oltre».

«Imprenditori che, pur subendo queste rilevantissime perdite – ha spiegato – sono riusciti, in qualche modo, a rimanere a galla sino ad ora perché, oltre a poter usufruire della cig, hanno operato all’interno di una “bolla” in cui tutto (o per meglio dire quasi tutto) era congelato: tasse, cartelle esattoriali, tributi locali. Ma, anche in questo contesto, agevolato molti non sono riusciti a farcela. 350 mila partite iva hanno cessato l’attività nel corso di quest’anno e mezzo. Non hanno potuto far fronte agli affitti, alle bollette, al pagamento dei contributi e sono state costrette a chiudere le proprie aziende che, soprattutto alle nostre latitudini, già soffrivano per una crisi infinita subendo una tassazione altissima ben prima della pandemia».

«E, sicuramente – ha aggiunto – non sono stati gli spiccioli ricevuti con i ristori a risollevare una situazione drammatica né, tantomeno, i prestiti agevolati che, anzi, le hanno fatte indebitare ulteriormente. Il tessuto economico italiano e soprattutto meridionale, la cui spina dorsale sono le piccole e piccolissime imprese, si aspettava ben altro. Interventi di buon senso che però non sono arrivati».

«Tra tutti – ha spiegato ancora – una vera pace fiscale, che avrebbe permesso alle aziende di sgravarsi dal peso insostenibile dei tributi e delle cartelle esattoriali sospese. Non un condono, attenzione, prosegue Aloisio. Nessuno vuole premiare gli evasori. Parliamo di coloro che dichiarano ma poi non riescono a far fronte ai debiti contratti con l’Erario anche per colpa di una pressione fiscale insostenibile che da noi, la città più povera e più tassata d’Italia, arriva al 74%. Una percentuale così alta e fuori da ogni logica, da sembrare incredibile se non fosse drammaticamente reale».

«Un intervento serio ed efficace, tra gli altri – ha evidenziato – avrebbe potuto essere quello di attuare una rottamazione dei debiti con lo Stato, destinata alle imprese che hanno subito cali di fatturato, nella quale, fatte salve le tasse da pagare, si tagliassero tutte le sanzioni e si rateizzasse la cifra rimanente a 120 mesi. In questa maniera, si sarebbe data la possibilità alle aziende in difficoltà, per colpe certamente non loro, di poter far fronte ai debiti in modo sostenibile senza, peraltro, che l’amministrazione finanziaria perdesse un euro di quanto gli spettasse.
Invece ci ritroviamo a settembre, nel pieno di una pandemia che, lungi dall’essere finita sta peggiorando, con la ripartenza non dell’economia ma della macchina delle riscossioni».

«Chi aveva aderito alla rottamazione, ad esempio, deve pagare in cinque mesi – ha spiegato ancora – partendo da luglio scorso fino a novembre, ciò che avrebbe dovuto saldare in due anni: tutte le rate del 2020 e del 2021. Per tantissimi un compito impossibile. Ripartono, a meno di qualche improbabile intervento dell’ultimo momento, anche l’Agenzia delle Entrate con l’invio di milioni di cartelle esattoriali e le rateazioni con l’Agenzia delle Entrate Riscossione che dovranno essere saldate in una volta per la parte eccedente a dieci rate non pagate».

«Centinaia di migliaia di aziende non ce la faranno – ha proseguito –. Chiuderanno e si uniranno alle altre 350 mila che hanno già dovuto arrendersi mandando, così, a casa milioni di lavoratori che si aggiungeranno agli oltre 950 mila che hanno già perso l’occupazione dall’inizio della pandemia. La gran parte di queste, inoltre, sono società di persone, non di capitale, quindi i titolari vedranno pignorati tutti i loro beni personali».

«Intere famiglie finiranno sul lastrico – ha detto ancora – e lo Stato perderà centinaia di miliardi di mancate entrate e ne spenderà altrettanti per il sostegno ai nuovi disoccupati. Sarà un bagno di sangue che, se non cambierà qualcosa, si compirà nei prossimi mesi nel silenzio assordante di tutti: politica, istituzioni e società civile, ora troppo occupati a schierarsi pro o contro vaccini o green pass».

Per Aloisio, dunque, «i costi di questa crisi spaventosa alla fine sono stati, di fatto, ribaltati sulle imprese, soprattutto quelle piccole e piccolissime che si sono dimostrate l’anello debole della catena. Lasciate sole, senza tutele e senza alcun paracadute, ad affrontare l’inaffrontabile. Vittime sacrificali di un sistema ottuso che sarà il solo responsabile delle devastanti rovine economiche e sociali che con le sue scelte produrrà». (rrc)

Blocco ricoveri al Gom: Falcomatà una sciagura che si poteva evitare

Nuova situazione d’emergenza al GOM Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria dove sono stati bloccati i ricoveri di pazienti infettati da covid: chi ha bisognodi un ricovero viene dirotattto a Catanzaro. Una situazione eplosiva e insostenibile. «Una sciagura che si doveva evitare» ha commentato il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà parlando del grave e delicato momento di crisi che sta attraversando il nosonocomio della Città Metropolitana.

«Se l’organizzazione va in tilt – avverte il primo cittadino – bisogna individuarne le cause ed intervenire subito, superando i disagi legati alla carenza di personale che, a questo punto, vanno soltanto ad aggiungersi ad un problema già di per sé grandissimo. Probabilmente, si poteva e si doveva gestire meglio una situazione che rischia di assumere contorni preoccupanti di fronte all’avanzare di una possibile terza ondata pandemica. I contagi sono in aumento, l’indice delle vaccinazioni stenta a decollare ed il virus è fortemente presente in mezzo a noi: l’orlo del precipizio è davvero ad un passo e l’intero territorio metropolitano, di fronte ad uno scenario critico, appare troppo fragile e vulnerabile».

«La carenza di personale – aggiunge Falcomatà – peraltro lamentata da tutte le aziende sanitarie calabresi, non può essere una scusa dietro cui celare errori, ritardi ed inadeguatezze. Di cosa hanno parlato i vertici dell’azienda nella recente visita del Sottosegretario alla Salute? Si assiste ad uno scivolamento verso il basso dei livelli di servizio e di cura inaccettabile presso una struttura strategica come il Grande Ospedale Metropolitano. E cosi – aggiunge il sindaco – mentre va in tilt il sistema emergenziale di cura dei malati di covid, si registra una grave difficoltà nella garanzia dei Lea per le patologie ordinarie che, anche in questo periodo emergenziale, non vanno certo in vacanza. Su queste questioni è inammissibile dovere riscontrare una sottovalutazione preoccupante del dramma in cui versa la sanità reggina».

«Le responsabilità – continua Falcomatà – vanno certamente ricercate in un sistema che andava preparato ad affrontare ogni possibile recrudescenza del virus. La “zona bianca”, infatti, serve a poco se non si hanno a disposizione posti letto e si è costretti a trasferire altrove i poveri malati. Più di qualcosa, evidentemente, non ha funzionato per come avrebbe dovuto ed occorre intervenire subito ed accertare le responsabilità in tutte le sedi».

«L’appello – conclude il sindaco metropolitano – lo rivolgo ad ogni livello della Sanità calabrese, dal commissario straordinario fino al management dell’Azienda ospedaliera e territoriale. Chiederemo una riunione urgente per affrontare questa ennesima situazione emergenziale, coinvolgendo anche i vertici ministeriali e commissariali della sanità calabrese chiedendo che si accertino le reali cause di questa incredibile situazione. Si recuperi il tempo perduto e si metta i reggini nelle condizioni di poter contare su un sistema ospedaliero efficiente e, soprattutto, pronto ad affrontare ogni tipo di evoluzione del Covid. Tutto questo è quanto mai necessario affinché non sia passato invano l’ultimo anno e mezzo scandito da sofferenze ed immani tragedie». (rrc)

Sì ai test salivari a scuola: Corbelli sostiene la campagna di Vittorio Sgarbi

Il leader del Movimento Diritti Civili Franco Corbelli si è schierato con Vittorio Sgarbi, il quale, con una presa di posizione netta e forte, è sceso in campo a difesa dei professori e degli studenti e a favore dei test salivari per il personale scolastico. In un video intervento che ha recapitato al leader del Movimento Diritti Civili e suo vecchio, storico amico, Franco Corbelli, che sta promuovendo in Italia, con migliaia e migliaia di adesioni da tutte le regioni italiane, questa battaglia a favore dei test salivari, il popolare parlamentare e storico dell’arte critica duramente l’imposizione che si vorrebbe fare ai docenti (sottopagati per l’importante lavoro che svolgono), costringendoli o alla vaccinazione o ad un tampone molecolare ogni 48 ore e anche a loro spese.

Sgarbi nel suo intervento, che da ieri sera è pubblicato sulla pagina Fb di Diritti Civili, afferma testualmente «Non sono irriducibili(i professori), chiedono solo di poter fare ogni 48 ore, mi pare già molto, un test salivare per poter salvaguardare la propria salute e quella degli allievi che mi pare peraltro non corrono rischi reali, perché occorrerà continuare a dirlo che non ci sono studenti che muoiono di Covid ma ci sono studenti che possono contagiarsi e rapidamente guarire, invece i professori, che già non vengono pagati un ca…. e che fanno cose importanti e che hanno idee libere tanto più se non si piegano al regime, nella convinzione che ci sia qualche dubbio sull’efficacia del vaccino, non si vogliono vaccinare. Questi rischiano di perdere il  lavoro e dovrebbero essere costretti, a loro spese,  ogni 48 ore, a fare tamponi molecolari spendendo circa 3500 euro in un anno per poter dimostrare che sono sani.

«L’imposizione del tampone è inaccettabile. O date la certezza che il vaccino è del tutto innocuo rispetto ai rischi, o rendete il vaccino obbligatorio o, caro Stato, caro ministro Bianchi, caro Draghi, non lo potete imporre ai docenti che hanno dei dubbi legati all’uso della ragione. Il dubbio è proprio della ragione. Per questo imporre ad un docente di fare un tampone ogni 48 ore è un atto di violenza, un atto autoritario, un atto repressivo che non rispetta la liberta di opinione. Quindi caro Draghi o rendete il vaccino obbligatorio, con la garanzia che non ci sono controindicazioni , o se avete dei dubbi voi  lasciate che abbiano dei dubbi anche i docenti, pagati poco, umiliati, e costretti  a pagare per averla possibilità di poter difendere le proprie idee. Il fatto che qualcuno abbia un pensiero diverso debba esser emarginato cacciato, messo in un ghetto, mi pare piuttosto repressivo. Quindi lasciate che la libertà di opinione consenta, sino a quando non c’è un obbligo di stato, di decidere sulla propria esistenza. Il test salivare è una soluzione. Lo dico con molta determinazione e ringrazio l’amico Franco Corbelli che su questa battaglia insiste con molta determinazione. E dico che ha ragione Corbelli, hanno ragione quei professori. Troviamo il modo di non far pagare  la loro libertà, anche i loro errori, anche  l’errore, ma non dobbiamo obbligarli, perché obbligando qualcuno  non otterrai mai la sua vera adesione, è solo una malinconia pensare di obbligarlo a fare il vaccino e a pagare dei danari se non lo vuole fare. È triste. È qualcosa di triste e malinconico che nega lo stesso spirito della scuola, quindi cerchiamo una soluzione, non imponiamo delle misure onerose e anche restrittive a chi insegna molto ed è pagato poco», conclude Sgarbi

Intesa Regione Rotary e UsAid per attrezzature medicali anticovid

Intesa fra Regione Calabria, Rotary e UsAid (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale) per fornire alle rsa autorizzate apparecchiature medicali idonee a prevenire e supportare gli aspetti sanitari delle persone anziane ospitate in questi centri, in particolare dispositivi per la misurazione non invasiva della saturazione di ossigeno nel sangue e del battito cardiaco.

L’atto è stato firmato dal presidente della Regione, Nino Spirlì. Presente alla stipula anche l’assessore regionale alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo. A rappresentare il Rotary distretto 2102, il governatore Fernando Amendola, il segretario Antonio Squillace, il tesoriere Luigi Ielasi, il socio Vincenzo Bruni e il presidente della Rotary foundation, Francesco Socievole.

Nel protocollo si legge che «il Rotary distretto 2102, in sinergia con l’Usaid, provvederà ad avviare le procedure per il finanziamento e, appena saranno erogate le cifre, provvederà all’acquisto degli apparati da destinare alle 43 rsa presenti in Calabria».

Da parte sua, «la Regione Calabria, nella persona del presidente, certificherà l’elenco delle Rsa accreditate al Rotary distretto 2102 e provvederà a informare tutte le strutture preposte Asp della Calabria della consegna di tali apparecchiature».

Il Rotary e l’Usaid stanno collaborando per contrastare l’impatto primario e secondario della pandemia. Lo scopo generale delle attività proposte è fornire assistenza alle comunità italiane colpite da Covid-19 nelle aree d’intervento legate a salute, istruzione e sviluppo economico comunitario, per aiutare il Paese a risollevarsi dalla pandemia e creare comunità più resilienti a lungo termine. In tal senso, il finanziamento prevede di coinvolgere le strutture sanitarie per valutare e creare progetti di risposta alle esigenze previste, attuali o future legate al Covid-19 (prevenzione e cura delle malattie).

«In questo periodo di pandemia – dichiara il presidente Spirlì – abbiamo cercato e cerchiamo di essere, il più possibile, vicini ai più fragili. Il protocollo firmato oggi ci ricorda che bisogna tenere alta l’attenzione e che la prevenzione delle malattie è fondamentale. Sono orgoglioso del fatto che due realtà molto prestigiose come il Rotary e l’Usaid siano attive anche per il bene della Calabria e delle strutture dedicate agli anziani. La Regione, insieme agli altri soggetti coinvolti, garantirà il massimo impegno per la realizzazione e la promozione di questa nobile iniziativa». (rcz)

ECONOMIA CALABRESE, GRAVI LE RICADUTE
NECESSARIO «VIGOROSO CAMBIO DI PASSO»

Il già delicato quanto danneggiato sistema economico calabrese, con la pandemia, ha subìto forti ripercussioni su tutti i fronti, rendendo necessario un «vigoroso cambio di passo rispetto al passato», come sottolineato dal direttore della filiale catanzarese di Banca d’Italia, Sergio Magarelli, che ha ribadito la necessità di «ripartire dai punti di forza di questa regione puntando sul capitale umano, ricchezza della diversità, patrimoni culturale».

Un quadro, quello che la Banca d’Italia ha fornito nel suo rapporto annuale sull’economia regionale della Calabria, che fa capire quanto ancora ci sia da lavorare e da recuperare in una regione che, con la crisi del covid-19, ha visto annullare, sul mercato del lavoro, «il modesto recupero dei livelli occupazionali che si era registrato a partire dal 2016» e che, come riportato da Prometeia, nel 2020 il Pil calabrese è sceso di circa 9 punti percentuali, (in linea con il resto del Paese).

«La caduta dell’attività economica è stata particolarmente ampia nel primo semestre dell’anno, in connessione anche al blocco più intenso e generalizzato della mobilità; dopo una ripresa nei mesi estivi, le nuove misure di contenimento introdotte per fronteggiare la seconda ondata pandemica avrebbero determinato una ulteriore contrazione, seppure più contenuta rispetto a quanto osservato in primavera» si legge nel rapporto, in cui viene spiegato che, tuttavia, «nel breve termine, la ripresa dell’attività economica sarà favorita dai progressi della campagna vaccinale di contrasto all’epidemia avviata in Italia a fine 202o».

«Il calo delle posizioni lavorative – si legge nel rapporto – si è concentrato soprattutto tra gli autonomi e i dipendenti a termine, mentre il calo del lavoro dipendente a tempo indeterminato è stato contrastato da un eccezionale aumento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e dal blocco dei licenziamenti. Gli effetti negativi sono risultati più intensi per le categorie caratterizzate già in precedenza da condizioni sfavorevoli sul mercato del lavoro: i giovani, le donne e gli individui meno istruiti»: l’occupazione femminile, infatti, ha registrato una diminuzione del 6,6% contro quella maschile, del 3,3,%. Colpiti duramente, anche la fascia di lavoratori  tra i 15 e i 34 anni.

«Il calo dei redditi da lavoro – si legge ancora – è stato sensibilmente mitigato dall’introduzione di nuove misure di sostegno economico ai lavoratori e alle famiglie, che si sono aggiunte alla Cassa integrazione guadagni e al Reddito di cittadinanza. Ciononostante, la contrazione dei consumi è risultata accentuata, in connessione sia alle difficoltà nella mobilità sia a motivi precauzionali, che si sono riflessi in un netto incremento della liquidità delle famiglie».

Per quanto riguarda le imprese, il rapporto ha rilevato che ci sono state importanti «ripercussioni sull’attività delle imprese. Le nostre indagini segnalano una diminuzione del fatturato molto diffusa per le aziende operanti in regione, riflettendo essenzialmente il forte calo dei consumi, oltre che i provvedimenti di chiusura e le altre restrizioni adottate per arginare la pandemia. Nel contempo, le imprese hanno ulteriormente ridotto i propri livelli di investimento, che già negli anni precedenti erano risultati contenuti, soprattutto con riguardo agli investimenti più avanzati in risorse immateriali e tecnologie digitali».

Per la Banca d’Italia, «il settore più colpito dalla crisi pandemica è stato quello dei servizi privati non finanziari, in particolare i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare e il comparto alberghiero e della ristorazione, su cui ha inciso la caduta delle presenze turistiche. L’attività produttiva si è ridotta in misura più contenuta nelle costruzioni, che hanno in parte beneficiato di una lieve ripartenza del comparto delle opere pubbliche, ancora tuttavia frenata dai tempi lunghi di realizzazione degli interventi».

«Il brusco calo delle vendite – viene spiegato nel rapporto – ha accresciuto il fabbisogno di liquidità del sistema produttivo, colmato essenzialmente dai prestiti garantiti dallo Stato e dalle misure di moratoria, che in Calabria sono stati più diffusi della media nazionale. Il sostegno pubblico ha contenuto fortemente l’uscita di imprese dal mercato, anche tra quelle maggiormente indebitate e fragili, la cui condizione rimane più esposta alla velocità di uscita dalla crisi».

Per quanto riguarda, invece, il mercato del credito, nel 2020 «i prestiti al settore privato non finanziario hanno accelerato, sospinti dalla componente relativa alle imprese, a fronte invece del forte rallentamento osservato nei finanziamenti destinati alle famiglie, che avevano trainato la crescita osservata nel mercato del credito negli anni precedenti. La qualità dei prestiti concessa alla clientela calabrese è rimasta stabile, favorita dalle misure introdotte a sostegno di imprese e famiglie, in particolare dai provvedimenti legislativi sulle moratorie e sulla sospensione delle rate dei mutui per l’acquisto di abitazioni».

«La crisi ha, tuttavia – si legge ancora – determinato un incremento del rischio di insolvenza che in prospettiva potrebbe tradursi in un aumento dei prestiti deteriorati. Con riguardo alla struttura del mercato, sono proseguiti alcuni mutamenti già in essere prima dalla pandemia, relativi al processo di razionalizzazione della rete fisica degli sportelli e al rafforzamento dei canali digitali di accesso al sistema bancario».

Infine, a registrare «perdite di gettito, che sono state però compensate dai trasferimenti ricevuti dallo Stato, contenendo il rischio di un ulteriore peggioramento delle loro condizioni di bilancio, già assai fragili», sono stati gli Enti territoriali.

«Durante l’emergenza Covid-19 – è stato rilevato – sono anche aumentate le risorse a sostegno dei sistemi sanitari regionali, destinate al potenziamento della dotazione di mezzi e organico. La gestione dell’emergenza ha in parte sostituito il carico del sistema sanitario connesso alle prestazioni ordinarie, che si sono ridotte. In prospettiva, parte della domanda sanitaria potrebbe essere soddisfatta attraverso un rafforzamento dell’assistenza territoriale, che in Calabria risulta però attualmente carente sotto vari aspetti».

«In prospettiva – conclude il rapporto – l’economia regionale potrebbe trarre impulso dai programmi pubblici avviati in risposta alla crisi pandemica, tra cui in particolare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, soprattutto qualora questi riescano a incidere sui ritardi che condizionano il sistema produttivo calabrese, con riguardo ad esempio alla dotazione di infrastrutture e ai livelli di digitalizzazione». (ed)

 

Da domani fine del coprifuoco anche in Calabria: si torna verso la normalità

La Calabria diventa zona bianca. Dal 21 giugno, «cessa la limitazione oraria degli spostamenti ed è prevista l’anticipazione delle date di riapertura» – rispetto a quelle fissate dai decreti legge 52 e 65 – per queste attività: parchi tematici e di divertimento; piscine e centri natatori in impianti coperti; centri benessere e termali; feste private anche conseguenti le cerimonie civili e/o religiose all’aperto e al chiuso; fiere, grandi manifestazioni fieristiche, congressi e convegni; eventi sportivi aperti al pubblico, diversi da quelli di cui all’articolo 5 del decreto legge 52, che si svolgono al chiuso; sale giochi e scommesse, sale bingo e casinò; centri culturali, centri sociali e centri ricreativi; corsi di formazione. In relazione alle sale da ballo e alle discoteche, si applicano le previsioni di cui all’articolo 5 del decreto legge 52, «fermo restando che le attività di ristorazione e bar sono equiparate a quelle già autorizzate dalla normativa vigente».Le feste conseguenti alle cerimonie civili e religiose «si svolgono nel rispetto dei protocolli e delle linee guida adottati ai sensi dell’articolo 1, comma 14, del decreto legge 33 del 2020, con la prescrizione che i partecipanti siano muniti di una delle certificazioni verdi Covid-19».

Con la firma del Dpcm del 17 giugno si sono realizzate le condizioni per l’operatività del Regolamento Ue sul “Green Pass” che, a partire dal prossimo 1 luglio, garantirà la piena interoperabilità delle certificazioni digitali di tutti i Paesi dell’Unione. In questo modo, sarà assicurata la libertà di movimento sul territorio dell’Unione a tutti coloro in possesso di un certificato nazionale valido.Nell’ordinanza firmata dal presidente Spirlì si ribadisce, dunque, «la necessità del quotidiano aggiornamento delle anagrafi dei soggetti sottoposti a vaccinazione anti Sars-Cov-2, a cura delle Strutture che effettuano il servizio». Si dispone, inoltre, «l’inserimento immediato nel sistema Tessera sanitaria (Certificazioni verdi – Servizi di invio dati tamponi e certificati di guarigione) ovvero, alternativamente previa acquisizione delle credenziali ove non già fornite, nella piattaforma di reportistica Covid-19 regionale “monitoring”, dell’esito dei test molecolari o antigenici eseguiti, a cure delle strutture laboratoristiche pubbliche e private autorizzate e/o accreditate, abilitate a tali prestazioni, anche in relazione all’ordinanza n. 15/2021».

Stabilito anche «l’obbligo di alimentare tempestivamente il Sistema tessera sanitaria con i dati relativi alle certificazioni di avvenuta guarigione, a cura: a) delle strutture sanitarie afferenti ai Servizi sanitari regionali; b) dei medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta; c) dei medici Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) e i medici Sasn (Servizi assistenza sanitaria naviganti)».

Nel provvedimento si sottolinea che i «dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie provinciali devono mantenere pienamente aggiornata la piattaforma web di sorveglianza integrata casi di Coronavirus Covid-19 in Italia dell’Istituto Superiore di sanità, valorizzando tutti i campi delle schede sanitarie, incluso lo stato clinico».Si dà mandato al delegato del Soggetto attuatore «di definire le ulteriori procedure operative finalizzate all’organizzazione funzionale della gestione dati, oggetto del presente provvedimento».Viene precisato, infine, che «il possesso e la presentazione di certificazioni vaccinali, e più in generale di certificazioni verdi, non deve sostituire il rispetto delle misure di prevenzione e contrasto della diffusione del contagio quali il distanziamento interpersonale, l’utilizzo della mascherina, l’igienizzazione delle mani e delle superfici, fin quando le relative indicazioni nazionali non vengano modificate».

Ordinanza n. 43 del 19 giugno 2021

Ordinanza n. 42 del 19 giugno 2021

IMMUNITÀ DI GREGGE, CALABRIA CI SPERA
POTRÀ ARRIVARE ENTRO IL 16 SETTEMBRE

La Calabria raggiungerà l’immunità di gregge (il 70% dei cittadini vaccinati) entro il 16 settembre. Sarà una delle ultime Regioni ( la quint’ultima per l’esattezza) a toccare questo traguardo secondo l’elaborazione del Corriere della Sera. A fare peggio della Calabria solo il Veneto (20 settembre), l’Emilia Romagna (20 settembre), il Piemonte (22 settembre), la Provincia autonoma di Trento (4 ottobre). La nota metodologica: la curva di una prima immunità di gregge, fissata al 70% della popolazione, è stata ottenuta calcolando la platea di cittadini già coperti con doppia dose incrociandoli con l’andamento dell’ultima settimana di somministrazioni, individuata Regione per Regione, di cui è stata fatta una media proiettata nei prossimi tre mesi.

Le incognite dell’analisi – secondo il quotidiano – però sono tre: 1) Che questa media di punture sia tutto sommato costante da qui al raggiungimento della soglia dell’immunità di comunità; 2) Che le forniture si mantengano costanti come adesso; 3) Che il tasso di adesione alla campagna vaccinale rimanga inalterato, cioè che col passare del tempo non si riscontri un assottigliamento dei vaccinandi che farebbe slittare inevitabilmente queste proiezioni.

Campania, Abruzzo, Lombardia, Puglia, Molise e Lazio — dai dati dell’ultima settimana di inoculazioni — stanno andando meglio della media nazionale e in più hanno già vaccinato una buona parte di residenti. A questa velocità raggiungerebbero prima di fine agosto il 70% di cittadini coperti a ciclo completo (o col monodose J&J). La Campania addirittura il 20 agosto, undici giorni prima della media nazionale che oggi potremmo fissare al 31 agosto. Abruzzo e Lombardia il 24 agosto, la Puglia il 26 agosto, il Molise il 29 agosto, il Lazio il 30. Tutte le altre sforano a settembre, in ritardo rispetto alla media.

Si conferma così la difficoltà della Calabria nella campagna vaccinale, anche se bisogna tenere conto di numerosi elementi, compresa la fornitura di un adeguato numero di vaccini.

Durante un’epidemia – Roberta Ferrucci, Benedetta Demartini, Maria Rita Reitano, Fabiana Ruggero, Veronica Nisticò e Alberto Priori

Psicologhe e medici ospedalieri, che operano in strutture pubbliche, e che hanno fatto esperienza in prima persona della crisi pandemica, analizzano i fattori che influenzano lo stato psicopatologico correlato all’epidemia e descrivono — in relazione sia al soggetto contagiato sia al soggetto a rischio di contagio — i meccanismi psicologici e comportamentali di risposta all’ansia e allo stress. È questo l’obiettivo del libro Durante un’epidemia – Aspetti psicologici e psicopatologici legati alla pandemia di Covid che, tra gli autori, vede anche Maria Rita Reitano, nipote di Mino Reitano e figlia di Gegè.

Roberta Ferrucci, Benedetta Demartini, Maria Rita Reitano, Fabiana Ruggero, Veronica Nisticò e Alberto Priori, dunque, con questo libro suggeriscono strumenti, strategie e tecniche di gestione del disagio psicologico, utili per comprendere e per affrontare le difficoltà del periodo che stiamo vivendo.

DURANTE UN’EPIDEMIA

di Roberta Ferrucci, Benedetta Demartini, Maria Rita Reitano, Fabiana Ruggero, Veronica Nisticò e Alberto Priori

Edizioni Erickson, ISBN: 9788859025412. (rl)

SVIMEZ, QUASI 20 MILA IMPRESE DEL SUD
RISCHIANO L’ESPULSIONE DAL MERCATO

Non c’è tregua per le imprese che, in mezzo alle gravissime difficoltà in cui si sono ritrovate a causa del covid, adesso si ritrovano ad affrontare un problema ancora più grande: l’espulsione dal mercato. Secondo una indagine condotta dalla Svimez insieme con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, sono 73.200 le imprese italiane tra 5 e 499 addetti, il 15% del totale, di cui quasi 20mila nel Mezzogiorno (19.900) e 17.500 al Centro, sono a forte rischio di espulsione dal mercato.

Di queste, una quota quasi doppia riguarda le imprese dei servizi (17%), rispetto all’ambito manifatturiero (9%). Sono quelle che hanno forti difficoltà a “resistere” alla selezione operata dal Covid come risultato di una fragilità strutturale dovuta ad assenza di innovazione (di prodotto, processo, organizzativa, marketing), di digitalizzazione e di export, e di una previsione di performance economica negativa nel 2021.

«Dall’indagine emerge, oltre a una differenziazione marcata tra Nord Est e Nord Ovest, anche la fragilità di un Centro che si schiaccia sempre più sui valori delle regioni del Sud  – ha commentato il direttore della Svimez, Luca Bianchi –. I diversi impatti settoriali, con la particolare fragilità di alcuni comparti dei servizi, impongono, dopo la prima fase di ristori per tutti, una nuova fase di interventi di salvaguardia specifica dei settori in maggiore difficoltà, accompagnabili con specifiche iniziative per aumentare la digitalizzazione, l’innovazione e la capacità esportativa delle imprese del Centro-Sud».

Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne, ha avvertito che «è possibile che le imprese del Mezzogiorno possano conseguire quest’anno risultati ancora più negativi rispetto alle loro aspettative, perché meno consapevoli dei propri ritardi accumulati sui temi dell’innovazione e del digitale. Anche per questo c’è bisogno di un patto per un nuovo sviluppo, che tenga conto della gravità della situazione e del preoccupante aumento dei divari nel nostro Paese».

Imprese a rischio chiusura (imprese fragili e con performance economica negativa nel 2021)- valori percentuali-

Totale economia Manifattura Servizi
Nord Ovest 14 9 17
Nord Est 12 6 14
Centro 17 11 19
Mezzogiorno 17 11 19
Italia 15 9 17

Fonte: Indagine Centro Studi G. Tagliacarne – Unioncamere su un campione di imprese tra 5 e 499 addetti

Quasi la metà (48%) delle imprese italiane è fragile (non innovative, non digitalizzate e non esportatrici). Al Sud arrivano al 55%, per quasi il 50% al Centro, per il 46% e il 41% rispettivamente nel Nord-Ovest e nel Nord-Est. Questi divari confermano la tesi Svimez di “nuova questione del Centro”, che ha un’incidenza più vicina a quella del Mezzogiorno. L’incidenza è ancor più intensa nel settore dei servizi, dove i deficit di innovazione e digitalizzazione fanno sì che le imprese fragili superino il 50% a livello nazionale, sfiorando il 60% al Sud. Nel comparto manifatturiero sono fragili in Italia il 31% delle aziende, che salgono al 39% nel Mezzogiorno.

Il 30% delle imprese dei servizi e il 22% di quelle manifatturiere italiane dichiarano aspettative di fatturato in calo anche nel 2021, un chiaro segnale che la crisi non è affatto finita. Incrociando dinamiche settoriali e territoriali emergono due fatti principali: 1) nei servizi non si segnalano differenziali territoriali apprezzabili ed una persistenza della crisi soprattutto nel Nord-Ovest; 2) nel manifatturiero, invece, si confermano le difficoltà di ripresa del Mezzogiorno (27% delle imprese con previsioni di performance negative, contro il 19% del Nord-Est) e, sia pur meno accentuate, del Centro (25%). (rrm)

Le imprese con performance economica negativa nel 2021 (%)

Totale economia Manifattura Servizi
Nord-Ovest 29 21 32
Nord-Est 26 19 29
Centro 28 25 29
Mezzogiorno 29 27 29
Italia 28 22 30

Fonte: Indagine Centro Studi G. Tagliacarne – Unioncamere su un campione di imprese tra 5 e 499 addetti.

 

TROPPI MATRIMONI RINVIATI: È CRISI NERA
PER LE AZIENDE DEL COMPARTO WEDDING

Il mondo del wedding, in Calabria – ma come in tutta Italia – è in sofferenza: nel 2020, non si sono celebrati 3.400 matrimoni in Calabria, in pratica 64 a settimana. Sono i dati riportati dall’Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria, in cui viene ribadito che «il settore del wedding – che, insieme a quello di eventi, cerimonie e ricorrenze di vario genere, ha subito in misura maggiore gli effetti della crisi Covid-19 a causa dei provvedimenti introdotti per il contenimento del virus – ha una rilevanza strategica nella nostra regione che è la quarta nel Paese per numero di matrimoni celebrati ogni 1.000 abitanti sopra i 16 anni di età nel 2019».

Un vero e proprio danno per la Calabria che conta 17.528 imprese totali nei settori potenzialmente coinvolti in cerimonie e wedding, pari al 9,3% dell’intero sistema imprenditoriale presente nella regione. Due imprese su cinque del settore (6.768) sono artigiane.Tra i settori coinvolti, quindi, quelli ad elevata vocazione artigiana sono: Servizi dei parrucchieri e di altri trattamenti estetici (93,0% totale imprese), Oreficeria gioielleria orologeria (89,3%), Attività fotografiche (86,3%), Legatoria e servizi annessi (78,3%), Confezione di altro abbigliamento esterno (76,1%), Gelaterie e pasticcerie (75,6%), Produzione di pasticceria fresca (75,0%), Fabbricazione di altri articoli nca (fabbricazione di cesti floreali, bouquet e corone di fiori artificiali o secchi, colorazione di fiori, fabb. di candele, ..) (75,0%), Altra stampa (69,2%), Trasporto mediante noleggio di autovetture da rimessa con conducente (56,8%) e Confezioni varie e accessori per l’abbigliamento (52,9%).

Nei settori potenzialmente coinvolti in cerimonie e wedding operano complessivamente 36.505 occupati, pari al 10% degli addetti totali e la dimensione media di queste imprese è di 1,79 addetti per impresa (in linea con la dimensione media dell’intero sistema produttivo di 1,89 addetti/impresa).

A livello provinciale le imprese rientranti in questa perimetrazione sono 6.775 in provincia di Cosenza, di cui 37,7% artigiane, 4.626 a Reggio Calabria, di cui 41,9% artigiane, 3.334 a Catanzaro, di cui 38,7% artigiane, 1.484 a Crotone, di cui 32,7% artigiane e 1.309 a Vibo Valentia, di cui 38,2% artigiane.

«Nei confini del settore cerimonie e wedding – viene spiegato in una nota – rientrano imprese che operano in svariati campi di attività – Organizzazione, Location, catering e intrattenimento; Partecipazioni, fotografi e videomaker; Capelli, abiti, fedi e accessori; e Fiori, bomboniere, lista nozze e viaggio di nozze – e conseguentemente il peso relativo di matrimoni e altre cerimonie sul fatturato totale di queste imprese varia notevolmente, per alcune è del 100% e per altre mostra una dimensione più contenuta. All’interno di questi 5 ambiti si individuano 30 settori economici di cui alcuni sono fortemente specializzati in cerimonie e wedding – agenzie matrimoniali, quelle che operano nell’organizzazione di feste e cerimonie, wedding planner, altre rappresentazioni artistiche (musicisti, cantanti, disc[1]jockeye), vendita bomboniere e fotografi – presentando una più accentuata dipendenza rispetto ad altri settori per cui cerimonie e wedding rappresentano un importante, ma non unico, segmento di mercato. In generale comunque tutti questi comparti sono stati penalizzati, seppur in misura diversa, dalla riduzione, oltre che di matrimoni, anche di eventi, congressi, fiere e attività culturale e di attrazione turistica».

«La riapertura prevista dal Governo centrale con la ripartenza delle cerimonie dal 15 giugno fa sperare per una ripresa – ha dichiarato il presidente dei Fotografi di Confartigianato Imprese Calabria, Sebastiano Aloia – anche se ci vorrà del tempo per recuperare le importanti perdite subite dal settore che in Calabria si basa su micro realtà che hanno dovuto fare i conti con i pochi ristori stanziati. Tra l’altro, non dimentichiamo che i matrimoni che saranno celebrati nei prossimi mesi sono quelli rinviati dal 2020 e con l’incertezza che vi è stata fino a pochi giorni fa sulle riaperture, pochi sono i nuovi matrimoni organizzati».

«A tale proposito – ha concluso – per sostenere il settore duramente colpito sarebbe interessante mettere in campo un meccanismo di incentivazione regionale, come fatto in altre realtà, che avrebbe certamente risvolti anche sul piano del turismo. Auspichiamo che la regione possa farsi carico di questa problematica e convochi, nel breve, un tavolo tecnico per valutare la fattibilità di una simile iniziativa».

«Quella che occorre, però, è una certezza: una data» hanno detto gli operatori del comparto wedding, ribandendo che «tutto il comparto degli eventi ha necessità di ristori regionali, che identifichino perfettamente questo settore che ha perso in Calabria oltre il 90% del fatturato dell’anno precedente. Il dato di perdita di fatturato che viene presentato su scala nazionale si attesta invece sull’80%, ma questo perché nella maggior parte delle regioni del Nord i matrimoni con pochi invitati si sono tenuti lo stesso».

Nell’incontro con l’assessore regionale alle Attività Produttive, Fausto Orsomarso, chiederanno di «fornire alle location per matrimoni le stesse possibilità dei ristoranti con le medesime regole, ossia: nominare una persona covid manager per la gestione del personale e degli invitati del ricevimento nel locale; rilasciare a tutti gli invitati un foglio che giustifichi lo spostamento dopo il coprifuoco per i ricevimenti serali massimo le ore 1.30-2.
– evitare qualsiasi forma di assembramento, balli di gruppo, foto di gruppo; anticipare la data di partenza anziché il 15 giugno al 1° giugno, che in qualsiasi zona, gialla, arancione, o rossa, gli eventi privati si possono tenere con distanza di almeno 2, 2,5 m fra i vari tavoli; gli invitati una volta seduti al tavolo possono togliere la mascherina, se si alzano dal tavolo devono indossarla; verranno sfruttati al meglio e al massimo gli spazi esterni delle location, ove è possibile, se la chiesa lo permette, si potranno organizzare anche i matrimoni religiosi all’americana, ovvero all’aperto».

«Siamo i professionisti di un settore dimenticato e abbandonato da tutti, il comparto del wedding, sezione Calabria – fanno sapere i lavoratori – Siamo tutti laviratori che hanno deciso di non lasciare la propria terra e crearsi il futuro qui, per valorizzare le risorse calabresi e migliorare anche il turismo con il destination wedding».

«Il vero problema del perché non si sono fatti i matrimoni nel 2020 – hanno spiegato i professionisti del settore wedding – è semplicemente la chiusura delle location che possono ospitare (in media in Calabria) ‪300-350‬ persone. Secondo le nuove regole emanate dal Governo si può festeggiare con ‪180-200‬ persone, numeri che purtroppo non esistono più considerando la crisi economica e la malinconia degli sposi che hanno spostato la data non 2 volte bensì 4 o addirittura 5 volte. Ad oggi, grazie alle parole del presidente Mario Draghi, le coppie hanno timore a confermare di nuovo tutto il progetto wedding, proprio perché non c’è nessuna certezza. Abbiamo Ville e Sale Ricevimento con grandi spazi esterni. Adottiamo tutte le misure di sicurezza da oltre un anno, e conserviamo con accuratezza i dati per 14 giorni. Sono eventi tracciabili al 100%».

«La nostra – hanno detto ancora – è stata l’unica regione italiana a tenere gli stessi dati del 2019 nel 2020, ma questo primato, dai primi dati statistici, pare venga infranto nel 2021 e la causa sarà proprio la mancanza di matrimoni. Il numero medio di matrimoni all’anno in Italia si attesta su 185.000, molti celebrati al Sud».

«Adesso ci serve una data precisa da comunicare ai nostri sposi – hanno concluso i professionisti del wedding – perchè gli sposi che avevano rimandato al 2021, sono di nuovo in un clima di incertezza e si affidano alle tante notizie diverse che arrivano dai socialmedia». (rrm)