L’OPINIONE/ Galileo Violini: Che si sa e che si potrebbe e vorrebbe sapere della diffusione del COVID-19 in Calabria?

di GALILEO VIOLINI* – L’interessante articolo di Franco Bartucci in Calabria.live di oggi suggerisce alcune osservazioni. 

Anzi tutto, dissipiamo il dubbio su una possibile contraddizione tra i dati della Regione e quelli del Ministero della Salute. Le informazioni dei bollettini giornalieri della Regione Calabria e del Ministero coincidono quasi perfettamente. Per esempio, il confronto relativo al periodo tra il 1 e il 9 maggio mostra dati identici per casi attivi e ricoveri in terapia intensiva, mentre per quanto riguarda i  ricoveri si registrano tre minime differenze, di una decina di unità ciascuna, alle date del 3, 4 e 7  maggio. 

Potrebbe parere più serio e inesplicabile il contrasto tra i dati del report di monitoraggio nazionale settimanale e i dati della Regione. L’articolo di Bartucci ricorda che il primo riporta un numero di  nuovi casi minore che la Regione, per qualche centinaio di unità, nella 16° settimana epidemiologica di quest’anno (19-26 aprile), e che questa differenza per difetto si osserva da molto tempo. Una  possibile spiegazione è che il report di monitoraggio considera unicamente i casi in cui la data del  prelievo e quella in cui è registrato il risultato positivo cadono entrambi nella settimana considerata. Quindi i due dati possono differire per questa ragione. 

Le questioni dei tamponi, invece, e della sperequazione tra le province calabresi non vanno sottovalutate. 

La Calabria condivide con il Molise che, però, ha testato il 61% della popolazione contro solamente il  35% della Calabria, l’essere le regioni in cui è minore la ripetizione di tamponi a persone già testate.  Nelle altre regioni il rapporto tra il numero di persone testate e quello dei tamponi eseguiti va da un  minimo di 0.23 (Veneto) a un massimo di 0.65 (Campania). In Molise questo rapporti è 0.86 e in  Calabria addirittura 0.92, mentre il rapporto tra numero di persone testate e popolazione va da un  minimo di 0.29 (Puglia) al massimo di 0.69 della provincia di Bolzano. 

Se questi dati ufficiali sono corretti, non può non sorprendere che siano così poche le ripetizioni dei  tamponi, dato che ne è prevista l’esecuzione periodica per alcune categorie e costituiscono il  normale metodo di controllo delle guarigioni. L’ipotesi alternativa di un’imprecisa registrazione del  carattere di test a persona non testata in precedenza, non è meno sorprendente o preoccupante  perché indicherebbe che la percentuale di popolazione testata sarebbe minore del 35% ricordato, che comunque colloca la Calabria tra le regioni con minor popolazione testata, meglio solamente di  Puglia e Sicilia.  

Se si considera che i test vengono eseguiti da parecchi mesi, è anche evidente che la percentuale dei  tamponi negativi non è in nessun modo rassicurante, riguardo l’effettiva diffusione del virus. 

Questa osservazione è suffragata dalla considerazione che la Calabria condivide con la Basilicata  l’avere costantemente aumentato durante i mesi di febbraio, marzo e aprile la media su base  settimanale dei casi attivi, tendenza che si è interrotta solamente nell’ultima settimana, il che ha  permesso alla Basilicata di tornare ai casi attivi di una settimana prima e alla Calabria a quelli di metà aprile. 

La situazione è talmente diversa da quella del resto d’Italia, che si pone il problema di quali potranno  essere gli effetti local dell’alleggerimento nazionale delle norme antiCovid. Questo problema è  particolarmente rilevante nella provincia di Cosenza che ha la maggiore percentuale di casi attivi, rispetto alla popolazione: una volta e mezza quelli di Catanzaro, il doppio di Crotone e Reggio e oltre  tre volte quelli di Vibo. 

Alcuni mesi fa proponemmo l’esecuzione di un test di massa, come quello fatto a Bolzano, anche in Calabria, o almeno nella provincia di Cosenza la cui popolazione è solamente una volta e mezzo  maggiore di quella di Bolzano. La proposta è caduta nel vuoto, ma la situazione ne conferma l’attualità. (gv)

*Docente di Fisica all’Università della Calabria

Giallo dei tamponi a Cosenza: ritardi e dati non sempre coerenti

di FRANCO BARTUCCI – Cosa sta succedendo in Calabria sui dati di casi positivi esistenti e che denotano una forte discordanza tra quelli segnalati settimanalmente all’Istituto Superiore della Sanità e quelli che la regione giornalmente comunica ai calabresi? Sono dati che poi vanno ad incidere sulla individuazione del colore che viene assegnato ad ogni regione, condizionando a seconda di area gialla, arancione e rossa, la vita sociale dei cittadini e contestualmente le attività produttive e relativi servizi.

Il Quotidiano del Sud del 3 maggio titolava a proposito della presenza del Coronavirus nella nostra Regione: “L’1 e 2 maggio 623 casi e 8 morti – Altri 522 casi “spariti” dal report nazionale dell’ultima settimana”. Nel documento di monitoraggio vengono indicati 2.595 casi segnalati in Calabria tra il 19 e il 25 aprile. Dalla somma dei dati segnalati dalla Regione giornalmente esce una somma pari a 3127 casi positivi. E questo è un problema che va avanti ormai da circa un anno e mezzo.

Questa situazione preoccupa tantissime persone anziane che vivono in Calabria nel rispetto delle regole di isolamento in casa, distanziamenti nei rari casi in cui si esce per le spese di acquisizioni di prodotti alimentari, doppia mascherina e lavaggio delle mani, quanto di igienizzazione delle proprie abitazioni. Il tutto per superare al meglio la situazione pandemica che nella Provincia di Cosenza, rispetto alle altre province calabresi, con il passare dei giorni, va sempre più aumentando, sia nelle positività che nei decessi, facendo pensare a tanti che piuttosto zona arancione dovrebbe essere rossa.

Guardando lo schema di venerdì 7 maggio maggio, dei dati riferiti dalla Regione Calabria emerge  che su circa due milioni di abitanti calabresi sono stati processati 737.084 tamponi trovandone 62.304 positivi al Coronavirus; mentre 674.780 sono risultati negativi. Guardando poi lo schema suddiviso per provincia si rileva la seguente situazione: Cosenza, casi attivi 7.470 con 13.371 casi chiusi e 479 decessi; Catanzaro, casi attivi 2.700 con 6.487 casi chiusi e 126 decessi; Crotone, casi attivi 828 con 4.943 casi chiusi e 82 decessi; Vibo Valentia, casi attivi 437 con 4.663 casi chiusi e 82 decessi; Reggio Calabria, casi attivi 2.329 casi attivi e 18.683 casi chiusi con 295 decessi. Da ciò appare abbastanza chiara e problematica la situazione dello stato di infezione al Coronavirus esistente nella Provincia di Cosenza e non basta creare o dichiarando zone rosse quei comuni calabresi dove si rilevano da un giorno all’altro dei focolai.

Le buone regole e il buon governo del territorio partono da una reale conoscenza e studio della situazione, incidendo soprattutto nella ricerca preventiva del virus attraverso una diffusa pratica del “processo dei tamponi”, di cui la Provincia di Cosenza è stata fortemente penalizzata dalla Regione Calabria con la creazione di tre soli centri di analisi dei tamponi presso l’Annunziata, l’Ospedale da Campo di Vaglio Lise e l’Ospedale di Rossano/Corigliano. Letteralmente pochi data l’estensione numerica della popolazione residente nella Provincia di Cosenza. Poi è più che nota la notizia che spesso i tamponi vengono mandati per le analisi all’ospedale di Catanzaro e addirittura fuori regione come a Bari e Napoli, per cui spesso accade che i risultati arrivano in ritardo agli appositi uffici delle Asp provinciali non in tempo per le comunicazioni giornaliere.

Sempre dal mondo dell’informazione emergono titoli di comunicazioni gravi che finiscono per penalizzare tutto l’apparato medico, amministrativo e burocratico della nostra Regione, sempre più sotto processo mediatico regionale e nazionale, come una signora di Torino, conosciuta la scorsa estate presso le Terme Luigiane, tramite WahatsApp mi scrive: “Mi dispiace sentire che spesso la Calabria va a finire in televisione per la malasanità”.

Dall’Ansa di qualche giorno fa si apprende che trecento cittadini di Rende hanno atteso per  più giorni il risultato del tampone molecolare effettuato in un drive-in nell’area  del mercato cittadino. Sono giorni in cui si  continua a parlare, attraverso i social ed organi di stampa, delle grandi difficoltà esistenti nel processare i  tamponi, della carenza di personale nelle Usca,  come anche di  guasti ai macchinari abilitati a processare i  tamponi e della mancanza di reagenti, per non parlare dello stato di crisi degli ospedali ed in particolare dell’Annunziata di Cosenza, per il sovra affollamento del pronto soccorso e dei reparti Covid, a seguito del crescente numero di soggetti positivi che si riscontrano giornalmente soprattutto nella Provincia di Cosenza.  Ancora due altri titoli che suscitano in molti calabresi di una certa età tanta rabbia ed amarezza: “Contagi comunicati a rilento, Di Natale interroga la giunta regionale”;  “La burocrazia malata calabrese”, “Sul filo del “giallo”, ma è giallo (vero) sui tamponi…”.

L’attesa del Centro Sanitario dell’Università della Calabria per processare 180 tamponi al giorno – Se poi a tutto questo si aggiunge una confidenza che mi è stata fatta sulla richiesta di reagenti di supporto arrivata dal laboratorio dell’Ospedale di Rossano al Laboratorio di Microbiologia e sieroimmunologia e genetica medica del Centro Sanitario dell’Università della Calabria in un momento critico di analisi dei tamponi, allora si può affermare con delusione e rabbia “Povera Calabria”. Una povertà costruita con le nostre stesse mani per atteggiamenti di completa indifferenza e delusione che si resta attoniti sul modo di governare questo nostro territorio ed in questo caso la sanità, che richiede conoscenza, passione e stimoli di efficienza e servizio. Ed è proprio lo spirito di efficienza e servizio per una buona sanità che ci spinge a  chiedere oggi al Presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, ed al Commissario alla sanità , Guido Longo, come mai non  è  stato finora dato corso alla domanda di accreditamento  del laboratorio  di Microbiologia e Sieroimmunologia e Genetica Medica del Centro Sanitario dell’Università della Calabria, presentata il 26 giugno 2020, quale piattaforma per la diagnosi della SARS COV-2 in grado di processare almeno 180 tamponi al giorno?

Eppure questo Centro Sanitario ed il suo Laboratorio, con delibera 951 del 5 novembre 2019 e DCA n. 160 del 3 dicembre 2019 a firma del Commissario ad acta alla Sanità regionale, Saverio Cotticelli, aveva ottenuto da parte dell’ASP di Cosenza parere favorevole all’esercizio dell’erogazione di prestazioni dei Settori Specialistici di Microbiologia e Sieroimmunologia e Genetica Medica in quanto in possesso dei requisiti richiesti per l’autorizzazione, che viene confermata il 22 ottobre 2020 dal Commissario Straordinario dell’ASP di Cosenza, dott.ssa Simonetta Cinzia Bettelini, anche in funzione dell’accreditamento precedente già avuto dalla Regione Calabria con D.R 909 del 4 febbraio 2010 per il laboratorio di chimica clinica e tossicologia.

Nel mese di gennaio di quest’anno ed in particolare il 27 gennaio si svolge a Catanzaro, presso l’Assessorato RUI della Regione un incontro per decidere su chi affidare l’accreditamento relativo ai Laboratori pubblici e privati per l’effettuazione dei tamponi ed il Centro Sanitario dell’Università della Calabria era rappresentato dal suo presidente, prof. Sebastiano Andò. Un incontro che vedeva la partecipazione dell’allora delegato del soggetto attuatore, dott. Antonio Belcastro, e l’Assessore all’Istruzione, Università, Ricerca Scientifica  e Innovazione, prof.ssa Sandra Savaglio.  Nella stessa riunione è stato assunto l’impegno, da parte del dott. Belcastro, di predisporre un’ ordinanza nella quale  doveva essere inserio, insieme ai laboratori privati censiti, anche i laboratori del Centro Sanitario dell’Università della Calabria.In quella sede fu anche richiesta la riformulazione del questionario aggiornato sulla preparedness del Laboratorio del Centro Sanitario dell’Università della Calabria per la diagnosi della SARS COV-2 in Calabria.

La documentazione aggiornata viene inoltrata il 2 febbraio 2021  allo stesso Assessorato per l’ inclusione del Laboratorio del Centro Sanitario dell’Università della Calabria nella lista dei Laboratori accreditati per la processazione dei tamponi molecolari Covid-19.  Una documentazione rinnovata ancora una volta, alla luce dell’Ordinanza regionale n.15 del 19 marzo 2021, (dal momento che venivano disattesi gli impegni assunti nella riunione del 27 gennaio) con missiva spedita il 24 marzo 2021 ed indirizzata al Presidente  Antonino Spirlì, al Commissario Guido Longo, al dott.  Giacomino  Brancati del Dipartimento Tutela della Salute della Regione, e al dott. Fortunato Varone, Delegato Emergenza Covid-19. A seguito di tale ordinanza furono accreditati vari laboratori di tutte le Province calabresi tranne la Provincia di Cosenza, dove vige al momento, come sopra indicato, un numero abbastanza alto di positivi: 7.470 di Cosenza rispetto a 2.329 attivi di Reggio Calabria, o 2.700  di Catanzaro. Una pratica di accreditamento avviata nel 2018 dal Rettore Gino Mirocle Crisci e proseguita dall’attuale Rettore, Nicola Leone, non ancora giunta finora ad esaudimento.

La lotta alla pandemia si vince con il rispetto delle regole dettate dal Comitato Scientifico Nazionale concordate con il Governo del Presidente Mario Draghi; nonché con la prevenzione, la quale parte dall’indagine a tappeto per un percorso di processamento dei tamponi ad ampio raggio. Quanto sta accadendo nella Provincia di Cosenza è da attribuire certamente ad un mancato controllo dello stato di contagio delle persone, con scarsa conoscenza dei risultati nei tempi utili, che con l’accreditamento riconosciuto al Laboratorio del Centro Sanitario dell’Università della Calabria, in grado di processare 180  tamponi al giorno, si andrebbe certamente a migliorare la gestione di tale materia.

La Regione Calabria, così il Commissario alla Sanità, hanno l’obbligo a norma delle leggi vigenti sulla Pubblica Amministrazione, in materia di trasparenza, efficienza e diritto d’informazione istituzionale, di dare delle risposte per rendere efficace il servizio di assistenza sanitaria della nostra Regione. Il non farlo, in questo momento particolare di lotta alla pandemia Covid-19, sarebbe uno schiaffo alle attese che i calabresi vogliono di uno Stato ed una Regione funzionale a garantire quel fabbisogno assistenziale sanitario, reclamato dall’intera collettività regionale, attraverso un rapporto di competenze affidabili e di una responsabile solidarietà pure nei rapporti di gestione amministrativa, che fino ad oggi non è stato ancora avvertito dall’opinione pubblica calabrese e a maggior ragione in campo nazionale, se si guarda ai continui processi mediatici che sono all’ordine del giorno. (fba)

Da lunedì 10 maggio la Calabria torna zona gialla: cosa si può fare

È ufficiale, il Governo, o meglio il ministro della Salute Roberto Speranza, ha deciso: da lunedì 10 maggio la Calabria torna a essere zona gialla. È una notizia che fa doppiamente piacere: da un lato perché significa che i livelli di rischio si sono attenuati (nella regione l’ultimo indice RT è 0.74), dall’altro perché riaprono diverse attività e ci si avvia verso un lento ritorno alla quasi normalità.

Nessuna modifica per il coprifuoco che rimane dalle 22 alle 5, ma sarà possibile cenare fuori (all’aperto) e sono liberi gli spostamenti senza bisogno di autocertificazione, neanche per andare da una regione all’altra. Restano in piedi le limitazioni per le visite private (massimo quattro persone eventualmente accompagnate da minori). Permane l’obbligo di distanziamento di almeno un metro, mentre i ristoranti dovranno aspettare il 1° giugno per poter ospitare i clienti all’interno del locale (apertura delle 5 alle 18).

Per la scuola l’attività in presenza è prevista al 70% anche nelle scuole superiori, mentre per le Università fino al 31 luglio sono ammesse attività in presenza.

Nulla di fatto, invece, per palestre e piscine che rimangono chiuse anche nelle zone gialle, almeno fino al 15 maggio per le piscine e il 1° giugno per le palestre. Quindi, anche in Calabria è consentita l’attività fisica all’aperto anche di squadra.

Riaprono anche cinema e teatri con una capienza massima consentita fino al 50% dei posti a sedere, con il limite di 500 spettatori per spettacoli al chiuso e 1.000 all’aperto. (rrm)

Le disposizioni per l'Area Gialla

COL GREEN PASS RIAPRIRE ANCHE I LOCALI
COSÍ SI SALVERÀ IL TURISMO IN CALABRIA

Salvare il turismo in Calabria riaprendo, anche, i locali. È questa la parola d’ordine che Coldiretti Calabria ha dato per rilanciare uno dei pilastri della nostra regione che, ogni anno, ha attratto viaggiatori provenienti da ogni regione e parte del mondo. Quindi, per l’Ente, bene l’entrata in vigore del pass vaccinale il prossimo 15 maggio ma, con esso, deve esserci anche una riapertura dei locali.

Coldiretti, infatti, ha già spiegato che «l’assenza di turisti stranieri e italiani ha un impatto pesante sulla loro sopravvivenza legata alla storia e all’economia dei territori, che sono il simbolo della grande creatività, tradizione, qualità e sicurezza alla base del successo del Made in Calabria» e che «il crollo del turismo straniero in Calabria ha causato un buco di oltre 300 milioni nelle spese dei viaggiatori dall’estero. La mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per il crollo delle spese per, alimentazione, alloggio trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Il cibo è la voce principale del budget delle famiglie in vacanza, con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola».

«Per questo – afferma la Coldiretti – è indispensabile che avanzi la campagna di vaccinazione e diminuiscano il numero dei contagi; aspetti che consentono di riprendere una nuova normalità; fronti che devono essere particolarmente curati in questa fase decisiva nella quale i turisti orientano la scelta delle località per le vacanze alla vigilia del Bit di Milano (Borsa Internazionale del Turismo) che, seppur digitalmente e aperto al pubblico, punta a mostrare agli operatori del settore le migliori offerte del mercato turistico nostrano.  Tropea poi, eletta quest’anno borgo dei borghi è il passepartout del nostro turismo».

«Attualmente – ha sottolineato la Coldiretti – essendo in zona arancione pesa sull’economia calabrese la chiusura di oltre 15mila tra ristoranti, bar, pizzerie e agriturismi  che complessivamente  contano su  32668 addetti che operano nella Regione e pesa anche il limite fissato del coprifuoco alle 22 per tutti, sia nelle città che nelle campagne e nelle località turistiche. Il solo sistema agrituristico in Calabria può contare su circa 350 strutture operanti con 12200 posti a tavola e circa 1500 posti letto».

«Il cibo batte l’alloggio, ed è diventato – sostiene la Coldiretti – la voce principale del budget delle famiglie in vacanza. Il cibo rappresenta, per molti turisti, la principale motivazione del viaggio perché possiamo contare primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della produzione agroalimentare che ha contribuito a mantenere nel tempo un territorio con paesaggi di una bellezza unica. La spesa in vacanza per il cibo lo scorso anno per la pandemia Covid, è scesa di oltre il 60%, il minimo da almeno un decennio, e gli effetti delle difficoltà delle attività di ristorazione si sono fatti sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare, con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco».

«In alcuni settori, come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Senza turismo, sono a rischio anche i 269 tesori alimentari tradizionali dei borghi d’Italia custoditi da generazioni dagli agricoltori e salvati per sostenere la rinascita del Paese, 13 prodotti Dop, 6 Igp, 9 vini Doc e 10 Igt».

«L’assenza di turisti stranieri e italiani ha un impatto pesante sulla sopravvivenza di tesori agroalimentari unici al mondo legati alla storia e all’economia dei territori, che – ha sottolineato il Presidente i Coldiretti Calabria, Franco Aceto – sono il simbolo della grande creatività, tradizione, qualità e sicurezza alla base del successo nel mondo. Una patrimonio da salvare che non ha solo un valore economico, ma anche storico, culturale ed ambientale e che garantisce la sopravvivenza della popolazione anche nelle aree interne più isolate». (rrm)

[foto tratta dal video promozionale della Riviera dei Cedri, courtesy Nik Channel Youtube]

L’annuncio di Spirlì: Da lunedì a Villa Bianca saranno pronti i primi 15 posti letto

È un’ottima notizia, quella del presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, che ha annunciato che, da lunedì, a Villa Bianca di Catanzaro – individuata come centro Covid – saranno attivi i primi 15 posti letto.

A distanza di una settimana dalla sua ultima visita nel presidio ospedaliero, Spirlì ha preso atto dell’avvio dei lavori di trasformazione della struttura. Ad accompagnare il presidente, il commissario del “Mater Domini”, Giuseppe Giuliano, il responsabile della Protezione Civile, Fortunato Varone, e il commissario della Sanità regionale, Guido Longo.

«Questo – ha detto Spirlì – è un ospedale che creerà 100 posti covid. Sono in fase di scelta e di acquisizione i lettini. Per quanto riguarda i macchinari per la terapia sub-intensiva e intensiva, il generale Pirro ha già consegnato al “Mater Domini” un certo numero di ventilatori polmonari. Vedremo che cos’altro serve per attivare questi reparti. I lavori fervono, e questa è una cosa molto importante. Ringrazio il commissario Giuliano che, coraggiosamente e con grande spirito di collaborazione, ha attraversato la cruna dell’ago assieme a me. Non deve essere fermata la volontà di tutelare la salute dei calabresi. La settimana prossima, andremo nei piani inferiori per seguire i relativi lavori. Ci siamo dati un numero congruo di 100 posti, e quelli saranno. Avremmo voluto averli da mesi, ma la Calabria deve fare i conti con il suo passato e con il suo presente. Ma noi andiamo avanti in questo nostro dovere di salvare più vite possibili dal virus».

«Lo scorso anno – ha aggiunto – era Covid-19, quest’anno è variante. Non si sa cosa succederà dopo, però noi ci dobbiamo far trovare non pronti, ma prontissimi. Lo dirò fino allo stremo delle forze: la Protezione civile, l’Esercito italiano, la Croce rossa italiana e tutto il mondo del volontariato, stanno dando una grande mano al personale sanitario, medico, paramedico della Calabria. Sono contento di apprendere non solo da Giuliano, ma anche dagli altri commissari delle Aziende sanitarie, che si sta avanzando con l’assunzione di medici, infermieri e oss. Ripeto: i soldi per le assunzioni ci sono e vanno impiegati».

«L’obiettivo – ha infine sottolineato il commissario Longo – è arrivare a 25mila vaccini al giorno. Tutti ci stanno dando una mano. La speranza è che la campagna finisca prima della fine dell’estate». (rcz)

C’È SPERANZA PER I NOSTRI PARLAMENTARI
IL MINISTRO HA INCONTRATO I CALABRESI

di SANTO STRATI – È un segnale importante l’incontro che il ministro Roberto Speranza ha concesso ai parlamentari calabresi: deputati e senatori dell’area di governo ascoltati ieri sera via streaming per capire e cercare di individuare le soluzioni necessarie a riparare i guasti della sanità calabrese. Già, perché si tratta di guasti, molto dei quali, irreparabili se non si attua l’azzeramento del debito o quantomeno si rimodula il ripianamento attraverso una lunga, sopportabile rateizzazione.

Come abbiamo già altre volte scritto, l’azzeramento del debito sarebbe il minimo di ristoro da parte dello Stato per riparare ai torti subiti dalla Calabria con 11 anni di commissariamento: i commissari, inviati dallo Stato, hanno prodotto altri debiti, senza risanare la sanità. Gli ospedali chiusi, prima, in tutta fretta col solo obiettivo di risparmiare, senza badare alle conseguenze per la popolazione, l’impossibilità, oggi, di aggiornare attrezzature, dispositivi, macchinari perché le risorse bastano a malapena a pagare i debiti. La situazione della pandemia, del resto, ha messo in evidenza le drammatiche criticità del sistema sanitario calabrese.

La nomina travagliata del commissario (ricordate il balletto dei nomi, le rinunce e il ritiro dell’incarico?) non ha portato i risultati sperarti: il dott. Guido Longo, grande figura delle istituzioni, eccellente poliziotto e ottimo prefetto, ha mostrato l’inadeguatezza della mancata competenza in materia sanitaria. Avrebbe dovuto, il ministro Speranza, nominare un medico o uno scienziato, possibilmente con esperienze manageriali, oppure affiancare al prefetto una serie di personalità competenti, con ottima conoscenza del territorio e, soprattutto, dei problemi della sanità. Tutto questo non è avvenuto e il prefetto galantuomo si è trovato in piena solitudine, senza l’aiuto necessario e con consiglieri forse troppo interessati a faccende di bottega piuttosto che della salute dei calabresi. Ci sono fior di professionisti in Calabria in grado di offrire un aiuto concreto e “illuminato” al prefetto Longo: a quanto risulta, molti non sono stati nemmeno ricevuti dal Commissario ad acta, probabilmente su interessato suggerimento dei suoi più stretti collaboratori. Gelosia e invidia sono pane quotidiano di questa terra e non sono venute meno neanche di fronte a una pandemia che sta decimando gli italiani. La Calabria, ricordiamolo, a ottobre aveva il record (positivo rispetto alle altre regioni, anche se triste) di poco più di 100 morti: a marzo la cifra si è moltiplicata per otto. Un numero spaventoso di decessi di cui qualcuno dovrà fare, prima o poi, ammenda.

Non c’è ancora oggi un piano vaccinale in grado di affrontare i problemi che si sono accavallati in un perverso gioco delle parti: una volta mancano i vaccini, un’altra non ci sono i medici o il personale sanitario in grado di vaccinare. Con soluzioni che, spesso mutuando l’incapacità del governo centrale, non hanno dato risposta alle esigenze che da ogni parte arrivano dal territorio. Ed è proprio sui presidi territoriali che si deve ripartire per fronteggiare la pandemia e guardare con fiducia a una stagione turistica su cui nessuno è disposto a scommettere un centesimo. Troppa incertezza, troppa improvvisazione, quando invece servirebbe polso fermo e capacità operative concrete non solo sulla carta.

Quando sta costando ai calabresi questa situazione? Siamo allo stremo, nonostante l’eroico e impareggiabile impegno profuso dai medici e dal personale sanitario. Le parole, com’è evidente, non bastano più, servono i fatti. Se il ministro Speranza, dopo l’incontro con i parlamentari calabresi, lo ha capito, siamo davanti a una vera ripartenza. Lo capiremo già nei prossimi giorni. (s)

Spirlì in Consiglio difende il suo operato contro il Covid. L’opposizione: un comizio

Prima di presentare il piano della Regione per il Recovery Fund (potevano svegliarsi prima, no?), messo peraltro all’ultimo minuto nell’ordine del giorno, il presidente ff della Regione Nino Spirlì ha difeso con veemenza il suo operato, attaccando la minoranza, accusata di cercare pretesti per fare campagna elettorale.

«Siamo qui – ha detto Spirlì – anche per prenderci gli sputi in faccia da chi pensa di far partire una campagna elettorale orrenda, oggi è il tempo sbagliato per cominciare a fare incetta di voti, oggi ci si deve sporcare le mani di lavoro. Noi non siamo chiusi nel Palazzo. Oggi è il tempo in cui Paola ha 4 terapie intensive in più, è il tempo dei 100 posti letto di Villa Bianca a Catanzaro dopo decenni di abbandono e di inerzia. Nei decenni passati – ha proseguito il presidente rivolgendosi all’opposizione – sono stati chiusi ospedali e oggi voi sapienti venite a chiedere a me perché sono chiusi: non è a noi che dovete chiederlo. In cinque mesi non si possono aprire ospedali chiusi da decenni. Dov’eravate quando con il vostro silenzio è stato bloccato il turn over e perché ora lo chiedete a noi? Non fate finta di fare quelli che cadono dal pero, perché il pero siete voi. Non date lezioni a chi sta lavorando. Se pensavate che questo presidente di passaggio non fosse capace perché veniva dallo spettacolo vi siete sbagliati, perché nel mondo dell’arte e della cultura la capacità è pane quotidiano. Mai una Giunta regionale ha dato 175 milioni alla sanità come abbiamo fatto noi: sono fondi europei che erano destinati ad altri progetti ma tutti gli assessori si sono adoperati per raccoglierli per la sanità senza punire le altre attività. Nel quinquennio precedente – ha quindi concluso Spirlì – quanti 175 milioni di euro avete dato alla sanità?».

In apertura del discorso, Spirlì ha fatto una difesa d’ufficio di tutta la Giunta: «Mai e poi mai io e la Giunta abbiamo mai pensato di dover abbandonare i calabresi a un solo secondo di dubbio istituzionale. Ogni volta che il governo ha nominato un commissario – ha detto – abbiamo ritenuto necessario che, a prescindere dalla giustezza di quella nomina, la Calabria si stringesse attorno a quella figura, pur rifiutata, perché il bene primario è l’interesse dei calabresi, e quello che stiamo facendo. per questo ci siamo messi a fianco, senza ingoiare nessuna carica istituzionale, a lavorare come servitori dello Stato magari prendendo ancora schiaffi che continuiamo a non meritare e che meriterebbe chi, i corsari e i pirati, hanno affossato la nostra sanità calabrese ingrassandosi. Abbiamo detto al commissario: siamo al tuo fianco. E abbiamo ottenuto risultati».

Spirlì non ha evitato spunti polemici: «Nessuno di noi taglia nastri ma ottiene risultati, con una forte interlocuzione con i ministeri che ci ascoltano. E non ci siamo vergognati di chiamare l’Esercito che ci ha dato massima attenzione con un ospedale militare a Cosenza. Dopo due settimane con un solo ricoverato – ha spiegato – le istituzioni preposte hanno proposto di trasformarlo in centro vaccinale e qui sono stati vaccinati migliaia di calabresi: lì è e lì resta. Al generale Figliuolo abbiamo chiesto e ottenuto vaccinatori, e poi abbiamo aperto un nuovo centro, a Taurianova, perché il fabbricato ha due piano terra con doppia possibilità di vaccinazione e sostegno ai disabili. Abbiamo chiesto al generale Figliuolo di venirci incontro su un’altra debolezza, la vaccinazione dei soggetti fragili nelle aree interne, e abbiamo ottenuto un’unità mobile».

Poi si è passati a parlare (vedi altro articolo) di Recovery Fund, non prima di raccogliere la critica di Mimmo Bevacqua, capogruppo PD: ««Ci aspettavamo un’informativa e non un comizio, è vergognoso questo atteggiamento. E quando si sono chiusi gli ospedali c’era il centrodestra al governo». (rp)

Il consigliere Molinaro: venga Draghi in Calabria a rendersi conto di persona

Il consigliere regionale Pietro Molinaro (Lega) chiede che sia il presidente del Consiglio Draghi a venire in Calabria per rendersi conto della gravissima situazione sanitaria economica e sociale in cui è precipitata la regione. «Una sanità commissariata – ha detto Molinaro – ed incapace di dare risposte con deficit manageriali – amministrativi ma specializzata nella realizzazione di disavanzi gestionali da capogiro con una catena di comando (Commissari ed Alti burocrati) che non lavorano per la salute dei calabresi. Longo, la rete commissariale, Brancati e la Palumbo vanno mandati via ed accompagnati fuori dalla Sanità Calabrese. Il Presidente del Consiglio Draghi, si rechi in Calabria di persona, senza fidarsi delle favole che racconta il ministro Speranza, per focalizzare le emergenze organizzative e gestionali e per dare risposte immediate ai Cittadini calabresi.

«L’emergenza Covid continua a mietere vittime, non diminuiscono i contagi e restiamo ultima regione nel numero dei vaccinati con pochi posti letto in terapia intensiva. Fuori controllo la rete ospedaliera ormai assorbita dai reparti Covid. Quasi inesistente la possibilità di ricevere cure e prestazioni sanitarie in sicurezza di tipo diagnostico e terapeutico a rischio implosione il servizio di emergenza-urgenza 118 e pronto soccorso, rinviate di fatto le prestazioni complesse ed a lungo termine ( in particolare quelle oncologiche e cardiovascolari). Nessuno incremento di personale medico, infermieristico e Operatori Servizio Sanitario per il blocco del piano di rientro e l’inefficienza amministrativa. Continua a persistere il collo di bottiglia che impedisce di smaltire le tantissime richieste di Autorizzazione  ed Accreditamenti, ferme al Dipartimento Salute della Regione».  (rrc)

Da Soverato un invito: «Sogno tutta la Calabria imbandierata a lutto»

Da una cittadina di Soverato, Lucia Talarico, molto attiva nel sociale, un invito che Calabria.Live condivide:

«La situazione in Calabria è drammatica. Alla nostra endemica povertà e alla nostra disastrata Sanità la pandemia assesta il colpo mortale.
I pochi ospedali sono al collasso, le terapie intensive sono insufficienti, i contagi aumentano in maniera esponenziale, la provincia di Cosenza ne è assediata e le persone muoiono nelle autoambulanze. Tante sono state le accorate denunce della situazione, ma sembra che non importi niente a nessuno.

Invito i calabresi a esporre sui loro balconi il tricolore listato a lutto, in segno di partecipazione e di scandalo per la gestione calabrese della pandemia.
Sogno tutta la Calabria imbandierata a lutto… testimonianza dei calabresi perbene che così lanciano un segno di pacifica rivolta e rinascita collettiva!

Chiunque accolga il mio invito è pregato di lasciare un segno d’assenso sul mio profilo Facebook e condividere il mio appello. Monitoreremo l’iniziativa  e vedremo se sarà condivisa o cadrà mestamente nel vuoto.
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Se non sarò condivisa, vorrà dire che creperemo in silenzio ma un po’ sarà anche per colpa nostra.
Grazie a tutti».

La vaccinazione – secondo Spirlì – prende il ritmo giusto, ma a Cosenza si è allo stremo

«La vaccinazione prende ritmo giusto» ha dichiarato il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, al termine della riunione dell’unità di crisi. Dichiarazioni forse troppo ottimistiche da parte del presidente f.f., considerando che, mentre siede in Cittadella regionale, a Cosenza, intanto, nella giornata di domenica, all’ospedale Annunziata si è registrata una situazione esplosiva, dove le ambulanze sono rimaste, per ore, in attesa di una sistemazione per i pazienti, all’esterno, mentre all’interno – come riportato dall’Ansa – ci sono una quarantina di degenti per cui non si riesce a trovare una sistemazione.

Una situazione davvero drammatica nel primo presidio sanitario di una provincia di 750 mila abitanti che, come ha informato il deputato di Forza ItaliaRoberto OcchiutoCoffee Break su La7, «sta di fatto chiudendo: in reparti come ortopedia, urologia, medicina generale, ci sono pazienti Covid e, quindi, ci sono tantissime prestazioni che non possono essere più erogate. In questi casi, peraltro, in Calabria la sanità è già commissariata, e quindi dipende dal governo nazionale, Speranza e Figliuolo dovrebbero mandare rinforzi per assistere gli ospedali in difficoltà».

Anche il senatore di Italia VivaErnesto Magorno, ha chiesto a gran voce di «fare presto per Cosenza».

«Ritengo, a tal proposito – ha aggiunto – necessario e urgente che la deputazione parlamentare calabrese nella sua interezza perori i diritti della Calabria e li rappresenti  nella sua oggettività gravita al ministro della Salute, Roberto Speranza».

«Non è più il tempo dei proclami ma dell’azione – ha concluso –. Ogni minuto non speso a servizio di questa grande causa, è tempo perso. Il quadro che ci troviamo di fronte peggiora con il trascorrere delle ore, e ogni omissione sarà colpevole perché consumata sul primario diritto alla salute dei calabresi».

Il sindaco di Corigliano Rossano e presidente della Conferenza dei Sindaci, Flavio Stasi, ha convocato, con urgenza, una riunione, che non ha portato a nessuna soluzione, rimandando alla riunione dell’Unità di crisi – a cui non ha partecipato nessuna rappresentanza degli enti locali – dove, ha riferito Spirlì, «abbiamo fatto un’unità di crisi sulla situazione di Cosenza e sull’aumento dei posti covid negli ospedali della sua Provincia. Nello specifico, abbiamo scelto il presidio di Rogliano come centro ospedaliero per il nord della Calabria, la struttura sanitaria “Villa Bianca” di Catanzaro nell’area centrale – anche con il supporto dei responsabili del Mater Domini e della Protezione civile – e l’ospedale di Gioia Tauro per quanto riguarda la parte sud della regione».

«Oltre a questo – ha aggiunto Spirlì – si è parlato delle necessarie assunzioni del personale medico in tutta la Calabria, ma anche di piano vaccinale e hub. Su quest’ultimo tema, abbiamo avuto la conferma che quello di Corigliano Rossano può partire già domani. Stesso discorso per Cirò Marina, mentre quello di Catanzaro è attivo da ieri. Nei prossimi giorni avvieremo gli hub di Siderno e Mesoraca».

«Mi auguro – ha concluso Spirlì – che queste decisioni possano tranquillizzare i calabresi e soprattutto levarli dalla morsa dei mestatori in campagna elettorale, tra cui anche il sindaco di Napoli. A lui vogliamo ricordare che, nella nostra sanità, non si muore coperti dalle formiche o nei bagni degli ospedali. Visto che si sente così eccezionale nell’organizzazione sanitaria, lo invitiamo a rivedere quello della sua città».

Ma non basta. La Conferenza dei Sindaci della Provincia di Cosenza, infatti, ha espresso «forte preoccupazione ed amarezza per come si sta gestendo questa fase» e, «per quanto riguarda la situazione epidemiologica provinciale, ci troviamo di fronte al fatto che – nonostante gli sforzi dell’Hub e degli Spoke di aumentare i posti covid per svuotare i Pronto Soccorso – ci sono oltre 40 cittadini ricoverati fuori dalla Provincia, segno di come la situazione sia concretamente drammatica. Nonostante questo, per come sono strutturate le norme governative, non ricorrono le condizioni per misure di livello provinciale. La netta impressione è che, soprattutto per quanto riguarda la sospensione della didattica, si scarichi ancora una volta sui sindaci i quali spesso agiscono per proteggere le comunità, ma senza avere il giusto supporto da parte delle altre istituzioni: questo non è più sostenibile ed è stato oggetto di richieste precise».

«Per quanto riguarda le strutture ospedaliere – continua la nota – è stato ribadito, con chiarezza, che tanto l’Hub quanto gli Spoke non sono più nelle condizioni di incrementare il numero di posti letto attualmente disponibili. Significa che un eventuale prolungamento dell’attuale ondata pandemica lascerebbe inermi, o quasi, le strutture ospedaliere. Inoltre, è stato precisato che non sarà consentito di trasformare plessi ospedalieri attivi in plessi-covid in quanto è necessario garantire l’assistenza anche di altre patologie. È stata dunque proposta la riattivazione dell’ospedale da campo di Vaglio Lise come ospedale covid (che gioverebbe del personale medico dell’esercito) oppure l’utilizzo di una delle strutture ospedaliere chiuse».

Per il sindaco Stasi, «ciò che è risultato evidente è che le nostre istituzioni, nonostante la terza ondata fosse ampiamente prevista, continuano a navigare a vista. Seppur non è responsabilità di chi ricopre il proprio incarico da pochi mesi, riteniamo tutto questo non più accettabile, in quanto riversa quotidianamente sugli enti locali e sui sindaci tutto il peso dell’emergenza sanitaria, dall’assistenza fino alle vaccinazioni».

«Ci aspettiamo – conclude Stasi – delle risposte sui temi dell’assistenza sanitaria, del supporto istituzionale ai sindaci, dell’ascolto nella unità di crisi regionale e della necessaria accelerazione del piano vaccinale nelle prossime ore, convinti che in una fase difficile come quella attuale, non si possa fare a meno di tutte le energie istituzionali presenti sui territori, a partire proprio dai primi cittadini».

Una situazione inaccettabile, tanto da indurre il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, a chiamare a raccolta tutti i primi cittadini della Provincia di Cosenza per una mobilitazione davanti all’Annunziata sabato 17 aprile.

«Stamattina mi sono recato al Pronto Soccorso dell’Ospedale dell’Annunziata – ha raccontato il sindaco Occhiuto – per constatare che le gravi carenze di personale medico e paramedico, che denuncio da più tempo, non hanno registrato alcun passo in avanti. Piuttosto, i pochi medici e infermieri in forza al reparto si stanno impegnando in turni massacranti e con tutte le loro forze per affrontare questo nuovo picco pandemico del covid-19».

«Rinnovo – ha aggiunto – la mia stima al personale sanitario che non si sta risparmiando in alcun modo nel prestare soccorso ai tanti pazienti covid che giungono all’Annunziata, tante volte già in condizioni critiche – continua il Sindaco di Cosenza – e ritengo inaccettabile l’assenza di decisionismo del vertice dell’azienda ospedaliera, di cui ho parlato anche con il Governatore Spirlì dopo il sopralluogo di stamattina. Un Commissario, proprio in quanto tale, avrebbe dovuto assumere decisioni tempestive per incrementare i posti letto covid necessari evitando di sottrarli ad altri reparti, oltre che procedere immediatamente all’assunzione del personale sanitario necessario a fronteggiare l’emergenza».

«Allo stesso modo – ha detto ancora – mi sarei aspettato una reazione pronta e positiva alla mia sollecitazione, di qualche settimana addietro, di richiedere all’Esercito, nel quale avevo già riscontrato la disponibilità a richiamare i medici necessari, il riallestimento di posti letto nell’ospedale da campo di Vagliolise. La risposta è stata e continua ad essere un inspiegabile immobilismo che sta costando ai nostri territori un prezzo altissimo in termini di privazioni, costringendo i Sindaci a tenere le scuole chiuse, infliggendo altri duri colpi ad un commercio che già fatica a rialzarsi».

«Invito, dunque, tutti i sindaci – ha concluso Mario Occhiuto – ad indossare la fascia, e insieme ai rappresentanti in Consiglio comunale, a ritrovarci sabato 17 aprile, alle ore 10, davanti al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Cosenza per far sentire la voce delle comunità che rappresentiamo e chiedere risposte rapide ed efficaci alla grave emergenza in atto». (rcz)