IN SOFFERENZA IL CREDITO DELLE AZIENDE
LA CRISI DI LIQUIDITÀ METTE IN GINOCCHIO

Le imprese calabresi sono in sofferenza. Nel primo semestre del 2022, infatti, è stato riscontrato il 20% in più di richieste di rateizzazione rispetto allo scorso anno e un numero notevole di pratiche di cassa integrazione.

Una situazione grave, quella denunciata dalla segretaria generale della Fenealuil CalabriaMaria Elena Senese, che parla di «allarme rosso» per l’edilizia calabrese, le cui imprese – piccole e medie – sono pronte a chiudere i battenti, stritolate da quella sconcertante azione di demolizione della normativa dei Superbonus che il Governo Draghi sta portando avanti da tempo con interventi chirurgici, dalle ricadute nefaste per la già debole economia della Calabria».

Un allarme, che era già stato lanciato dal presidente di Cna CalabriaGiovanni Cugliari nel mese di giugno, in cui dichiarava che «a causa del blocco della cessione dei crediti, legati ai bonus edilizi, 33mila imprese artigiane in tutta Italia sono a rischio fallimento, con una potenziale perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni».

Dati, quelli presentati da Cugliari, elaborati grazie all’indagine condotta presso circa 2mila imprese che rappresentano un campione «altamente rappresentativo dei comparti dell’edilizia, delle costruzioni e dei serramenti», in cui è emerso che «i crediti fiscali delle imprese italiane che hanno riconosciuto lo sconto in fattura, non monetizzato attraverso una cessione, ammontino a quasi 2,6 miliardi di euro».

«La consistenza dei crediti bloccati (circa il 15% del totale) – si legge nell’indagine – sta mettendo in crisi migliaia di imprese. Infatti, oltre 60mila imprese artigiane si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità e con impatti gravissimi. Il 48,6% del campione parla di rischio fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati. Per non essere schiacciate dalla mancata cessione dei crediti quasi un’impresa su due sta pagando in ritardo i fornitori, il 30,6% rinvia tasse e imposte, e una su cinque non riesce a pagare i collaboratori».

«Dall’analisi dei fatturati e della consistenza media dei crediti – si legge ancora – emerge che le imprese con giro d’affari di 150mila euro detengono 57mila euro di crediti nel proprio cassetto fiscale (38,2%). Alla crescita del fatturato l’incidenza tende a scendere pur restando rilevante: un’impresa con 750mila euro di ricavi sconta 200mila euro di crediti bloccati. Il 47,2% delle imprese dichiara di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti mentre il 34,4% lamenta tempi di accettazione dei documenti contrattuali eccessivamente lunghi. Per la cessione dei crediti, le imprese della filiera si sono rivolte principalmente alle banche (63,7%), a seguire Poste (22,6%), poi società di intermediazione finanziaria (5,1%)».

Dati, che fanno comprendere, come già sottolineato dalla sottosegretaria Senese, che «cancellare il superbonus del 110% sarebbe molto rischioso per le imprese calabresi. Il settore edile a queste latitudini, infatti, rappresenta una delle colonne portanti, se non la colonna portante per l’economia regionale».

«Bloccare questo strumento che, in questi ultimi anni – ha proseguito – ha creato nuova occupazione, rappresentato una boccata d’ossigeno per il Prodotto interno lordo nazionale e regionale e che, in prospettiva, rappresenta una misura concreta per perseguire l’obiettivo della transizione energetica e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio calabrese, sarebbe una mossa azzardata».

Dell’importanza di questi bonus se ne è reso conto il Consiglio regionale della Calabria, guidato da Filippo Mancuso, che, a fine giugno, ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal consigliere Antonio Lo Schiavo con la quale si chiede alla massima assise regionale di impegnare la Giunta a promuovere opportune iniziative verso il ministero dell’Economia «affinché adotti misure utili allo sblocco della cessione dei crediti dei bonus edilizi, introducendo una norma ad hoc nel “Decreto Aiuti” necessaria a garantire la liquidità alle imprese, scongiurando così una grave e devastante crisi nel settore edilizio».

«Con questa iniziativa – ha commentato Lo Schiavo – la Regione Calabria, al pari di altre Regioni, invia al Governo nazionale un segnale chiaro: il Superbonus 110 per cento e gli altri bonus edilizi hanno rappresentato uno strumento fondamentale per il rilancio del settore edilizio e vanno pertanto sostenuti con maggior determinazione da parte dello Stato, stante l’effetto positivo sulla ripresa degli investimenti nonché sulla rigenerazione e riqualificazione energetica degli edifici».

«Il blocco dei crediti operato dal sistema finanziario, per una cifra che secondo la Cgia di Mestre ammonta già a circa 5 miliardi di euro – ha proseguito – costituisce un rischio da scongiurare con ogni mezzo: in ballo c’è il destino di 33mila imprese della filiera delle costruzioni e di oltre 150mila lavoratori. Senza dimenticare le famiglie che hanno programmato la ristrutturazione delle proprie case e che ora rischiano di veder vanificato il proprio investimento».

«Aspetti tanto più problematici in Calabria dove il settore edilizio, dopo anni di crisi – ha detto ancora Lo Schiavo – si è particolarmente ripreso grazie a queste norme fiscali che hanno rilanciato gli investimenti generando significativi fatturati anche nell’indotto, con una forte azione di contrasto all’evasione e al lavoro nero».

«L’auspicio è che, ora – ha concluso Lo Schiavo –, anche grazie a tale mozione, il Governo senta, tra le altre, anche le preoccupazioni che provengono dal Consiglio regionale della Calabria e possa finalmente restituire fiducia ad imprese e privati, finanziando lo sblocco dei crediti maturati e garantendo l’erogazione di nuovi crediti attraverso un opportuno intervento straordinario».

Una iniziativa, quella di Lo Schiavo, che come ha sottolineato l’architetto Barbuto, ha reso la Calabria «una delle poche regioni a prendere posizione in merito».

«Che si faccia dunque promotrice dello sblocco finanziario, sollevando il problema, schierandosi dalla parte dei cittadini e dei soggetti economici». (rrm)