HA FUNZIONATO LA PROTESTA DEI SINDACI
NON C’È PIÙ LA DELEGA SUL “COPRIFUOCO”

Alla fine nella versione finale del nuovo Dpcm varato ieri dal Governo e illustrato direttamente dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte è scomparsa la parola delega. Riguardava e implicava la responsabilità dei sindaci di attuare, ove necessario, la chiusura di strade e piazze, dopo le 21, in caso di affollamento. Questa improponibile chiamata di responsabilità (mancano risorse, mezzi e uomini per il controllo capillare di strade e piazze) è stata subito contestata dai primi cittadini di tutt’Italia e, ovviamente, ha visto in prima linea i sindaci calabresi, alle prese con un territorio difficile da controllare e con personale ridottissimo.

Quando Conte aveva detto da Palazzo Chigi in diretta televisiva «I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l’accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private», tantissimi primi cittadini dal Piemonte alla Sicilia, passando per Roma e la Calabria, erano sobbalzati, parlando chiaramente di “scaricabarile” del Governo sulle amministrazioni locali.

Uno dei primi a reagire è stato il sen. Ernesto Magorno che è il sindaco di Diamante: «Chi governa – ha scritto su Twitter – deve decidere, non delegare. Lo scaricabarile relativo al #coprifuoco sui Sindaci è un qualcosa di inaccettabile anche perché ogni territorio ha le proprie problematiche relative a un adeguato controllo del territorio. I Sindaci vanno rispettati».

Il presidente dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci)  Antonio Decaro, sindaco di Bari, ha subito contestato la posizione del Governo. «Non possiamo accendere la tv – ha dichiarato – e trovare il presidente del Consiglio che ci dice che dobbiamo mettere il coprifuoco: perché abbiamo fatto tre riunioni tra sabato e domenica e dobbiamo sentire questo. Abbiamo ricevuto una bozza, abbiamo scoperto che c’era questo tema dei sindaci, abbiamo detto che era inapplicabile, ci è poi stato assicurato che non c’era. E abbiamo visto che non c’era poi nel Dpcm. Siamo abituati a prenderci tutte le responsabilità, ho scritto al prefetto e ci devono dire chi dovrà far rispettare l’ordine pubblico. Non è previsto nei decreti che la polizia locale si occupi del contrasto al covid 19. Solo dopo il coordinamento del questore».

Simile l’atteggiamento del sindaco di Napoli Luigi De Magistris: «Il Dpcm mi sembra complessivamente equilibrato, ma potrebbe essere l’inizio di un’escalation. Molto deludente il primo impatto del Presidente: dopo 9 mesi di pandemia ascoltare un premier che scarica la responsabilità su chi sta combattendo a mani nude, l’ho visto come un segno o di scarsa sensibilità o di resa. Conte dice che noi sindaci possiamo chiudere le piazze, le vie dalle 21, come se avessimo le risorse per farlo. Se un generale arroccato nel suo palazzo non si rende conto che i soldati sono allo stremo, senza armi, senza munizioni, un po’ di preoccupazione ci sta».

Poi, con la distribuzione del comunicato ufficiale si è scoperto che la parola sindaci è scomparsa. Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà aveva affidato a twitter il suo commento: «Lo scaricabarile non risolve nulla: è un errore scaricare sui sindaci la responsabilità sulle zone in cui applicare il coprifuoco. In un momento difficile come questo le istituzioni dovrebbero collaborare, lo scaricabarile non risolve nulla. Il Governo si ravveda e modifichi la norma del Dpcm».

Anche il sindaco di Cosenza ha sottolineato la politica dello scaricabarile del Governo. «Non si risolvono – ha scritto Mario Occhiuto su fb – i problemi con lo scaricabarile e con la demagogia. E infatti è stato tolto dal DPCM il riferimento ai sindaci dopo il discorso di Conte grazie alla protesta del presidente di Anci».

Da parte sua,  il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo ha voluto esprimersi sull’argomento con una dichiarazione all’Ansa: «Sulle nuove misure del Governo per il contenimento della diffusione del Covid, sono sulla posizione di De Caro: si sta scaricando troppo la problematica sui sindaci. Abbiamo problemi ad effettuare i controlli perché non abbiamo personale sufficiente per poterli eseguire. Abbiamo troppe cose da fare e troppi controlli da eseguire a fronte di una disponibilità di personale assolutamente insufficiente. Il coordinamento con i Prefetti funziona, ma c’é da tenere conto delle difficoltà che dobbiamo affrontare come Amministrazioni comunali».

Chiarita la non responsabilità dei sindaci anche dal ministro per le Regioni Boccia, resta il problema principale dei contagi. Qualunque iniziativa non potrà avere successo se non ci sarà la piena coscienza da parte dei cittadini che le misure, ancorché impopolari, vanno rispettate se si vuole contenere la pandemia. In Calabria risulta chiaro che la popolazione ha capito e si adatta a non violare le norme di base: la mascherina sempre e tenersi lontani da locali affollati e da assembramenti.

I numeri parlano da soli, ma c’è di conforto l’abbassamento della percentuale tra prognosi positive e morti o ricoveri in terapia intensiva. Questo può significare due cose: da un lato il personale medico e gli scienziati hanno fatto tesoro dell’esperienza passata e attuano protocolli più efficaci per  affrontare la pandemia; dall’altra è che – disgraziatamente – il virus si è fatto più pericoloso e non uccide, ma punta a diffondersi quanto più possibile. La morte dei pazienti equivale alla morte del virus e questo maledetto mostro che si è impadronito delle nostre vite, in qualche modo, lo ha capito. (rrm)