PONTE ORA MAGICAMENTE IN PRIMO PIANO
PER IMMANCABILI PROMESSE ELETTORALI

di SANTO STRATI – Ogni qualvolta si avvicinano le elezioni, l’argomento Ponte sullo Stretto diventa “centrale” e magicamente appare in tutte le immancabili promesse elettorali. Ma da quel poco che si è letto in questi giorni, al di là delle generiche dichiarazioni sulla «necessità dell’opera»,  non si ravvisano elementi di novità sull’infinita (e, permetteteci, inutile e strumentale) diatriba «sì, no, forse». 

L’ultima sceneggiata che porta la regia del ministro (grazie a Dio, uscente) Enrico Giovannini riguarda l’esigenza di buttare 50 milioni per nuovi studi di fattibilità con tre “buste” da scegliere: ponte a una campata, a due campate, nessun ponte. Peccato che non siamo in un telequiz alla Mike Bongiorno, ma in una realtà territoriale trascurata, dimenticata, abbandonata e vittima predestinata di un’idea di “autonomia differenziata” che allargherà il divario Nord-Sud. Con buona pace degli auspici dell’Europa che, a tal proposito, ha praticamente raddoppiato la disponibilità dei fondi PNRR: qualcuno, facilmente, finge di dimenticare che le risorse finanziarie destinate all’Italia (la dotazione più alta tra i Paesi europei) sono arrivate alla cifra stratosferica di 190,5 miliardi di euro grazie al “disagio” del Meridione. 

Il PNRR, nelle intenzioni, dovrebbe servire a colmare il divario che risulta intollerabile per l’Europa del terzo millennio. Invece, complice l’inadeguatezza di comuni ed enti locali, molti dei progetti destinati al welfare e a migliorare la qualità della vita con infrastrutture e iniziative di carattere sociale, culturale e, soprattutto, territoriale, non arriveranno nemmeno alla fase di pre-valutazione.

Torniamo al Ponte: le promesse non sono una novità delle campagne elettorali, ma questa si preannuncia aspra e cattiva. Tutti promettono tutto, del tipo “il mio bianco è più bianco del tuo” (neanche si vendessero detersivi…), ma un programma che si ponga obiettivi realizzabili (non solo annunciati) ancora non si è visto, Dichiarazioni di intenti, come se la nostra classe politica (e stendiamo un velo pietoso su buona parte di essa) non sapesse che un programma serio deve indicare obiettivi, ma anche dove si trovano le risorse e come andranno spese. A parole sono tutti bravi a promettere (vedere il refrain stile 1994 dell’ex cav), ma nei fatti ci si ferma a suggestioni. Il potere mediatico, soprattutto dei social, in questo caso, gioca un ruolo determinante. Anche se nessuno ha messo in evidenza che per la prima volta i diciottenni voteranno anche per il Senato (se qualcuno li convince a recarsi alle urne). Non c’è alcuna attenzione per questo nuovo bacino che conta quasi 4 milioni di elettori: prima della riforma dell’art. 58 della Costituzione dello scorso 18 ottobre, bisognava avere compiuto 25 anni per votare per il Senato. Ma non abbiamo visto iniziative per coinvolgere in qualche modo le classi giovanili. Come mancherà il voto a distanza che  il Circolo Valarioti (Voto sano da lontano) ha cercato in tutti i modi di mandare avanti nonostante l’opposizione del ministero dell’Interno: la proposta di legge con primo firmatario il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia si è arenata, nonostante la commissione proposta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà per analizzare i dati del cosiddetto “astensionismo involontario”. Tant’è che il 25 settembre si profila una massiccia astensione a livello nazionale, in gran parte dettata dalla conclamata sfiducia nella politica. In Calabria, però, – è il caso di sottolinearlo – sul 55% di astensionismo cronico andrebbe considerato che una buona metà riguarda elettori, che vivono e lavorano fuori della regione,  che per varie ragioni (soprattutto economiche) non tornano a votare in Calabria.

A votare per chi? La sinistra (aspirante suicida) gioca la carta del referendum o noi o il ritorno al fascio (e già qui su tale rischio ci sarebbe da obiettare che il nostro Paese è solidamente democratico e sufficientemente in grado di autoproteggersi da qualsiasi revanscismo), al posto di presentare un programma serio e articolato. Invece si appalesa come “partito delle tasse”, pur proponendo una patrimoniale destinata a colpire soltanto i grandi patrimoni oltre i 5 milioni di euro. Gli elettori, quando sentono parlare di patrimoniale sembra siano stati toccati da una medusa: anche quello che campa (legalmente) di reddito di cittadinanza sente un brutto prurito e cerca vie di fuga. Ma questo, dalle parti del partito democratico, evidentemente non l’hanno ancora capito. 

Dall’altro lato, la “gioiosa macchina da guerra” (copyright Achille Occhetto, 1994) di Letta e company che alla destra che già fa pregustare una vittoria pesante (sempre che i dissidi e le discordanze presenti nella coalizione non si trasformino in pericolose e fatali liti), non fa cogliere l’opportunità di presentare un programma chiaro su come sarà l’Italia della prossima legislatura. 

Le dichiarazioni sul Ponte sono generiche, di maniera, e pressoché inutili: della serie “fa fine e non impegna”. Quando, invece, sarebbe questa l’occasione per il centrodestra, ancestralmente favorevole al collegamento stabile nello Stretto, per presentare un obiettivo strategico e risolutivo per eliminare qualunque imbarazzo. Un ruolo importante, sia chiaro, lo devono giocare le due regioni interessate: ai calabresi e ai siciliani il Ponte serve perché rappresenta un’idea concreta di sviluppo e di crescita del territorio non più rinviabile. Se non ci fosse stato lo stop (esecrabile, non finiremo mai di ripeterlo) di Mario Monti e del suo Governo a quest’ora il Ponte sarebbe stato una realtà, senza scusanti per l’Alta Velocità ferroviaria che si ferma a Villa San Giovanni e Messina e poi s’ingorga nel traghettamento. Da questo punto di vista appare suggestiva, ma di grande valenza la lettera aperta che l’ing. Giovanni Mollica e l’avv. Fernando Rizzo da Messina, mandano al Presidente Occhiuto. Caro Governatore, la legga e ne faccia tesoro con il futuro governo che verrà. È l’occasione per mostrare che non è soltanto il Presidente dei calabresi, ma un illuminato politico di cui il Sud, tutto il Sud, avrà di che essere orgoglioso. (s)


vedi lettera aperta al Presidente Occhiuto

 

IL NUOVO COLLEGIO JONICO OPPORTUNITÀ
PER COESIONE TERRITORIALE CALABRESE

di DOMENICO MAZZA e GIOVANNI LENTINI – I preparativi per l’imminente e, per alcuni aspetti, inattesa campagna elettorale hanno, prepotentemente, riportato le segreterie politiche della fascia jonica ad interrogarsi sul futuro del nuovo collegio unico che assembla i territori della Sibaritide e del Crotonese.

Le compagini partitiche, in periodi contingentati e scelte dei candidati da fare nel più breve tempo possibile, sono giunte a questo appuntamento sostanzialmente impreparate e colpevolmente in ritardo. Questo perché le vicende relative la nuova geografia politica non sono state affrontate per tempo, nonostante i rinnovati perimetri elettorali fossero stati resi noti da circa due anni. Ma tant’è.

Tuttavia, considerati una serie di fattori non trascurabili, riteniamo che una riflessione di merito vada affrontata. Quanto detto per appurare se il rinnovato disegno elettorale corrisponderà ad una rigenerata consapevolezza dei Popoli e di Coloro che intenderanno candidarsi a rappresentarli. Quindi per capire se la nuova Circoscrizione implicherà potenzialità ed autodeterminazione del territorio, piuttosto che l’ennesima soccombenza e abdicazione di ambiti storicamente periferici ai dettami imposti dalle segreterie storiche dei partiti. Le stesse che, ormai, duole costatare, sono ridotte a luoghi marginali nella vita delle Comunità. 

In Calabria, l’organizzazione dei partiti risulta ancora improntata su un sistema verticistico di tipo provinciale. Se a questo aggiungiamo che, eccezion fatta per la provincia di Catanzaro, tale disegno non ricalca il perimetro di riferimento dei collegi, mal comprendiamo come ancora non si sia corsi ai ripari. E lo diciamo con estrema franchezza poiché spiace registrare, a fianco la pressoché razionale perimetrazione apportata a seguito della riforma del numero dei Parlamentari, la mancata riorganizzazione dei sodalizi politici riguardosa delle nuove aree elettorali. 

Stiamo assistendo ad una imbarazzante situazione che sfocia nella più totale confusione poiché ci troviamo di fronte ad un collegio (quello jonico) fatto di affinità e comunione territoriale, ma di rapporti politici mai stretti e, ad oggi, del tutto ignorati tra il versante Crotonese e quello Sibarita. 

Diciamo questo con la consapevolezza che un territorio, ormai indissolubilmente legato, per definirsi tale, dovrebbe ragionare all’unisono e guardare insieme nella stessa direzione. 

Non è pensabile che le segreterie dei partiti debbano far riferimento ad organigrammi ancorati su base provinciale se poi né le competizioni regionali, tantomeno quelle nazionali, si affiliano ad un disegno proponente il bacino della provincia.  In questo modo si perde la bussola!  Si rischia di essere fuorviati nella ricerca dei punti di riferimento. Si produce confusione e non si comprende come si possa fare rete.  Tale condizione, necessariamente, genera l’avanzata di quanti sguazzano alla grande nella frammentazione territoriale. 

È cosa risaputa che le divisioni all’interno di un territorio favoriscano processi di dissoluzione dello stesso a vantaggio di altre realtà, storicamente coese. 

Ad oggi, almeno da quanto appare dalle prime indiscrezioni d’agenzia, registriamo che Partiti e Vertici capitolini, guardino l’Arco Jonico come terra di conquista ed agro utile per collocare il soverchio di altre realtà territoriali. 

Ciò detto, qualora dovesse essere confermato dalla composizione delle liste, avrà significato quanto i centralismi abbiano continuato a conferire un’effimera valenza elettoralistica al nostro territorio. 

Al contrario, forse perché spinti da un cavalleresco romanticismo, noi attribuiamo a questa Terra un valore e un significato strategico. Determinante per la Calabria, la baia jonica, il Mezzogiorno e l’Italia. Decisivo per l’Europa e il Mediterraneo.

Per ovviare a tanto scompiglio sarebbe necessario che nella prossima competizione elettorale, i Partiti, la Classe politica, i Candidati si pronunciassero sui temi della coesione territoriale. Parimenti a come dovrebbero assumere una posizione chiara e netta su quelle tematiche che, giocoforza, riguardano e riguarderanno il Sol Levante jonico calabrese nei prossimi anni. 

Alludiamo ad argomenti quali un’area vasta che la Calabria del nord-est merita di vedersi riconosciuta, ma nel naturale alveo territoriale sibarita e crotoniate; non già in snaturati perimetri bocciati dalla storia e dai fatti e posti sotto l’egida centralista dei Capoluoghi storici. 

Parliamo di come avviare la porzione calabrese dell’Arco Jonico a ricongiungersi funzionalmente con i rimanenti segmenti lucani e pugliesi in quella baia posizionata al centro del Mediterraneo. Il tutto in un grande e funzionale contenitore metropolitano interregionale. 

Ed ancora di come voler mettere a sistema i principali siti archeologi della Magna Graecia nella Riva Sud d’Europa. Insomma, di progetti che non siano semplici specchi per le allodole, ma riescano ad inverare un accrescimento significativo dell’offerta di lavoro. 

Sarebbe un bel segnale se la campagna elettorale si incentrasse su queste tematiche. Significherebbe, finalmente, trasmettere agli elettori una visione. E magari si riuscirebbe anche a portare nella cabina elettorale il tanto agognato voto d’opinione. 

Un’inversione di tendenza rispetto le passate competizioni elettorali dove a prevalere sono sempre stati slogan più improbabili che improponibili. E questo per evitare di assistere ad una campagna elettorale dalla quale potrebbero uscire (comunque) tanti vincitori, ma a perdere potrebbe essere il territorio.  (dm-gl)

LETTERE / Francesco Gagliardi: come si cambia per non morire…

di FRANCESCO GAGLIARDI – Caro Direttore, anche se sono molto stonato, oggi mi viene voglia di cantare. Ho scelto una canzone di Fiorella Mannoia. Si stanno preparando a Roma le liste elettorali e i vari raggruppamenti politici in vista delle elezioni politiche del 25 settembre prossimo ed io, a Cosenza, non ci capisco un bel niente. Dov’è la destra, dov’è la sinistra si domandava alcuni anni fa un grande cantautore scomparso. Tira e molla, molla e tira. Vengo anch’io? No, tu no. Vengo anch’io? Sì, tu sì. 

Ma davvero c’era qualcuno in Italia che credeva che Sinistra Italiana e i Verdi lasciassero il Pd? E dove sarebbero andati Fratoianni e Bonelli. Chi li avrebbe imbarcati? Nessuno. Sono stati contrari al governo Draghi, hanno sempre votato no a tutte le sue leggi, sono contrari a tutto, hanno detto sempre di no in Parlamento, hanno votato finanche contro l’ingresso alla Nato di Svezia e Finlandia, non vogliono i gassifigatori e i termovalorizzatori, dicono No alla Agenda Draghi. Le pale eoliche? Disturbano il volo degli uccelli. Le trivelle? Fanno sprofondare Ravenna nel Mare Adriatico. In questi due giorni trascorsi hanno fatto una grande sceneggiata per apparire per puro scopo elettorale sulle prime pagine dei giornali e poi e poi l’inciucio. Vogliono alcuni posti sicuri in Parlamento. L’ammucchiata è servita. Esulta Letta: L’intesa raggiunta con Calenda, Fratoianni, e Bonelli è necessaria per sconfiggere la destra e impedire alla Meloni di varcare il portone di Palazzo Chigi. 

Tanto tuonò che alla fine non piovve. Quante parole sprecate in questa settimana! Tanto rumore per nulla. Come era regolarmente previsto Letta ha dovuto imbarcare anche la sinistra estrema. Ne ha davvero bisogno se vuole evitare una cocente e durissima sconfitta alle elezioni, che se dovesse essere davvero clamorosa secondo le previsioni, il 26 settembre dovrebbe lasciare l’Italia e ritornare a Parigi, gli studenti lo aspettano. A Calenda ha promesso il 30% dei seggi elettorali e a Fratoianni e Bonelli? Pure a loro ha dovuto promettere qualcosa. Si dice l’8%. 30%ad uno, 20% ad un altro, ai restanti 8%, al Pd restano 50%. Troppo pochi per soddisfare e accontentare i suoi fedelissimi anche perché nella prossima legislatura avremo meno Deputati e Senatori. Ma gli elettori del Pd sono davvero contenti e soddisfatti di questa accozzaglia col solo scopo di sconfiggere la Meloni? Nella cabina elettorale, quando nessuno li vedrà, potrebbero punire questa accozzaglia di partiti e partitini dello zero virgola profondamente divisi su tutto. C’è ancora l’Agenda Draghi tante volte strombazzata? Nelle edicole, forse, ci sono agende di tutti i tipi. Ci sono ancora i gassificatori e i termovalorizzatori nei loro programmi? L’Italia non ne ha bisogno. La nostra “monnezza” la mandiamo all’estero. Calenda sarà felice, mi immagino. Ora un ultimo inciucio, imbarcare pure Conte e il Movimento 5 Stelle. Poltrone e potere per tutti. Chiarezza è stata fatta. Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più. C’è posto per tutti. Cosa si fa per una poltrona, per i privilegi, per un mensile garantito per i prossimi 5 anni. E Matteo Renzi? Poveretto. Nessuno lo vuole. E’ costretto a correre da solo. Supererà la soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale? E Di Maio dove lo mettiamo? Ha lasciato il M5S, ha fondato un nuovo partito e alle prossime elezioni si candiderà nelle liste del Pd. Che coerenza, che coraggio! È una delle cose più belle di questa campagna elettorale appena iniziata. Mai col Partito di Bibbiano diceva. Ora candidato col Pd a Bibbiano. Ha ragione Fiorella Mannoia quando canta:- Come si cambia per non morire, come si cambia per ricominciare-. E Lei, caro dott., cosa canta? (fg)

PROMESSE MANCATE E CRITICITÀ COSTANTI
I CALABRESI SONO STANCHI DELLA POLITICA

di FRANCESCO RAOLa mediocrità ci ha condotto alla peggiore delle condizioni, incidendo contemporaneamente sulle sorti delle generazioni passate, presenti e future. La campagna elettorale per le Elezioni Politiche è partita da mesi, anzi non si è mai fermata durante gli ultimi 30 anni.

Oggi leggevo alcune “illibate” constatazioni, colorate da autorevoli pareri e pregevoli giudizi, dispensati soprattutto sui social, luogo nel quale non si diffonde informazione ma si alimenta confusione. Gli estensori delle riflessioni, in piena libertà, oltre a commentare le proposte lanciate a caldo da Silvio Berlusconi, ossia 1000 euro al mese per le pensioni e un milione di alberi l’anno, non hanno perso tempo per tentare di individuare i colpevoli della fine dell’era Draghi. 

Non entro nel merito. Ognuno durante questa coda di Campagna Elettorale proporrà ciò che meglio crede, costruendo su argomentazioni e proposte quel rapporto di fiducia utile a raccogliere il consenso, indispensabile ad eleggere i componenti del futuro Parlamento, presumibilmente più instabile di quelli precedenti. Quest’ultima è una mia convinzione, lungi dal volerla far passare come una verità. Il prossimo 25 settembre, come diceva il grande Totò, sarà la somma a fare il totale e potremo immediatamente comprendere quali nuovi equilibri politici verranno generati.  

Rimanendo in tema di partiti, mi chiedo, al cospetto di una sinistra ormai polverizzata, incapace di risolvere quanto portato a strascico durante gli ultimi 27 anni, nei quali i lavoratori LSU/LPU – nati durante il Governo Prodi grazie al famoso pacchetto Treu – sono stati costretti a vivere con una ”elemosina” di Stato, lavorando senza contributi e attaccati di anno in anno alle speranze di un rinnovo contrattuale per poter continuare a vivere, svolgendo con il loro prezioso lavoro un supporto divenuto ormai indispensabile per gli Enti Locali, luogo nel quale ancora oggi di concorsi pubblici per porre fine alle carenze di personale e competenze non se ne parla, il problema continua ad essere Silvio Berlusconi e le sue proposte?

La domanda sorge spontanea: quale programma verrà proposto in alternativa da chi non si preoccupa più dei lavoratori una volta chiamati salariati? Sarà considerata la priorità dell’agenda approvata dal Governo dimissionario e consegnata all’Europa per ottenere i fondi del PNRR oppure si scriveranno altre nuove ed affascinanti promesse destinate ad alimentare prima aspettative e poi ulteriori delusioni? Inoltre, a causa delle mancate sicurezze contrattuali e reddituali, quanto è cresciuta la povertà educativa nel nostro Sud e quanti opportunità sono state negate a tantissimi giovani, seppur meritevoli ma impossibilitati a studiare perché con 500 euro bisognava scegliere ogni giorno come destinare anche un solo euro?

Siccome ultimante è sorto il desiderio di promuovere il salario minimo, vogliamo per favore verificare l’importo mensile, versato attualmente ad una Persona con invalidità civile? Poi, siamo certi che le aziende con più di 15 dipendenti siano disposte ad assumere persone iscritte al collocamento mirato, secondo quanto previsto dalla Legge 68/99, oppure siano più propensi a pagare l’eventuale sanzione, importo di gran lunga inferiore alle 13 mensilità e continuare ad assumere persone normodotate?

Sarei anche curioso di sapere se tra tutti i Ministri dei Trasporti della Repubblica, susseguitesi durante gli ultimi 30 anni, fosse mai balenata l’idea a qualcuno di loro di superare il limite arrecato da una galleria nel territorio della provincia di Cosenza ai convogli ferroviari impegnati a trasportare i container provenienti dal Porto di Gioia Tauro. Forse era necessario, ancora una volta, alimentare il divario Nord-Sud per salvaguardare qualche Porti del Centro-Nord e bloccare lo sviluppo del Meridione, attraverso l’implementazione dello stesso Porto di Gioia Tauro e della ZES?

Berlusconi potrà anche essere poco gradito per il Popolo del Centro-Sinistra. Ma vorrei chiedere a quanti ancora oggi riportano intolleranza nei confronti dell’ex Presidente del Consiglio: i governi afferenti al Centro-Sinistra sarebbe riuscito a realizzare l’attuale Autostrada A2, seppur ancora soggetta a mille problematiche ma destinata a diventare l’Autostrada più evoluta d’Europa grazie al progetto “Smart Road” promosso da Anas? Conosco la risposta, ma avrei il piacere di conoscere anche le altre risposte in merito. 

Tra il 2007 e il 2020 circa, quali schieramenti politici hanno scelto di non inviare finanziamenti al Sud, adducendo tra le tante scuse divenute nel tempo fuffa elettorale e pretesto predicato nei vari talk televisivi per screditare il Meridione ed i meridionali onesti? La criminalità organizzata non esiste soltanto nel Meridione. Esiste ovunque. Perché quando il Dr. Nicola Gratteri poteva essere nominato Ministro della Giustizia nessuno si è indignato a fronte del risultato poi reiterato con la mancata elezione a Procuratore Nazionale Antimafia? Bisogna scegliere da che parte stare. Se c’è un problema occorrono mezzi e professionalità per contrastarli in modo radicale, altrimenti il risultato sarà riconducibile ai contenuti del Gattopardo. 

Per quanto riguarda le politiche economiche, alla mancata crescita, dovuta alla crisi economica mondiale del 2008, sappiamo benissimo cosa affermava Keynes: “nei casi di crisi economica non bisogna chiudere i rubinetti per superare le difficoltà dettate dal momento ma occorre rispondere mediante la programmazione di opere pubbliche, capaci di generare il rilancio strutturale dell’economia”.

Anche in questo caso, la domanda è d’obbligo: noi siamo stati governati da scienziati, i quali, per sottrarre fondi alla criminalità hanno mantenuto da una parte alta la guardia con Forze dell’Ordine e Magistratura costretti a segnare il passo perché impossibilitati ad agire per mancanza di strumenti e per penuria di leggi capaci di alimentare la certezza della pena che caratterizza l’azione repressiva e  dall’altra parte, come documentato dai dati SVIMEZ, gli investimenti crollavano anno dopo anno, consentendo alla criminalità di far crescere i loro affari mentre gli Italiani diventavano giorno dopo giorno più poveri contribuendo a rendere quella parte d’Italia da potenziale trattore a rimorchio sgangherato.

Per motivi di spazio sarò costretto a saltare molti temi e mi dispiace, anche perché mi sarebbe piaciuto parlare delle numerose opere incompiute e dei relativi tempi necessari in Italia per realizzare un’opera strategica per il territorio. Evitiamo. A buon intenditore poche parole bastano. 

Vogliamo parlare della Scuola? Con massimo rispetto per quanti svolgono uno tra i lavori più belli al mondo, credendoci e spendendosi ogni giorno, siamo certi di offrire ai nostri ragazzi quelle competenze richieste da un mondo del lavoro fortemente evoluto? Non dite subito si. Ricordate cosa dice in merito l’OCSE e L’INVALSI ogni anno. Intanto, oggi apprendiamo la percentuale dei diplomati con il massimo dei voti all’ultimo esame di maturità. Per carità, mi fa piacere. A ciò si aggiunge una curiosità: come mai alle prove INVALSI siamo indietro ed alla maturità saltiamo in avanti? Questo argomento, entrerà nell’agenda della Campagna Elettorale in corso oppure ripareremo il tutto aprendo nuovamente le finestre di Palazzo Chigi per informare i nostri giovani che non sarà più necessaria la meritocrazia per realizzarsi, tanto il Reddito di Cittadinanza colmerà il vuoto occupazionale e consentirà una mensilità per sopravvivere?

Ed allora, se questa dovesse essere la scelta, vorrei sperare nell’arrivo di migliaia di Persone extracomunitarie, pronte ad abbandonare il lavoro svolto nel comparto agricolo, sempre più sottopagato e spesso gestito dal caporalato, salutando con piacere l’inserimento degli stessi nel settore della ristorazione e dell’hotellerie quali camerieri, baristi, pizzaioli. Vorrei sperare che moltissimi giovani, grazie al loro lavoro, ai loro sacrifici, alla loro autostima, possano studiare e realizzarsi quale classe dirigente di un’Italia intenta a credere a quanti vivono per promettere, senza rendersi conto di quanti danni hanno arrecato e arrecheranno.  

Ridotto il numero dei Parlamentari, ci sarà un giorno la lungimiranza politica per rimettere in discussione anche il Sistema Sanitario Nazionale, il quale non può essere governato a livello regionale ma dovrà essere ripensato come modello nazionale, teso a garantire agli ammalati di Reggio Calabria e di Cuneo identiche cure, identici luoghi di cura ed identici percorsi di medicina preventiva proiettando anche la straordinaria professionalità dei nostri medici in una sfera molto più ampia nella quale le uniche emergenze dovranno essere quelle afferenti alle cure verso i pazienti e non riconducibili al governo della sanità.

Volutamente non tocco il tasto delle Ferrovie, con annesso il sistema Alta Velocità. Vi chiedo però: quanti treni collegano Roma Termini con Milano e quanti treni collegano Roma Termini con Reggio Calabria ogni giorno?

Per fare meno male all’Italia ed ai nostri figli, dovremmo riflettere un po’ di più sull’importante fase nella quale ci troviamo. Invece di continuare ad essere parte di un gioco al massacro, spesso consumato sui social, dovremmo essere molto più propositivi e iniziare a pretendere il meglio, non il peggio.

Ci sono tanti argomenti sui quali confrontarci, vi sono anche numerosissimi vincoli di legge da rispettare, spesso non conosciuti da quanti pensano di avere la soluzione giusta ma anziché sedere in uno dei tavoli di governo si interloquisce dalla propria poltrona. Il nuovo inizio è possibile, dovrebbe essere incentrato sulla qualità, sull’affidabilità e sulla concretezza. Il compromesso a ribasso ci ha portato all’attuale crisi di valore, all’apatia e ad una crescente forma di astensionismo.

In questo clima, gli unici a perdere saremo noi, semplici Cittadini, innamorati della nostra terra. Ecco perché sarà importante comprendere molto di più gli argomenti sui quali si andrà a confrontarsi, evitare di essere eccessivamente focosi nelle discussioni e ascoltare tutti gli interlocutori impegnati nel dibattito. Forse è questa la sfida che dovremmo saper cogliere per eleggere un Parlamento capace di lavorare sulle criticità del Paese e non sulla tenuta degli accordi interni ai singoli partiti. Sarà difficile alzare il livello? Vedremo. (fr)

(Francesco Rao è presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi Calabria)

Sciolte le Camere, è già partita la campagna elettorale

Un discorso secco, realistico e determinato. A malincuore, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere, vista l’impossibilità di trovare una maggioranza politica per il governo in carica, dopo la “non sfiducia” vergognosamente riservata in Senato al presidente Draghi. Il Presidente si è presentato in Quirinale affiancato dal segretario generale Ugo Zampetti e dal suo portavoce Giovanni Grasso. Il decreto di scioglimento ha chiuso qualsiasi ipotesi di recupero e aperto la campagna elettorale. Con le attuali regole che entreranno per la prima volta in vigore per le elezioni fissate per il prossimo 25 settembre, le forze politiche dovranno fare i conti per inventare coalizioni e alleanze che permettano di affrontare le urne. Senza serenità, sia chiaro, visto che sarà una battaglia senza esclusione di colpi: in Calabria dai 30 parlamentari della precedente tornata elettorale si passa 19 (13 deputati e 6 senatori) ed è evidente che saranno in molti, tra gli uscenti, a restare fuori. Si tratterà di capire, nei prossimi giorni, gli equilibri che si verranno a creare, soprattutto in Forza Italia, che in Calabria ha un cospicuo bacino di voti, dopo l’uscita dal partito dei ministri Renato Brunetta e Maria Stella Gelmini e, da ultimo ieri sera, di Mara Carfagna, e del senatore Andrea Cangini. Cosa farà il presidente Occhiuto? Resterà fedele a Berlusconi o si inserisce sulla scia dell’ “abbandono” per approdare, ancora non si sa dove: la deriva di Forza Italia appare, a questo punto, inarrestabile e i fuoriusciti potrebbero, in ultima analisi, guardare a un centro moderato, come Noi per l’Italia di Maurizio Lupi. Si vedrà a breve.

Cosa ha detto il presidente Mattarella? «Come è stato ufficialmente comunicato – ha esordito il Capo dello Stato alle 18 di ieri –, ho firmato il decreto di scioglimento delle Camere affinché vengano indette nuove elezioni entro il termine di settanta giorni indicato dalla Costituzione.

Lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l’ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alle Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del nostro Paese. Ma la situazione politica che si è determinata ha condotto a questa decisione.

La discussione, il voto e le modalità con cui questo voto è stato espresso ieri al Senato hanno reso evidente il venir meno del sostegno parlamentare al Governo e l’assenza di prospettive per dar vita a una nuova maggioranza. Questa condizione ha reso inevitabile lo scioglimento anticipato delle Camere.

Il Governo ha presentato le dimissioni. Nel prenderne atto ho ringraziato il Presidente del Consiglio Mario Draghi e i Ministri per l’impegno profuso in questi diciotto mesi.

È noto che il Governo, con lo scioglimento delle Camere e la convocazione di nuove elezioni, incontra limitazioni nella sua attività. Dispone comunque di strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che si presenteranno nei mesi che intercorrono tra la decisione di oggi e l’insediamento del nuovo Governo che sarà determinato dal voto degli elettori.

Ho il dovere di sottolineare che il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese.

Interventi indispensabili, dunque, per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli. Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale.

A queste esigenze si affianca – con importanza decisiva – quella della attuazione nei tempi concordati del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno.

Né può essere ignorato il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia, che si manifesta tuttora pericolosamente diffusa.

Per queste ragioni mi auguro che – pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale – vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia». (rp)