REGIONALI, CERCANSI AVVERSARI POLITICI
ASTENERSI PERDITEMPO E INQUALIFICATI

di SANTO STRATI – La conferenza stampa indetta per oggi pomeriggio da Carlo Tansi e Luigi De Magistris a Cosenza, dove con buona probabilità saranno definiti i ruoli (De Magistris presidente, Tansi vice e assessore all’Ambiente?), mette in evidenza in modo preciso il vuoto di candidature che si registra per le prossime elezioni regionali. Oddio, non è che manchino i nomi che circolano in lungo e largo, da destra a sinistra, ma di fatto, a circa 60 giorni dalla data dell’11 aprile, ci sono solo due candidati che ufficialmente si sono fatti avanti, l’ex capo della Protezione civile calabrese e l’attuale sindaco di Napoli. Che, poi, realtà, la candidatura a governatore sarà una sola, sempre che Carlo Tansi accetti di fare il gregario e non il leader.

Le consultazioni previste con l’ordinanza del presidente ff Nino Spirlì per l’11 aprile, per la verità, saranno quasi certamente spostate, causa covid, al 9 giugno, giorno già individuato dal Governo come election-day (si rinnovano i Consigli comunali di Roma, Milano, Napoli e di altri centri piccoli e medi), quindi c’è, in buona sostanza, ancora tempo per definire alleanze e coalizioni. Anzi, c’è il tempo di aggiustare strategie e scenari, con la soluzione della crisi di governo.

Sul rinvio delle elezioni, ignorando che l’emergenza proclamata dal Governo vale fino al 30 aprile e quindi non permetterebbe il voto la domenica successiva a Pasqua, il presidente ff si è arrabbiato con un giornalista di LacNews24 (Riccardo Tripepi) il quale aveva scritto che Spirlì «preme per ottenere un nuovo rinvio» delle elezioni regionali. La reazione di Spirlì è stata pressoché immediata con una nota fatta diffondere dall’Ufficio stampa regionale: «Si tratta – si legge nel documento –, invero, di una ricostruzione priva di qualsiasi fondamento, frutto di una interpretazione personale a dir poco fantasiosa. Le elezioni sono state da me indette per il prossimo 11 aprile e, per quanto mi riguarda, non esistono alternative o ipotesi di rinvio, anche in considerazione del fatto che il presidente di Regione, in questa fase, non ha il potere per spostare ulteriormente in avanti la data delle consultazioni; né si capisce rispetto a quale istituzione avrei la facoltà di fare pressioni per posticipare il voto. Il giornalista svolge un mestiere importante quanto difficile: chi si pone l’obiettivo di informare l’opinione pubblica dovrebbe perciò agire con grande scrupolo e permettere ai lettori di capire la differenza tra fatti e opinioni personali senza riscontri». Una reazione spropositata e, probabilmente, evitabile quanto inutile.

Ma il problema non è quando si vota, bensì chi sono i candidati a governatore. È evidente che la soluzione della crisi di governo con un nuovo esecutivo “istituzionale” con l’appoggio (diretto, esterno, etc) di tutti, (ad esclusione, per ora, della sola Giorgia Meloni che ne fa una questione di forma e non di sostanza nella persona di Draghi) avrà seri riflessi sugli scenari futuri della competizione elettorale calabrese. Soprattutto nell’ottica di una alleanza grillini-dem sulla falsariga del governo appena concluso.

Come prevedibile, si fanno nomi, ma non si presentano programmi, il che è significativo del totale disorientamento che si va a provocare negli elettori: l’esperienza del 26 gennaio dello scorso anno non ha insegnato nulla: viaggiare disuniti provoca danni e sicuri insuccessi e puntare su outsider (vedi il caso Callipo) può portare a disastri pre e post-elezioni (Callipo, ricordiamolo, abbandonò il Consiglio regionale dopo le prime sedute). Il discorso vale sia a destra sia a sinistra.

A destra c’è un gran fermento e il deputato azzurro Francesco Cannizzaro, reduce del nuovo colpaccio da 15 milioni con l’emendamento dell’ultimo minuto sulla legge finanziaria a favore del Porto di Reggio, è rilassato, quanto dubbioso, pur contando nella provincia reggina su una solida base di consensi. Non escludendo, alla fine, una sua diretta scesa in campo, deve individuare una soluzione, d’intesa col coordinatore regionale – che di fatto non c’è – che riesca a costituire una coalizione coesa e fortemente convinta di poter vincere (come appare sulla carta). I candidati ideali sono l’attuale assessore regionale all’Agricoltura e al Welfare Gianluca Gallo, il deputato Roberto Occhiuto (attuale vice coordinatore vicario di Forza Italia alla Camera, la sindaca di Vibo Valentia Maria Limardo. Tre belle figure “istituzionali” che però al di fuori della propria provincia nessuno conosce. Per accordi pregressi, il governatore della Calabria spetta a Forza Italia, ma la politica nazionale potrebbe riservare sorprese… E rispunta il nome di Wanda Ferro, ma l’ipotesi di riproporre la candidata sconfitta da Oliverio nel 2014, deputata di Fratelli d’Italia, non trova grandi entusiasmi nel centro-destra e la posizione intransigente della Meloni contro il governo Draghi non sarebbe certo d’aiuto.

Di contro, quelli messi peggio sono i dem. I quali un candidato valido e prevedibilmente di buona affermazione ce l’avrebbero (Nicola Irto, ex presidente del Consiglio regionale e attuale uno dei vicepresidenti) ma, a quanto sembra, non trova l’adeguata accoglienza al Nazareno. Non dimentichiamo che il Partito democratico è commissariato da un paio di anni e continua a mostrare inconciliabili posizioni divisive: basti vedere cosa è successo alle elezioni comunali di Crotone dove non era presente neanche il simbolo. La verità è che non c’è un partito, ma tante anime divise che, perché da quanto sembra i compagni amano farsi male da soli. C’è, inoltre, da considerare la posizione dell’ex Mario Oliverio (che non si candida ma non sarà semplice spettatore) e la tentazione di Antonio Viscomi (già vicepresidente con Oliverio e attualmente deputato) che non esclude una sua scesa in campo. Il problema è che se i cinquestelle vanno a supporto del civismo proposto dai “ragazzi irresistibili” (Tansi&De Magistris), il Pd con chi fa accordi? Da soli i dem non vanno da nessuna parte e, c’è la seria possibilità che, nell’incapacità di esprimere una personalità di rilievo, ripieghino (almeno una buona parte) a sostenere la lista civica arancione di Tansi-De Magistris. Un suicidio politico, siamo d’accordo, ma resterebbe l’unica chance per fermare il bis del centrodestra a Germaneto. (s)

 

Liberi di scegliere: l’assessore Gianluca Gallo e il progetto Di Bella in Calabria

Il progetto avviato dall’ex presidente del Tribunale dei Minori di Reggio, Roberto Di Bella, com’è noto, sta travalicando i confini regionali per essere riproposto in altre realtà di disagio giovanile. L’associazione Biesse, presieduta da Bruna Siviglia, che è stata a fianco del giudice Di Bella nella sua coraggiosa battaglia che ha sottratto i minori a genitori mafiosi per contenere ed eliminare il rischio di emulazione, ha promosso un incontro online tra il giudice Di Bella (oggi a Catania) e l’assessore regionale al welfare avv. Gianluca Gallo.  L’obiettivo era individuare punti di confronto per individuare nuovi percorsi per la migliore applicazione del progetto “Liberi di scegliere”.

È stato un incontro/seminario molto proficuo. «Oggi  – ha dichiarato l’ass. Gallo – ho incontrato in videoconferenza il giudice Roberto Di Bella, oggi presidente del Tribunale dei minori di Catania, e Bruna Siviglia, presidente dell’associazione Biesse. Abbiamo discusso del progetto ispirato da Di Bella, che lo scorso ottobre la Regione Calabria ha sostenuto sottoscrivendo un’intesa col Ministero della Giustizia e stanziando appositi fondi. Un primo passo, che vorremmo ora fosse seguito da altri, nella stessa identica direzione: promuovere la tutela di giovani e bambini inseriti in contesti di criminalità organizzata.

Nei prossimi giorni ci ritroveremo per continuare il confronto ed entrare nel dettaglio: contiamo di vestire di concretezza idee e progetti già in primavera». (rcs)

VERSO LA PROROGA DEL DECRETO SANITÀ
SCELTA ASSURDA, È CONTRO LA CALABRIA

Quelli che avevano osannato (e voluto) il decreto Sanità, presentato in pompa magna a Reggio con la presenza del premier Giuseppe Conte, ora lo rinnegano perché hanno scoperto quanti danni ha provocato nella regione, bloccando assunzioni e aggiungendo un altro commissariamento ai tanti commissariamenti. “Quelli” sono i parlamentari Cinquestelle, allora capeggiati dal ministro della Salute del tempo (parliamo di maggio 2019) Giulia Grillo, i quali adesso – di fronte alla pressoché certa proroga gridano scandalizzati, ma non fanno nulla per impedire la futura catastrofe annunciata.

La Regione deve battere i pugni sul tavolo del ministero della Salute, visto che oltretutto siamo in piena emergenza Covid, e di tutto abbiamo bisogno tranne che di ulteriori disastri nella sanità calabrese. L’assessore Gianluca Gallo (in pectore futuribile presidente della Regione se convince la coalizione di centro destra) è uno dei primi a lanciare il grido di allarme contro l’assurda scelta del Governo. Ma la battaglia non dovrò essere solo sul Decreto calabria: c’è solo una strada – come più volte ha indicato il sen. Marco Siclari (FI) – quella di azzerare il debito della sanità regionale e ripartire da zero. Non è impossibile e la gravità della situazione emergenziale potrebbe favorire oltre che accelerare tale ipotesi. Siclari aveva proposto già ad aprile 2019, prima che venisse varato il famigerato Decreto Calabria, che lo Stato si facesse carico del debito della sanità calabrese, vista la responsabilità del Governo con la nomina continua di commissari. Intanto, sono numerose le prese di posizione contro gli intendimenti del Governo nei confronti della sanità calabrese ed è, dunque, necessaria una precisa presa di posizione della Regione.

«Ho sperato – ha detto l’assessore regionale Gallo – che le indiscrezioni trapelate sulla stampa trovassero smentita. Di fronte al silenzio che suona come conferma, invito il Governo a fermarsi: una proroga del commissariamento della sanità calabrese sarebbe una catastrofe». L’assessore regionale all’agricoltura ed al welfare, ha commentato – sgomento – le anticipazioni riportate dai media in ordine alla bozza di decreto che l’Esecutivo Conte sarebbe pronto ad adottare. Con l’obiettivo di prorogare ulteriormente il commissariamento della sanità in Calabria e, al tempo stesso, a lasciare in mani commissariali anche la gestione dell’emergenza Covid-19. «Credo che al di là delle appartenenze e dei ruoli – dice Gallo – non vi sia nessuno che possa affermare che il Decreto Calabria, con il quale dal maggio 2019 ad oggi Roma ha avocato a sé ogni scelta in fatto di sanità, abbia garantito servizi più efficienti ai calabresi. Lo stesso vale per l’emergenza pandemica: commissariati anche in questo, coi risultati che tutti conoscono e contestano». Eppure, sottolinea Gallo, «di fronte alle voci che danno per imminente la proroga del commissariamento, si registra sul fronte del centrosinistra la stessa indifferenza di quando, dieci mesi fa, il Governo tagliò di 40 milioni lo stanziamento destinato alla Forestazione calabrese. Confido che nessuno prediliga l’inerzia, per mero spirito di parte».

È fermo nella sua denuncia l’assessore Gallo: «Per quanto ci riguarda, lanciamo l’allarme, rispetto a quello che sta per accadere, perché ci si impegni in una battaglia di libertà e civiltà: ai calabresi deve essere consentito di decidere da sé del proprio futuro. La Regione è pronta a fare la sua parte nel confronto con il Governo, ma chiediamo che i parlamentari eletti in Calabria, e con loro i sindacati e le forze vive della società calabrese, facciano altrettanto, con forza e determinazione: si induca Roma a definire, nel confronto con le parti istituzionali e sociali, una strategia che consenta di scrivere pagine di fiducia nel campo della sanità anche in Calabria. In caso contrario, non potremo che opporci ad una scelta che riteniamo scellerata e, in questo momento storico, deleteria e sciagurata».

Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale Filippo Pietropaolo si schiera contro l’ipotesi di proroga del decreto Sanità: «È inaccettabile – ha dichiarato – che il governo nazionale, anziché prendere atto del fallimento del Decreto Calabria, decida di prorogare il commissariamento e addirittura rafforzarne le prerogative, esautorando del tutto la Regione dalla gestione del sistema sanitario calabrese. È chiaro a tutti che non si tratta di un commissariamento tecnico, ma di una vera e propria occupazione politica, nel solco di quanto avvenuto nell’ultimo anno e mezzo.  Basti pensare alla feroce opposizione del commissario Zuccatelli, in perfetta sintonia con il Partito democratico, alla realizzazione di un centro regionale Covid a Villa Bianca, come saggiamente proposto sei mesi fa dall’on. Wanda Ferro e dal rettore dell’Università Magna Graecia Giovambattista De Sarro. Se si fosse percorsa la strada tracciata mesi fa da Guido Bertolaso e che oggi mostra la sua validità a Milano e nelle Marche, la Calabria potrebbe contare su una struttura efficiente e sicura per la cura dei pazienti affetti da Covid, autonoma rispetto agli altri ospedali. Ci troviamo invece con i reparti di Malattie infettive già al limite della capacità e la necessità di inventare posti letto smantellando o adattando ambienti ospedalieri destinati ad altri servizi. La Calabria si trova oggi del tutto impreparata, sul piano strutturale, strumentale e della dotazione di personale, ad affrontare gli effetti di un aumento dei contagi ampiamente previsto da mesi. Nel frattempo la gestione commissariale non ha migliorato il debito sanitario né i livelli essenziali di assistenza. Nonostante, quindi, il commissariamento si sia rivelato un disastro, il governo intende proseguire su questa strada in maniera illegittima, considerato che la Corte costituzionale ha giudicato costituzionale il Decreto Calabria solo per il suo carattere di temporaneità. Il governo si preoccupi di salvaguardare il diritto alla salute dei calabresi, supportando la Regione nella realizzazione dei posti di terapia intensiva, del rafforzamento delle Usca, dei laboratori diagnostici, anziché pensare ad occupare il sistema sanitario regionale alla vigilia del voto».

Anche da sinistra non mancano, però, critiche alla probabile scelta del Governo. «Caos, rabbia e tanta paura – afferma in una dichiarazione il consigliere regionale dem Libero Notarangelo, vicepresidente della Commissione Sanità. – Man mano che cresce la curva dei contagi e la preoccupazione che il nostro sistema sanitario non sia in grado di reggere l’impatto dell’emergenza e dei ricoveri, ci interroghiamo sui ritardi accumulati nella predisposizione di un piano per la gestione della seconda ondata, soprattutto in Calabria. Ma quello su cui dovremmo attivarci senza troppe polemiche è come trovare soluzioni: per rispondere alla carenza di personale, per accelerare i tempi di esecuzione dei tamponi, per individuare locali idonei ad ospitare i pazienti asintomatici, quelli che non possono stare in quarantena in casa propria. Giusto per citare qualche esempio. E ce lo chiediamo con maggiore urgenza proprio oggi, ad un giorno dalla scadenza del Decreto Calabria».

Notarangelo espone dubbi che in realtà sono di casa presso molti calabresi: «Nel Decreto rilancio di giugno – ha detto – il Governo aveva varato un aumento delle risorse destinate al servizio sanitario nazionale da 2,5 miliardi di euro, metà per il 2020 e il resto sul 2021 proprio per affrontare la seconda ondata, che nessuno si era illuso non ci sarebbe stata. Le risorse sono state distribuite tra le Regioni per fare partire i piani di emergenza. Non c’è notizia di come siano stati utilizzati questo fondi mentre c’è un rimpallo di responsabilità sulle competenze in particolare per le assunzioni straordinarie. Non sappiamo come si muovono le Unità speciali di continuità assistenziale, ovvero il primo punto di riferimento per la gestione domiciliare nei casi di Covid. Ancora più vaghi sono i piani di potenziamento dell’assistenza territoriale, vale a dire quella rete di medici e infermieri del territorio che è stata, e continua ad essere, l’anello mancante nella fase acuta della crisi e che ha portato molti pazienti a rivolgersi direttamente agli ospedali, già in difficoltà e quindi favorendo il diffondersi del contagio. Ma il presidente facente funzioni pensa di affrontare di petto le criticità con una ordinanza con cui vengono sospese le attività ambulatoriali negli ospedali calabresi. L’ordinanza nega di fatto il diritto alla salute perché fa riferimento alle prestazioni specialistiche con classe di priorità D (differibile) e P (programmata) nei fatti sta diventando impossibile, anche per chi è portatore di patologie di tipo oncologico o cardiovascolare che dovrebbero poter fruire di una corsia preferenziale dettata dalla gravità della malattia, potersi sottoporre alle attività ambulatoriali indispensabili per continuare a curarsi. Del resto ho avuto modo di affermarlo in una serie di note nel periodo del lockdown, e intervenendo in aula nel corso del dibattito tenuto in Aula quando nel pieno dell’emergenza: la sanità costituisce uno dei pilastri della politica, di una politica sana che investe su di essa e vi destina idonee risorse, individuando con procedimenti trasparenti le migliori competenze per la sua gestione, perché su tematiche come queste non ci si improvvisa.

«Questo è il quadro di fronte al quale ci troviamo davanti – afferma ancora Notarangelo –  a poche ore da un ulteriore stretta sulle misure di contenimento della diffusione del virus, mentre i casi di contagio continuano a crescere e non ci sono più posti letto nei reparti di Malattie infettive. Se ci fossero state delle strutture territoriali pronte per garantire quella che viene chiamata “Medicina di prossimità” anche i medici di base non sarebbero stati a mani nude nell’affrontare la seconda ondata, e senza sostegno, soprattutto ora che si parla addirittura di affidale anche la possibilità di effettuare i tamponi rapidi. Dov’è la rete che gli consente di agire con le aziende sanitarie locali, con i Dipartimenti di prevenzione quando abbiamo decine di testimonianze di pazienti affetti da covid autogestiti e in attesa di riscontro al tampone dopo giorni? La verità è che manca il quadro di comando – conclude Notarangelo – che il presidente facente funzione non può mettersi a posto la coscienza a furia di ordinanze che chiudono senza aprire a soluzioni concrete».

Secondo la deputata Wanda Ferro (FdI) occorre dire basta al commissariamento: «Un anno e mezzo di ‘Decreto Calabria’ – ha dichiarato – non ha avuto alcun impatto positivo sulla  sanità regionale. La voragine del debito sanitario ha continuato ad aggravarsi, e sono addirittura peggiorati i livelli di assistenza. Così uno strumento straordinario che avrebbe dovuto consentire di migliorare il sistema sanitario calabrese lo ha reso ancora più vulnerabile agli effetti della grave emergenza che ci troviamo ad affrontare. Si è trattato di un vero e proprio fallimento, per questo siamo sconcertati di fronte all’ipotesi che il Governo pensi ad un intervento per prolungare la durata del commissariamento, addirittura prevedendo maggiori poteri commissariali rispetto a quelli previsti dello stesso ‘Decreto Calabria’. Si punta infatti a mettere il Dipartimento regionale e l’intero sistema sanitario sotto il controllo esclusivo dei commissari. L’obiettivo evidente del governo nazionale è quello di mantenere le mani sul settore sanitario calabrese, e non certo quello di realizzare un sistema efficiente e capace di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini».

Annunciando un’interrogazione a risposta orale in aula al ministro della Salute Speranza, la Ferro spiega: «La sanità calabrese ha bisogno della responsabilità  delle scelte, per questo è necessario che il settore sia governato da chi è stato investito di questo compito da parte dei cittadini. Il governo vuole invece impedire che la Regione proceda alla nomina dei nuovi commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere dopo aver completato le procedure di selezione come previsto dallo stesso decreto.  Diciamo basta quindi al commissariamento, ricordando che la stessa Corte costituzionale, a seguito del ricorso da parte della Regione, ha sottolineato come la temporaneità degli interventi previsti fosse elemento imprescindibile della costituzionalità del decreto. Auspico che il governo non proceda su una strada che si è rivelata già disastrosa per la Calabria, e concentri il proprio impegno nel supportare la Calabria nel contrasto dell’emergenza coronavirus, considerata la necessità di rendere operative le Usca, potenziare i laboratori di diagnostica, rafforzare i reparti covid e le strutture di terapia intensiva, con strumenti e dotazione di personale, garantendo la piena operatività dei reparti non-covid per il trattamento in sicurezza delle altre patologie, organizzare la ricettività per l’isolamento fiduciario». (rrm)

Programma di Sviluppo Rurale Calabria: presentati venti progetti innovativi

Sono venti i progetti innovativi presentati al Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014/2020 la cui graduatoria provvisoria è stata appena pubblicata dalla Regione Calabria. Il Psr Calabria ha l’obiettivo di promuovere l’innovazione tecnologica nel settore agricolo e favorire lo scambio di conoscenze per dare vita un nuovo e moderno modo di fare agricoltura: sono queste le finalità dell’intervento 16.01.01 del Psr Calabria 2014/2020.

Un’apposita commissione di valutazione ha esaminato i progetti realizzati dai gruppi operativi regionali, che hanno il compito di dare attuazione agli interventi della rete Pei, il Partenariato europeo per l’innovazione, in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura.

«Siamo orientati a finanziarli tutti, raddoppiando la dotazione finanziaria iniziale del bando, originariamente fissata in un milione di euro», dice l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo, «in quanto crediamo che la misura “Cooperazione” sia molto importante per una regione come la Calabria, che punta a rendere il settore agroalimentare e forestale più tecnologico, sostenibile ed al passo coi tempi. La misura in questione è volta a sostenere forme di cooperazione tra tutti gli attori dell’innovazione, quindi non solo agricoltori, ma ricercatori, consulenti, imprese, gruppi ambientalisti, gruppi di interesse dei consumatori o altre organizzazioni non governative».

I progetti proposti si riferiscono a cinque aree tematiche di interesse regionale: “incremento della produttività agricola e valorizzazione delle risorse”, “innovazioni tecnologiche di prodotto e processo delle filiere”, “innovazioni gestionali delle filiere”, “salvaguardia e valorizzazione del patrimonio forestale e paesaggistico calabrese”, “tutela genetica della biodiversità calabresi e servizi eco sistemici per la valorizzazione di acqua e suolo”.

Prossimo passaggio: entro dieci giorni dalla pubblicazione della graduatoria provvisoria sul sito istituzionale del Psr Calabria 2014/2020 www.calabriapsr.it, è data facoltà ai partecipanti di proporre eventuali istanze di riesame a mezzo pec, all’indirizzo ocm.agricoltura@pec.regione.calabria.it, con oggetto “Istanza di riesame Misura 16 – Intervento 16.01.01 – fase II”. (rcz)

L’assessore Gallo: definito il Piano sociale regionale 2020-2022

Lo strumento che disegna l’assetto organizzativo della governance territoriale del welfare, il cosiddetto Piano sociale regionale, è stato definito, su impulso dell’assessore regionale al Welfare Gianluca Gallo, dagli Uffici competenti attraverso la predisposizione di progetti ed azioni in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze ed ai bisogni dei calabresi.

«Passo dopo passo – commenta l’Assessore Gallo – stiamo cercando di colmare il ritardo con le altre Regioni, cogliendo l’opportunità legata ai processi di trasformazione del sistema, messi in moto dall’emergenza sanitaria, che inducono tutti a percorsi di riforma delle politiche sociali. Perseguiremo la strada del cambiamento anche perché privilegiare il mantenimento dello status quo significherebbe decretare, per la nostra regione, l’implosione del sistema».

Per centrare l’obiettivo ambizioso della riforma complessiva del Welfare, ci si muoverà seguendo tre direttrici. «Anzitutto il fattore tempo», sottolinea Gallo: «Da qui a fine anno il nucleo essenziale della riforma dovrà approdare almeno in Giunta, prima di essere sottoposto al vaglio del Consiglio regionale ed aperto agli spunti che da esso verranno». Poi, l’innovazione sociale: «Un cambiamento di prospettiva e di mentalità sono indispensabili – sottolinea l’Assessore – dal momento che si sono consolidate realtà che vanno necessariamente trasformate per ottimizzare i costi, riqualificare la spesa, rispondere ai bisogni con soluzioni più funzionali e sostenibili, favorendo un maggior protagonismo dei Comuni». Quindi, certo non ultimo, il requisito della partecipazione, «così da raggiungere attraverso un impegno corale e l’apporto di tutti il perseguimento dell’interesse generale e del bene comune». In questa ottica, si è scelto di aprire da subito il confronto sul documento di programmazione regionale.

Nello specifico, i soggetti pubblici e privati, ma anche i singoli cittadini, potranno prendere visione del Piano ed interagire offrendo il proprio contributo, avvalendosi della piattaforma sis.welfarecalabria.it. (rcz)