DOPO I DANNI FIN QUI PROVOCATI SI VUOLE CONTINUARE A PENALIZZARE IL SISTEMA SANITARIO REGIONALE;
Gianluca Gallo

VERSO LA PROROGA DEL DECRETO SANITÀ
SCELTA ASSURDA, È CONTRO LA CALABRIA

Quelli che avevano osannato (e voluto) il decreto Sanità, presentato in pompa magna a Reggio con la presenza del premier Giuseppe Conte, ora lo rinnegano perché hanno scoperto quanti danni ha provocato nella regione, bloccando assunzioni e aggiungendo un altro commissariamento ai tanti commissariamenti. “Quelli” sono i parlamentari Cinquestelle, allora capeggiati dal ministro della Salute del tempo (parliamo di maggio 2019) Giulia Grillo, i quali adesso – di fronte alla pressoché certa proroga gridano scandalizzati, ma non fanno nulla per impedire la futura catastrofe annunciata.

La Regione deve battere i pugni sul tavolo del ministero della Salute, visto che oltretutto siamo in piena emergenza Covid, e di tutto abbiamo bisogno tranne che di ulteriori disastri nella sanità calabrese. L’assessore Gianluca Gallo (in pectore futuribile presidente della Regione se convince la coalizione di centro destra) è uno dei primi a lanciare il grido di allarme contro l’assurda scelta del Governo. Ma la battaglia non dovrò essere solo sul Decreto calabria: c’è solo una strada – come più volte ha indicato il sen. Marco Siclari (FI) – quella di azzerare il debito della sanità regionale e ripartire da zero. Non è impossibile e la gravità della situazione emergenziale potrebbe favorire oltre che accelerare tale ipotesi. Siclari aveva proposto già ad aprile 2019, prima che venisse varato il famigerato Decreto Calabria, che lo Stato si facesse carico del debito della sanità calabrese, vista la responsabilità del Governo con la nomina continua di commissari. Intanto, sono numerose le prese di posizione contro gli intendimenti del Governo nei confronti della sanità calabrese ed è, dunque, necessaria una precisa presa di posizione della Regione.

«Ho sperato – ha detto l’assessore regionale Gallo – che le indiscrezioni trapelate sulla stampa trovassero smentita. Di fronte al silenzio che suona come conferma, invito il Governo a fermarsi: una proroga del commissariamento della sanità calabrese sarebbe una catastrofe». L’assessore regionale all’agricoltura ed al welfare, ha commentato – sgomento – le anticipazioni riportate dai media in ordine alla bozza di decreto che l’Esecutivo Conte sarebbe pronto ad adottare. Con l’obiettivo di prorogare ulteriormente il commissariamento della sanità in Calabria e, al tempo stesso, a lasciare in mani commissariali anche la gestione dell’emergenza Covid-19. «Credo che al di là delle appartenenze e dei ruoli – dice Gallo – non vi sia nessuno che possa affermare che il Decreto Calabria, con il quale dal maggio 2019 ad oggi Roma ha avocato a sé ogni scelta in fatto di sanità, abbia garantito servizi più efficienti ai calabresi. Lo stesso vale per l’emergenza pandemica: commissariati anche in questo, coi risultati che tutti conoscono e contestano». Eppure, sottolinea Gallo, «di fronte alle voci che danno per imminente la proroga del commissariamento, si registra sul fronte del centrosinistra la stessa indifferenza di quando, dieci mesi fa, il Governo tagliò di 40 milioni lo stanziamento destinato alla Forestazione calabrese. Confido che nessuno prediliga l’inerzia, per mero spirito di parte».

È fermo nella sua denuncia l’assessore Gallo: «Per quanto ci riguarda, lanciamo l’allarme, rispetto a quello che sta per accadere, perché ci si impegni in una battaglia di libertà e civiltà: ai calabresi deve essere consentito di decidere da sé del proprio futuro. La Regione è pronta a fare la sua parte nel confronto con il Governo, ma chiediamo che i parlamentari eletti in Calabria, e con loro i sindacati e le forze vive della società calabrese, facciano altrettanto, con forza e determinazione: si induca Roma a definire, nel confronto con le parti istituzionali e sociali, una strategia che consenta di scrivere pagine di fiducia nel campo della sanità anche in Calabria. In caso contrario, non potremo che opporci ad una scelta che riteniamo scellerata e, in questo momento storico, deleteria e sciagurata».

Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale Filippo Pietropaolo si schiera contro l’ipotesi di proroga del decreto Sanità: «È inaccettabile – ha dichiarato – che il governo nazionale, anziché prendere atto del fallimento del Decreto Calabria, decida di prorogare il commissariamento e addirittura rafforzarne le prerogative, esautorando del tutto la Regione dalla gestione del sistema sanitario calabrese. È chiaro a tutti che non si tratta di un commissariamento tecnico, ma di una vera e propria occupazione politica, nel solco di quanto avvenuto nell’ultimo anno e mezzo.  Basti pensare alla feroce opposizione del commissario Zuccatelli, in perfetta sintonia con il Partito democratico, alla realizzazione di un centro regionale Covid a Villa Bianca, come saggiamente proposto sei mesi fa dall’on. Wanda Ferro e dal rettore dell’Università Magna Graecia Giovambattista De Sarro. Se si fosse percorsa la strada tracciata mesi fa da Guido Bertolaso e che oggi mostra la sua validità a Milano e nelle Marche, la Calabria potrebbe contare su una struttura efficiente e sicura per la cura dei pazienti affetti da Covid, autonoma rispetto agli altri ospedali. Ci troviamo invece con i reparti di Malattie infettive già al limite della capacità e la necessità di inventare posti letto smantellando o adattando ambienti ospedalieri destinati ad altri servizi. La Calabria si trova oggi del tutto impreparata, sul piano strutturale, strumentale e della dotazione di personale, ad affrontare gli effetti di un aumento dei contagi ampiamente previsto da mesi. Nel frattempo la gestione commissariale non ha migliorato il debito sanitario né i livelli essenziali di assistenza. Nonostante, quindi, il commissariamento si sia rivelato un disastro, il governo intende proseguire su questa strada in maniera illegittima, considerato che la Corte costituzionale ha giudicato costituzionale il Decreto Calabria solo per il suo carattere di temporaneità. Il governo si preoccupi di salvaguardare il diritto alla salute dei calabresi, supportando la Regione nella realizzazione dei posti di terapia intensiva, del rafforzamento delle Usca, dei laboratori diagnostici, anziché pensare ad occupare il sistema sanitario regionale alla vigilia del voto».

Anche da sinistra non mancano, però, critiche alla probabile scelta del Governo. «Caos, rabbia e tanta paura – afferma in una dichiarazione il consigliere regionale dem Libero Notarangelo, vicepresidente della Commissione Sanità. – Man mano che cresce la curva dei contagi e la preoccupazione che il nostro sistema sanitario non sia in grado di reggere l’impatto dell’emergenza e dei ricoveri, ci interroghiamo sui ritardi accumulati nella predisposizione di un piano per la gestione della seconda ondata, soprattutto in Calabria. Ma quello su cui dovremmo attivarci senza troppe polemiche è come trovare soluzioni: per rispondere alla carenza di personale, per accelerare i tempi di esecuzione dei tamponi, per individuare locali idonei ad ospitare i pazienti asintomatici, quelli che non possono stare in quarantena in casa propria. Giusto per citare qualche esempio. E ce lo chiediamo con maggiore urgenza proprio oggi, ad un giorno dalla scadenza del Decreto Calabria».

Notarangelo espone dubbi che in realtà sono di casa presso molti calabresi: «Nel Decreto rilancio di giugno – ha detto – il Governo aveva varato un aumento delle risorse destinate al servizio sanitario nazionale da 2,5 miliardi di euro, metà per il 2020 e il resto sul 2021 proprio per affrontare la seconda ondata, che nessuno si era illuso non ci sarebbe stata. Le risorse sono state distribuite tra le Regioni per fare partire i piani di emergenza. Non c’è notizia di come siano stati utilizzati questo fondi mentre c’è un rimpallo di responsabilità sulle competenze in particolare per le assunzioni straordinarie. Non sappiamo come si muovono le Unità speciali di continuità assistenziale, ovvero il primo punto di riferimento per la gestione domiciliare nei casi di Covid. Ancora più vaghi sono i piani di potenziamento dell’assistenza territoriale, vale a dire quella rete di medici e infermieri del territorio che è stata, e continua ad essere, l’anello mancante nella fase acuta della crisi e che ha portato molti pazienti a rivolgersi direttamente agli ospedali, già in difficoltà e quindi favorendo il diffondersi del contagio. Ma il presidente facente funzioni pensa di affrontare di petto le criticità con una ordinanza con cui vengono sospese le attività ambulatoriali negli ospedali calabresi. L’ordinanza nega di fatto il diritto alla salute perché fa riferimento alle prestazioni specialistiche con classe di priorità D (differibile) e P (programmata) nei fatti sta diventando impossibile, anche per chi è portatore di patologie di tipo oncologico o cardiovascolare che dovrebbero poter fruire di una corsia preferenziale dettata dalla gravità della malattia, potersi sottoporre alle attività ambulatoriali indispensabili per continuare a curarsi. Del resto ho avuto modo di affermarlo in una serie di note nel periodo del lockdown, e intervenendo in aula nel corso del dibattito tenuto in Aula quando nel pieno dell’emergenza: la sanità costituisce uno dei pilastri della politica, di una politica sana che investe su di essa e vi destina idonee risorse, individuando con procedimenti trasparenti le migliori competenze per la sua gestione, perché su tematiche come queste non ci si improvvisa.

«Questo è il quadro di fronte al quale ci troviamo davanti – afferma ancora Notarangelo –  a poche ore da un ulteriore stretta sulle misure di contenimento della diffusione del virus, mentre i casi di contagio continuano a crescere e non ci sono più posti letto nei reparti di Malattie infettive. Se ci fossero state delle strutture territoriali pronte per garantire quella che viene chiamata “Medicina di prossimità” anche i medici di base non sarebbero stati a mani nude nell’affrontare la seconda ondata, e senza sostegno, soprattutto ora che si parla addirittura di affidale anche la possibilità di effettuare i tamponi rapidi. Dov’è la rete che gli consente di agire con le aziende sanitarie locali, con i Dipartimenti di prevenzione quando abbiamo decine di testimonianze di pazienti affetti da covid autogestiti e in attesa di riscontro al tampone dopo giorni? La verità è che manca il quadro di comando – conclude Notarangelo – che il presidente facente funzione non può mettersi a posto la coscienza a furia di ordinanze che chiudono senza aprire a soluzioni concrete».

Secondo la deputata Wanda Ferro (FdI) occorre dire basta al commissariamento: «Un anno e mezzo di ‘Decreto Calabria’ – ha dichiarato – non ha avuto alcun impatto positivo sulla  sanità regionale. La voragine del debito sanitario ha continuato ad aggravarsi, e sono addirittura peggiorati i livelli di assistenza. Così uno strumento straordinario che avrebbe dovuto consentire di migliorare il sistema sanitario calabrese lo ha reso ancora più vulnerabile agli effetti della grave emergenza che ci troviamo ad affrontare. Si è trattato di un vero e proprio fallimento, per questo siamo sconcertati di fronte all’ipotesi che il Governo pensi ad un intervento per prolungare la durata del commissariamento, addirittura prevedendo maggiori poteri commissariali rispetto a quelli previsti dello stesso ‘Decreto Calabria’. Si punta infatti a mettere il Dipartimento regionale e l’intero sistema sanitario sotto il controllo esclusivo dei commissari. L’obiettivo evidente del governo nazionale è quello di mantenere le mani sul settore sanitario calabrese, e non certo quello di realizzare un sistema efficiente e capace di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini».

Annunciando un’interrogazione a risposta orale in aula al ministro della Salute Speranza, la Ferro spiega: «La sanità calabrese ha bisogno della responsabilità  delle scelte, per questo è necessario che il settore sia governato da chi è stato investito di questo compito da parte dei cittadini. Il governo vuole invece impedire che la Regione proceda alla nomina dei nuovi commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere dopo aver completato le procedure di selezione come previsto dallo stesso decreto.  Diciamo basta quindi al commissariamento, ricordando che la stessa Corte costituzionale, a seguito del ricorso da parte della Regione, ha sottolineato come la temporaneità degli interventi previsti fosse elemento imprescindibile della costituzionalità del decreto. Auspico che il governo non proceda su una strada che si è rivelata già disastrosa per la Calabria, e concentri il proprio impegno nel supportare la Calabria nel contrasto dell’emergenza coronavirus, considerata la necessità di rendere operative le Usca, potenziare i laboratori di diagnostica, rafforzare i reparti covid e le strutture di terapia intensiva, con strumenti e dotazione di personale, garantendo la piena operatività dei reparti non-covid per il trattamento in sicurezza delle altre patologie, organizzare la ricettività per l’isolamento fiduciario». (rrm)