PRECARIATO ANTICAMERA DELLA POVERTÀ
IN CALABRIA PESA PER 92 MILIONI L’ANNO

di FRANCESCO CANGEMI – Preoccupa la precarietà in Calabria. Sono tanti i giovani e non più giovani che non hanno un lavoro stabile. E senza una stabilità lavorativa, tutto il resto va in stand by: possibilità di creare una famiglia, possibilità di avere accesso al credito, possibilità di comprare una casa e, fra l’altro, l’inacessibilità ai consumi. Una situazione che costa alla Regione Calabria quasi 92 milioni di euro all’anno.

Si chiama “Dossier sul precariato in Calabria. Analisi e ricostruzione storica” il documento elaborato e presentato dall’assessorato alle politiche del lavoro e formazione professionale e dal dipartimento lavoro e welfare della Regione Calabria.

Un lavoro di ricognizione, una “radiografia” sui vari bacini di precariato, di fondamentale importanza per l’individuazione delle necessarie soluzioni che il Governo regionale dovrà avviare in linea con alcune attività già poste in essere negli ultimi tempi e che verrà illustrato, insieme al presidente Roberto Occhiuto, a breve al “Tavolo regionale per i servizi e le politiche del lavoro”.

Dal dossier emerge uno spaccato reale preoccupante, con scelte del passato che hanno determinato condizioni lavorative di incertezza, con il ricorso costante a contratti atipici ed un utilizzo, a volte, improprio della formula del “tirocinio” che hanno gravato sulla Pubblica Amministrazione calabrese, pensando di risolvere il problema della disoccupazione con la creazione di bacini di precariato distribuiti negli enti pubblici calabresi. Ciò ha comportato aspettativa nei soggetti interessati, che si sono ritrovati a fare una “vita da precario”, e l’utilizzo in modo errato di una montagna di risorse economiche senza la soluzione del problema.

Ad oggi la Regione utilizza circa 52 milioni di euro di risorse storicizzate nel proprio bilancio e quasi 300 milioni di euro sono stati utilizzate negli anni per il sostegno delle misure di precariato nella PA senza però concretizzare lavoro stabile e dignitoso.

Un lavoro importante quello del “dossier sul precariato” promosso dall’assessore Giovanni Calabrese ed elaborato dal dipartimento lavoro e welfare con il direttore generale Roberto Cosentino ed il responsabile del settore precariato Pasquale Capicotto.

L’assessore Calabrese ha ribadito «la ferma volontà del governo regionale di svuotare tutti i bacini di precariato in essere e di avviare politiche attive diverse per creare lavoro vero, senza ricorrere a costosi espedienti che non solo non hanno spesso risolto il problema ma hanno privato di dignità lavorativa tante persone trasformati in ostaggi da una speranza di assunzione che per alcuni è arrivata anche fuori tempo massimo».

«Questo documento – è scritto nell’introduzione del rapporto – nasce con l’intento di presentare un quadro chiaro della realtà regionale dei lavoratori precari, con riferimento normativo e finanziario degli ultimi 20 anni, suddivisi per progetti, ruoli e bacini territoriali. Il raggruppamento si rende necessario per poter affrontare un percorso risolutivo partendo da una chiara analisi dei dati storicamente ricostruiti. Non semplici le procedure da mettere in atto, con tempi che inesorabilmente si allungano, ma con la volontà politica di trovare una soluzione certa nel più breve tempo possibile per le questioni ancora aperte. I dati di seguito presentati sono stati elaborati dal Dipartimento “Lavoro e Welfare” della Regione Calabria e rappresentano la situazione aggiornata al 20 ottobre 2023. Ad oggi, i lavoratori precari calabresi derivanti da rapporti atipici con la Pubblica amministrazione regionale sono in totale 5419; mentre, il numero dei lavoratori stabilizzati fino alla data del 20/10/2023 è pari a 4580 unità».

La Regione Calabria, nel documento, fa sapere che «Le categorie normative di riferimento sono: Lavoratori Socialmente Utili/Lavoratori di Pubblica Utilità (D. Lgs 28 febbraio 2000);  Legge Regionale n.15 del 13/06/2008; Legge Regionale n.28 del 14/08/2008;  Legge Regionale n.40 del 02/08/2013; Legge Regionale n.31 del 08/11/2016; Ex Programma Stages/Ex Programma Modernizzazione P.A.;  Ex percettori di mobilità in deroga; Valorizzazione risorse boschive Sila Greca (Longobucco, Bocchigliero, Campana);  Progetto Integrato di sviluppo e creazione di impresa nel comune di S. Giovanni in Fiore; Legge Regionale n.9 del 11/05/2007; Legge Regionale n.54 del 22/12/2017» e inoltre viene specificato che «Nell’ambito dei percorsi di politica attiva rivolta a disoccupati di lunga durata e/o a ex percettori di mobilità in deroga, la Regione Calabria ha inoltre finanziato specifici progetti di esperienza formativa d’aula e on-the-job con appositi accordi/protocolli con gli uffici regionali del Ministero della Giustizia, con l’Ufficio Scolastico Regionale e con il Segretariato Regionale del Ministero dei Beni Culturali: tali misure di sostegno e accompagnamento al reinserimento nel mercato del lavoro hanno riguardato circa 2000 persone ed hanno comportato l’impegno di 18 milioni di Euro di risorse a valere sul Pac 2007/2013».

Il dossier ha ripercorso i vari progetti di precarietà attivati e/o gestiti dalla Regione Calabria con il Dipartimento competente in materia di Lavoro negli ultimi venti anni. Un documento che analizza la storicizzazione delle risorse del precariato calabrese, evidenziando i bacini di precari che oggi risultano ancora essere un fenomeno disparato e preoccupante, che necessita interventi mirati e definitivi per invertire la rotta sul lavoro in Calabria. Ad oggi, dai dati forniti dal Dipartimento, nonostante i molteplici interventi effettuati negli anni con numerose stabilizzazioni, è emersa una condizione di precariato regionale ancora molto elevata. Infatti, al 20 ottobre 2023, risultano ancora 5419 soggetti con rapporti atipici e in posizioni di precariato nei confronti dell’Amministrazione regionale calabrese. Sul Bilancio regionale insistono annualmente risorse storicizzate pari €52.696.404,60 per sostenere finanziariamente il precariato stabilizzato negli anni e parte di quello ancora in essere. Agli importi regionali, vanno aggiunte risorse pari a €39.053.420,22 quale finanziamento storicizzato nel bilancio dello Stato. In sostanza, il costo complessivo annuo del precariato regionale è pari €91.749.824,82. Mentre, per le attività a supporto con sostegno economico “una tantum”, fino ad oggi, sono stati spesi €255.698.056,76 quali Fondi Nazionali.

«L’obiettivo di questo Ente – è scritto ancora nel documento – è quello di ridurre e, in breve tempo, “svuotare” tutti i bacini di precariato storico che in questi anni hanno creato false aspettative e destabilizzato molti lavoratori. Il precariato è stato alimentato da deficit strutturali endemici senza risoluzione alcuna che, manchevole di un quadro legislativo di riferimento specifico, hanno determinato condizioni lavorative di incertezza con il ricorso costante a contratti atipici ed un utilizzo, a volte, improprio della formula del “tirocinio” che hanno gravato sulla Pubblica Amministrazione calabrese. La disamina sul precariato, dunque, pone l’attenzione sulle criticità riscontrate in questi anni, focalizzando il punto sul mancato impiego lavorativo e presenta una rendicontazione inadeguata allo sviluppo socio economico della Regione. Le inutili ed improduttive misure di “lavoro precario” dovranno essere eliminate nella nuova visione “anti–precarietà” della Regione Calabria e sarà opportuno adottare, con investimenti specifici sulla formazione professionale, compatibilmente con le risorse nazionali e comunitarie disponibili. Il Governo regionale con il necessario e fondamentale supporto del Governo nazionale e del Legislatore nazionale e regionale mira, a tal punto, ad estinguere tutti i rapporti di lavoro con la fine dei programmi e delle misure già esistenti, convogliando definitivamente con le stabilizzazioni, quindi prefiggendosi di trasformare il problema precariato in prospettive occupazionali con il tentativo di recuperare il deficit pregresso».

Continua ancora il rapporto: «A sostegno di tale volontà politica vanno inquadrate le norme nazionali e i provvedimenti regionali che vanno nella direzione di creare una concreta opportunità di stabilizzazione del bacino dei precari della ex mobilità in deroga. Per quanto riguarda poi la specificità dell’Ente in house Azienda Calabria Lavoro, è da sottolineare che con l’attuazione della Legge Regionale n.25 del 28.06.2023 e la sua conseguente trasformazione in Agenzia Regionale per le Politiche attive del lavoro, tutti i dipendenti a tempo determinato e indeterminato per un totale di 367 unità diventeranno quindi a tutti gli effetti dipendenti pubblici e, chi è ancora “precario”, sarà inserito nel percorso di stabilizzazione seguendo le dovute procedure normative ed amministrative. Il percorso intrapreso e la linea d’intervento programmati dalla Regione Calabria delinea discreti segnali positivi e il nuovo “Tavolo regionale per i servizi e le politiche del lavoro” previsto dalla nuova Legge Regionale n.25 del 28.06.2023, “Norme per il mercato del lavoro, le politiche attive e l’apprendimento permanente”, sarà lo strumento di intervento per promuovere l’occupazione e individuare, con un confronto permanente tra le parti sociali, le linee di indirizzo strategico in materia di politiche di lavoro, obiettivi e priorità per migliorare ed intervenire sull’occupazione con l’obiettivo di non creare per il futuro ambigue forme di precariato nella Pubblica amministrazione». (fc)