La Cineteca della calabria e il Liceo di Soriano celebrano Pasolini

È con l’incontro Il Poeta, il Profeta… l’Uomo che gli studenti del Liceo Scientifico “Niccolò Macchiavelli” di Soriano Calabro hanno voluto celebrare Pier Paolo Pasolini, in occasione dei 102 anni dalla nascita.

All’incontro, che ha suscitato interesse e curiosità, hanno relazionato la dirigente scolastica, dott.ssa Tiziana Furlano, la prof.ssa di Letteratura italiana e latino, Maria Teresa Daffinà, e la  prof.ssa di Storia e filosofia Marzia D’Ambrosio.

Ha moderato l’alunna della classe V^ A Ludovica Sabatino. La relatrice professoressa Daniela Rotino, docente di Lettere in pensione, ex assessore alla cultura del Comune di Vibo Valentia,  ha parlato del teatro di Pasolini, della letteratura e dell’uomo, soffermandosi sulla poliedrica personalità di uno dei più rilevanti intellettuali del Novecento. La sua relazione ha messo sul tappeto molti spunti riflessivi.

L’alunna Maria Ciconte, della classe IV B, ha parlato dellla letteratura di Pasolini. Il relatore dott. Vitaliano Papillo, presidente del Gal, ex sindaco di Gerocarne, ha ospitato il liceo scientifico all’intitolazione del ponte di Ariola al poeta Pier Paolo Pasolini che diede 50mila lire per la realizzazione dell’opera, e alla mostra a lui dedicata nella sala consiliare dalla Cineteca della Calabria presieduta da Eugenio Attanasio. A Papillo sono giunti i ringraziamenti della scuola per aver raccontato, nel suo intervento, una bella pagina della nostra Calabria.

L’alunna Grazia Borrello, della classe V A, ha descritto la figura del Pasolini intellettuale; l’alunna Giusi Paniconi, della classe V^A, ha invece messo in rilievo il mistero intorno alla tragica morte dell’intellettuale. Gli alunni delle classi IV^ A, IV^ B e V^ A hanno condiviso un videoclip realizzato da loro, sotto la direzione della professoressa D’Ambrosio.

Eugenio Attanasio, regista e presidente della Cineteca della Calabria, si è soffermato su Pasolini regista, inquadrando la sua opera nella storia del cinema italiano. Attanasio ha parlato della sua presenza in Calabria, nel Crotonese, per il film Il Vangelo secondo Matteo, ricordando che Pasolini venne denunciato per diffamazione perché scrisse di  riferimenti mafiosi sul comportamento di alcuni giovani cutresi, denuncia poi ritirata a seguito di un chiarimento. Eugenio Attanasio ha invitato gli studenti a Catanzaro, dove verrà proiettato Accattone, uno dei capolavori di Pasolini.

Il giornalista Luigi Stanizzi ha raccontato un episodio su Pasolini, appreso direttamente dall’ attore Ninetto Davoli, che si recò a casa del famoso Totò perché il regista doveva parlare del film Che cosa sono le nuvole?. Quando Pasolini uscì dall’abitazione, Totò spolverò a lungo la poltroncina dove si era seduto Pasolini, perché era prevenuto: tutti sapevano che era omosessuale. L’episodio lo raccontò anni dopo la moglie di Totò a Ninetto Davoli.

L’alunna Lidia De Nardo, della classe 4^A,  insieme ai suoi compagni ha trovato diversi punti in comune tra il filosofo Socrate e il Pasolini pensatore. Le alunne Giada Serravite e Raffaella Lico, della classe V^A, hanno fatto riferimento alle riflessioni sociali e antropologiche sulla nostra Italia da parte di Pier Paolo Pasolini.

I ragazzi sono stati seguiti in questo progetto dalla professoressa Daffinà (che, nel corso dell’evento, è intervenuta più volte per fornire preziose informazioni), dalla professoressa Marzia D’Ambrosio e dal professore Antonio Serratore.

Allievi che hanno approfondito lo studio della vita e delle opere di Pasolini, facendo peraltro una selezione di testi di grande suggestione. Un progetto portato avanti con serietà e profitto, che arricchisce la cultura degli allievi stessi e dell’intera comunità in quanto il lavoro di ricerca, probabilmente, verrà proposto anche  fuori dalle aule scolastiche. (rvv)

“AGIRE” E NON AFFIDARSI ALLA SPERANZA:
LA RIGENERAZIONE PASSA DALLA CULTURA

di ETTORE JORIO – Il peggiore dramma che si vive nella nostra regione è stato sempre quello di vedere la povertà tramandata da padre in figlio. Ciò fatta eccezione per quei figli che sono riusciti ad emergere grazie alle loro cocciute capacità. A raggiungere mete ambite, tanto da vederne qualcuno oggi alla testa di multinazionali importanti americane (solo per fare due esempi General Electric Company e Amazon). Ma anche per quelli – e questo è un fatto gravissimo – passati dall’onestà intellettuale dei padri – di frequente monoreddito con familiari a carico – al carrierismo senza scrupoli.

Alcuni non si sono neppure fermati lì, hanno intrapreso una vita borderline e anche oltre. Insomma, brutti esempi quelli dei giovani che devono vincere, senza sgobbare sui libri, senza sudore e senza i necessari sacrifici.

Orribili quei “giovani e forti” che si mettono in gara ricorrendo a mezzucci per guadagnare uno scranno negli staff, in strutture e nelle compagnie pubbliche e private dei decisori. Così facendo si  è venuta a creare una popolazione a sé stante, formata da una sorta di dannoso maggiordomismo, spesso venduto con curricula costruiti con pseudo-intellettualismi, facili ad implementare via web, così come le lauree acquisite online con facilità estreme. Carriere, queste, di sovente colposamente applaudite da padri e madri, felici di vedere un figlio che conta, con il telefonino pieno zeppo di selfie da esibire a cominciare dai propri coiffeur.

Non è così che si potrà rigenerare una regione alla deriva da sempre. Non è così che i giovani si entusiasmano per la propria terra d’origine. Così la si manda ad infrangersi sugli scogli, senza registrare alcun superstite.

Un esodo provocato da politiche da macello

Troppi i giovani che vanno via. Tantissimi (ahinoi) quelli che con la borsa piena di titoli sudati e guadagnati con i quattrini dei genitori che hanno scelto l’impegno sulla cultura dei figli e nipoti alle stravaganze, ma anche alle cose serie. Molti hanno dedicato a ciò persino i soldi necessari alle loro cure dentarie e al vestiario che avrebbero meritato, pur di fare studiare figli e nipoti.

Risultati per tanti, vicino allo zero: sono rimasti da soli. Molti, così impoveriti, visibili di prima mattina a rovistare nei resti dei fruttivendoli, che di ciò sono autentici testimoni.

La Calabria è terra sana, che ha generato nei secoli gente perbene, generosa, creativa. Essa va reimparata non come la vediamo, così come ridotta oggi bensì come può essere ripresa. Frequentando un percorso difficile e apparentemente impossibile. Ma possibile. Perché onesto e doverosamente dovuto ai nostri natali e quelli che in un modo o nell’altro abbiamo provocato. L’impegno sarà improbo e impegnativo. Occorrerà cominciare ad evitare – per esempio concretizzante – sindaci e assessori che non sanno fare una O con un bicchiere, ma che sanno spesso fare del male alle casse degli enti e alla gente che li ha votati.

La Calabria è affetta da cancro. Basta non liquidarlo come incurabile e darsi da fare. Essa va letta nel suo potenziale reale: anime che la abitano e la terra che le nutre.

L’invito proviene dalla cultura che se ne è innamorata

Un insieme tanto attrattivo da essere riscoperto e rigenerato. Come lo ebbe a conoscere Norman Douglas in Old Calabria, edito in italiano nel 1967. Leggendolo e soprattutto guardando il suo ricco album di foto per capire cosa ci siamo giocati nella più atroce incoscienza, puntando alla slot che la politica ci ha somministrato come minestra quotidiana.

Douglas era un grande anticonformista straniero e con una cultura gigante, sia teorica che vissuta. Odiava la stupidità dei ricchi, il loro sciatto disordine. Amava la gente povera che trovò in Calabria viva, autentica molto meglio degli “inamidati” del nord.

Non solo. In un tale convincente processo conoscitivo di chi eravamo, con l’obbligo di ritornare ad esserlo, necessita guardare con attenzione le foto di Gerhard Rohlfs (1922-1924), che si ha la fortuna di ammirare nella “Calabria contadina”, edita grazie alla Regione Calabria presieduta da Agazio Loiero, definita “uno scavo linguistico” del primo Novecento.

E ancora. Sarà fondamentale leggere, uno dei grandi di tutti i tempi, grande amico di un calabrese eccellente, il palmese Leonilda Repaci (il nostro Sciascia): Pier Paolo Pasolini. Il poliedrico eccellente, al di là della cruda critica su Cutro sulla quale si prese una querela dei cutresi, diede nel 1959 una descrizione della Calabria e dei calabresi stupendamente realista, girata con una Fiat 1100. Così come la ebbe a conoscere nei suoi viaggi del 1959 e 1964, tanto da fargli scrivere in La lunga strada di sabbia una denuncia che i giovani devono portare in tasca tutti i giorni: «In Calabria è stato commesso il più grave dei delitti, di cui non risponderà mai nessuno: è stata uccisa la speranza pura, quella un po’ anarchica e infantile di chi vivendo prima della storia ha ancora tutta la storia davanti a sé». Con tutto il rispetto per l’Uomo che insegnò a tanti con suoi scritti (Paese Sera 27-28 ottobre 1959, Lettera sulla Calabria) e le sue regie: dobbiamo fare di tutto per smentirlo.

Il Pier Paolo nazionale urlava in proposito ad un calabrese indifferente: «Se volete fare come gli struzzi, affar vostro. Ma io ve ne sconsiglio. Non è con la retorica che si progredisce».

Qualcuno di mia conoscenza liceale mi avrebbe detto: prendi e porta a casa!

Riprendiamoci la speranza e la dignità di processare politicamente i responsabili del massacro sociale, di cui è stata vittima la terra che fu dei nostri padri ed è nostra molto de residuo. Ripartiamo! (ej)

A Montauro Armonie d’Arte Festival presenta il “Trittico” in prima assoluta

Armonie d’Arte Festival si sposta a Montauro, al Grangia di Sant’Anna, per presentare in prima assoluta il Trittico dedicato a Pier Paolo Pasolini, in occasione dei 100 anni dalla nascita.

Domani, infatti, sono previsti tre eventi dedicati all’attore, regista e drammaturgo, che inizierà con Le ceneri di Pasolini, con i versi di Igor Esposito, voce recitante di Peppino Mazzotta e ideazione e regia di Francesco Saponaro.

Si tratta di un’installazione visiva e una traccia  sonora della durata di 11 minuti ripetuta in maniera ciclica.
Una tavola imbandita, per banchetto, e alle una scritta che segnala la distanza che intercorre tra il luogo dell’installazione e il luogo della morte di Pier Paolo Pasolini, Ostia Idroscalo. La mattina del 2 novembre 1975, sul litorale romano, in un campo incolto in via dell’idroscalo, una donna, Maria Teresa Lollobrigida, scopre il cadavere di un uomo. È Ninetto Davoli a riconoscerne il corpo.

A seguire, il Porno-Teo-Kolossal di Pasolini, con voce recitante di Anna Bonaiuto e la regia di Francesco Saponaro.

«L’avventura picaresca di Porno-Teo-Kolossal, trattamento cinematografico di Pier Paolo Pasolini scritto per Eduardo De Filippo, è ancora più avvincente se la si legge come la confessione di un insaziabile desiderio di incontro tra arte e vita che attendeva solo di essere trasferito e impressionato su pellicola, se quella tragica morte non ci avesse privato di un’occasione straordinaria – scrive Saponaro –. Quello tra Eduardo e Pasolini è un incontro fondato sulla lucida complementarità di due sguardi che continuano a raccontare l’Occidente con le sue grandezze e le sue barbare miserie».

«Leggendo il trattamento – scrive ancora – mi sono chiesto come restituire, con la semplicità di una voce che serve la parola, la medianica potenza di queste visioni senza incorrere nel fraintendimento di una mimesi rappresentativa.
Ho chiesto ad Anna Bonaiuto, straordinaria interprete del nostro miglior teatro, di incarnare la lingua intima che Pasolini usa in questa scrittura complessa, carica di un abbagliante impegno ideologico e di esiti definitivi e testamentari, che migra dal tessuto narrativo di impianto epico-picaresco ai dialoghi più popolari del dialetto napoletano».

«Nella voce della Bonaiuto – si legge – c’è l’approccio sincero e dichiarato di un innamoramento materno che ci dà la possibilità di partecipare all’imponente costruzione drammatica di una lunga sequenza di immagini che esplodono in tutta la loro caparbia violenza, appena mitigata dagli sguardi comici e teneri di Eduardo e del suo servo Ninetto, nel quale Pasolini porta a uno dei punti più alti la densità metaforico-lirica del suo linguaggio».

Chiude la giornata Pasolini vs Warhol? un talk show multimediale di Francesco Saponaro grazie ad Alessandro Del Puppo.

«Nel 1975 – ha spiegato Saponaro – Pier Paolo Pasolini viene invitato a scrivere un testo critico su Ladies and Gentlemen, una serie di ritratti di travestiti newyorkesi realizzata da Andy Warhol ed esposta tra ottobre e dicembre dello stesso anno in una grande mostra a Ferrara. Quel testo comparve soltanto sei mesi dopo, in una mostra semiclandestina aperta dopo la morte del poeta».

«Nel 1975 Pasolini è al tempo stesso attuale e postumo – ha spiegato –. Accusa Warhol di essere privo di dialettica rivoluzionaria, mentre Warhol agisce già nel campo della cronaca, del vissuto, in una spettacolare messinscena di trasgressioni e successo, arti visive e omosessualità. I due nella realtà non si conobbero mai personalmente, ma questo match intellettuale tra due giganti del XX secolo è al centro di una vicenda intricata e affascinante. Intorno ruotano galleristi e critici d’arte rampanti, denaro, rock, flash e polaroid, sesso e droga, artisti e ragazzi, da una galleria all’altra, da un letto all’altro, tutti stregati dalle stelle evanescenti degli anni settanta. Pasolini e Warhol incarnano visioni opposte e inconciliabili della contemporaneità».

«La voce di Pasolini – ha concluso – che interroga e contesta l’immaginario visivo di Warhol è la parabola di un umanesimo novecentesco che si imbatte in quel mondo nuovo che il poeta delle Ceneri non volle o non poté capire fino in fondo».

«La vita di Pasolini, il suo pensiero, la sua produzione artistica – ha spiegato Chiara Giordano, direttore artistico del Festival – testimoniano tutta la capacità di utilizzare il concetto di “transito” immateriale come valore di rinnovamento tematico, di consapevolezza identitaria, di creatività e di visione del futuro. In tal senso il Festival, nell’anniversario centenario della nascita, non poteva che proporne un percorso di lettura contemporanea». (rcz)