Il ciclo espositivo di Pramantha Arte, Catàgeios. L’antro dell’artista – Le opere e i giorni, è arrivato al termine. A chiudere questa serie di esposizioni iniziate a maggio, sarà la proiezione del corto Le opere e i giorni di Marco Milone su soggetto di Maria Rosaria Gallo, in programma questo pomeriggio e domani, domenica 22 dicembre alle 17.30, presso la Galleria di Pramantha Arte.
«Il film – ha spiegato il direttore artistico del progetto, Antonio Bruno Umberto Colosimo – è prodotto da Pramantha ed è l’ultimo appuntamento previsto in galleria nell’ambito del progetto Catagèios. Si tratta di un cortometraggio della durata di 6 minuti e – rispetto al progetto – acquista una duplice valenza: narrativa e allegorica».
«Narrativa – ha proseguito il direttore artistico – perché si parte dal piano della realtà. Il cuore concettuale di Catagèios, infatti, ruota intorno all’idea della riappropriazione della vitalità di quello che potremmo definire lo spazio presente o il luogo attuale; in una parola della riappropriazione di quella prossimità della realtà che molto spesso soccombe in favore di una distanza che si traduce in artificio (economico, culturale, sociale, politico). Ed è in questo senso che la camera sapiente di Marco Milone (regista, musicista e ricercatore napoletano con cui Pramantha ha il piacere di collaborare da quasi 10 anni) entra da qualche parte e racconta di un’altra dimensione».
«Si tratta di un’intrusione video – ha proseguito il direttore artistico – nell’intimità di una vecchia casa di un borgo calabrese, Conflenti; una casa diversamente abitata; un’intrusione che rivela l’opera di resistenza quotidiana di chi conduce una vita nel tempo e fuori dal tempo. E qui il senso allegorico del film che inevitabilmente richiama tutte quelle questioni ultime a cui l’intera rassegna rimanda ispirandosi al poema esiodeo Le opere e i giorni, racchiuse nelle tracce di quell’esistenza produttiva che il film racconta».
«Le opere e i giorni – ha dichiarato Maria Rosaria Gallo – è prima di tutto una testimonianza. La testimonianza di una sottrazione ai codici esistenziali vigenti nella mentalità contemporanea. La testimonianza della sottrazione al cameratismo mortifero del profitto. La registrazione di una testimonianza che traduce l’esistenza in un fare poietico, dove il senso della fatica del vivere viene declinato in pratica estetica. Poesia. Una pratica che diventa per l’osservatore – rappresentato dall’occhio filmico – un’esperienza estetica disorientante».
«Il tema centrale – ha proseguito Maria Rosaria Gallo – è il tema filosofico di sempre: l’essere e il tempo; l’esistenza nel tempo. Ed ecco che la macchina da presa si trova catapultata nell’interconnessione spazio-temporale tra il dentro e il fuori. L’inesorabile naturalezza dello scorrere del tempo si confronta con l’istinto razionale della scansione, della misurazione, dell’ordine. Un ordine che non annulla il divenire ma se ne fa carico. Un ordine in cui l’accumulo diventa disposizione ragionata di oggetti e memorie; gli scarti e la polvere diventano emblema inequivocabile di memento vitae, l’azione diventa quotidiana ritualità. Le scale, le stanze, le finestre, gli effetti personali, le luci, gli alberi, le montagne, il fiume, il sole: il film si configura come una fenomenologia del senso».
«Ciò che domina in questo corto – ha dichiarato il regista Marco Milone – è la sensazione di sospensione. La sfida che mi è stata lanciata da Pramantha, e che ho colto, è quella di seguire la frequenza della visione istantanea, del sentire. Una frequenza che mi ha guidato nelle riprese, nel montaggio e nella sonorizzazione. Fase in cui il criterio costruttivo è stato il suono ambientale. La realizzazione di questo corto è stato un sorprendente viaggio poetico in una dimensione inaspettata».