SUD, DA SCILLA LE IDEE DI RINNOVAMENTO
LA SFIDA È GIA AVER SCELTO LA CALABRIA

di SANTO STRATI – La prima sfida già sta nella scelta della location: la Calabria, Scilla. Convocare un super “pensatoio” par parlare di Sud in Calabria spiega chiaramente l’idea di Mezzogiorno che porta avanti la Fondazione Magna Grecia guidata dall’ex deputato Nino Foti: «la Calabria è il luogo migliore – ha detto la giornalista Paola Bottero in apertura dei lavori – per immaginare un futuro diverso che sappia valorizzare le ricchezze del territorio».

C’è un potenziale incredibile in questa terra e, soprattutto, occorre fare una profonda opera reputazione per restituire la vera immagine di una regione come, purtroppo, in tantissimi non la vedono. La Calabria come terra di crescita e sviluppo, di formazione, di intelligenze e di risorse umane che, ovunque nel mondo, hanno mostrato capacità e competenze. Il merito del convegno Sud-e-Futuri è proprio questo: aver messo la Calabria al centro dell’attenzione pubblica, sotto riflettori di luce positiva, che diano al territorio le giuste chances di ripresa. È questo il punto di inizio: la ripartenza, soprattutto alla luce dei miliardi messi a disposizione dall’Europa e disponibili con il “Piano di ripresa e resilienza” perché si possano finalmente offrire vere opportunità ai nostri giovani.

Discutere di sviluppo non è mai un esercizio inutile: serve focalizzare idee e proposte, finalizzare iniziative, sviluppare e portare avanti progetti che siano concreta dimostrazione che stavolta si fa sul serio. Anche perché – sia ben chiaro – questa è l’ultima occasione. Come il Piano Marshall ha fatto risorgere l’Italia (ed erano risorse minime rispetto a quelle di oggi), così il PNRR se intelligentemente utilizzato offre un’opportunità straordinaria per tutta la regione, per i calabresi che ci vivono e per quelli (tantissimi) disponibili a tornarci (con l’ansia dell’assai gradito ritorno a casa).

Occorre guardare con molta attenzione ai risultati questi tre giorni (il convegno si chiude oggi) per valutarne i suggerimenti e analizzare le idee, cosa che la nostra classe politica e dirigente ha sempre mancato di fare. Serve una visione di futuro, una strategia che metta insieme le tante problematiche del Mezzogiorno e indichi le soluzioni per sanità, mobilità, lavoro: è quest’ultimo l’obiettivo principale che dovrebbe occupare i pensieri del futuro governatore della Calabria. Creare occasioni e opportunità di lavoro per i tantissimi laureati e diplomati che hanno il trolley pronto per partire, con la morte del cuore, perché non ci sono le condizioni di welfare che permettano di progettare un qualunque futuro, mettere su famiglia, comprarsi una casa, offrire ai figli che verranno condizioni di vita adeguate. I nostri governanti – non lo dimentichino i calabresi che il 3 e 4 ottobre andranno al voto (e speriamo rinunceranno ad astenersi) – hanno rubato il futuro ai nostri ragazzi: interrompiamo questo “furto” e guardiamo con ottimismo al domani.

Non è un caso che il tema della tre giorni di Scilla sia stato (R)innoviamo il Mezzogiorno, dove il rinnovamento fa il paio con l’innovazione, vera chiave di sviluppo per una terra che utilizza appena il 5% delle sue risorse. Uno degli obiettivi del meeting era quello di agevolare i contatti tra le varie realtà, italiane e non solo, per creare una rete che sappia garantire sviluppo e progresso: vedremo nei prossimi mesi se sarà adeguatamente capitalizzato questo contributo di idee. Di iniziativa importante ha parlato la viceprefetto vicario Maria Stefania Caracciolo: «in linea con gli obiettivi di chi vuole che la nostra terra non sia più terra di ‘ndrangheta. Dobbiamo cominciare a guardare la parte piena del bicchiere, il positivo smettendo di piangerci addosso. Bisogna chiedersi perché l’imprenditoria non decolla in questa nostra regione. La criminalità non può essere sconfitta con interdittive e certificazioni, ma serve uno sforzo corale e collettivo, un cambio di natura culturale».

Idee chiare, a proposito, di un Sud che non trova la sua dimensione imprenditoriale in una terra che – secondo il giornalista Antonio Padellaro presidente de Il Fatto Quotidiano – che vede imperare una triangolazione di potere. Un vertice di questo triangolo è rappresentato dall’Unione Europea con i fondi stanziati per l’emergenza e le garanzie richieste per potere realizzare i progetti. I finanziamenti potrebbero essere interrotti se non si rispettano gli impegni presi. Il secondo vertice del triangolo è il governo di Mario Draghi garante per l’Italia nel mondo e garante del Pnrr. La classe politica che verrà eletta alle prossime elezioni regionali in Calabria – ha ammonito Padellaro – sarà sotto osservazione per evitare che i finanziamenti possano finire nelle tasche della malavita. Il vertice alto del triangolo è il presidente Sergio Mattarella che sta intervenendo più che con moniti, con precise richieste. Così come è avvenuto con la richiesta di mettere un freno alle manifestazioni violente dei no vax. Questo il quadro di riferimento in cui dobbiamo muoverci».

Accanto a Padellaro un altro grande giornalista italiano, Paolo Mieli,  ha offerto un contributo di non poco conto concordando sulla necessità di investire  sulla cultura della cura del territorio  (introdotta dal vicecapo della Protezione Civile Immacolata Postiglione): «È corretta – ha detto Mieli – la declinazione dell’emergenza al plurale. Devo dire, però, che il colpo d’occhio che ho avuto arrivando in Calabria è stato molto positivo. Questa regione, che sembrava dovesse essere la prima a soccombere per la pandemia dopo il cambio dei commissari alla sanità di un anno fa, ha invece resistito. Ha dato una prova di civiltà e responsabilità maggiore rispetto ad altre regioni. Adesso si andrà al voto e, compatibilmente alle norme covid, più si vota meglio è». Mieli ha poi sottolineato la necessità di una riforma costituzionale rifacendosi a quanto fatto da De Gaulle che, secondo il giornalista, presenta molti profili comuni a Mario Draghi. «La nostra Costituzione sarà anche la più bella del mondo – ha detto ancora Mieli – ma siamo stati commissariati due volte con Monti e Draghi, per non parlare delle anomalie sulla prosecuzione dei mandati dei presidenti della Repubblica.Siamo davanti a una grave crisi costituzionale e si deve stare attenti alle ripartenze calate dall’alto. L’unico meccanismo virtuoso è quello di coinvolgere il popolo, non solo quando deve vaccinarsi, ma anche per scegliere la classe dirigente».

C’è – è evidente – ha sottolineato il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti – il rischio che i finanziamenti destinati al Sud vadano dispersi o acquisiti dalla criminalità. «La mancanza di civismo e, invece, la presenza di una struttura sociale che non osserva le regole hanno dato spazio libero alla criminalità organizzata di crescere indisturbata. Serve poi uno svecchiamento e il rinnovamento della burocrazia nazionale e regionale che sono state, spesso, di ostacolo alla spesa pubblica per la loro arretratezza».

Gli interventi sono stati tanti e altri sono in programma oggi. Il vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao ha parlato della «grande opportunità per recuperare gravi gap strutturali, perché la ripresa è tangibile, con prospettive importanti per i prossimi quattro anni», mentre l’amministratore delegato della Consap (la Concessionaria dei Servizi Assicurativi Pubblici) Vincenzo Sanasi D’Arpe ha sottolineato che «serve un duplice ruolo di controllo sia sulla liceità che sulle modalità operative di gestione dei fondi. Oltre il 50% di questi sarà destinato a infrastrutture, alta velocità e porti. Si tratta di un intervento dello Stato nel mercato che il governo dovrà gestire usando strumenti di programmazione economica.  Accanto a questi occorrono misure straordinarie per la crisi e il risanamento d’impresa». E di innovazione tecnologica, tra gli altri, hanno parlato il Rettore della Mediterranea Santo Marcello Zimbone, il giornalista Giuseppe Smorto, Francesco Caporaso di Anas Calabria, Luigi De Vecchis di Huawei Italia, Giovanni Ferigo ad di Inwit.

Ma la pandemia continuerà a costringerci nell’emergenza? Secondo Franco Romeo, direttore di Cardiologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, va rifiutata «la narrazione, spesso eccessivamente critica del sistema sanitario calabrese, e difeso la tenuta complessiva della Calabria. Abbiamo resistito meglio di quanto si poteva immaginare alla pandemia. In Calabria ci sono stati 1302 morti dall’inizio dell’emergenza Covid. Avevamo 140 posti di terapia intensiva contro i 500 della Lombardia, in linea quindi con la consistenza della popolazione e mai si sono riempite. Anche l’indice di letalità, il rapporto cioè tra numero morti e pazienti che hanno avuto la malattia, si è attestato all’1.3, rispetto alla media nazionale sopra il 3. È vero che c’è stato disordine, ritardi nella vaccinazione, ma non c’è mai stato paziente che non abbia trovato posto in ospedale. Sicuramente, però, nell’anno appena passato ci saremmo aspettati investimenti maggiori nella sanità calabrese».

Naturalmente si è parlato anche di mobilità (carente al massimo in Calabria) e del Ponte sullo Stretto. L’Università Mediterranea per voce di Marina Tornatora, docente del dipartimento Arte, ha espresso un punto di vista ababstanza coerente con la visione offerta a suo tempo dal fondatore di Architettura a Reggio Ludovico Quaroni: «Il corridoio scandinavo deve avere una strategia di territorio che dà un’attenzione precisa a tutte le realtà interconnesse non solo al ponte». Bisogna «ristabilire degli equilibri di infrastrutture» perché il Sud non parta svantaggiato: «Se Roma-Milano si fa in tre ore e mezza dobbiamo pretendere Roma-Catania in tre ore e mezza. Il ponte deve farci riflettere su una strategia ampia: guardare al Sud come uno spazio di baricentro nel Mediterraneo». «Il ponte – secondo Dario Lo Bosco, presidente di Trainose del Gruppo FS – è una cerniera strategica di un grande corridoio plurinazionale. Interconnettere le reti significa dare valore aggiunto anche all’economia e al pil. Oggi il ponte è una scommessa anche per incrementare l’economia dopo il Covid».

Economia e scippo al Sud: il direttore del Quotidiano del Sud Roberto Napoletano ha ribadito le sue convinzioni, ormai note e condivise a tutti i livelli: «Noi abbiamo avuto tutti questi soldi perché siamo quelli messi peggio: siamo il grande malato d’Europa. Questa è l’ultima occasione» per cui più che mai necessario sarebbe per le regioni «affidarsi a strutture di progettazione. Sul ponte: non ho le competenze tecniche per potermi esprimere sulle tre campate – ha concluso –  ma, per quanto riguarda l’aspetto economico, il ponte ad una campata era stato approvato in tutte le discussioni».

Il Ponte, grande sogno, probabile nuova incompiuta anche di questo Governo che guarda all’innovazione e al futuro. Provocatoriamente l’ex ministro Saverio Romano ha chiesto «Ma siamo sicuri che i siciliani e i calabresi vogliono questo ponte? Abbiamo vissuto tutti quanti una stagione in cui ad ogni campagna elettorale si parlava di ponte sullo Stretto. C’è stata una gara, un aggiudicatario (che è stato anche risarcito) e non c’è stato nessun moto rivoluzionario tra Sicilia e Calabria. I siciliani e i calabresi ritengono che questo ponte sia indispensabile? Le ragioni del no dovrebbero riguardare siciliani e calabresi» mentre quelle del «sì potrebbero avere altri interessi che potrebbero avere un panorama largo». «Prima ancora del ponte abbiamo bisogno di costruire un ponte tra fabbisogno e consapevolezza. Questo ponte che ha mille ragioni per essere realizzato non viene realizzato perché la minoranza si è rivelata più forte della maggioranza. Penso che nessuno di noi in futuro vedrà realizzato il ponte sullo Stretto nonostante sia necessario come erano necessarie molte cose prima di noi nessuno ha visto».

Ponte, mobilità (in primo luogo la statale 106) digitalizzazione, innovazione tecnologica: un carnet “rovente” per una regione che non soffre solo di sanità insufficiente e “malata”. Dove manca – non ci stancheremo mai di ripeterlo – una visione di futuro. Fosse la volta buona che da Scilla parta la scintilla per attivare il sacro fuoco della dovuta attenzione alla Calabria e ai calabresi? (s)