SAN PROCOPIO (RC) – Si è sciolto il Consiglio comunale

Con le dimissioni di sei consiglieri comunali di maggioranza, si è sciolto il Consiglio comunale e, di conseguenza, la giunta comunale di San Procopio.

Le sei dimissioni dei Consiglieri di Maggioranza ed Opposizione di Cartocci, Cortese, Cotroneo, Demeca, Anile, Gioffrè vanno ad aggiungersi a quelle di altri due consiglieri Furfaro e Leotta già dimessi in precedenza.  

Adesso spetta al Prefetto la nomina di un Commissario, che la popolazione aspetta per  rivedere un po’ di quel lustro che aveva conosciuto con il sindaco precedente. 

La gestione attuale, infatti, aveva sollevato intense proteste per la mancanza totale di rapporti  con i cittadini, quella stessa che si era instaurata con la conduzione amministrativa  precedente.  

Il tandem tra Lamberti–Castronuovo e Cutrì, rispettivamente sindaco e vicesindaco, dimessisi anche loro dai banchi dell’opposizione, aveva dato buoni frutti, tanto da fare assurgere il Paese agli onori della cronaca italiana, quale esempio di buona  Amministrazione.  

La creazione di una biblioteca, di un asilo, la dotazione di uno scuolabus in accordo  con i paesi vicini, il riscaldamento della Chiesa, il Teatro, la riesumazione della  storica sagra dell’anguilla, l’organo per la Chiesa e tanto altro, avevano dato fiducia  al paese, ricco di storie e tradizioni.  

La ferma opposizione alla illegalità aveva evidentemente fatto ombra a taluno.  

San Procopio era ricaduto nell’oblio ma peggio, a giudicare dalle dimissioni di ben 10 Consiglieri nel tempo, nella indifferenza di tutti, tranne di chi aveva avuto il coraggio di aumentarsi l’appannaggio a ben 1650 euro al mese, come il sindaco, in aperta contraddizione con chi, in precedenza, aveva non solo rinunciato ad ogni  compenso e rimborso, ma addirittura aveva devoluto il proprio stipendio di assessore  provinciale alle casse comunali, in favore di tante iniziative sociali. 

San Procopio era balzato agli onori della cronaca anche per il famoso inchino  presunto. La forte reazione del sindaco Lamberti aveva portato addirittura ad un  avviso di garanzia per sindaco, vice, Comandante dei Carabinieri e persino il  Parroco.  

Dopo tante sofferenze ed illazioni, si è giunti alla condanna del giornalista, con  Decreto Penale “inaudita altera parte” al quale, ovviamente, lo stesso si è opposto.  

Tuttavia il processo è in corso. La prossima udienza è fissata per il 25/11/2021.  

La cosa grave, nell’intera vicenda, è che il Magistrato nel Decreto di archiviazione,  non solo ha demolito l’ipotesi accusatoria, ma ha dichiarato che nella casa davanti  alla quale si sarebbe svolto l’inchino (mai fatto), il soggetto, colpito da provvedimenti  penali, si sarebbe insediato ben sei mesi dopo i fatti narrati.  

Una macchinazione ai danni del Sindaco del tempo, mal architettata.  

«Oggi San Procopio – si legge in una nota dell’opposizione al Consiglio comunale – si libera di un’Amministrazione non gradita e spera in un  Commissario che porti a nuove elezioni per la rinascita del Paese, possibilmente». (rrc)

Addio a Giuseppe Borgia, grand commis di Stato con la Calabria nel cuore

di PINO NANO – Addio a Giuseppe Borgia, calabrese, originario di San Procopio, un’infanzia interamente trascorsa a Palmi, e per anni influentissimo Presidente di Sezione della Corte dei Conti. mercoledì sera a Roma il Covid si è portato via anche lui. Aveva 84 anni, e aveva la sua Calabria eternamente nel cuore.

Giuseppe Borgia è stato soprattutto uno dei Grand Commis di Stato della Prima Repubblica: Provveditore Generale dello Stato, Direttore Generale della Previdenza Sociale sotto diversi Ministri, Responsabile dell’Istituto Poligrafico e della Zecca di Stato, Consulente Giuridico di decine di Governi diversi, Consigliere d’Amministrazione di Alitalia, Commissario della Croce Rossa Italiana, autorevolissimo Consigliere dell’Autority per la Vigilanza sui Lavori Pubblici, e tutto questo fino alla nascita dell’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Giulio Andreotti, Flaminio Piccoli, Lamberto Dini, Carlo Azeglio Ciampi, Antonio Marzano, Gennaro Cassiani, Gino Giugni, Giuliano Amato, Tiziano Treu, Giorgio Napolitano, Oscar Luigi Scalfaro, Giovanni Leone, Gianni Letta, Giulio Tremonti, Clemente Mastella, Carlo Donat Cattin, Antonio Catricalà, Federico Tedeschini, Sergio Santoro, Walter Pedullà, Carmelino Pujia, Agostino Saccà, sono stati solo alcuni dei tantissimi “compagni di viaggio” che Giuseppe Borgia ricordava sempre di avere avuto la fortuna di incontrare lungo la strada della sua intensa vita istituzionale, e che per tutta la vita aveva continuato a frequentare e a riservare ad ognuno di essi il rispetto profondo che si deve ai grandi protagonisti della Storia del Paese.

Ma la storia personale di Giuseppe Borgia – scriveva qualche anno fa di lui il sociologo-scrittore Rocco Turi – è anche, però, il racconto della grande trasformazione della Pubblica Amministrazione in Italia, ed è soprattutto la testimonianza severa e lucidissima di un testimone privilegiato del nostro tempo, che all’età di 80 anni, appena compiuti, ricorda gli insegnamenti avuti dal suo primo maestro, don Luigi Sturzo, agli inizi del suo lungo percorso professionale; ma anche i consigli, e la grande lezione di vita istituzionale, che in tutti questi anni gli è venuta da almeno 5 diversi Capi di Stato.

Una vita, la sua, interamente spesa al servizio della Repubblica, a diretto contatto con le grandi emergenze sociali del Paese e i problemi più attuali e più scottanti del momento, ma con il pensiero eternamente rivolto alla Calabria, sua terra di origine, e che lui raccontava continuamente agli altri con una malinconia e una solitudine davvero struggenti, ripercorrendo in maniera a volte anche ossessiva gli anni dell’infanzia, quando suo padre lo portava a spasso per i sentieri più inaccessibili dell’Aspromonte, e quando la marina di Palmi era lo scrigno segreto dei suoi sogni.

La chiave di tanto successo? Il Presidente Giuseppe Borgia rispondeva con una battuta: “La vita mi ha insegnato che la dote più importante di un uomo chiamato a guidare la vita di un paese è la modestia, e poi forse la capacità di sapere ascoltare gli altri. Per tutta la vita, ho cercato di seguire questa regola”. (pn)