I sindacati proclamano stato di agitazione per accantonamento emendamento per i tirocinanti

Nidil-Cgil – Felsa Cisl – Uil Temp e USB FdS hanno denunciato come l’emendamento al Dl Milleproroghe, che prevede una contrattualizzazione a 18 ore per 18 mesi con relativa copertura finanziaria annua di 40 milioni di euro per i tirocinanti calabresi, «risulta essere accantonato» parrebbe «per problemi legati alle ristrette tempistiche di discussione».

Tutto ciò in prossimità della discussione del Dl che avrebbe chiuso la «stagione dei tirocini che si ripetono da anni e riconoscere una dignità lavorativa piena agli oltre 4mila lavoratori che quotidianamente contribuiscono al funzionamento della macchina amministrativa nei Comuni, delle Asp, nelle Province, nelle scuole, ed in tantissimi enti pubblici e privati».

Proprio per questo le sigle sindacali hanno annunciato lo stato di agitazione di tutti i tirocinanti in tutti gli enti, anche con momenti di astensione dalle attività, dal 12 al 15 febbraio proprio in concomitanza con la discussione del Disegno di Legge Milleproroghe al fine di mantenere accesi i riflettori sulla vertenza.

«La stagione, però – si legge in una nota – potrebbe diventare ancora più calda: i lavoratori ed i sindacati sono pronti a forme ancora più incisive di protesta se l’emendamento non dovesse passare, proteste che andrebbero inevitabilmente a innestarsi nel prossimo periodo elettorale, senza sconti per maggioranza o opposizioni».

Nei giorni scorsi, proprio in prospettiva della discussione dell’emendamento, i sindacati, che da mesi tengono alta l’attenzione sulla vertenza, avevano scritto una lettera aperta a tutta la Deputazione calabrese, perché «su una problematica che coinvolge 4000 calabresi e le loro famiglie si sia capaci di fare fronte comune – viene ricordato in una nota –. La proroga dei tirocini è appesa ogni volta a difficoltà normative, economiche e politiche, oltre che al mancato riconoscimento del ruolo dei tirocinanti che ormai sono perfettamente integrati nelle attività degli enti che li ospitano da diversi anni. Se venissero meno negli Enti 4mila unità di personale, oltre alle difficoltà di mantenere gli attuali livelli di servizi essenziali, vi sarebbero seri problemi di reddito per 4mila famiglie, con non indifferenti problematiche sociali e di ordine pubblico».

Alla luce di ciò, i sindacati hanno rinnovato il loro appello alla deputazione calabrese e al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, «perché faccia valere il suo peso e all’Anci Calabria perché si attivino i canali istituzionali a sostegno dell’emendamento». (rcz)

 

Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil: Proposta di legge su Bonifica rischia di svuotare principi di democrazia

La proposta di legge sulla bonifica «rischia di svuotare i principi di democrazia e partecipazione». È l’allarme lanciato da Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil Calabria in una missiva indirizzata alla politica calabrese e ai vari soggetti istituzionali competenti comprese le Organizzazioni Professionali Agricole e con cui chiedono «un confronto concreto e responsabile, non scelte che limitano partecipazione, democrazia e creano ulteriore confusione sui luoghi di lavoro». 

«Una posizione chiara – dichiarano in una nota stampa i Segretari Generali Michele Sapia (Fai Cisl), Caterina Vaiti (Flai Cgil) e Pasquale Barbalaco (Uila Uil) – contro una scelta che mortifica il confronto sindacale e le norme vigenti e contrattuali del comparto della bonifica, rischiando di sminuire gli stessi principi di partecipazione e democrazia. Precisamente, la proposta di legge n. 264/12, approvata all’unanimità nel corso della seduta della I Commissione del Consiglio regionale di ieri, apporta modifiche anche alla legge regionale n. 39/2023 che riguarda il sistema della bonifica regionale».

«Siamo fortemente preoccupati rispetto alla previsione di depennare il confronto sindacale su tematiche che interessano il personale dipendente del Consorzio della Calabria e, così – hanno proseguito – svuotare il ruolo di un organo partecipativo qual è il Consiglio dei delegati, specialmente durante un tavolo regionale aperto con la struttura commissariale del Consorzio della Calabria».

«Difatti – hanno spiegato i sindacalisti – se la proposta di legge venisse convertita in legge, andrebbe a svilire il confronto con le organizzazioni sindacali, ad esclusivo vantaggio dell’Ufficio di Presidenza e Direttore generale del Consorzio unico, su importanti provvedimenti che riguardano i lavoratori e le lavoratrici, tra cui applicazione degli ammortizzatori sociali e modifiche contrattuali. Tutto ciò in palese contrasto con le norme contrattuali vigenti e rispetto all’attuale fase di confronto sinora avviato. Poco chiara è inoltre la previsione inserita sulla volontà di assumere sul Consorzio solo determinati oneri dei rapporti di lavoro, senza individuare a quali si riferisce».

«Constatiamo – continua la nota sindacale – che le tanto proclamate buone intenzioni da parte della Regione Calabria di voler promuovere, in questo fondamentale quanto articolato settore, la partecipazione e il confronto, al momento sono state smentite».

«Pertanto – hanno concluso Sapia, Vaiti e Barbalaco – chiediamo scelte che rafforzino il concetto di fare sistema per affrontare criticità e opportunità a sostegno del lavoro e della contrattazione per un settore strategico per l’agricoltura calabrese, attività di lotta al dissesto idrogeologico e gestione delle risorse idriche. Senza risposte immediate e chiare, lo stato di agitazione potrà sfociare in ulteriori e differenti iniziative sindacali con possibili disagi anche rispetto alla programmazione della prossima stagione irrigua». (rcz)

Vertenza Enel, i sindacati lanciano la mobilitazione

Dopo mesi di confronti i sindacati di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl, Uiltec Uil hanno deciso di aprire la vertenza con Enel.

L’azienda, infatti, ha lanciato «una sfida senza precedenti a lavoratori e sindacato, annunciando esternalizzazioni di attività Core e un cambio epocale di orario di lavoro per gli operativi di e-distribuzione senza alcun accordo con il sindacato», hanno spiegato i sindacati, sottolineando come «le immissioni nel triennio 2024-2026 produrranno addirittura una contrazione degli organici, se si tiene conto delle previste fuoriuscite. Enel, Azienda centrale per il Paese e fondamentale per guidare la transizione energetica, è ormai solo concentrata a contenere la spesa, con un arretramento sul piano delle tutele, senza una visione per il bene del Paese, e incapace di creare valore».

«Va ricordato, infatti– hanno proseguito le tre Segreterie nazionali – che Enel gestisce una concessione pubblica, vive di costi riconosciuti, ha ricavi altissimi (particolarmente in edistribuzione) e un costo del lavoro che incide pochissimo sul bilancio. Enel è una S.p.A. a controllo pubblico e, anche se fortemente partecipata da privati, di fatto gestisce i soldi delle bollette degli italiani per erogare un servizio pubblica utilità. Enel è l’azienda italiana con la maggiore capitalizzazione in Borsa ed ha il compito centrale di sviluppare, all’interno di una transizione energetica epocale, un piano industriale espansivo ed utile al bene del Paese».

«Il vettore del futuro sarà quello elettrico ed Enel ha il preciso dovere di affrontare questi anni difficili – ma di espansione del proprio business – con senso di responsabilità, avendo ben chiara la propria missione sociale, ancor prima di quella finanziaria. Stiamo contrastando – prosegue la nota sindacale – un atteggiamento del management di Enel, esclusivamente utile agli azionisti privati e per nulla orientato al bene comune».

«Ciò che non possiamo accettare – hanno spiegato Filctem, Flaei, Uiltec – è l’ingiustificata riduzione del costo del lavoro e delle conseguenti tutele, un sistema che in Enel non si era mai manifestato in precedenza. Non è un atteggiamento moderno la riduzione dello Smart Working, con la riproposizione di una sorta di comando e controllo delle attività di lavoratrici e lavoratori di natura novecentesca. Non è accettabile che per recuperare efficienza, (ricordiamo che Enel è un’Azienda tra le più efficienti al mondo), stia pensando ancora una volta di riproporre esternalizzazioni di attività Core, come ad esempio le manovre in cabina secondaria, attività altamente strategica e pericolosissima sul versante della sicurezza. Come, altresì, vorrebbe imporre, senza accordo con il sindacato, un cambio epocale di orario ai lavoratori operativi. Tutto questo è per noi inaccettabile».

«Enel, con il suo piano industriale ha deciso di dismettere numerosi asset esteri per ridurre l’esposizione finanziaria – continua la nota – dichiarando di volersi concentrare sul nostro Paese. Come si spiegano, quindi, queste ingiustificate iniziative che mettono in discussione la solidità e il protagonismo industriale del Gruppo, accompagnate da voci sempre più insistenti sulla possibile cessione, ad altre aziende, di importanti infrastrutture della Rete?».

«E ancora – conclude la nota – cosa sta decidendo Enel sulle concessioni idroelettriche e sul loro possibile passaggio a soggetti esteri? E più in generale, qual è la posizione di Enel sulla scadenza della concessione della distribuzione al 2029?». (rcz)

Dal precariato ad un lavoro vero per 300 lavoratori che da sussidiati passano ad un regolare contratto

Soddisfazione dei sindacato perché dal precariato ad un lavoro vero per 300 lavoratori che da sussidiati passano ad un regolare contratto. Lo comunicano in una nota per Nidil Cgil Ivan Ferraro, Gianni Tripodi di Felsa Cisl e per Uil Temp Oreste Valente e Luca Muzzopappa.

«Si concretizza così la transizione a Calabria Verde che Nidil-Cgil, Felsa-Cisl e UIltemp-Uil avevano immaginato già nelle passate legislature ma che solo ora si è potuta realizzare. Nel mezzo, il passaggio necessario di aver storicizzato, in maniera chiara e definita, il fondo regionale per il contributo all’assunzione a cui gli Enti utilizzatori attingeranno per sostenere la contrattualizzazione della platea di precari storici calabresi. E’ stata la proposta che queste Organizzazioni sindacali avevano avanzato nel primo incontro con il Presidente Occhiuto e che aveva trovato collocazione nella Legge Regionale 11/2022 che sanciva la storicizzazione delle risorse per il precariato storico regionale, superando così le incertezze che di fatto impedivano alle amministrazioni utilizzatrici di poter fare affidamento su fondi fino per tutto il periodo di contrattualizzazione dei lavoratori. Aver trasformato il sussidio in sostegno all’assunzione, come abbiamo sempre sostenuto, riqualifica in maniera virtuosa la spesa regionale che, da misura di stampo assistenziale, si è trasformata in retribuzione, tutele, diritti veri per 300 famiglie», scrivono le sigle sindacali.

«E’ così che circa la metà del bacino storico dei precari, su base volontaria – aggiungono – stanno sottoscrivendo i contratti con Calabria Verde, punto naturale di approdo visto che la maggior parte di essi svolgono da anni mansioni nel settore della manutenzione del verde e di contrasto al dissesto idrogeologico. Importante traguardo che è stato possibile cogliere grazie ad una concertazione tra il sindacato, gli enti utilizzatori come il Comune di San Giovanni in Fiore, Acri ed il Parco del Pollino, e una politica regionale, nelle persone dell’Assessore al Lavoro Giovanni Calabrese e l’Assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo, che hanno dialogato e condiviso una linea comune fatta di concretezza e riconoscimento di una dignità lavorativa che mancava. Anche le tempistiche di realizzazione degli accordi presi al tavolo politico hanno segnato una certa straordinarietà, con i Dipartimenti del Lavoro e dell’Agricoltura che hanno portato a termine i diversi passaggi amministrativi con non comune celerità, per far scattare i requisiti di accesso alla previdenza agricola in una operazione complessiva che mantiene inalterati i livelli retributivi».

«Come è stato fatto per gli ex Lsu/Lpu, per vari pezzi del precariato storico come gli ex Legge 15 di Vibo Valentia, come in parte i precari della Legge 12 – concludono – Nidil-Cgil, Felsa-Cisl e UIltemp-Uil ritengono che solo la via del dialogo franco ma costruttivo permetta di affrontare e risolvere sfide che a prima vista sembrano impossibili. Su queste basi affronteremo anche le altre vertenze, come la restante parte del precariato storico o quella corposa dei 4000 Tirocinanti, nella convinzione che il tema del lavoro in Calabria debba ritrovare centralità per troppo tempo negata». (rcz)

Mercoledì sit in alla Prefettura di Catanzaro dei tirocinanti di inclusione sociale

Mercoledì 13 dicembre NidiL Cgil Calabria, Felsa Cisl Calabria, UilTemp Calabria e USB FdS Calabria hanno indetto un sit in davanti alla Prefettura di Catanzaro, a partire dalle 10, a cui parteciperanno i tirocinanti di inclusione sociale calabresi.

«Ad oggi tutti i Tis – hanno detto i segretari Ivan FerraroGianni TripoliOreste ValenteSaverio Bortoluzzi – sono in attesa di vedere approvata una norma che preveda la loro contrattualizzazione. L’emendamento approvato a luglio scorso in merito alla loro stabilizzazione si è scontrato con l’impossibilità da parte degli enti utilizzatori ad applicarla stante la mancata copertura economico. Nello scorso novembre si è proceduto, dietro nostra richiesta a ripresentare un nuovo emendamento che prevedesse la loro contrattualizzazione a 18 mesi con relativa copertura finanziaria di 40 mln di euro. In una prima seduta il testo è stato riformulato cassando il comma relativo alla copertura finanziaria, ma successivamente è stato ritirato di fatto strappando ai TIS le prospettive per il futuro che si sta cercando di costruire».

«Sono circa 4000 lavoratrici e lavoratori – hanno proseguito – che tutti gli amministratori locali riconoscono essere ormai essenziali per l’erogazione di tutta una serie di servizi e che si sono ben integrati, nei circa 12 lunghi anni di formazione e tirocinio on the job, nella macchina amministrativa delle nostre comunità. Tutto ciò per ritrovarsi senza un regolare contratto, senza tutele previdenziali, senza diritti a ferie-malattie-permessi e con progetti che vengono rinnovati di anno in anno, attaccati alla speranza che si trovino le risorse o che vi sia la volontà politica di non staccare la spina».

«Anche alla luce di quanto più volte riferito dall’assessore regionale al Lavoro Giovanni Calabrese, che ha più volte ribadito – hanno aggiunto – l’impossibilità economica per la Regione di prorogare indefinitamente la misura dei tirocini di inclusione sociale, la mancata approvazione di una tale norma pone due ulteriori problematiche: a) la prima, il venir meno di 4000 unità di personale (tra amministrativi e operai) che in quest’ultimo decennio hanno puntellato la macchina della pubblica amministrazione locale calabrese, con la conseguenza di un indebolimento della vivibilità nelle nostre comunità repentinamente private dei servizi da questi lavoratori erogati b) il crollo del reddito di 4000 famiglie, molte anche uni genitoriali e/o mono reddituali, che basavano sull’indennità di tirocinio la propria sopravvivenza e, conseguentemente, non indifferenti problematiche sociali e, in ultima analisi, anche di ordine pubblico.
Una situazione insostenibile che troppo spesso si riscontra nel mondo del lavoro calabrese, ma che diventa particolarmente inaccettabile se il datore di lavoro è lo Stato nelle sue articolazioni».

«Una situazione peraltro fortemente discriminatoria – hanno concluso – atteso che tirocinanti del medesimo bacino, ma operanti negli scorsi anni presso i ministeri della Giustizia, dei Beni Culturali e della Scuola, nel frattempo sono stati contrattualizzati per 18 mesi con risorse interamente statali. Per questa ragione, NIdiL CGIL, FeLSA CISL, UIL Temp e USB intendono promuovere una forte azione sindacale che coinvolga in maniera più incisiva soggetti istituzionali e sensibilizzare l’opinione pubblica». (rcz)

Eletta la nuova Segreteria confederale Calabria Orsa

Si è tenuto nei giorni scorsi il Congresso Confederale OrSA Calabria che ha eletto il nuovo quadro dirigenziale della citata organizzazione sindacale.

Dopo la relazione introduttiva nella quale, tra l’altro, è stata evidenziata la battaglia-denuncia fatta dall’OrSA Calabria in merito alla non fattibilità del tracciato ferroviario dell’Av via Pollino, ripresa anche dal Ministero dei trasporti, si è convenuto di continuare a monitorare le questioni ritenute “calde” per il territorio calabrese come la portualità, le autostrade, le strade provinciali e metropolitane, gli aeroporti, la SS106 e la sanità.

Inoltre attenzione importante è stata riservata alla questione del Porto di Gioia Tauro che riguarda l’applicazione delle nuove norme Europee consistenti in nuove tasse “contro le emissioni inquinanti”, che però potrebbero provocare un danno enorme alla portualità nazionale e quindi ad una delle realtà produttive più importanti per la nostra regione.

Si è, quindi, proceduto alla votazione che ha coinvolto le federazioni dei Ferrovieri; dei Pensionati; dei Portuali; dell’Anas e del Tpl che hanno acclamato con voto unanime la seguente Segreteria Confederale Calabria: Vincenzo Rogolino, Segretario Confederale Calabria; Paolo Occhiuto, Segretario Aggiunto e Pasquale Barbalace, componente. (rrc)

Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil: Fare rete per superare limitazioni Ue a pesca e gambero viola e rosso

«Fare rete per superare le limitazioni UE alla pesca del gambero viola e rosso». È l’appello lanciato dai  Segretari Generali regionali Michele Sapia (Fai Cisl), Caterina Vaiti (Flai Cgil) e Pasquale Barbalaco (Uila Uil) all’assessore regionale alle Politiche Agricole e Sviluppo Agroalimentare, Gianluca Gallo.

Nella missiva, infatti, i sindacalisti serve «un celere intervento e un confronto regionale costruttivo» sulle problematiche, che sono scaturite e che andranno ad aggravarsi, a causa delle limitazioni della pesca a strascico del gambero viola e rosso imposte dal Piano di Azione dell’Unione Europea.

«Una misura che entro il 2030 mira a vietare la pesca a strascico in tutta Europa – scrivono nella missiva – che nelle coste calabresi si traduce in un impatto pesantissimo per migliaia di pescatori e marinerie, in un territorio dove il settore ittico, già profondamente colpito da altre misure e norme europee degli ultimi decenni, rischia davvero di scomparire e di azzerare del tutto il pescato di qualità calabrese».

«In particolare – hanno sottolineato – la pesca a strascico del gambero viola e rosso è una delle pratiche che specialmente nel mare Jonio, garantisce occupazione, reddito e pescato di qualità. Il grave errore, a nostro avviso, è quello di equiparare la pesca nel mediterraneo a quella oceanica, tipica di molti paesi nord-europei, ma ora qui in Calabria sono necessarie ricerche scientifiche accurate e affrontare, come già sollecitato dalle segreterie nazionali di Fai, Flai, Uila nelle opportune sedi, l’impatto sociale che queste scelte europee su limitazioni della pesca a strascico, anche del gambero rosso e viola, hanno su lavoratori, territori e imprese».

«Per questo – hanno concluso i sindacalisti – abbiamo chiesto alla Regione Calabria di unire le forze per promuovere progetti di ricerca e studi che vadano in questa direzione, e individuare forme di ristoro per la pesca calabrese. È indispensabile avviare un confronto regionale coinvolgendo tutti i soggetti interessati per sostenere il lavoro e l’intera filiera ittica calabrese». (rcz)

Firmato protocollo di legalità per potenziamento collegamento Lamezia-CZ-Dorsale Jonica

È stato firmato, tra la Prefettura di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Rete Ferroviaria Italiana e le organizzazioni sindacali di categoria, il protocollo di legalità per gli interventi di potenziamento del collegamento ferroviario Lamezia Terme-Catanzaro Lido-Dorsale Jonica”, con lo scopo di prevenire e contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata in materia di appalti, servizi e forniture pubbliche.

Il progetto suddiviso in tre lotti funzionali: “Velocizzazione, mediante rettifiche di tracciato, della tratta Lamezia Terme–Settingiano, ed elettrificazione della tratta Lamezia Terme–Catanzaro Lido”; “Elettrificazione della tratta Sibari–Crotone”; “Elettrificazione della tratta Crotone–Catanzaro Lido”, di cui i primi due sono già in gara, permetterà una migliore interconnessione tra i centri urbani di Lamezia Terme, Crotone, Catanzaro Lido e le aree del litorale ionico a forte vocazione turistica, creando le condizioni per nuove opportunità di servizio con le dorsali Tirrenica, Jonica e Adriatica.

I Protocolli prevedono la collaborazione tra le Prefetture e RFI per vigilare sul pieno rispetto della legalità nei contratti pubblici, sviluppando, in aggiunta agli standard richiesti dalla normativa, ulteriori forme di controllo, scambio di informazioni e procedure che ne garantiscano la trasparenza. I documenti sottoscritti riguarderanno tutta la filiera delle imprese affidatarie dei lavori che a qualunque titolo saranno impegnate nella realizzazione delle opere.

L’attività rientra fra le iniziative intraprese dal Gruppo FS Italiane, con il coordinamento di FS Security & Risk, per tutelare la realizzazione di opere e la prestazione di servizi di interesse pubblico da ogni tentativo di infiltrazione da parte della criminalità organizzata.

L’intervento complessivo, dal valore di circa 438 milioni di euro, è finanziato anche con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la sua attivazione è prevista per fasi entro il 2026. Per il completamento dell’opera è stato nominato come Commissario Straordinario di Governo, Roberto Pagone. (rcz)

Siglato tra sindacati e Ara Calabria il primo contratto per il sistema allevatoriale

È stato siglato, tra il Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil Calabria e l’Associazione datoriale Ara Calabria il primo contratto regionale per organizzazioni degli allevatori, consorzi ed enti zootecnici, valido per il triennio 2023-2025.

Presenti all’incontro i segretari generali Michele Sapia (Fai Cisl), Caterina Vaiti (Flai Cgil) e Pasquale Barbalaco (Uila Uil) mentre per l’Ara Calabria il presidente Michele Colucci e il direttore Filomena Citraro.

«Il risultato di oggi – hanno commentato in una nota le parti interessate – rappresenta un primo e importante passo a sostegno della contrattazione regionale nel sistema allevatoriale calabrese, che mette al centro il valore del confronto e della partecipazione, a favore del lavoro e delle professionalità. Un contratto che abbiamo fortemente voluto, frutto di un costante e costruttivo confronto tra le Parti, in un settore che è da ritenersi fondamentale in Calabria, in quanto fornisce e garantisce servizi al comparto zootecnico regionale, sicurezza alimentare e qualità delle produzioni».

Tra i punti più salienti del contratto regionale, sono da evidenziare il premio per obiettivi, la valorizzazione della formazione, per perfezionare competenze e servizi, le attività di informazione sui temi della sicurezza sul lavoro e della previdenza complementare, il riconoscimento di ticket restaurant per il personale dipendente che effettua rientro pomeridiano. 

«Siamo convinti – conclude la nota – che l’avvio della contrattazione di secondo livello rappresenti un fattore decisivo per assicurare nuove opportunità ed accrescere welfare e tutele per i lavoratori, incrementare la qualità dei servizi tecnici e di assistenza alle aziende del sistema allevatoriale calabrese, con positive ricadute sulle produzioni alimentari». (rcz)

 

L’OPINIONE / Raffaele Malito: La popolarità, in discesa, del sindacato

di RAFFAELE MALITONei grandi cambiamenti globali sociali, economici e culturali dei paesi dell’occidente a storica, solida democrazia liberale ci sono, nei tempi che viviamo, anche quelli che riguardano la popolarità e il rapporto tra masse popolari e il Sindacato: mai negli Usa i sindacati dell’auto, la potente United Auto Workers, aveva goduto della popolarità di questi giorni, il 71%, secondo la Gallup. Al punto che Biden, in vista delle prossime elezioni presidenziali, ha colto l’occasione per andare, con il megafono, tra gli operai e sostenere, a spada tratta, le loro consistenti, remunerative rivendicazioni salariali.                                                                                                           

Una situazione rovesciata In Italia: un sindacato- associazione, ancora fortissimo, con 11,5 milioni di iscritti a Cgil-Cisl-Uil ha, al contrario, una popolarità piuttosto  bassa nei sondaggi universalistici, ben lontana dai picchi americani. Il contesto italiano è molto diverso: il contratto  dei metalmeccanici scadrà  nel prossimo anno e solo  nei giorni scorsi nell’assemblea della Federmeccanica si è cominciato  a parlare di  un rinnovo, con una discontinuità  importante, di un contratto, cioè, ESG (Environmental Social Governnance) che ponga la compatibilità tra i fattori ambientali, sociali, finanziari e investimenti, nel medio e lungo termine, delle aziende con un nuovo metro di valutazione delle imprese e della loro organizzazione.                                                                                                                        

Al momento al centro del sistema industriale c’è la vertenza della Magneti Marelli, lo stabilimento che produce il motore endotermico e che il proprietario ( il fondo americano Kkr) vuole chiudere. La vicenda desta preoccupazione perché potrebbe essere la prima di una serie, nel  triangolo industriale italiano, e falcidierebbe con la chiusura o il ridimensionamento la componentistica  interessata alla transizione nell’elettrico.

Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha puntato il dito contro la Cgil e il suo segretario, Maurizio Landini, accusandolo di non aver fatto nulla contro la deindustrializzazione del settore metalmeccanico. Scarsa politicizzazione, dunque, di questa vertenza, proposta, in coerenza con la propria vocazione movimentista, solo dalla segretaria del Pd Elly Schlein – è da verificare con quanta efficacia – che è andata a testimoniare la solidarietà ai 290 operai in lotta contro la chiusura dello stabilimento.                                                                                                   

Un tempo gli autunni caldi erano caratterizzati dalle grandi vertenze per il lavoro e sviluppo che metteva di fronte operai e i datori del lavoro delle grandi aziende: oggi la stagione sociale “calda” delle vertenze potrebbe riguardare – con qualche sorpresa – i difficili, o inesistenti, rapporti tra le grandi confederazioni sindacali, Cgil e Cisl.

Il dilemma è tra sindacato-movimento o Associazione: la Cgil ha promosso per il prossimo 7 ottobre  un grande corteo a Roma, senza le altre sigle sindacali ma con circa 100 a associazioni grandi e piccole del terzo settore. È una classica manifestazione “movimentista” dentro la quale ci sono la difesa della Costituzione,  i temi della legge di bilancio, insomma, temi squisitamente politici del tutto coerenti e rivelatori dell’ orientamento di Landini e delle sue aspirazioni leaderistiche in un campo non più sindacale  ma squisitamente politico: contro il governo Meloni, certamente, ma anche fuori degli schieramenti partitici, anche quelli di sinistra, tutta la politica che Landini  ritiene delegittimata dall’astensionismo elettorale.                  

Il corteo di Roma è una prova delle possibilità di successo dello sciopero generale, previsto dalla Cgil, ma non ancora deciso. La Cisl ha già fatto sapere che non lo condivide e non aderirà. L’Uil, incerta, non ha ancora fatto conoscere le proprie valutazioni. La Cisl, restando nei binari squisitamente sindacali, rifiuta gli scioperi generali di protesta e, coerentemente con la mobilitazione dei mesi pre-estivi  vuole vedere le carte: se il governo conferma il taglio del cuneo fiscale e la detassazione delle tredicesime sarebbe difficile motivare uno sciopero di otto ore. Insomma l’idea di uno sciopero di otto che, costa 70 o 80 euro a ogni lavoratore, è prematura,  dura da sopportare e destinata a scarsa adesione. Si ripeterebbe quanto  è accaduto con lo sciopero, proclamato dalla Cgil, e fallito contro il governo Draghi: servirebbe solo a sventolare bandiere identitarie di una singola confederazione.   

A dividere le due grandi confederazioni sindacali c’è anche la diversità di posizione sul salario minimo. Il segretario della Cisl Sbarra ha sempre difeso la contrattazione collettiva  e considera un tradimento la scelta della Cgil di una legge destinata esclusivamente al lavoro povero. E ripropone il tema della partecipazione dei lavoratori alle decisioni di impresa e ai consigli di amministrazione, lanciando una proposta di legge d’ iniziativa popolare che porterà, con le necessarie 50mila firme, all’attenzione dei gruppi parlamentari. Sarà interessante verificare, dopo tanti elogi a mezzo stampa, quali partiti  saranno pronti a sostenere l’iter di approvazione di un provvedimento  legislativo che ricorda e ripeterebbe  la tradizione tedesca che prevede, in alcune grandi aziende, la cogestione con la partecipazione agli utili e al destino delle imprese.

Anche su questo grande tema c’è  grande divisione: La Cgil mugugna e non ha deciso alcunché. Insieme con l’Uil, ha preferito sorvolare come se la proposta di legge del Cisl non esistesse. Un’ennesima prova delle pesanti divisioni che si vivono nel mondo sindacale. Che resteranno tali se non si scioglie il dilemma tra  Sindacato-movimento con mire e destini puramente politici, rappresentato da Landini e Associazione, puramente sindacale, rappresentata da leader come Luigi Sbarra. È la chiave che apre e spiega i tanti perché della scarsa popolarità del Sindacato  italiano e di una buona parte dei suoi dirigenti. (rm)