Unindustria Calabria prosegue nel rinnovo dei Consigli direttivi delle Sezioni merceologiche

Turismo, Metalmeccanica, Industrie varie, Cinema e Spettacolo, Servizi alle imprese e Terziario innovativo e Ict. Sono queste le Sezioni merceologiche di Unindustria Calabria che hanno rinnovato i Consigli direttivi.

Le Sezioni merceologiche di Unindustria Calabria sono gli organismi a cui, da statuto confindustriale, è demandato il compito di affrontare e approfondire questioni attinenti alle diverse categorie merceologiche e coordinare le azioni a tutela di queste ultime, fungendo da snodo organizzativo e operativo sia per le attività associative sul territorio, sia per il coordinamento con le corrispondenti Sezioni delle altre regioni italiane e delle organizzazioni nazionali di categoria aderenti al Sistema confederale, al fine di realizzare l’integrazione nella rappresentanza di interessi tra territorio e categorie.

Dopo la definizione, nella giornata di lunedì, dei Consigli direttivi delle Sezioni Agroalimentare, Trasporti e logistica e Materiali da costruzioni e arredo, nei giorni successivi si è proceduto a rinnovare le cariche in seno ai Consigli direttivi delle Sezioni Turismo, Metalmeccanica e Installazione impianti, Industrie varie, Cinema, Spettacolo e Intrattenimento, Servizi alle imprese e Terziario innovativo e Ict. Di seguito, l’elenco degli eletti.

Turismo: Maria Cristina Gazzaruso (presidente), Luca Galiano (vicepresidente), Flora Fabiano, Tommaso Graziani, Giovanni Imparato, Fabio Rotundo, Alessandro Sirimarco, Antonino Tramontana, Demetrio Metallo (past president).

Metalmeccanica e installazione impianti: Maria Francesca Marino (presidente), Salvatore Panetta (vicepresidente), Umberto Barreca, Carmelo Benedetto, Deborah Carbone, Rocco Carlomagno, Giorgio Franzese, Domenico Procopio, Francesco Vito Tassone, Giuseppe Febert (past president).

Industrie varie: Alessandro Brutto (presidente – past president), Raffaele Davoli (vicepresidente), Marella Burza, Angelo Marra, Gianfederica Martino, Marco Orrico.

Cinema, Spettacolo e Intrattenimento: Giuseppe Citrigno (presidente – past president), Isabella Cicero (vicepresidente), Gaetano Laruffa, Alfonso Amatruda (invitato permanente), Domenico Morabito (invitato permanente), Vincenzo Luigi Mammoliti (invitato permanente).

Servizi alle imprese: Antonio Borello (presidente), Nicola Paladino (vicepresidente), Enrico Mazza (past president), Alessandro Aquino, Francesca Chirico, Francesco Mazzei, Francesco Mazzei, Giuseppe Pizzichemi, Francesco Provenzano, Michela Tulino.

Terziario innovativo e Ict: Alfredo Fortunato (presidente – past president), Francesco Biacca (vicepresidente), Vincenzo Facente, Demetrio Lavinio, Luciano Ricci, Carlo Stumpo. (rcz)

È POSSIBILE FARE IMPRESA IN CALABRIA
UTILIZZANDO BENE I FONDI DISPONIBILI

di ALDO FERRARAI dati diffusi da Confindustria e Cerved (in collaborazione con Unicredit) attraverso il Rapporto Regionale Pmi mettono in evidenza, ancora una volta, la forte esigenza di strutturare un percorso stabile, definito e solido a supporto dell’attività d’impresa in Calabria, così da sostenere in maniera efficace il forte desiderio di fare impresa nella nostra regione.

Il Rapporto, infatti, riferisce di come, dopo la contrazione pandemica del 2020, nel 2021 si sia osservato un ritorno alla crescita del numero di Pmi in Italia. In base agli ultimi dati demografici, si stimano infatti 163.551 PMI nel 2021, il 4,2% in più rispetto al 2020 e il 2,3% in più rispetto al 2019. Nel 2021 è stato così recuperato il calo dell’1,8% osservato nel 2020. L’incremento più deciso si è registrato nel Mezzogiorno (+5,3%), che supera dell’1,1% la media nazionale. Gli incrementi maggiori si osservano in Molise (+10,9%), Puglia (+7,6%) e Calabria (+7,4%); i più contenuti in Piemonte (+3,0%), Trentino-Alto Adige (3,1%) e Lombardia (3,3%). Il Molise è anche la regione in cui si osserva il maggiore incremento della numerosità delle Pmi rispetto al 2019 (13,6%); seguita da Basilicata (9,4%) e Calabria (8,8%).

Dopo l’aumento delle nascite registrato nel 2021, il 2022 ha segnato per le imprese italiane la ripresa della tendenza discendente iniziata nel 2019. Nel 2022 nascono, infatti, 89.192 società di capitali in Italia: il 10,6% in meno rispetto al 2021. Il calo delle società di capitali ha riguardato ogni zona del Paese: -10,1% nel Nord-Est, -8,2% nel Nord-Ovest, -10,1% nel Centro e -13,2% nel Mezzogiorno. 

Sul totale delle nuove nascite, il 39,6% è costituito da S.r.l. semplificate. Questa tipologia di azienda è presente maggiormente nel Mezzogiorno (49%) e nel Centro (44,4%). A livello regionale, Calabria e Molise si confermano le regioni con una maggiore incidenza delle S.r.l. semplificate sul totale delle nuove nate, con rispettivamente il 54,9% e il 51,6% del totale.

Proprio il dato sulle S.r.l. semplificate indica da un lato il grande interesse dei calabresi a voler diventare imprenditori, sebbene dall’altro metta in evidenza la nascita di società abbastanza fragili sotto il profilo della capitalizzazione e quindi della solidità di medio e lungo periodo. Per questo motivo riteniamo che le azioni a supporto delle imprese debbano necessariamente tenere conto di questo duplice aspetto.

Lo abbiamo detto in diverse occasioni e anzi abbiamo prodotto un documento ampio e dettagliato, “Agenda Calabria”, attraverso il quale abbiamo indicato la cornice entro cui innestare le misure a valere sui fondi comunitari e nazionali, dal Pnrr a quelli della Programmazione Unitaria 2021-27, affinché possano immediatamente essere investiti per consolidare il ruolo delle imprese, fornire loro prospettive di medio-lungo periodo durante le quali costruire e pianificare gli investimenti in tecnologia e capitale umano, accelerare l’evoluzione del sistema produttivo con strumenti snelli e una burocrazia semplificata.

A livello di macroarea  il Mezzogiorno presenta il costo del debito maggiore (3,9%), con il Centro l’unica altra macroarea con un rapporto tra oneri e debiti finanziari superiore alla media nazionale (3,6%); Il Nord-Ovest si attesta infatti al 3,3%, mentre il Nord-Est al 3,2%. Per quanto riguarda le regioni, Molise (4,7%) e Calabria (4,3%) presentano le percentuali più elevate; al contrario, il Trentino-Alto Adige è la regione in cui gli oneri finanziari pesano proporzionalmente di meno (3,1%).

Gli scenari determinati dalle politiche monetarie introdotte in risposta alla spinta inflazionistica degli ultimi mesi, indotta anche e soprattutto dai rincari energetici, continueranno ad influire sul prossimo futuro delle imprese. Per questo motivo non si può che auspicare un rapido impiego delle ingenti somme a disposizione derivate dai piani già citati affinché le difficoltà di accesso al credito o l’elevato costo del denaro che le imprese ricercano per gli investimenti, possano essere mitigati proprio attraverso l’utilizzo di tali fonti di finanziamento

L’appello degli industriali calabresi, dunque, è rivolto alle Istituzioni e alla politica affinché si velocizzi l’impiego delle risorse comunitarie e al contempo la loro destinazione sia orientata, pur nel massimo rispetto delle linee guida europee in termini di transizione ecologica e digitale, verso le reali esigenze del comparto produttivo locale. (af)

[Aldo Ferrara è presidente di Unindustria Calabria]

Le opportunità della Zes calabrese in un incontro di Unindustria

Quali e quante sono le opportunità offerte dalla zone economiche speciali? E qual è la situazione nella nostra regione? Qualche risposta è venuta dall’incontro degli industriali calabresi con il Commissario della ZES Calabria, Giuseppe Romano, per confrontarsi sulle opportunità legate alla Zona Economica Speciale calabrese. Una Zes che opera per creare condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi per le imprese già operanti o per nuovi insediamenti nei territori di competenza, in modo da favorire lo sviluppo della regione.

La Zes Calabria comprende 14 aree ricadenti nei principali nodi di trasporto portuali (Reggio Calabria, Gioia Tauro, Corigliano Calabro, Villa San Giovanni, Crotone, Vibo Valentia) e aeroportuali (Lamezia Terme, Crotone, Reggio Calabria), nonché le aree industriali contigue ai suddetti nodi (Gioia Tauro, Sen Ferdinando, Rosarno; Crotone; Porto Salvo, Vibo Valentia; Schiavonea, Corigliano-Rossano; Lamezia Terme).

Al centro dell’incontro organizzato da Unindustria Calabria nella sede di Confindustria Cosenza le linee guida e i principali vantaggi rappresentati dalle Zone Economiche Speciali che riguardano le semplificazioni amministrative e le agevolazioni fiscali.

Nell’introdurre i lavori il presidente Fortunato Amarelli di Confindustria Cosenza ha sottolineato l’importanza di investire nell’industrializzazione della Calabria, auspicando che “possa diventare luogo di crescita per tante aziende capaci di offrire lavoro di qualità e di trattenere i giovani. Occorre investire nelle aree industriali ed accelerare gli iter autorizzativi dei business plan che gli imprenditori presentano, ottenendo risposte rapide, per costruire valore sul territorio”. Per il presidente di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante “l’industrializzazione passa necessariamente dalle infrastrutture e dagli investimenti. Si tratta di opportunità che consentono di fare impresa, creare lavoro, diffondere ricchezza. Le dotazioni infrastrutturali e logistiche hanno da sempre accorciato divari, sia geografiche che economiche”

“Le Zes sono un fattore di sviluppo fondamentale per la nostra regione – ha sottolineato Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria – e permettono di poter ospitare investimenti sia endogeni che esogeni. Scendere in trincea e conoscere le criticità delle aree è di assoluto interesse per poter risolvere le problematiche in essere e cogliere appieno le opportunità offerte”.

Semplificare i procedimenti, attrarre nuovi investimenti nelle 14 aree e premiare le imprese già insediate è l’obiettivo individuato dal Commissario Romano della Zes Calabria. “Aree portuali, retroportuali ed aeroporti – ha specificato il Commissario Romano – devono essere connessi per consentire un rapido veicolo delle merci, beneficiando anche della posizione geografica della Calabria che è straordinaria e che può supportare tutto il sistema economico attraverso la realizzazione di infrastrutture primarie e secondarie necessarie al territorio. Stiamo operando in sinergia con la Regione Calabria per portare a compimento un piano strategico regionale. L’introduzione dello sportello unico digitale del Commissario straordinario di Governo e l’attivazione del sito calabria.zes.gov.it vanno in questa direzione”. (rrm)

L’ECONOMIA CALABRESE CRESCE DEL 5,7%
MA RIMANGONO LE FRAGILITÀ E IL DIVARIO

L’economia calabrese è in ripresa, con una crescita del 5,7%. È quanto è emerso dal rapporto di Bankitalia sull’Economia Calabrese, dove viene evidenziato, tuttavia che, nonostante la crescita, il dato resta comunque «inferiore di circa un punto percentuale alla media nazionale».

Un dato, come ha evidenziato Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria all’Agi, che «non deve farci illudere, ed è solo apparentemente favorevole, perché il report mette a confronto il 2021 con il 2020, che è stato l’annus horribilis dell’economia nazionale e regionale anche a causa del lockdown».

Per Ferrara, infatti, si tratta di «un dato che, peraltro, non recupera la perdita di Pil del 2020 e in più è sotto di un punto rispetto al dato nazionale. Emergono, invece, in maniera plastica, le tradizionali debolezze e fragilità e il divario della nostra economia rispetto al resto del territorio».

Per il rapporto, «la ripresa ha tratto vantaggio dall’allentamento delle precedenti misure di restrizione, reso possibile anche dall’accelerazione della campagna vaccinale. Grazie al rafforzamento del quadro congiunturale, l’uscita graduale delle misure di sostegno introdotte durante l’emergenza Covid-19 non ha generato rilevanti contraccolpi negativi», mentre alla fine del 2021 e nei primi mesi del 2022 si sono caratterizzati per un rallentamento del ciclo economico, «su cui ha inciso da una parte la nuova ondata epidemica legata alla variante Omicron e dall’altra l’incremento dei costi energetici, che si è poi particolarmente acuito da fine febbraio con lo scoppio della guerra in Ucraina. Le conseguenze negative del conflitto risultano diffuse tra le imprese calabresi, sebbene più forti nei settori ad alta intensità energetica, che pesano per il 9,6 per cento del totale del valore aggiunto regionale».

«A fronte di una bassa quota degli scambi commerciali diretti con i paesi in guerra – viene spiegato nel Rapporto – i principali riflessi negativi sono legati alle ulteriori oscillazioni nei mercati di energia e materie prime, che hanno determinato forti rialzi dei costi di produzione. Le strategie aziendali messe in atto prevedono solo un parziale assorbimento dello shock attraverso una riduzione dei margini di profitto, a cui si affiancherebbe un incremento dei prezzi di vendita. Ciò potrebbe incidere sul potere di acquisto delle famiglie, specialmente quelle meno abbienti (più diffuse in Calabria rispetto al resto del Paese), per le quali è maggiore la quota di consumi assorbita da beni particolarmente interessati dagli aumenti (come elettricità, gas e prodotti alimentari)».

In parole povere, come ha riassunto il presidente degli industriali calabresi, «si rileva una rarefazione persistente del sistema industriale non poteva essere diversamente. Come l’abbiamo lasciato, lo abbiamo trovato. Sono state messe in campo politiche difensive, di preservazione del sistema produttivo, basti pensare all’incetta bonus, di una tantum, sia a livello nazionale che a livello regionale, per esempio il decreto aiuti, il Decreto sostegni, il Decreto liquidità. Abbiamo fatto mettere in campo, insieme alla Regione, il Fondo Calabria Competitiva, ovvero mini prestiti pari all’1% all’impresa, cos’ come il provvedimento Lavoro Calabria per preservare il personale all’interno delle imprese. Ma è una politica difensiva, per cui la crescita è stata semplicemente un rimbalzo tecnico».

Eppure, per Bankitalia il Pnrr potrebbe essere uno di quei fattori che potrebbero influire positivamente nella crescita del 2022, grazie agli «investimenti su infrastrutture e servizi pubblici, che si sommeranno a quelli che saranno realizzati con altre risorse nazionali ed europee. I benefici di tali misure dipenderanno però anche dalla capacità di progettazione e dalla velocità di realizzazione degli interventi da parte degli enti territoriali calabresi, che spesso nel passato sono risultate inadeguate».

Fondi, che è «necessario utilizzare bene», come ha evidenziato il segretario generale di Cisl CalabriaTonino Russo, che ha sottolineato come quella evidenziata dal Rapporto sia una «ripresa insufficiente, però, a recuperare i ritardi e le perdite dovute all’emergenza pandemica, tra l’altro con l’ultimo trimestre fortemente segnato dall’aumento dei prezzi che penalizza soprattutto le famiglie a basso reddito».

«Sul fronte del lavoro – ha evidenziato – in una situazione già gravemente caratterizzata da disoccupazione e precariato, sono fortemente penalizzati i giovani e le donne. C’è un divario territoriale da recuperare, sulle infrastrutture materiali e immateriali, rispetto ad altre aree del Paese; un divario che riguarda anche le strutture logistiche necessarie per migliorare gli accessi ai mercati. Bisogna favorire processi produttivi innovativi. È evidente, come la Cisl sostiene, la necessità di un patto per lo sviluppo».

Nel Rapporto, viene evidenziato come il mercato del lavoro calabrese abbia beneficiato della ripresa produttiva, e che nel 2021 sono cresciute le posizioni di lavoro dipendente, «in un quadro che è stato caratterizzato da un ritorno delle assunzioni su livelli di poco inferiori a quelli del 2019 e da un numero ancora contenuto di cessazioni. La domanda di lavoro delle imprese ha favorito soprattutto le posizioni a bassa qualifica e a termine, mentre rimangono ridotte le assunzioni previste nelle categorie professionali più qualificate».

«Grazie all’aumento dell’occupazione – si legge – i redditi nominali hanno recuperato i livelli pre-pandemici, favorendo la ripartenza dei consumi. Dopo il calo del 2020, le compravendite immobiliari sono fortemente cresciute, mostrando anche dei mutamenti nelle preferenze abitative rispetto al passato. La spesa delle famiglie è stata sostenuta dalle misure pubbliche di sostegno alle fasce più povere e dal ricorso al credito bancario, tornato ad aumentare. Il potere di acquisto dei redditi è stato tuttavia frenato dalla crescita dei prezzi al consumo, che si è accentuata a partire dalla seconda metà dell’anno».

Il segretario Russo ha voluto sottolineare « la grande preoccupazione circa la debolezza della Pubblica Amministrazione rispetto all’urgenza di una gestione qualificata ed efficace delle risorse Pnrr. È questo il primo, fondamentale, nodo da sciogliere», mentre il presidente Ferrara ha ribadito la necessità di «una cura da cavallo, indipendentemente da quelli che sono i cicli economici. Abbiamo a disposizione – ha spiegato all’Agi – visto che da qui a breve il Por sarà operativo, una quantità di risorse enorme che dobbiamo destinare esattamente a un sistema di incentivi che vada a stimolare uno straordinario piano di investimenti».

«Solo questi ultimi – ha proseguito – possono creare una crescita duratura perché cresce l’economia, quando le aziende producono e vendono. Allora, dobbiamo agire per disegnare questo sistema di incentivi che ammoderni il sistema produttivo esistente che, anche se rarefatto, c’è. Serve un investimento nel capitale umano e nelle competenze. Dobbiamo dare alle aziende la possibilità di ristrutturarsi e di ampliarsi soprattutto avendo come guida le tecnologie avanzate. La grande sfida – ha detto ancora – non c’è dubbio che rimane l’aumento della densità imprenditoriale».

«In Calabria ci sono poche imprese. Dobbiamo creare un ecosistema imprenditoriale attrattivo sia per stimolare la nascita di nuove imprese endogene, sia per attrarne fuori regione».

Nel Rapporto, infatti, viene evidenziato come, per quanto riguarda le start up, che in Calabria «erano 264, l’1,9 per cento di quelle presenti in Italia; si tratta di poco più di 14 imprese ogni 100.000 abitanti, un valore nettamente inferiore a quello nazionale e del Mezzogiorno (rispettivamente 23,8 e 17,8)».

«Tale dato – viene spiegato – è in linea con la scarsa specializzazione del sistema produttivo calabrese nei settori ad alta tecnologia o intensità di conoscenza. La bassa concentrazione regionale può dipendere, almeno in parte, da fattori ambientali poco favorevoli alla creazione di nuove imprese innovative, in particolare la carenza di centri di ricerca, di incubazione e di accelerazione di rilievo nazionale, che si aggiungono al difficile contesto istituzionale e socio-economico locale in cui le giovani imprese calabresi si trovano ad operare».

«Il divario nella presenza di start up innovative in regione – viene spiegato ancora nel rapporto – nel confronto nazionale si è ampliato particolarmente nell’ultimo biennio. Tra il 2014 e il 2019 il numero di start up innovative con sede in Calabria era costantemente cresciuto, analogamente a quanto avvenuto a livello nazionale. Nel corso della pandemia, invece, si è assistito a una dinamica differenziata: mentre in Italia e nel Mezzogiorno è continuata la crescita (rispettivamente di circa il 30 e il 35), in Calabria il numero è rimasto sostanzialmente stabile, a dimostrazione di una minore capacità di adattamento ai nuovi scenari caratterizzati dalla centralità dell’economia digitale e dello smart working».

«Rispetto al contesto nazionale – si legge ancora – non si riscontrano invece differenze di rilievo con riguardo ai settori di attività economica e alle caratteristiche di governance delle imprese. A fine 2021 l’80 per cento delle start up calabresi risultava attivo nel comparto dei servizi, in particolare nell’ambito della produzione di software e consulenza informatica, di servizi di informazione e comunicazione e nella ricerca scientifica e sviluppo (figura, pannello b); la presenza di start up operanti nell’industria è minore della media nazionale, in linea con il peso limitato del settore industriale a livello regionale. Analizzando la composizione degli organi sociali, le start up innovative con prevalenza femminile (vale a dire in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne) sono il 13,3 per cento; quelle a prevalenza giovanile (under 35) sono il 18,2 per cento del totale. In entrambi i casi, si tratta di dati leggermente superiori alla media nazionale (rispettivamente, 12,3 e 17,5 per cento)». (rcz)

 

Unindustria contesta ipotesi proroga blocco licenziamenti: colpo alle imprese

Unindustria Calabria, per voce del suo presidente Aldo Ferrara, contesta l’ipotesi di proroga del blocco dei licenziamenti deciso dal Governo.

Secondo Ferrara, «la norma prevista dal Ministro del lavoro Andrea Orlando, al decreto sostegno bis che proroga inaspettatamente e ulteriormente al 28 Agosto il blocco dei licenziamenti è un colpo basso alle imprese e rileva criticità sia nel merito che nel metodo».

«Se è vero come è vero che – continua Ferrara- viene meno il bilanciamento fondato su un patto durato oltre un anno per cui lo Stato ha limitato la recedibilità dal rapporto di lavoro, ma si è fatta carico del costo del lavoro con il riconoscimento della cassa integrazione emergenziale, è da rilevare che il blocco riguarda anche le imprese che dopo il 30 giugno utilizzeranno la Cig ordinaria, pur con uno sconto sulle addizionali.

«Ma la cosa davvero inaccettabile – sottolinea Ferrara – è che un provvedimento così delicato in un momento difficilissimo per il sistema delle imprese è giunto inaspettato e senza preavviso senza essere discusso ufficialmente con le parti sociali.  Insomma, un cambio di rotta impresso dal Ministro del Lavoro che provoca disorientamento tra le imprese, in un momento come quello attuale, nel quale la condivisione delle scelte in campo economico dovrebbe rappresentare un valore fondamentale per poter assicurare la ripresa ed avviare il rilancio delle attività produttive e la loro riorganizzazione». (ed)