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Una vita per l’arte, Rosario Sprovieri racconta i grandi della pittura italiana a Roma

Una vita per l’arte, Rosario Sprovieri racconta i grandi della pittura italiana a Roma

di PINO NANO –  Il libro del giornalista Rosario Sprovieri, Una vita per l’arte, sarà presentato giovedì 1 dicembre alle ore 17:00 presso la biblioteca Casanatense in via di Sant’Ignazio a Roma.

Un evento creato con la collaborazione dell’Universitas Vivariensis della capitale, vi parteciperanno la direttrice della biblioteca romana Lucia Marchi, il direttore dell’università Vivariensis Demetrio Guzzardi, il grande giornalista Duccio Trombadori, il critico d’arte Francesco Gallo Mazzeo e appunto l’autore. 

Il libro, Una Vita per l’Arte, dopo il successo al Salone del libro di Torino, approda così nella capitale, città che ha accolto il giornalista originario della provincia di Cosenza, ma da anni emigrato a Roma per motivi di lavoro. Il libro è un diario storicamente documentato – sottolinea lo stesso Rosario Sprovieri – della grande voglia di arte contemporanea che si respirava a Roma agli inizi degli anni Sessanta. Il protagonista del mio racconto è Gaspare Giansanti, che era un semplice commesso alla Nuova Pesa, una delle più importanti gallerie romane d’arte, voluta da Alvaro Marchini e dove esposero in quegli anni i più grandi artisti del mondo.

La prefazione che gli fa il prof. Francesco Gallo Mazzeo, che uno dei grandi critici d’arte italiani di questo secolo, è un inno alla Storia dell’Arte e a quanto nel saggio di Rosario Sprovieri si possa trovare. 

Le gallerie di cui si parla nel saggio di Rosario Sprovieri non ci sono più e quelle che ci sono appartengono a categorie «che non ci sono consanguinee (chiaramente, questo vale, solo per lo scrivente) votate a un mercato di cui non si sottovaluta l’importanza ma che non può essere tutto: ci devono essere valori, significati, moralità, senza di cui tutto diventa senza cuore, senza anima, senza arte (mi verrebbe da dire). A scorrere i nomi – scrive ancora il grande studioso dell’arte – mi viene in mente un presagio non benevolo, quello dell’oblio che molti di loro rischiano e che bisogna scongiurare; faccio un esempio per tutti: quello di Giuseppe Mazzullo, di cui a parte una marginale fondazione taorminese, non c’è nulla che lo ricordi, ma con lui, voglio citare Cordio, Virduzzo, Verrusio, Viaggio; ma tanti che, non nomino, perché sarebbe un libro intero a cui dobbiamo dedicare attenzione e rispetto».

«Ecco come un saggio di storia dell’arte – conclude Francesco Gallo Mazzeo – può anche diventare “altare della memoria”, “bisogno di storicizzare chi sta per essere dimenticato per sempre”, o chi viene invece surclassato e schiacciato dalla modernità dei social che non ricordano molto del nostro passato. È vero, lo diciamo spesso “Chi non ha storia non ha futuro”, ma la storia siamo noi tutti, coscienza e consapevolezza, istituzioni e accadimenti a cui scritture come questa ci possono stimolare, per capire meglio quali possano essere le strategie dell’oggi, per avere un domani e non essere destinati all’oblio anche noi».

Ha pienamente ragione il professore Francesco Gallo Mazzeo quando scrive che «Queste pagine, sono pagine di un’umanità che non ha medaglie da mostrare, che non ha benemerenze da chiedere, ma cose da dire, completando un quadro, che non ha solo luminarie e soli danzanti, ma sotterranei, officine, cucine e laboratori da cui fare uscire nuovi sapori: vita».

Attenzione, stiamo parlando non di un libro d’arte, non di un saggio di storia dell’arte, non di una biografia di un artista in particolare, ma del grande romanzo dell’arte romana del secolo scorso, «che vale la pena di indagare e di fare propria – dice l’editore Demetrio Guzzardi perché solo così potremo dare valore agli artisti più veri di questo Paese».

In questo, lo storico e critico d’arte Rosario Sprovieri è stato davvero magistrale. (pn)