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VIBO – La Casa Circondariale aderisce a “Non un mio crimine, ma una mia condanna”

Quest’anno, la Casa Circondariale di Vibo Valentia, grazie alla lungimiranza del direttore Angela Marcello, all’impegno di Chiara La Cava (Responsabile area educativa) e del Comandante Domenico Montauro, ed alla collaborazione del Sistema Bibliotecario Vibonese e di LIBERA Vibo Valentia, aderirà alla campagna di sensibilizzazione europea Non un mio crimine, ma una mia condanna, riconoscendo la valenza trattamentale dell’iniziativa a sostegno delle relazioni familiari.

Nella mattinata di domani, quindi, presso l’ Area Verde dell’Istituto, attrezzata per l’occasione, si svolgerà un momento di festa, di incontro tra genitori detenuti ed i loro figli, proprio per rimarcare il diritto dei bambini di frequentare i loro papà e sottolineare il concetto che la carcerazione interrompe molti aspetti della vita, ma non dovrebbe mai interrompere il legame figlio-genitore.

Ad animare l’evento, alcune volontarie di Libera Vibo Valentia e delle animatrici professioniste, che intratterranno con tanti giochi e sorprese i più piccoli; ci sarà spazio anche per le letture ad alta voce, condotte da Anna Caruso e Katia Rosi del Sistema Bibliotecario Vibonese.

Inoltre, in occasione dell’iniziativa, il noto Polo culturale vibonese diretto da Gilberto Floriani regalerà ad ogni bambino una copia del libro Mago Mantello di Francesco Domenico Giannino; l’autore, tra i fondatori dell’organizzazione di volontariato Compagnia del Mantello, unendo la sua esperienza di maestro alla sua attività di volontario ospedaliero ha deciso di portare il suo simpatico Mago dove c’è più bisogno di sorridere, ossia nei reparti di oncologia, nelle carceri, nelle ludoteche dei reparti pediatrici, dando vita ad un vero e proprio progetto nazionale.

Le oltre 100 copie di “Mago Mantello” donate lo scorso maggio dalla Compagnia ai bambini calabresi saranno consegnate dal SBV, oltre che ai figli di detenuti, a tutti i bambini del comune di Limbadi, realtà tristemente nota per fatti di mafia ma con una grande volontà di riscatto.

“Non un mio crimine, ma una mia condanna” è il grido dei 100.000 bambini che ogni giorno entrano nelle 213 carceri italiane per incontrare il proprio papà o la propria mamma detenuti. Ogni giorno varcano il portone degli Istituti penitenziari per incontrare il proprio genitore, per mantenere il legame affettivo fondamentale per crescere; sono emarginati a scuola, nel quartiere dove vivono, nel gruppo sociale di appartenenza poiché sono figli di genitori detenuti.

L’Associazione Bambinisenzasbarre, da 13 anni, si occupa di questi bambini: ne accoglie 10.000 nei suoi Spazi Gialli e difende il diritto di avere l’affetto dei propri genitori durante la detenzione; promuove il mantenimento della relazione figlio-genitore durante la detenzione e tenta di sensibilizzare la società civile perché si faccia carico dei diritti umani, sanciti dalle convenzioni internazionali, in favore dei minori separati dai propri genitori detenuti, affinché il diritto alla genitorialità venga garantito, culturalmente assimilato e reso parte del sistema valoriale. (rvv)