di FILOMENA GRECO – Dissesti e pre-dissesti finanziari, bisogna adeguare la normativa di gestione alle decisioni della Corte Costituzionale che ha affrontato il problema delle disuguaglianze tra territori ed il ruolo della finanza pubblica in un quadro di autonomia differenziale. Le crisi finanziarie degli enti non sempre sono imputabili a cattiva amministrazione, ma sono in alcuni casi sono conseguenza diretta delle difficoltà economiche e sociali del territorio.
Ma anche nel caso in cui esse siano imputabili a passate amministrazioni non è giusto che a pagarne le conseguenze siano le amministrazioni virtuose che succedono e soprattutto che ne paghino per anni i danni le comunità, per impossibilità sia di ottenere i servizi essenziali che di programmare da parte dell’Ente la rinascita dei territori. Per tutte queste ragioni è diventato improcrastinabile un intervento forte del Governo, per sanare i dissesti in atto e per scongiurare il rischio di nuovi default e del formarsi di dissesti infiniti.
Mentre il dibattito nazionale sembra dover necessariamente avvitarsi adesso attorno all’autonomia differenziata vi sono aree del Paese che, nella cornice della reale disuguaglianza e disunione economica tra Nord e Sud, rischiano ormai di implodere definitivamente sia dal punto di vista della tenuta finanziaria della sua rete istituzionale locale, sia della sopravvivenza degli stessi livelli minimi ed essenziali di prestazioni e servizi.
La situazione complessiva delle finanze degli enti locali calabresi, fotografia di un problema strutturale di povertà diffusa più che organizzativo-gestionale o addirittura ragionieristico come spesso passa sui media e nell’opinione pubblica dovrebbe far saltare letteralmente dalla sedia i vertici dello Stato e del Governo per tutti gli effetti a catena che potrebbero derivare dal fallimento finale di ogni garanzia dell’Istituzione pubblica e del connesso patto sociale con le cittadinanze.
Non ci sono allo stato casi analoghi al dramma che stanno vivendo i comuni calabresi rispetto alle patologie croniche finanziarie e contabili. Così come è stato chiaramente definito da analisti ed esperti del settore, l’architettura delle autonomie locali della Calabria giace in uno stato di perenne agonia.
Prima in assoluto in base i dati contenuti nel “V Rapporto Ca’ Foscari sui Comuni”, in Italia per comuni (200 su 404) in stato di pre-dissesto e dissesto (con 203 procedure) e tentativi di riequilibrio (89 procedure in 77 comuni di cui 12 per la seconda volta), molti andati a male; con tre dei cinque capoluoghi di provincia in dissesto e pre-dissesto (altro record negativo nazionale); con il 28,9% dei dissesti che dal 2017 al 2021 hanno interessato tutti i comuni italiani e con 21 enti sciolti e commissariati per infiltrazioni criminali al 2020 rispetto al 95% di quelli che riguardano le altre quattro regioni del Sud, la Calabria delle autonomie rappresenta oggi l’icona plastica della questione meridionale nella più grave ed inaccettabile delle sue declinazioni dalla formale proclamazione dell’Unità d’Italia ad oggi.
In uno scenario così drammatico e complicato, senza possibilità di riscattare il nostro futuro o di avviare ed accompagnare investimenti per rilanciare lo sviluppo dei nostri territori con l’incancrenitasi tendenza diffusa all’evasione dei tributi (Calabria prima per evasione Imu al 42,3% rispetto alla media del 30% nazionale), con gli effetti negativi prodotti dal blocco prima e dal rallentamento poi delle nuove assunzioni (con connesso aumento dell’età media dei dipendenti) specialmente negli enti che non riescono a dimostrare una prospettica sostenibilità di bilancio, come amministratori locali di enti in un vero e proprio circolo vizioso, ereditato e non più gestibile con gli strumenti e le norme vigenti, non possiamo fare altro che attendere di esser stritolati in dissesti e pre-dissesti infiniti a catena, con elevatissimo rischio contagio e depressione economica territoriale.
Detta situazione è stata ulteriormente aggravata negli ultimi anni dalla pandemia che ha colpito l’itero pianeta prima e dalla guerra in Ucraina poi, dalla conseguente chiusura di molte delle poche attività presenti sul territorio. Tutto ciò ha comportato un ulteriore e drammatico impoverimento del tessuto economico e sociale facendo ulteriormente diminuire il gettito fiscale nelle casse comunali.
Senza un intervento straordinario dello Stato invocato dalla stessa Corte Costituzionale nel 2020 con aiuti finanziari destinati a risolvere il problema e non con artifici contabili che fino ad oggi lo hanno soltanto rinviato ed ingigantito, con gli strumenti e gli istituti giuridici vecchi, poco armonizzati con la stessa riforma della contabilità e documentatamente inefficaci, senza risorse umane e soprattutto altamente professionalizzate rispetto a queste crisi finanziarie derivanti da decenni di gestioni e mancato sviluppo, tutti i sindaci di questa terra sempre più spopolata, povera e abbandonata dai suoi stessi figli non hanno più alcuna concreta possibilità di gestire quella stessa ordinaria amministrazione che residua come il più basso ed ultimo livello di fiducia nello Stato e nei poteri pubblici. (fg)
[Filomena Greco è sindaco di Cariati]