di GERARDO PONTECORVO – Il territorio calabrese, per morfologia, tipologie vegetazionali e clima è particolarmente esposto al fenomeno incendi boschivi, e ne paga tutte le conseguenze negative. Gli incendi causati quasi sempre per dolo o colpa distruggono o alterano le componenti biologiche (vegetali e animali) degli ecosistemi, impoveriscono il terreno, aumentano il livello di CO2, preparano la “strada” alle frane e alle alluvioni, a volte provocano la distruzione delle infrastrutture e purtroppo anche la perdita di vite umane.
Per far fronte agli incendi, anche quest’anno la Regione Calabria, come previsto dalla legge n° 353 del 21 novembre 2000 (Legge quadro in materia di incendi boschivi) ha prodotto e pubblicato il Piano Antincendi Boschivi (Piano Aib). Il Piano spiega che la lotta attiva agli incendi è affidata all’Azienda Calabria Verde, alla Protezione Civile regionale e ai Vigili del Fuoco che ai sensi del Decreto Legislativo 19 agosto 2016, n. 177 hanno ereditato le competenze del soppresso Corpo Forestale dello Stato.
Ma l’esame del Piano secondo la federazione metropolitana di Europa Verde/Verdi presenta, come e più degli anni scorsi, una serie preoccupante di criticità. Cominciamo col ricordare che alla base della lotta agli incendi ci deve essere un sistema di avvistamento capillare ed efficiente realizzato da vedette, oppure da vettori che sorvolano il territorio. All’avvistamento deve seguire un intervento di spegnimento da terra tempestivo ed efficace che impedisca la propagazione degli incendi evitando così il supporto dei mezzi aerei del Servizio aereo nazionale e della Regione (se e quando questi sono disponibili).
Il Piano precisa però che per 2023 il personale degli avvistatori e delle squadre di pronto intervento si dovrebbe integrare, previa specifica formazione, allorché i sopraggiunti limiti di età o l’inidoneità sanitaria accertata ne comporta anno dopo anno un depotenziamento e che molte postazioni sono state per questo soppresse. Infatti come riportato “vaste aree sono completamente scoperte e che quindi le squadre non garantiscono un intervento immediato e adeguato in funzione degli elementi naturali a rischio”. Eppure è noto che le autopompe de Vigili non possono arrivare e muoversi agevolmente nelle zone impervie (caratteristiche del territorio calabrese) dove sarebbe invece necessario avere supporto da squadre di operai regionali che possano attaccare manualmente il fronte dell’incendio e procedere poi alle indispensabili bonifiche per evitare una ripresa delle fiamme.
Vogliamo ricordare che la superficie totale della Calabria è di 1.522.200 ha, di cui la boscata è di 612.931 ha e dunque il 40% di quella totale. I dati del piano AIB 2023 (prima delle visite mediche di idoneità degli operatori Aib) riferisce che sarebbero disponibili al massimo 265 operatori per turno per l’avvistamento e pertanto solo uno ogni 2300 ettari circa, e 456 operatori per lo spegnimento e pertanto solo ogni 1300 ettari circa. Senza considerare che questo “schieramento” dovrebbe essere sufficiente pure a garantire la sorveglianza e la lotta attiva su vaste aree di interfaccia, cioè dove il sistema urbano e quello rurale si incontrano e interagiscono, e che rappresentano circa il 21% della superficie totale della regione. Per fare un esempio concreto e limitandolo alla sola superficie boscata del territorio: il comune di Reggio che ha 9.000 ettari di superficie boscata avrebbe a disposizione nella campagna AIB 2023 appena 4 avvistatori e 7 operai regionali addetti allo spegnimento. Come negli anni scorsi si rimanda poi a un fantomatico “Sistema Automatico di Avvistamento Incendi Boschivi” che però non ci sarà nemmeno quest’anno, e in “prospettiva” all’utilizzo di aerei ultraleggeri e/o droni.
Come previsto dalla legge quadro sugli incendi, la Regione si potrà avvalere alle organizzazioni di volontariato in possesso dell’iscrizione all’albo regionale, con finalità statutarie compatibili con la partecipazione alle attività Aib, e personale dotato di adeguati mezzi, di adeguata preparazione professionale e di certificata idoneità fisica qualora impiegato nelle attività di spegnimento. Dopo aver individuato le associazioni in possesso dei requisiti necessari per sottoscrivere un’apposita convenzione ne trasmetterà l’elenco a Calabria Verde che ne potrà disporre l’utilizzo secondo le effettive esigenze. Non è dunque difficile immaginare che anche quest’anno le convenzioni saranno poche e stipulate con grave ritardo.
Anche per i mezzi, il Piano evidenzia carenze, e ricorda che negli anni scorsi “il servizio ha risentito sia della mancanza del numero necessario di autobotti per rispondere alle richieste, sia della mancanza di un idoneo numero di mezzi di trasporto collettivo… In alcuni casi tale carenza non ha consentito l’attivazione del presidio esponendo l’intera area di “pertinenza a un rischio elevato”. Rifacendosi ai dati della campagna Aib 2022, sul territorio regionale dovrebbero essere operative, appena 26 autobotti, comprese quelle messe a disposizione dalla Protezione civile Regionale, e forse una quarantina di pickup con modulo antincendio.
Come rappresentato dal nuovo Piano AIB, uno dei fattori limitanti all’efficiente gestione della lotta agli incendi boschivi è rappresentato anche dalla disponibilità del rifornimento idrico (vasche fisse e mobili) per le autobotti e gli elicotteri. Ma è evidente che i punti di rifornimento oltre che essere mappati dovrebbero essere resi utilizzabili per tempo, e questo presuppone la manutenzione ordinaria e straordinaria e, naturalmente il loro riempimento di acqua.
Alla luce di quanto sinteticamente illustrato, viste le criticità emerse nel Piano e che l’organizzazione antincendio dovrebbe essere già operativa, è opinione di Europa Verde che sarebbe utile che la Regione Calabria informi (e in seguito aggiorni) le amministrazioni locali e la popolazione tutta almeno sul numero di vedette e di operai addetti allo spegnimento effettivamente dislocati sul territorio, se le squadre istituite abbiano mezzi di trasporto efficienti e sufficienti, e se sia stata fatta la manutenzione dei punti di approvvigionamento idrico.
Sarebbe poi interessante sapere se e quali sistemi di video sorveglianza siano stati disposti nei siti a maggior rischio incendi, quanti droni e ultraleggeri per l’avvistamento sono stati veramente attivati, e la reale dislocazione degli aerei e degli elicotteri sul territorio regionale. Sarebbe anche utile conoscere lo stato delle procedure di attivazione delle squadre di volontari e la loro consistenza. (gp)
[Gerardo Pontecorvo è segretario e portavoce della Federazione Metropolitana di Europa Verde/Verdi]