A Cosenza cinque Regioni si sono confrontati sul sistema sanitario all’iniziativa del Pd in Consiglio regionale. Quello che è emerso è un appello unanime al Governo, ossia che servono «maggiori investimenti per la sanità pubblica».
Un vero e proprio incontro di lavoro (“Il partito democratico e i gruppi regionali a difesa della sanità pubblica”) che è stato molto apprezzato per sostanza e forma. Con Mimmo Bevacqua al tavolo dei relatori il capogruppo Pd in commissione sanità della Regione Lombardia, Carlo Borghetti e Micaela Fanelli, consigliere regionale del Pd Molise. Collegati da remoto Roberto Arboscello, consigliere regionale del Pd Liguria e Daniele Leodori, consigliere regionale del Pd del Lazio e vicepresidente del consiglio regionale.
Presente in blocco anche il gruppo consiliare regionale del Pd con Amalia Bruni relatrice e in sala Iacucci, Alecci e Mammoliti. Presente anche il segretario regionale e senatore del Pd Nicola Irto, che ha illustrato il piano di battaglia nazionale che il partito ha intenzione di seguire per difendere la sanità pubblica.
Al dibattito hanno preso parte, in maniera vivace e con spunti interessanti, i sindaci del territorio, a partire da quello di Cosenza Franz Caruso, e poi gli amministratori, le segreterie delle federazioni provinciali dei sindacati, le associazioni di categoria e gli ordini professionali di settore.
Veri e propri “stati generali” attorno alla difesa della sanità pubblica che chiedono a gran voce maggiori investimenti. Il governo nazionale deve riportare gli investimenti in sanità al 7,5% del Pil, così come accaduto in pandemia. Allontanandosi dal “misero” 6,2% attuale, tendente al ribasso. Mancherebbero 50 miliardi per avvicinare la sanità pubblica italiana a quella tedesca, il Pd ne chiede almeno 4 al governo, ma non è per niente facile spuntarla con questo centrodestra.
Il ruolo egemone del privato, la migrazione sanitaria, i tetti di spesa per il personale datati 2003, sono stati gli altri temi sensibili affrontati con un’attenzione particolare alle gravissime debolezze del sistema sanitario calabrese, tra bilanci scritti e approvati sulla sabbia e medici cubani in corsia nei nostri ospedali e i camici calabresi costretti, invece, ad emigrare.
«Non c’è niente da fare – ha detto Bevacqua –. Quella per la difesa della sanità pubblica è la prima battaglia del Pd in tutto il Paese. Il nostro gruppo regionale, coeso e determinato, non darà tregua su questo al commissario Occhiuto così come fatto fin qui, attraverso la nostra attività in Aula e in Commissione. La sanità è di tutti, senza distinzione di partito. La sanità è della gente e il Pd si batterà per renderla a portata di ogni cittadino, a prescindere dal suo reddito o dal territorio in cui è nato o si trova a vivere e lavorare».
«Questa problematica della sanità che si risolve ci dice solo una cosa: è lo strumento del commissariamento ad essere assolutamente sbagliato, andrebbe rivisitato», ha detto Amalia Bruni al Corriere della Calabria, suggerendo una «riorganizzazione e rimodulazione di un assetto legislativo che possa essere realmente di aiuto», perché le regioni «che hanno un commissariamento sono mandate a morte, così come è accaduto per la nostra».
«Non bastano i passaggi di carte – ha ribadito – ci vorrebbe un’assistenza molto più seria e molto più forte. Le scelte fatte dal governatore, mi riferisco in particolare ovviamente alla vicenda dei cubani, non le condividiamo. Servivano concorsi a tempo indeterminato, potevano essere banditi e in maniera cospicua. Sono stati assolutamente pochi e comunque con tempi non agibili. Questo significa ovviamente un ampliamento della rete formativa da parte delle Università».
Irto, sempre intervistato dal Corriere della Calabria, condanna «gli slogan» del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, sottolineando come non ci sia stato «nessun passo in avanti, mentre i nostri reparti chiudono, mentre continua la migrazione sanitaria, e non c’è una risposta in termini veri di efficienza da parte della sanità calabrese. Ogni giorno ci viene raccontata una tragedia, qualcosa non funziona».
«È sotto gli occhi di tutti – ha detto – che il territorio è al collasso, il territorio non fa assistenza domiciliare, non c’è un filtro verso gli ospedali, è tutto collegato sugli hub e sugli spoke di questa regione. Abbiamo chiesto di destinare delle risorse ed aumentare le borse degli specializzandi dell’Università di medicina, abbiamo anche chiesto – nelle ultime due finanziarie – un aumento dei posti di specializzazione medica. Abbiamo un problema di personale medico? E allora aumentiamo i posti».
«Giochiamo ancora con il bluff dei medici cubani, che non rappresentano una soluzione strutturale», ha concluso. (rcs)