SI TRATTA DI UNA SOMMA CHE LO STATO VERSA ALLA REGIONE GRAZIE AL SURPLUS FISCALE DEL NORD;
CON L'AUTONOMIA LA CALABRIA PERDERÀ 5,34 MLD: cosÌ muore la sanitÀ pubblica

CON L’AUTONOMIA LA CALABRIA PERDERÀ
5,34 MLD: COSÌ MUORE LA SANITÀ PUBBLICA

di CARLO RANIERIPremesso che, il tallone di Achille dell’autonomia differenziata (n. 86/2024) è la distinzione fatta tra materie tra Lep e non Lep, la normativa approvata il 26 giugno 2024,  prevede un doppio canale (quelle non Lep concedibili subito), ma   l’art. 116 Cost. parla di 23 materie devolvibili alle Regioni.

La distinzione tra materie Lep e non Lep è un’invenzione del governo Meloni, il prof. S. Cassese, ebbe a dire “che la distinzione è stata complicata ed in alcuni casi impossibile”. Il Presidente Emiliano in audizione ha detto che  «i Lep non sono altro che la vita sociale e civile dei cittadini ed è impossibile determinarli senza fare sperequazione».

I Lep si sa, non saranno mai determinati, in quanto non compatibili con il quadro della finanza pubblica per come delineato dall’art. 119 cost., e anche se determinati, vanno  a incidere sui principi di  eguaglianza e  solidarietà tra i cittadini della Repubblica Italiana, con gravi squilibri territoriali  e unitarietà  dello Stato Italiano (artt. 2, 3 e 5 Cost.).

Bloccando il trasferimento (con richiesta di referendum di abrogazione parziale) delle materie non Lep di fatto si blocca la legge Calderoli.

Altra contraddizione, per determinare i Lep la norma prevede il decreto legislativo, mentre demanda ad una commissione tecnica (Ctfs) la determinazione dei costi e fabbisogni standard, questo diverso modo di procedere può essere impugnato alla Consulta per un’abrogazione parziale, che di fatto bloccherebbe le intese del 2018 riesumate dall’art. 11, c.1.

Disastro autonomia per la Calabria

Con l’autonomia differenziata (AD) sarà fine dello stato unitario. Dal 2027 ogni Regione dovrebbe mantenersi con i tributi incassati sul territorio (D.Lgs n. 168/2011 per come modificato dalla legge n. 197 del 2022, art. 1, comma 788 governo Meloni). 

La Calabria incassa il 51% di quello che spende

Lo Stato grazie al surplus fiscale del Nord versa quale trasferimenti erariali alla Calabria circa 5,34 miliardi (il bilancio della Regione è circa 5,5 miliardi). Con l’autonomia differenziata cesseranno. Senza questi fondi chiuderanno: ospedali, scuole, trasporto pubblico locale  e servizi sociali.

La spesa primaria netta calabrese  (ovvero la spesa pubblica nominale al netto della spesa per interessi), quale valore pro-capite:  spesa primaria € 12.941, entrate € 8.364 (saldo negativo di € 4.307 )  per ogni cittadino calabrese.

Per coprire questo saldo negativo interviene il residuo fiscale della altre regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio) alla Calabria, che cesserà quando saranno devolute le materie non Lep. Per un abitante della Valle d’Aosta (RSS) la spesa primaria netta è il doppio di quella di un calabrese € 23.905.

Sanità Calabria – Gli effetti collaterali dell’autonomia differenziata

Su una spesa storica (Dpcm 30 agosto 2021) di oltre 3miliardi (complessiva 4,5miliardi) vengono dati 1,6 miliardi quale perequazione (art. 119 costituzione), senza  questo trasferimento dovremmo comprare le medicine – chi non ha soldi muore – fine della sanità pubblica. Nell’anno 2022 per ogni abitante dell’Emilia Romagna la spesa sanitaria pro-capite è stata  di  2.495 euro l’anno (747 euro in più), per un calabrese  1.748  euro, con l’autonomia differenziata saranno 839 euro (908 euro in meno a testa).

Diminuirà il personale sanitario e scolastico in quanto nelle materie non Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) già chieste dalle Regioni del Nord si possono differenziare gli stipendi sino  a  raddoppiarli con fondi regionali (tramite contratti integrativi). 

Andranno via migliaia di medici, infermieri e professori, saremo costretti a trasferirci la Nord per qualunque tipo d’intervento e per  studiare. La Calabria spende circa 280 milioni l’anno, per cure fuori regione con l’Ad non ci saranno più i fondi per il rimborso. 

Per anziani e fragili non esisteranno più i fondi per comprare costosi medicinali (una scatola di cp. antitumorale costa sino  a 10.000 euro al mese), potranno morire.

Nel 2022 il 52% degli interventi oncologici (n. 3.100 dati Svimez) di calabresi sono stati fatti fuori regione. La vita è una sola e non si può morire per la cattiva sanità nostrana (in piano di rientro da 2008) e commissariata dal 2009 sia per disavanzo di bilancio che LEA sotto la soglia mix di 60.

Scuola e autonomia differenziata (Preintese tra Governo tre regioni del Nord del 28 febbraio 2018)

Sarà la Regione a stabilire i programmi scolastici complementari e la quantità  personale da assumere (più professori rispetto a quanto stabilito dalla Stato), ci sarà un sistema integrato d’istruzione, per cui un diplomato o laureato del Nord sarà meglio formato e quelli del sud non troveranno lavoro.  

La programmazione delle università del nord sarà finalizzata per favorire lo sviluppo sociale di quelle regioni con corsi di studi ad hoc (quindi i laureati nel sud saranno molto meno qualificati). Ci sarà un fondo integrativo regionale per la didattica, molto più mezzi (strumenti di laboratorio etc…).

Per il trasporto pubblico locale ci saranno meno fondi per comprare autobus e pullman

Le regioni come la Calabria compra i mezzi del trasporto pubblico in conto capitale con il fondo perequativo (cioè soldi del Nord trasferiti al sud), senza di questi dovremo viaggiare con il ciuccio-bis o a piedi.

L’autonomia differenziata  non è altro che trattenersi il surplus fiscale delle regioni del Nord: Piemonte, Lombardia (53 miliardi), Veneto, Liguria – Emilia Romagna – Lazio, complessivamente sono circa 93 miliardi di cui circa 43 miliardi  sono trasferimenti erariali verso le Regioni a Statuto Ordinario Rso  più svantaggiate (Umbria – Marche – Abruzzo – Molise – Campania – Puglia – Basilicata e Calabria). 

Questa legge non riguarda le regioni a statuto speciale (RSS) che hanno una legislazione speciale (come Sicilia – Sardegna – Valle D’Aosta – Friuli Venezia Giulia – Trentino Alto Adige), in quanto trattengono già nei territori una  parte dei proventi (generati sul territorio: IVA – Imposte erariali – proventi del lotto, Irpef – Irpeg …).

Con la legge Calderoli le regioni firmatarie d’intese (cioè un contatto tra le parti Governo e Regione) saranno di fatto Regioni  a Statuto Speciale (RSS) che tratteranno sul loro territorio sino ai 9/10 del gettito fiscale maturato,  fine del surplus fiscale – fine della perequazione – fine trasferimenti erariali in Calabria. Saranno  disapplicate le leggi dello Stato nelle materie devolute, si osserveranno le competenze legislative e amministrative delle intese (art. 7. comma.5 legge) come per le Rss

Senza l’accordo di entrambi le parti (Stato e Regione) le intese saranno irreversibile in quanto non potranno essere  modificate prima di 10 anni (art. 7, comma 1), non esiste come in Germania o negli altri stati federali la clausola di supremazia dello Stato sulla Regione, nonostante l’Italia non sia uno stato federale ma regionale.

Poiché la legge Calderoli prevede l’invarianza di bilancio, non si possono fare spese aggiuntive. I Lep (livelli essenziali delle prestazioni) sono il mix delle prestazioni concedibili, in campo sanitario dal 2001 si chiamano Lea (Livelli essenziali delle Prestazioni), la scala che li misura va da 0  a 100 il mix è 60 (Calabria è inadempiente meno di 60 nella distrettuale Asp siamo a 47,51%, l’Emilia Romagna 95,96%). Nonostante 15 anni di gestione statale (commissario) e leggi speciali, non si riesce: a superare il punteggio di 60 e chiudere con i debiti e  i bilanci pregressi (2013-2018 Asp RC– 2018-2019 Asp Cs).

Nella riforma del 2001 i livelli equivalenti dei diritti sociali e civile: istruzione, sanità, pensioni, previdenza sociale (in caso di malattia, gravidanza, disoccupazione), servizi socio-assistenziali  in tutto il territorio nazionale, sono diventati da equi  a essenziali delle Prestazioni Lep (art. 117 lettera m), cioè diritti minimi che non si faranno mai in quanto servono oltre 100 miliardi.

Che i Lep non siano sufficienti a superare le diseguaglianze territoriali è esplicitamente riconosciuto dalla legge Calderoli, infatti all’art. 10 impone allo Stato di stanziare risorse aggiuntive al fine di “garantire l’unità nazionale, nonché la promozione dello sviluppo economico, della coesione della solidarietà sociale, dell’insularità, della rimozione degli squilibri economici e sociali”.

Ma l’art. 10 è in netto contrasto con l’art. art. 9. (Clausole finanziarie) – comma 1. Dall’applicazione della presente legge e di ciascuna intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Qualora le regioni più ricche riuscissero ad accumulare risorse in eccesso rispetto a quanto necessario per finanziare i Lep, nonché a trattenere tali risorse sul proprio territorio. (la norma rimanda alle regole di funzionamento delle commissioni paritetiche fra lo Stato e le singole regioni); regole la cui definizione è affidata alle singole intese. Certamente le Regioni con un eccesso di risorse le vorranno trattenere in questo caso (basta non modificare l’intesa), si avrebbe una sottrazione di risorse a danno o del bilancio dello Stato o delle altre regioni.

Si sottolinea il rischio concreto che lo Stato sia privato delle risorse finanziarie che sono necessarie per svolgere un compito essenziale, quale è quello della stabilizzazione ciclica a fronte degli alterni andamenti dell’attività economica.

Al momento la legge Calderoli non esclude che possano materializzarsi scenari assai preoccupanti sia per il buon funzionamento delle pubbliche amministrazioni sia per i conti pubblici.

Materie non Lep acquisibili subito art. 4 comma 2 Legge Calderoli 

L’organizzazione della giustizia di pace (lettera l art. 116 3c. e 117 c.2) la protezione civile;  la previdenza complementare e integrativa;  professioni (modificate dalla  L. Cost. n. 1/2022); protezione civile; rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; coordinamento della finanza pubblica  e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturalicasse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

Complessivamente sono 184 sotto materie. (cr)

[Carlo Ranieri è un ex funzionario del Consiglio regionale della Calabria]