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DA AFRICO UNA NUOVA NARRAZIONE DELLA CALABRIA

21 luglio – L’obiettivo della tre giorni di Africo di proporre una nuova narrazione della Calabria radunando intellettuali, scrittori, giornalisti, registi e uomini di cultura era abbastanza ambizioso, ma si può dire sia stato largamente raggiunto. È la prima volta che vengono riuniti tanti protagonisti di cultura, cinema e giornalismo per dare un segnale di vitalità, nel momento in cui gli scrittori calabresi stanno conquistando ampi spazi ben oltre i confini nazionali. E già questo è un ottimo risultato. La Calabria – lo abbiamo detto tante volte – per raggiungere obiettivi di crescita e di sviluppo deve ripartire dalla cultura: da questa tre giorni viene appunto un significativo impegno dell’istituzione regionale a guardare con occhio diverse le iniziative della cultura e i suoi protagonisti. Occorre valorizzare ulteriormente le risorse locali, creare opportunità, coinvolgere le nuove generazioni e stimolare incontri, dibattiti da cui trarre linfa vitale per i giovani che vanno tenuti lontano dalle tentazioni del malaffare o di facili percorsi ‘ndranghitisti, ma soprattutto ai quali occorre offrire prospettive nella propria terra. L’emigrazione intellettuale è quella che dissangua più di tutto la Calabria: i giovani migliori se ne vanno (e sanno farsi valere, mostrando le proprie capacità) e chi rimane, pur in possesso di titoli, intuizioni, capacità, non viene minimamente preso in considerazione.
E poi c’è anche l’aspetto della cultura meridionale trascurata: lo ha messo in evidenza proprio oggi il giornalista e scrittore Domenico Nunnari in un post su Facebook: «Letteratura negata – dice Nunnari: otto scrittori racconteranno il romanzo italiano su La Lettura del Corriere della Sera. Non c’è posto – nota Nunnari – per i romanzieri del Sud. Per la Lettura l’Italia letteraria finisce a napoli. Una secessione culturale frutto di ignoranza e pregiudizio. Una ragione in più per leggere i campioni della narrativa meridionale senza i quali la letteratura italiana non esisterebbe. All’estero lo sanno, in via Solferino, a Milano, no».

La giornata di oggi era dedicata alla “Calabria nel sistema dell’informazione”, tema affrontato con Gianfrancesco Turano de l’Espresso; il vicedirettore di Repubblica Peppe Smorto; il direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni; Carlo Macrì del Corriere della Sera; Donata Marrazzo e Giuseppe Chiellino del Sole 24 Ore; Valentina Loiero delle reti Mediaset; Pietro Raschillà, capoprogetto di trasmissioni di RAI1; Anna Foti di Calabria Letteraria, moderati dal giornalista Filippo Veltri, con la partecipazione del vicepresidente Russo e degli assessori Cirigliano e Fragomeni.
Ricca di stimoli, sentita, proficua la discussione che, oltre il singolo spazio per ognuno degli intervenuti, è stata più volte corale,coinvolgente, stimolata dalle riflessioni che hanno affrontato, inevitabilmente, l’argomento della proiezione sovente, o prevalentemente, negativa di una regione, che, al contrario, ha bisogno di essere raccontata nella sua verità. Meglio ancora: nelle sue verità, nei fatti positivi, non secondari e numericamente minori, che pure esistono, come fatti “normali”, in quella che si può porre quale “sfida” del raccontare. Su questa tema ci sono stati anche i contributi dello scrittore e giornalista Mimmo Gangemi, di Giuseppe Aloe, Ilario Amendolia, e una testimonianza del sindaco di Riace Mimmo Lucano prima dell’intervento del presidente Mario Oliverio.
«Il fatto di avere organizzato questa iniziativa qui, in questo luogo, è di per sé un messaggio – ha detto Oliverio -. Un messaggio dal significato non neutro. La discussione è stata ricca, non orientata in una direzione prestabilita, bellissima, partecipata, molto densa di contenuti. In questi tre giorni molti di noi hanno avuto modo di conoscersi e di incontrarsi, non cosa da poco in una regione che nella diaspora esterna ed interna ha problemi non banali, nella quale più che altrove l’individualismo e la  prevalenza di vittimismo, come ha detto qualcuno, ma anche di disfattismo, è un elemento che storicamente ci si porta dietro. Incontrarsi per confrontarsi ed esprimere i propri punti di vista avendo al centro la Calabria è una premessa che io ritengo fondamentale per aiutare questa terra a riscattarsi o ad accelerare processi che io ritengo essere già in atto, processi di cambiamento rispetto anche agli stereotipi del passato».
«È fondamentale che questa iniziativa non sia da concepire, come suggerito da più di un partecipante, come  una tantum – ha fatto notare Oliverio – ma l’inizio di un percorso, di un processo. Credo che raccontare la Calabria innanzitutto attraverso i calabresi che possono contribuire a farlo sia di fondamentale importanza, anche perché nel corso di un lungo periodo, non di una stagione, si è consolidato uno stereotipo negativo, una proiezione  che ha alimentato pregiudizi che in parte cominciano a modificarsi e a cadere. Ci sono processi di dimensioni globali che interessano anche noi, se non altro perché c’è una nuova generazione in campo, quella di Erasmus, che ha avuto modo di fare esperienze, parlare più lingue, che è in un sistema di relazioni più ampio e che contribuisce ad alimentare il cambiamento. Un cambiamento che è silenzioso, non espresso attraverso eventi, ma che nelle viscere di questa regione sta andando avanti. Anche questo luogo, Africo, non è quello di venti anni fa, e noi lo abbiamo voluto scegliere simbolicamente; è in questo processo ed in questo contesto. Non facciamo quindi l’errore di assumente categorie di valutazione, di analisi che rimangono datate».

“Anche la discussione, la riflessione riguardo alla ‘ndrangheta -ha detto ancora-,  penso debba essere valutata per quelli che sono stati i processi di trasformazione nel corso degli anni: non  quella conosciuta negli anni del dopoguerra ma di una dimensione globale, come dicono atti anche importanti, non della magistratura e giudiziari, ma a livello internazionale. La ‘ndrangheta è la più grande organizzazione mondiale che opera nel pianeta. Allora se questo è vero, il contrasto che è necessario con determinazione sviluppare non può ridursi ad una discussione meramente territoriale, che pure non va sottovalutata. Non si può quindi continuare ad utilizzare questo fattore come riconducibile solo alla Calabria. Una riflessione sulla quale insisto perché il pregiudizio permane.
«Nessuno può pensare di negare la storia della ‘ndrangheta – ha affermato Oliverio – ma una nuova narrazione significa far emergere la complessità, i dati e gli aspetti positivi che stanno affiorando in questa regione. C’è un sistema universitario in Calabria che si colloca nel gruppo di testa delle università italiane; ci sono delle realtà produttive che stanno venendo avanti e nelle quali ci sono giovani protagonisti, ci sono eccellenze. È importante non suonare la grancassa, perché non serve a nessuno, ma assumere una iniziativa che racconti positivamente anche questa realtà. Recuperare l’orgoglio di questo patrimonio è fondamentale, perché questo significa recuperare anche identità».
«La chiave della questione è innanzitutto di ordine  culturale – ha detto Oliverio- perché solo con questa impostazione si può vincere una sfida e un impegno, politico, amministrativo, può avere senso. Ecco perché abbiamo pensato questa iniziativa, dalla quale mi auguro possano scaturirne altre in modo diffuso sul territorio. In quella che è una sfida molto grande la funzione degli intellettuali è importante. Qui non stiamo discutendo della giunta Oliverio, ma della Calabria; stiamo discutendo se è possibile raccontare una Calabria diversa. Non abbiamo bisogno né di adulatori né di demolitori. Abbiamo bisogno di un lavoro che, con oggettività, tenti di recuperare un ritardo enorme. Credo che noi dobbiamo lavorare per aprire un cantiere nel quale non ci sia un pensiero unico ma ricchezza, avendo dei punti di vista, dei pensieri, delle riflessioni, delle funzioni. Da questa iniziativa deve partire un percorso, che siamo disponibili a sostenere,  indipendentemente dalla collocazione politica o dal pensiero dei protagonisti. Purché ci sia una bussola: il racconto della Calabria che non deve essere un racconto alterato ma rispondente a quelle che sono le potenzialità, le risorse, la verità. Va fatta un ’operazione verità. Chi è disposto a questo troverà da parte nostra sostegno pieno, porte aperte. Chiunque abbia a cuore ciò  può dare un contributo importante. Perché questa operazione di riscatto, questo racconto della Calabria con le sue bellezze, con le sue qualità di accoglienza e la sua generosità, anche con le sue ombre, è il dato costitutivo di un percorso che va al di là delle contingenze. Perché, oltre noi, tutti  di passaggio, la Calabria c’è e rimarrà»
Per la giornata conclusiva di “Gente in Aspromonte” presenti, tra gli altri, amministratori locali, il capogruppo Pd in Consiglio regionale Sebi Romeo, la deputata Enza Bruno Bossio.
Ieri, la seconda giornata era dedicata al focus Calabria e Cinema. 
Giovani autori, registi affermati, storici del cinema, la dirigenza della Calabria Film  Commision, si sono ritrovati a discutere dei modi produttivi, dei progetti di  sviluppo in corso e delle opere che negli ultimi anni, con una significativa presenza dell’istituzione pubblica che ha permesso una nuova stagione di ripartenza dell’audiovisivo e della comunicazione visuale finalizzata a raggiungere nuovi modi e forme del racconto per immagini. La riorganizzazione della fondazione regionale ha permesso di aprire un cantiere molto attivo – è stato sottolineato nell’incontro dal presidente della Calabria Film Commission Giuseppe Citrigno – che ha dato ascolto e risposte ad una serie di iniziative che, altrimenti, si sarebbero dovute organizzare con un fai da te privo di assistenza e confronto necessari ad un modello industriale ancora allo stato nascente.
Con il lavoro svolto negli ultimi anni, la Calabria, dopo anni di assenza in questo settore, ha riposizionato la sua strategia che ha permesso di costituire un data base delle sua maestranze e disponibilità artistiche, indire dei bandi, accompagnare delle opere di giovani autori che hanno raccolto premi e riconoscimenti nei maggiori festival del mondo. Il progetto Lu.Ca in stretta collaborazione con la Film  Commission della Basilicata, ha sperimentato con pochi fondi economie di scala che hanno permesso di partecipare ad rilevanti opere che hanno decretato la scoperta del talento Jonas Carpignano, l’esordio alla regia di Claudio Santamaria e la partecipazione alla serie internazionale “Trust”. Una palestra utile ad affrontare nuove esaltanti sfide come il nuovo film di Mainetti che in questi giorni si sta girando in Sila con l’assistenza della Calabria Film Commission, in cui lavorano quaranta giovani maestranze  calabresi.
Nel corso della discussione, la Calabria Film Commission ha proposto ai partecipanti la condivisione di linee programmatiche volte a favorire una nuova narrazione della Calabria agendo, in particolare, sulle quattro fasi chiave di un prodotto audiovisivo: l’idea e il progetto, la realizzazione del prodotto, la distribuzione e la comunicazione. Contributi del regista  Michelangelo Frammartino, che ha parlato della Calabria come una terra in cui “il territorio non è uno sfondo” dove sono “paradossi straordinari” che  per il cinema  hanno senso nel venire girati; del regista e sceneggiatore Mimmo Calopresti che ha insistito sull’importanza del continuare a raccontare, luoghi, persone, poesia; dell’attore  Peppino Mazzotta che ha sottolineato la necessità di partecipare una narrazione nuova della Calabria attraverso i suoi strumenti primari: letteratura, cinema, teatro.
Ad intervenire ancora, Mario  Vitale, Alessandro Grande, Pietro Criaco, Gino Palummo, Aldo Iuliano, Fabrizio Nucci, Mario Canale, Egidio Musitano, Nino Cannatà, Claudio Scarpelli, Marta Petrusewicz, Daniela Rabia, Maurizio Paparazzo, autore che ha censito i film che hanno la Calabria come ambientazione: 200, nel numero, dal documentario “Mafia d’Aspromonte” del 1966, sino al film tratto dal libro di Roberto Saviano “Zero zero zero” in questi giorni girato in Aspromonte, dal cui set è arrivato l’attore Valter Cordopatri. (rrc)