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A Polsi la Festa della Madonna della Montagna

A Polsi la Festa della Madonna della Montagna

di PINO NANO – Domani a Polsi si ripete il rito millennario della Festa della Madonna della Montagna, un rito secolare per niente scalfito dal tempo e dalle mille illazioni scritte in questi anni su quello che molti hanno raccontato come il “Santuario della Madonna della Mafia”. 

Ma forse non è un caso che per questa solenne occasione, che poi si trasforma nei fatti in una grande celebrazione della pietà popolare di tutta la gente che vive in Aspromonte, Famiglia Cristiana abbia scelto proprio San Luca d’Aspromonte e il Santuario di Polsi per celebrare i suoi primi 90 anni di vita.

Festeggiare i 90 anni di un giornale così importante nella vita del Paese come lo è stato e lo è tutt’ora Famiglia Cristiana significa voler dare al mondo il segnale di una sfida culturale che la Chiesa di Francesco intende intraprendere ripartendo proprio dalla Calabria e dalle realtà più segnate dalla criminlaità organizzata.

Per Africo, ma soprattutto per la storia del Santuario di Polsi, una giornata davvero speciale, se non altro perché la Chiesa ufficiale scende in campo per spiegare qual è stato fino ad ora il suo impegno reale contro le ndrine e soprattutto quale sarà il suo impegno futuro contro una ndrangheta – ce lo ha spiegato benissimo e in mille modi diversi in questi anni il magistrato Nicola Gratteri Capo della Procura Antimafia di Catanzaro – che non conosce pari al mondo in tema di forza di impatto illegale e di pervasività globale. 

Un convegno e un gesto simbolico insieme. E Famiglia Cristiana, su iniziativa del suo condirettore Luciano Regolo, ha fatto tappa a Polsi, cuore più antico della montagna calabrese, proprio per celebrare i suoi primi novant’anni di vita. 

Una vera e propria provocazione culturale, questa volta in nome dell’antimafia e della ricerca assoluta della legalità. Lo ha spiegato benissimo Don Luigi Ciotti (a destra in alto nella foto di Giulio Archinà), che ha esaltato «il nuovo corso del santuario della Madonna della Montagna, reso possibile anche dai gesti importanti e rigorosi del vescovo della diocesi di Locri Gerace mons.Francesco Oliva»,  sottolineando anche quanto «sia importante l’educazione soprattutto delle nuove generazioni». 

Sulla formazione e sull’informazione si è soffermato il Procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, magistrato di antica tradizione e di grande equilibrio.

«Non bastano le inchieste giudiziarie e l’impegno della magistratura  – dice l’alto magistrato – per sradicare la Ndrangheta. Chiesa istituzioni e società civile scuola persone comuni, tutti devono fare la loro parte», combattendo quello che è, lo ha ricordato la stessa Rosy Bindi, ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia- «l’humus culturale in cui la mafia cresce». 

C’è bisogno però – osserva padre Stefano Cecchin, osservatore privilegiato di questa realtà e soprattutto Presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale – «di sottrarre i simboli religiosi alla strumentalizzazione mafiosa».

Padre Cecchin ha sottolineato come vada «riportata la vera figura di Maria nella sua giusta dimensione, Maria non è la donna sottomessa che obbedisce silenziosa e accetta la morte del figlio passivamente, ma è la donna che ha coraggio di dire il suo sì al momento dell’Annunciazione e anche il coraggio di rincuorare gli apostoli nell’attesa della Risurrezione, quando erano nascosti per paura e temevano il peggio. Maria è donna di coraggio, di speranza e di giustizia».

Spetta al Rettore del Santuario di Polsi, Don Antonio Saraco, raccontare il cambiamento della vita del santuario, cosa che il giovane sacerdote fa con grande semplicità e grande naturalezza: «L’incontro voluto da Famiglia Cristiana oggi qui a Polsi contribuisce a promuovere ancora di più la cultura della legalità, oggi più che mai importante e fondamentale per contrastare questo grande nemico della storia del Paese che è la ‘ndrangheta». 

Infine, Nando Dalla Chiesa, figlio del generale ucciso dalla mafia, che ha ricordato suo padre e quello che suo padre andava ripetendo continuamente prima di essere ucciso: «Serve più mai l’impegno costante nelle scuole, perché scuola, famiglia e parrocchia sono i primi presidi utili per costruire cittadini finalmente liberi dai poteri mafiosi». 

Al termine dell’incontro è stato piantato un albero di castagno al posto del grande albero centenario che era caduto qualche anno fa e all’ombra del quale si tenevano i summit mafiosi. 

«Una storia finisce – ha quindi concluso la giornalista di Famiglia Cristiana Annachiara Valle, che ha coordinato il dibattito – e un’altra nuova parte proprio da questo posto così caro ai calabresi e per tanti anni sottratto alla vera devozione». 

Auguri naturalmente a Famiglia Cristiana per i suoi 90 anni, dobbiamo dire meravigliosamente ancora ben portati. (pn)