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Al via il tour "Insidie e pericoli dell'autonomia differenziata di Roberto Fico e del M5S

Al via il tour “Insidie e pericoli dell’autonomia differenziata di Roberto Fico e del M5S

di MARIACHIARA MONACOInsidie e pericoli dell’autonomia differenziata, questo è il nome del tour calabrese dell’ex presidente della Camera, Roberto Fico, che insieme ai colleghi parlamentari del Movimento 5 Stelle, arriverà a Cosenza il 3 marzo (presso Villa Rendano, dalle ore 17), per poi fare tappa a Roccella Jonica e a Vibo Valentia, e proseguirà con la seconda parte del tour, il mese prossimo, incontrando le comunità di Corigliano Rossano e Catanzaro, rispettivamente il 14 ed il 15 aprile.

L’argomento centrale del dibattito sarà l’autonomia differenziata, misura che secondo i grillini e una vasta parte del centro – sinistra, comporterebbe rischi e pericoli, soprattutto per il Mezzogiorno.

Ad aspettare l’ex Presidente della Camera ci saranno molti amministratori locali, provinciali e regionali, nell’attesa che il presidente Giuseppe Conte, nomini il responsabile regionale, e quelli provinciali, così da rigenerare la macchina a cinque stelle.

Ma soprattutto, quello a Roberto Fico, è stato un invito rivolto da noti parlamentari calabresi, come Annalaura Orrico, Elisa Scutellà, Vittoria Baldino, Riccardo Tucci, i quali hanno espresso la loro soddisfazione: «Siamo felici che Roberto Fico abbia raccolto il nostro invito e partecipi ad una serie di incontri per discutere in termini pratici, quanto influirà sulle nostre vite l’autonomia differenziata».

«Abbiamo chiamato questo piccolo tour che si articolerà in due fasi – continuano – “Verso sud, la strada per crescere non è l’autonomia differenziata”, poiché riteniamo che il percorso intrapreso dal governo Meloni con la forzatura di una riforma così complessa e così poco condivisa, possa condurre verso condizioni di svantaggio per il meridione e non sia positiva per la coesione del Paese».

L’obiettivo del Governo in carica, attraverso questa misura, è quello di concedere maggiori poteri alle regioni su determinate competenze, attuando quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione. Le regioni che ne fanno richiesta possono ricevere «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia», ma per ottenerle devono raggiungere un’intesa particolare con lo Stato, i cui dettagli devono essere contenuti in una legge approvata a maggioranza assoluta dai membri delle due Camere.

I primi passi iniziarono a muoversi nel non lontano 2017, quando le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, chiesero l’attivazione della procedura per una maggiore autonomia. Dopo alcuni accordi preliminari siglati dal Governo Gentiloni, l’iter si arenò, per poi essere quasi “dimenticato” durante il lungo periodo, che vide il nostro paese in ginocchio a causa della pandemia, nel quale paradossalmente si parlava di unità.

Adesso le condizioni sono cambiate, ed il governo di centrodestra, ha promosso l’intenzione di riattivare la procedura per l’autonomia differenziata. E proprio Calderoli, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, in quota Lega, nelle scorse settimane ha presentato una bozza del disegno di legge, molto criticata dagli esponenti Grillini e non solo.

«La proposta di legge leghista non è altro che una secessione mascherata che allarga ulteriormente il divario oggi esistente tra le regioni ricche del Nord, e quelle povere del Sud. Per la scuola, i trasporti, la sanità e le infrastrutture attualmente lo Stato spende per un cittadino del Centro-Nord più di 17 mila euro pro capite, mentre per un cittadino del Mezzogiorno mediamente 13 mila euro – sottolinea Tucci – per pareggiare le condizioni tra le due aree del Paese, lo Stato dovrebbe stanziare un fondo perequativo di 80 miliardi all’anno a favore del Mezzogiorno. Risorse che lo Stato non ha e/o si guarda bene dal mettere a disposizione del Sud».

«In più – continua il parlamentare – qualora passasse la riforma Calderoli all’erario nazionale verrebbero a mancare 190 miliardi di euro che le tre regioni più ricche d’Italia, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, tratterrebbero per sé e non verserebbero più allo stato centrale. Un ammanco che bloccherebbe il sistema paese, spaccando l’Italia in due con cittadini di serie A e serie B».

Si tratta dunque di un argomento tutto da approfondire, ed il tour a Cinque stelle, è un’ottima occasione, per toccare con mano ipotesi, soluzioni, proposte. (mm)