LA SCOPERTA DEL PRESIDENTE OCCHIUTO DURANTE LA CONFERENZA STATO-REGIONI: PERSI 200 MILIONI;

ALLA CALABRIA BRICIOLE DEI FONDI COVID
PERCHÉ LA REGIONE HA CHIESTO IL MINIMO

di SANTO STRATI – Ancora una volta soldi buttati via, ovvero non arrivati proprio alla Calabria. Circa 200 milioni, secondo una veloce stima, che facevano parte degli aiuti Covid riservati alle regioni. Lo ha scoperto il nuovo presidente Roberto Occhiuto che, con amarezza, alla Conferenza Stato-Regioni, ha dovuto constatare che le richieste da parte della Regione Calabria erano al ribasso: appena 46 euro, mentre dalle altre Regioni hanno fatto richieste adeguate (fino a 170 euro) e ottenuto i quattrini senza la minima difficoltà. Chi doveva formulare la richiesta (al timone della Regione c’era il ff Nino Spirlì) e chi ha seguito la pratica (i funzionari regionali o il commissario alla sanità) evidentemente erano distratti o in tutt’altre faccende affaccendati. In buona sostanza, si potevano richiedere 130 euro per ogni cittadino della Regione, ne sono stati chiesti solo 46. Facendo i conti della sera (1.900.000 i residenti in Calabria) si è praticamente rinunciato a 159,600 milioni di euro che sarebbero serviti, eccome!, a migliorare quanto meno il servizio delle ambulanze e altre emergenze sanitarie a favore dei cittadini.

Bene, dopo questa infelice scoperta, al presidente Roberto Occhiuto non sfuggirà l’esigenza di farsi affiancare solamente da persone capaci e competenti.

Alla voce “incompetente” il dizionario Treccani della lingua italiana dice che trattasi di “persona che non è in grado di parlare o giudicare autorevolmente su un argomento o una disciplina, per non averne sufficiente cognizione o esperienza”. È un suggerimento di cui il nuovo presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto dovrebbe fare tesoro: via incapaci e incompetenti per il suo governo regionale e porte spalancate alle tante risorse inutilizzate dentro e fuori la regione, capitale umano spesso mortificato e accantonato, nonostante capacità e riconosciuto talento. Soprattutto per la sanità, il Presidente Occhiuto dovrebbe guardare le tante professionalità locali, competenti di medicina (perché servono medici e specialisti della materia per organizzare e dare organicità a ospedali, case della salute, pronto soccorso, sanità privata, etc, ma anche professionisti (ancor meglio se lauretai in medicina) con esperienza di management sanitario. Può cercare in regione, può cercare tra i tanti calabresi con ruoli di grande rilievo sparsi in Italia e nel mondo, in gran parte disponibili e pronti a mettersi a disposizione della prorpia terra.

Occhiuto ama profondamente la Calabria, quetso è evidente, e deve puntare su altri “innamorati” sinceri se vuole portare a casa risultati soddisfacenti. Perché non c’è solo la sanità (che rimane purtuttavia una priorità assoluta), ma c’è il lavoro (in Calabria sono mancate fino ad oggi le politiche attive necessarie per creare opportunità per i nostri giovani), ma anche il turismo e la cultura. 

Abbiamo avuto, con Mario Oliverio, la delega del turismo trattenuta dallo stesso presidente: non sembra che ci siano stati risultati di cui andare fieri. Il marketing territoriale, la programmazione, l’organizzazione turistica, richiede specialisti: non si faccia il solito errore di scegliere la via dell’improvvisazione con interventi spot e partecipazioni (inutili) a fiere ed eventi che non portano vantaggi di alcun genere. Occorre puntare sull’attrazione turistica, coinvolgendo con adeguate campagne sui social e sui media (non altre “muccinate”, per cortesia!) il potenziale ospite che deve essere invogliato, facilitato, incentivato a scoprire la Calabria. Non servono slogan (anche se “la Calabria che non ti aspetti” inventato da Occhiuto e dal suo staff è molto suggestivo) ma azioni mirate per creare e alimentare attrazione turistica. La Calabria è uno delle poche regioni italiane con possibilità ampie per destagionalizzare il turismo, che non si può concentrare soltanto nei tre mesi estivi. Il clima aiuta assai, tra mare, collina e montagna e un’offerta culturale adeguata, è possibile attrarre visitatori da tutto il mondo.

Un discorso a parte riguarda il turismo delle radici: ci sono sei milioni di calabresi che vivono lontano, all’estero, e vorrebbero scoprire le terre dei propri avi: va incentivata e coltivata in modo appropriato questa opportunità (ci ha pensato l’Unical con l’importante master tenuto dal prof. Tullio Romita) in modo da creare i presupposti ideali per un “turismo di ritorno”. Si ha vagamente idea di cosa significherebbe far arrivare in Calabria qualche centinaio di migliaia di calabresi sparsi nel mondo? Sarebbe turismo aggiuntivo a quello dei vacanzieri tradizionali, con serie probabilità di farli diventare ideali testimonial di una Calabria “diversa” una volta ritornati a casa. Su questo un ruolo precipuo lo dovrà avere la Consulta dei Calabresi nel mondo: una risorsa mai adeguatamente utilizzata che tiene i contatti con tutte le comunità sparse in ogni angolo del pianeta. La Consulta può fornire supporto logistico e competenza sulle realtà locali (all’estero) delle varie associazioni e comunità per organizzare un valente piano operativo pe ril turismo delle radici.

E non va trascurato il segmento cultura: non solo mare, montagna, paesaggi, trekking. La cultura è una molla trainante dell’attrazione turistica (come lo è l’enogastronomia), ma richiede competenza: l’improvvisazione fa solo danni. Due indicazioni come memento: Vibo Capitale italiana del Libro sia considerata una opportunità che la Regione deve assumere in proprio e trasformare in risorsa permanente; il 50° del ritrovamento sottomarino dei Bronzi di Riace. Due occasioni per catalizzare gli interessi italiani (e stranieri, nel caso dei Bronzi) su un territorio ricco di risorse naturali e sostanzialmente sconosciuto ai più. 

Per questa ragione serve sicuramente una narrazione differente della Calabria, occorre ricostruire la reputazione (cattiva) che la regione si porta grazia a “malastampa” (si parla della Calabria solo in occasione di ‘ndrangheta, malaffare e grandi processi di mafia, mai per illustrare e magnificare le tante positività di questa terra. 

Si aspetti il presidente Occhiuto un grande, faticosissimo, lavoro su tutti i fronti, ma non sarà da solo. Punti sulla meritocrazia, il talento e le competenze, sarà già a metà percorso e non potrà succedere che qualche distratto rinunci – com’è successo per il Covid – a soldi disponibili, ma non (incredibilmente) richiesti. (s)