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Domenico Arcuri copertina

Avere la mia età, alla mia età – di Domenico Arcudi

di DEBORA CALOMINO – Cosa significa avere 25 anni nel 2020? Quali sono i pensieri, i sentimenti e le emozioni che attraversano la mente e il cuore di un ragazzo che si affaccia alla vita adulta? Le risposte a queste domande le troviamo nel libro di Domenico Arcudi Avere la mia età, alla mia età (pubblicato in self publishing tramite KDP)  che già dal titolo induce a una profonda riflessione. Il protagonista si chiama Paolo e ha da poco compiuto un quarto di secolo quando il mondo si ferma a causa della pandemia da Covid-19. Tutti i sogni, le speranze e i progetti sembrano arrestarsi, nel periodo della vita che dovrebbe essere quello della socialità, dell’emancipazione dalla famiglia e della costruzione di solide basi per il futuro. Domenico attraverso le sue parole ci racconta la vita quotidiana di Paolo, in cui tutti noi possiamo identificarci (a prescindere dall’età).  Il libro è suddiviso in ventidue brevi capitoli, che hanno la forma della pagina di diario: tra ricordi d’infanzia, momenti di riscatto e difficoltà oggettive date dalla pandemia, la vita di Paolo scorre e ci trascina a fondo  nelle sue riflessioni e nelle sue avventure. Il libro è ambientato a Reggio Calabria, città dell’autore. Al giovane scrittore esordiente abbiamo fatto qualche domanda, per comprendere al meglio lo stato d’animo che l’ha portato a raccontare una storia che è lo specchio della società attuale, una narrazione che fra qualche anno rivelerà alle generazioni future, ciò che ha rappresentato la pandemia da Covid-19.

Cosa ti ha spinto a mettere nero su bianco le emozioni provate durante il 2020?

«Sono stato spinto sia dalla storicità dell’evento, che ha cambiato gran parte delle nostre abitudini, sia dal fatto che la Pandemia ha reso noi giovani, che viviamo la nostra vita nell’incertezza, ulteriormente fragili. Nella fascia 1990-2000, quella che comprende i 20/30enni, si osserva una forte percentuale di NEET, che è aumentata a vista d’occhio. A Reggio Calabria, nel 2017, la fascia 18-29 anni di disoccupati raggiungeva la percentuale del 57,5%».

Nel capitolo 17 parli di un episodio particolare, in cui molti di noi possono identificarsi. Quale messaggio hai voluto lanciare attraverso “la metafora del bruco”?

«La filosofia del bruco deve spingerci a una riflessione: chiunque parte da uno stato “larvale”, quando è agli inizi; la fortuna del principiante non è sinonimo di bravura; si tratta semplicemente di “fattore C”. Ognuno, quando comincia un percorso, deve essere consapevole che non farà mai bene; deve sperimentare il fallimento, per capire i propri errori appieno, e fare bene. Inoltre, c’è un messaggio recondito, in questo capitolo: tutti ammirano le “farfalle”, ma in molti provano ribrezzo per i bruchi, che sono la stessa cosa. In poche parole, a mutare è solo la forma, ma la sostanza resta sempre quella del bruco. Mai giudicare le apparenze».

Domenico Arcudi (classe 1995) ha studiato presso l’Università Per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, conseguendo due lauree: una triennale in Scienze del Servizio Sociale e una laurea magistrale, quest’ultima con votazione di 110 e lode, presentando una tesi dal titolo «Il non-senso della vita e la crisi degli adolescenti». (dc)

AVERE LA MIA ETÀ, ALLA MIA ETÀ
di Domenico Arcudi
Self-publishing ISBN 979-8729675500