MERCOLEDÍ A ROMA UN FLASH MOB DEL SETTORE CHE MUOVE 100MILA LAVORATORI E PRODUCE PUNTI DI PIL;
Ballo in discoteca in Calabria

Buio in discoteca e zero divertimento al mare
Salvare la stagione turistica e gli imprenditori

La fase 3, che non significa liberi tutti, visto che il rischio del contagio è ancora possibile, continua, purtroppo,  a dimenticarsi di un segmento di imprenditoria che ha molto a che vedere con il turismo e una stagione da salvare: sono i gestori di discoteche, di locali pubblici, i responsabili di quello che, in condizioni normali, si sarebbe chiamato con il bruttissimo neologismo”divertimentificio”. Ovvero quel richiamo alla notte da ballare, da bere, da gustare, prevalentemente in riva al mare. Ma per questi imprenditori c’è buio totale, nessuna idea, né dal Governo centrale, nè da quello regionale: eppure il segmento discoteca e ballo coinvolge circa 100mila persone, la cui occupazione, in questa strana estate del 2020, è a serio rischio.

Il presidente dei giovani di Confcommercio di Reggio Sasha Sorgonà ha fatto proprie le istanze dei gestori dei locali della movida e parteciperà, a nome degli imprenditori calabresi del comparto al flash mob organizzato per dopodomani, mercoledì 10 giugno, a piazza Montecitorio. Il leitmotiv della manifestazione sarà “La vità è bella, la vita è ballo”, cercando di sensibilizzare Governo e forze politiche sulla gravissima situazione in cui tutto il settore è precipitato, con evidenti ricadute sulla stessa stagione turistica-balneare. Indubbiamente, pensare a serate al mare senza discoteca sembra un assurdo, eppure non sono ancora state previste né misure di prevenzione da attuare per consentire, anche in misura ridotta, l’attività di club e discoteche, soprattutto all’aperto, né sono stati previsti aiuti per sostenere la chiusura forza dei locali di intrattenimento sui quali grava l’ombra della chiusura definitiva.

In un comunicato diffuso dall’Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo (Silb) vengono sottolineati l’amarezza e lo sconforto: «La tempesta c’è stata – dicono gli imprenditori delle discoteche –. E pare anche parzialmente passata. La pioggia invece continua a cadere su una categoria: quella che per mestiere, la gente la fa divertire. E la fa divertire in sicurezza.

«Dopo 106 giorni di chiusura (e di silenzio) ininterrotta, gli imprenditori dell’intrattenimento riprendono la parola. Perché di imprese, come tutte le altre, si tratta. Si tratta di Pil, di gettito fiscale, di affitti, di lavoratori (100.000), di famiglie, di persone. Che potrebbero riprendere a lavorare con responsabilità, che hanno bisogno di aiuti economici (ma non arrivano). Qui, con la corona dei reietti (senza forse più virus), siamo rimasti solo noi. Mentre la società prende le distanze dalla paura con il metro di una maggiore responsabilità, mentre le strade si popolano e i sorrisi riprendono a sbocciare, seppur coperti da una mascherina, mentre le luci si accendono e dissolvono la nebbia della pandemia rivelando uno scenario di ben più modeste proporzioni ormai conclamato a livello europeo, nelle discoteche e nei locali notturni, nelle sale da ballo rimane il buio.

«Non possiamo accettarlo. Noi non siamo la “movida”. Parola usata per esprimere il lato deteriore di un “movimento” finalizzato a divertirsi pare, chissà perché, con una velata inclinazione alla scelleratezza. Noi siamo imprenditori che hanno stilato protocolli seri, rispettosi delle ordinanze, del vivere civile, della salute pubblica, al fine di riprendere le loro attività – ha detto Maurizio Pasca, presidente di Silb – Imprenditori che onorano regole di capienza dagli anni Settanta, che hanno locali strutturati al fine di garantire distanze di un metro, imprenditori che hanno proposto protocolli di sanificazione, tracciamento, sicurezza. Imprenditori che hanno creato procedure per la sicurezza di pubblico e lavoratori! E che hanno bisogno di aiuti economici perché sono stati i più colpiti. Chiediamo una data di riapertura in condizioni economicamente sostenibili».

«Se è possibile – fanno notare gli operatori del settore – ballare “sotto la pioggia” a un ristorante, al tavolo di un bar, su una metropolitana, in un mercato pubblico, per le strade di una Bergamo alta invasa di persone, in tutte le piazze e le vie d’Italia che in questi giorni hanno ripreso il vigore dei volti uno a fianco all’altro, non vediamo perché sia vietato “ballare” nel luogo deputato al ballo.  Quello dove la vita, nonostante il discredito gettato dal luogo comune, è sempre stata bella. Perché alla musica non servono parole. Alla politica invece si. Per questo adesso la tiriamo in ballo. Preferiamo usare “balla” come esortazione verbale anziché come sostantivo che si riferisce ad un’emergenza ormai derubricata a pseudo normalità da titoli come “12 regioni senza morti” oppure “epidemia finita il lockdown non serviva”. Sono titoli di giornali. Senza nulla togliere al senso di responsabilità che da sempre distingue noi di Silb, con i 4 miliardi di fatturato che rappresentiamo, vorremmo fare il rumore che serve per orientare l’udito all’ascolto di un fiume inarrestabile: quello della vita che riprende il suo ritmo, con le dovute precauzioni. Precauzioni che i nostri locali sono perfettamente in grado di far osservare, molto più dell’anarchia di una spianata fronte mare o di una festa improvvisata in spiaggia o in casa.  A proposito, riaprono gli stabilimenti balneari. I teatri. I cinema. I musei. Perché non i locali da ballo?».

Fin qui gli operatori della notte, ma anche per i gestori di stabilimenti balneari e locali pubblici che vivono di turismo non è facile affrontare questa stagione che si preannuncia davvero difficile. A mettersi di traverso per complicare ulteriormente si mettono anche i sindaci che, in alcuni casi, interpretano in modo soggettivo e molto più restrittivo le prescrizioni governative. A questo proposito, l’assessore regionale Fausto Orsomarso, che ha anche la delega al Turismo, ha fatto sentire la propria voce, stigmatizzando quanto accaduto a Praia a Mare dove il sindaco ha emesso una serie di ordinanze che hanno creato malcontento e disorientamento tra turisti e operatori. Non bisogna ha detto Orsomarso – «introdurre elementi di confusione e di discriminazione tra i territori. Condivido la preoccupazione degli imprenditori turistici e dei cittadini di Praia a Mare dopo l’emanazione delle ordinanze del sindaco che pone ulteriori limitazioni sia per la gestione degli stabilimenti balneari che per l’ospitalità turistica. Abbiamo tentato, tenendo sempre ben presenti le regole di base per il contenimento, di dare regole chiare e univoche,  come l’obbligo di registrazione per chi viene in Calabria da fuori regione o come l’indicazione secondo la quale gli immobili debbano avere la capacità ricettiva adeguata al numero di ospiti che vi pernotteranno, senza imporre la necessità di far parte dello stesso nucleo familiare. Il modo migliore per proteggerci dal contagio è rappresentato dal senso di responsabilità, dal rispetto delle distanze e dall’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. Auspico che il sindaco di Praia a Mare recepisca le giuste istanze degli operatori della filiera turistica, consentendo l’avvio della fase del coraggio, nella quale si possa lavorare insieme per l’accoglienza in sicurezza dei turisti, che rappresentano la principale risorsa su cui l’economia locale può contare. Da parte mia assicuro il massimo impegno sul piano politico e per il mio ruolo istituzionale a sostenere, semplificare e liberare dai legacci burocratici l’impegno economico e personale di questi imprenditori che con tenacia e sacrificio realizzano giorno dopo giorno la principale opportunità di sviluppo e di lavoro vero per la nostra terra». (rrm)