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Margherita Corrado

Corrado (M5S) sulla messa in sicurezza del promontorio di Torre Vecchia a Capo Rizzuto

La senatrice del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione Cultura, Margherita Corrado, è intervenuta sui lavori per la messa in sicurezza del promontorio di Torre Vecchia a Isola Capo Rizzuto.

«Quando leggo che – ha dichiarato la senatrice – a proposito della messa in sicurezza del promontorio di Torre Vecchia di Capo Rizzuto, la Regione ha assicurato ad alcuni esponenti di Forza Italia (di rango locale, regionale e nazionale) che è vicina “la firma che darà il via ai lavori (…) anche perché abbiamo avuto la promessa che nei prossimi 15 giorni sarà firmata l’autorizzazione Via”, non posso che chiedermi se il dirigente del settore Ambiente non sia caduto nell’errore del medico pietoso del proverbio, con quella promessa, ma anche dove finisca l’ingenuità e cominci la malafede, da una parte e dall’altra».

«E mi spiego – ha aggiunto –. Nessun dubbio sull’urgenza della messa in sicurezza del piccolo promontorio che si origina a metà del lato orientale del Capo Rizzuto e che, per la presenza della famosa torre bassomedievale, è definito di Torre Vecchia. Il monumento, infatti, è in condizioni discrete ma il margine sud del terrazzo arretra a velocità preoccupante a causa della fragilità dettata dalla storia geologica del territorio. A primavera 2018 organizzai ad Isola un incontro pubblico proprio per sensibilizzare la comunità su questo tema e segnalare che i lavori finanziati, di cui si favoleggiava già dal 2016, Non avrebbero risolto il problema, perché il finanziamento mirava esclusivamente alla difesa della costa dall’erosione, fenomeno che, senza esserne la causa, è capace di aumentare e accelerare la franosità naturale dei cigli esterni. E infatti l’idea progettuale era una barriera artificiale che, soffolta o radente a seconda che ci si riferisca alla prima o alla seconda versione del progetto definitivo, smorzasse la violenza del moto ondoso quando si abbatte sul piede del promontorio».

«Chiesi, in più occasioni – ha spiegato – recandomi presso gli Uffici ora diventati familiari a FI, che si destinassero alla urgente sistemazione della falesia adiacente alla Torre le risorse eventualmente liberate dalla modifica progettuale proposta per assecondare le prescrizioni della Riserva Marina. Difficilmente, mancando quelle, si sarebbe potuto sperare di intervenire subito ed efficacemente sulla frana in atto. Era vero allora e lo è oggi, poiché le interlocuzioni tra i diversi Enti coinvolti non lasciano affatto sperare, purtroppo, che i lavori asseriti in partenza possano garantire la messa in sicurezza del capo e men che meno del monumento soprastante. A sostegno, non cito le promesse del ‘pietoso’ dirigente di settore ma atti ufficiali che alla Regione conoscono bene. Mi riferisco alla nota che, dopo il riavvio della procedura di Via per il progetto definitivo deciso a luglio 2020 dal Dipartimento Ambiente e Territorio, a settembre scorso il Soprintendente Abap per le province di Catanzaro e Crotone ha inviato a quell’Ufficio per significare l’obbligatorietà del coinvolgimento del Ministero Beni Culturali, competente anche in materia di paesaggio, oltre che di beni archeologici e architettonici, nella riprogettazione di quanto autorizzato nel 2016, quando la previsione era tutt’altra che una barriera aderente alla falesia, e, in specie, la necessità della sistemazione del versante in frana con tecniche di ingegneria naturalistica».

«Soprattutto – ha proseguito la senatrice del Movimento 5 Stelle – bisogna avere l’onestà di dire che la progettazione è stata nel frattempo divisa in due parti e che i lavori ‘imminenti’ Non hanno ad oggetto i cigli franosi, quindi non sono finalizzati né produrranno l’effetto di mettere in sicurezza il promontorio e la Torre. Per farlo bisogna attendere il finanziamento della seconda tranche del progetto, ancora di là da venire. Il solo risultato certo già nella prima fase è una manomissione del contesto paesaggistico che, proprio in quanto manomissione, pur essendo un sacrificio necessario, deve essere pensata con tutte le cautele che consentono di creare il minore impatto possibile; e invece dello studio paesaggistico preliminare non c’è traccia».

«Ignorare i fatti – ha concluso la Corrado – non li rende meno reali ma per chi si sintonizza solo sul canale delle buone notizie, e fa della loro diffusione la propria missione, che siano vere o meno evidentemente ha poca importanza». (rp)