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Sposato Opi Cosenza

Fausto Sposato (Opi Cosenza) chiede al generale Figliuolo di uniformare le risorse agli ospedali

Fausto Sposato, presidente dell’Opi Cosenza – Ordine Professioni Infermieristiche e consigliere provinciale, ha denunciato al commissario per l’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, l’insostenibile situazione sanitaria in Calabria, che «non è più tollerabile»

«Si amministra con due pesi e due misure – ha aggiunto – ed il sistema è pronto ad implodere. Non ci sono dispositivi, mancano calzari, mancano guanti, alcuni infermieri tuttora lavorano senza Dpi e, per di più, senza essere pagati come prevede il piano vaccinale della Prociv. Chi ha responsabilità, decida subito».

Sposato urla la sua rabbia, in rappresentanza della categoria: «Gli esempi degli ospedali sono eclatanti: prendiamo Acri dove, oltre alle prestazioni non pagate, operano 8 infermieri per 15 malati Covid di cui uno con variante inglese. Stessa cosa per Corigliano-Rossano. Niente attrezzature, niente dispositivi. Mancano radiologi, mancano altre figure professionali. Nonostante i mille solleciti ed i diversi incontri. Per non parlare della difficoltà che si riscontra con le prenotazioni vaccinali. Se non si riesce a garantire quantomeno i livelli essenziali, si chiuda. Inutile aprire altri centri Covid se poi la gestione non sussiste».

La “fase è critica”, dunque, per il consigliere provinciale e presidente degli infermieri: «ribadiamo, da tempo, la necessità delle assunzioni. Concorsi all’Ao, all’Asp ancora in attesa di cosa? Perché non si procede? Possibile che si debba ricorrere alle agenzie interinali per il supporto? Quali sono le strategie?».

«Si amministra con due pesi e due misure – ha proseguito il presidente di Opi Cosenza – ci sono ospedali e reparti che funzionano ma ce ne sono altri che potrebbero funzionare molto di più laddove si decidesse di uniformare le risorse. Si assiste, invero, ad uno spreco continuo e siamo pronti alla denuncia per questo. Principalmente per dare dignità ai pazienti ed ai professionisti che mettono a repentaglio sé stessi ed i loro familiari».

«Basta, allora – ha concluso – foraggiare il precariato e si consideri, finalmente, la lotta al Covid una guerra contro il tempo. La battaglia degli infermieri continua, anche se a mani nude. Ma senza una nuova linfa, senza incrementare infermieri e operatori di supporto, e senza soprattutto nuove risorse, il sistema non regge più». (rcs)