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La ripartenza

Giusy Staropoli Calafati: Il caso Calabria si trasforma in destino

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Se c’è un Mezzogiorno che vuole continuare a garantirsi la versione perpendicolare del sole sulla sua faccia, confermando che il sole bacia i belli, è senz’altro quello ostinato che trasforma il suo caso in un destino. È quel Sud caparbio che al suo destino contribuisce, e non lo accetta per rassegnazione. È quel Meridione risoluto in cui le coincidenze diventano perfette alchimie, pagine di storia ineluttabili. Le coincidenze sì, quelle situazioni che si intersecano nella casualità di gesti o ricorrenze, e che combinano fatti e circostanze. E al Sud vi si riempiono giornate intere di casualità. Che se dovessimo chiederlo agli anziani per esempio, l’occasione sarebbe certo buona per loro, per sciorinare all’uditore una vita intera. 

Le coincidenze sono manifestazioni di origine differente, che si generano però nella contemporaneità. E lasciano segni, forniscono ipotetiche indicazioni, diventano stimoli, insegnano tante volte, e molte altre invitano a ripartire. 

Si può ripartire quindi dalla coincidenza degli eventi, o anche solo dal tempo che gli eventi li fa coincidere?

Se è vero che l’anima di una terra collima con lo spirito del suo popolo, ed entrambi coincidono con ciò che accade all’interno delle comunità che in esso si generano, allora sì.

Dopo la notte profonda che la Calabria e i calabresi si ritrovano a dover tragicamente vivere con la prematura scomparsa del -primo- presidente – donna – di regione, Jole Santelli, lo scorso 15 ottobre 2020, rimanendo tutti contemporaneamente orfani, e dopo la più maccheronica delle storie sanitarie d’Europa, che vede la Calabria coinvolta in orge animate da balletti di governo e tarantelle commissariali, e dopo ancora le sottilissime tensioni generatesi all’interno del clero locale, non riescono non possono passare inosservati, i fatti che travolgono i calabresi e la Calabria, durante la prima decade ottobrina del 2021. Una serie di circostanze che, per fortuna, dopo il buio riportano il giorno, e vanno a riordinare lo spirito, ad assodare gli animi e a placare i tormenti delle genti di Calabria.

Ma facciamo ordine.

Il 3 e il 4 ottobre 2021, il popolo dei bruzi, viene chiamato al voto. La poltrona vuota della compianta Santelli, deve essere nuovamente occupata. Un nuovo governatore, è necessario per il diritto e i doveri dei calabresi. E il 5 ottobre 2021, Habemus Presidente! La poltrona di Jole Santelli, passa a Roberto Occhiuto.

Si riparte. E la ripartenza è politica, istituzionale, ma anche economica, sociale, culturale, e soprattutto umana e spirituale. 

Esiste anche una ripartenza spirituale? Certo che esiste. E la verità è che senza spirito non si va da nessuna parte. Serve urgentemente, sempre, anche quella. E poi la Calabria è quella terra prescelta che nasce e si consolida grazie soprattutto alla sua fede e al suo credo. Alla sacralità del cielo sopra la sua testa. Ma sono tempi bui per la chiesa calabrese. La condizione in cui verte è davvero poco entusiasmante. Una sorta di terremoto innaturale la agita discutibilmente. Una prova? Qualunque essa sia va superata.

Agosto 2021. Tra il sogno e il son desto, le dimissioni inattese del vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Monsignor Luigi Renzo. Settembre 2021. Le dimissioni del tutto inaspettate di Monsignor Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra. Due atti ufficiali stravolgenti, che disturbano l’equilibrio della comunità calabrese. Di quella religiosa, ma anche di quella civile e di quella politica. Ma Dio affligge e non abbandona. Il 4 ottobre 2021 è l’ora dello Spirito Santo. Mentre il popolo civile è impegnato a scegliere il suo rappresentante, il clero nomina il suo nuovo presidente. Monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria, succede a Monsignor Bertolone. 

Vuoto colmato dunque, e spazio riempito. Partita perfettamente chiusa. Uno a uno e palla al centro. Sacro e profano. Salvi il popolo degli uomini e quello di Dio.

Uomini di poca fede invece, i calabresi!

Ma secondo voi, il Creatore, dopo la dura fatica fatta nel cimentarsi con la creazione della Calabria, uscita dalle sue mani più bella che mai, si sarebbe davvero potuto fermare a così poco? Cristo non si è fermato a Eboli!

La diocesi lasciata da Monsignor Luigi Renzo, non può certo rimanere vacante. Attende il suo successore. Tutte le pecore hanno bisogno del proprio pastore. E Papa Francesco questa parabola la conosce molto bene. Così come sa bene le cose della Calabria, comprese quelle che la Calabria non si aspetta e i calabresi neppure.

Prima del 5 ottobre, ancora prima del 4, e precisamente il 2, del 2021, Monsignor Attilio Nostro, calabrese di Palmi, sacerdote della diocesi di Roma, nominato vescovo da papa, lo scorso 25 settembre, viene destinato alla guida della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. 

Il caso Calabria si trasforma finalmente in un destino. 

Mileto ha il suo nuovo vescovo, la Calabria il suo nuovo presidente, e la conferenza episcopale dei vescovi pure. 

Ora sì che è possibile cambiare registro. O forse non ancora? In effetti, a pesarci bene, manca qualcosa. Anzi, forse manca proprio qualcuno. Manca il sigillo che sugellerà il nuovo tempo della Calabria. Ecco che cosa manca.

10 ottobre 2021. A Tropea, le campane suonano a distesa. Don Francesco Mottola, è beato. Il prete dei nuju du mundu, sale agli onori degli altari. Un calabrese che incontra direttamente Dio, erano anni che non si vedeva più. E adesso sì che il cerchio calabrese si può dire perfettamente chiuso.

Dieci giorni, dieci giorni tutti dello stesso mese e dello stesso anno, sono questi in cui la chiesa calabrese si infervorisce e la società civile pure. Sono questi in cui tutto cambia affinché tutto ricominci. L’uomo non finisce mai per sempre, si ritempra e riprende il suo cammino. E la Calabria si avvia alla sua seconda primavera. Con eventi coincidenti che sottoscrivono la svolta decisiva di una terra a cui non possono essere più concesse attenuanti. 

La Calabria è fatta, i calabresi pure. E questa non è certo coincidenza, ma una faccenda seria di cui prendere atto. Che racconta tutto quel che abbiamo sempre voluto, noi del Sud. Ma ci ricorda soprattutto che questo è il nostro turno. Nel nome della Calabria, dei calabresi, e dello spirito che ci mantiene. (gsc)

[La foto di copertina è di Calabria Avventura]